Come appariva Nicotera nel '600....


di Maria Lombardo



 Intorno al 1600 malgrado gli anni più duri della famosa crisi che investì la penisola italica e tutta l'Europa, Nicotera, appariva come uno dei centri più floridi e ricchi di Calabria Ultra :”La città di Nicotera et i suoi casali (...)distante da Napoli capo del Regno 358 miglia” così inizia la descrizione dell'apprezzo. Vengo in possesso dopo numerosi studi di ricerca, compiuti negli Archivi Storici del mio paesello: Nicotera, dell'esistenza di un noto documento conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli, che porta il nome di “Descrizione di Nicotera in un apprezzo del 1646” rinvenuto da Luigi D'Avanzo e pubblicato su Calabria Nobilissima. Opuscolo interessantissimo dal punto di vista storico e ricco di quelle nozioni che consentono a chi del mestiere di vedere la vita a Nicotera nel 1600, seppur sobbalzando molti schemi storici fin ora tramandati in maniera del tutto errata. Centro ricco quello dell'agro Nicoterese ma governato da una nota famiglia baronale i Ruffo,famiglia che discendeva dalla gens Rufa. Famiglia baronale che in suddetto periodo aveva ereditato oltre alle controversie tra consanguinei, dice il Minasi nella sua opera Notizie storiche della città di Scilla:”Si cercarono di invalidare i documenti tra cui un testamento”. Sebbene per via di discendenza la contea passò nelle mani di Donna Giovanna Ruffo Utile Signora di Nicotera titolo poco chiaro ai più ,il borgo raggiunse l'acme del suo splendore economico e politico . A conti fatti interviene Giuseppe Caridi a portare luce sulla situazione economica della famiglia Ruffo, disastrosa e trovatasi la Signora della Contea a dover pagare cifre molto esose per il tempo ecco che in La spada,la seta e la croce-I Ruffo di Calabria dal XIII al XIX SECOLO , Sei Torino 1985 a pag 109 il chiarissimo professore annota :” Il matrimonio delle tre figlie aggravò la situazione della contessa, (…) ad Imara toccò Fiumara di muro, mentre la Contea di Nicotera, passò a Giovanna che dopo controversie di potere (…) passò al marito Principe d'Ariccia per risarcimento crediti”. Tuttavia il centro ed i suoi casali per sanare i debiti contratti dalla Signora di Nicotera, venne messo all'asta,qui si pone l'apprezzo e viene incaricato un mastro d'atti per stilare il documento in data 4 marzo 1645, valutandola 81.198 ducati proveniente proprio dalla Capitale. Sebbene non vi è documento che lascia intendere chi acquistò l'amena terra Nicoterese, ho potuto evincere che Francesco Maria Ruffo figlio di Donna Giovanna ereditò per linea diretta dalla madre l'intero territorio. Inizia così l'apprezzo dopo aver descritto le distanza fisiche impiegate per raggiungere le città limitrofe sia di Calabria Ultra e non e dopo aver dato luce, alla conditio delle strade che portavano alla “Marina”,costituite da pietre vive si entra in città scrive il mastro d'atti Gaspare Tuccio:” per cinque porte, PORTA GRANDE, (...)PORTA PALMENTIERI,(...)PORTA IUOPPOLI, PORTA PIAZZA, e sotto il castello vi era la porta SANTA CATHERINA”. Le abitazioni del borgo sono delle casette semplici avvolte diruite ,mentre, per comodità dei cittadini in piazza vi sono annota il mastro d'atti :” ben 4 poteche che vendono pane, vini e via dicendo, 3 di scarpari, 3 barbieri e 3 poteche di ferrari ,sartori ed altri artisti, infine le poteche di spetiaria per la medicina”. La ridente cittadina si legge annotato nell'apprezzo possedeva numerose fontane nel perimetro dell'abitato, acqua nata nel territorio buona e fresca. Gli abitanti del nicoterese vestono nel '600 :” all'uso di Napoli” con panni fini conforme ai tempi, sono assolutamente di buon aspetto per la buona aere, gode il sole e ventilata da ogni vento cita con gran meraviglia da parte mia il mastro d'atti,meraviglia dovuta alla scoperta di un fatto sui generis di difficile comprensione in molti testi storici da me visionati,cade così la favoletta epica di un Sud con un elevata mortalità in ispecie infantile a tal proposito cito nuovamente le parole a pag 9 del citato apprezzo” :”ne sono persone vecchie di 80 anni robusti e di buona complessione. In diverso modo appare la donna, che vengono dette di aspetto mediocre esercitano il filare, cucire, e nei lavori dei campi. Attraversando la porta Grande, si va al Castello :”seu habitatione del Padrone”un piccolo maniero nato per difendere il posto dagli attacchi saraceni. Oliveti e vigne le coltivazioni, più diffuse accompagnate dai Giardini e dai celzi bianchi e rossi. Sebbene le coltivazioni fossero dislocate nei territori dei casali incontriamo il primo detto LABATIA (oggi Badia)scrive il mastro d'atti ,una sorta di quartierelli. Segue il casale detto COMERCOLI (oggi Comerconi) di circa 25 fuochi (la dicitura fuoco indica il numero delle case conteggiata in focolari:ossia famiglia) dove è ubicato dice l'apprezzo :” uno molino ad acqua, il quale macina lo grano (…) et ne paga al utile Signore annui ducati 26”. Prechitone possiede 28 fuochi e qui la gente esercita ogni mestiere per vivere. Segue il casale Caronito (oggi Caroniti e passato al comune di Ioppolo) di circa 12 fuochi adibito all'allevamento di bestiame vi sono almeno 150 vacche, 600 pecore e 200 maiali ,4 cavalli da sella 6 da soma e 15 somari. E' senza dubbio imparagonabile la vita quotidiana che l'apprezzo da a Nicotera, a conti fatti ci descrive una realtà diversa da quelle che i libri scolastici ci hanno tramandato sul Mezzogiorno intero, da uno studio attento molte nozioni ivi non trovano collocazione e fondamento storico. Malgrado le fonti storiche ci abbiamo tramandato un Regno di Napoli povero ed arretrato ed una Calabria Ulteriore vessata da numerosi mali tra cui spiccava la fame, la carestia non è conforme alle nozioni da me rinvenute in tale documento del quale mi preme citarne la conclusione:” ET QUESTO E' QUANTO RIFERIMO INTORNO AL DETTO APPREZZO” .


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