ANNIBALE IN CALABRIA.






DI MARIA LOMBARDO


Annibale Barca (Cartagine, 247 a.c – Libyssa, 183 a.C.) condottiero cartaginese, famoso per le sue vittorie durante le guerre puniche. E’ Livio lo storico per eccellenza che pone luce sulle gesta del Cartaginese in tutta la sua marcia per la conquista del suolo italico fino alla discesa nel Bruzio (Calabria).
La discesa in Calabria di Annibale secondo le parole di Livio, fu quando si trovò al corrente che Tito Antonio Crispino si trovava alla testa di due legioni per raggiungere Locri con lo scopo di tentare di strappare la città a Magone il Sannita, Annibale sostiene Livio:” al corrente che Quinzio Crispino scendeva a Locri, da Crotone si spostò rapidamente verso l’Apulia per tentare di sorprendere l’esercito di Marcello (1)”.
Vista la vana possibilità di riconquistare Salapia, Annibale si diresse nel Bruzio, alla volta di Locri, per liberarla dall’assedio cronicizza così Renato Russo:” poiché Cincio Alimento la stava assediando” servendosi di macchine da guerra provenienti dalla Sicilia (2). Magone che stava per arrendersi venne raggiunto dalla notizia che Marcello era morto e che i numidi lo stavano raggiungendo.
Giunti i cavalieri Numidi, Magone dette ordine di uscire facendo fragore per confondere il nemico e così andò interviene Livio dicendo:” i Romani furono disorientati” presi da paura si sbandarono molti furono uccisi ed altri dispersi nelle campagne Locresi(3).
Tuttavia è il De Sanctis in Storia dei Romani che annota:” Se gli ozi di Capua avevano cominciato ad infiaccare la forte tempra dell’esercito punico e la perdita di Capua aveva segnato l’inizio della discesa della parabola di Annibale, (…) che le speranze di rivincita del Cartaginese s’infransero, (…)aveva posto fine alla avventura annibalica in Italia.
E’ nuovamente Livio che illustra la situazione ponendosi così per i posteri:” Abbiamo lasciato Annibale nel Bruzio accorso in aiuto di Annone per liberarlo dall’assedio di Locri, quanto agli eserciti Romani il Console Claudio Nerone era in marcia verso la Lucania ed il Bruzio. Senonchè Annibale decise di muoversi per andare incontro ad Asdrubale ed affrontò i Romani di Ostilio Tubolo facendogli perdere 4000 soldati e 9 insegne militari”(4).
Annibale riparò cosi, per l’ennesima volta nel Bruzio questo passo uno dei più tortuosi di Livio complicato dalla farragginosità delle decisioni dei due eserciti che scelsero mosse sbagliate (5). La situazione non è delle più confortevoli per Annibale, il console Servilio Cepione ch’era nel Bruzio, raccolse la resa di numerose città che avevano in passato patteggiato per il Cartaginese.
Secondo gli scritti dell’annalista Valerio Anziante il console si sarebbe scontrato presso Crotone con Annibale, “ lasciando sul campo 5000 caduti” afferma Renato Russo(6). Nel 204 il console Tuditano assegnato al Bruzio attaccò Annibale infliggendogli una sonora sconfitta erano lontani gli anni dello splendore cartaginese. I Bruzi rimasero con lui tranne altre città tra cui Cosentia, Berge (…).
Purtroppo tale notizia non è menzionata su altre fonti lasciando gli storico in comune disaccordo, ammesso che sia vera chiosa ancora il Russo, fu l’ultima battaglia che lo stratega cartaginese compì prima di essere richiamato in patria. La terra del Bruzio accolse come detto in calce, Annibale dolente delle sventure sue e della patria.
I Romani consci che la stella di Annibale era tramontata si comportavano come se lui non esistesse, riannodando l’Italia con lo scopo di buttar fuori il Cartaginese per mano di Scipione. Gli Italici dopo Canne nel 216 a.c. Si schierarono contro Roma i dati alla mano espressi in calce danno atto al concetto espresso.
I Calabresi sconvolti dall’aiuto prestato a Locri sostiene Livio :”di loro iniziativa, arruolano 15.000 uomini si volgono ad assalire Crotone (…) ritenendo che avrebbero acquistato potenza, se avessero ottenuto sulla costa una città notevole per la presenza di un porto e di mura”(7).
Annibale era assieme ai Bruzi padrone della costa ionica, dell’oggi detta Calabria. Dove costuì un grande deposito degli impedimenta che gli consentiva di muoversi libero per la Penisola Italica. Ebbe pochi alleati tra questi i Bruzi poiché molti fecero ritorno alla fedeltà romana, canta così Stabone che non potendo controllare il Tirreno distrusse Terina(8).
Ormai, Annibale non era più sicuro del suo ridottissimo Ionio proprio sugli ultimissimi giorni di permanenza in Calabria è Appiano a cantare le sorti:”Mentre i Cartaginesi venivano continuamente sconfitti da Scipione, quelli nel Bruzio che lo vennero a sapere defenziarono da Annibale, (…) quindi lasciato un’adeguato presidio nella città, trasferiva a Crotone gli altri tremila e cinquecento, ritenendo la città adatta, e facendone un deposito e punto di partenza verso altre città”(9).
I Bruzi tentarono alla fine di tornare ai Romani mentre Annibale si dava a saccheggi per tornare in Patria almeno col bottino di quella città. Da Reggio a Crotone saccheggiò duramente ed era pronto a partire a malincuore, già da tempo aveva allestito una pesante flotta con il legno della Sila ed era ormeggiata a largo.
Scipione che in Africa aveva ripetutamente battuto i Cartaginesi si trovò a stipulare la pace chiedendo così il ritiro dall’Italia delle truppe Annibaliche. Ma al momento di salpare continua Appiano:” lo stesso Annibale, sapendo che gli Italici che avevano militato con lui erano ben addestrati, cercava di convincerli con molte promesse a seguirlo in Africa” alcuni che commisero delitti lo seguirono gli altri si rifiutarono.
Decise di far scegliere ai suoi seguaci uno schiavo ma molti si rifiutarono cita ancora Livio:” fece saettare il restante dell’esercito italico affinchè non fosse un giorno di aiuto ai Romani”(10). Tuttavia non si fermò qui, fece sgozzare i cavalli non potendoli portare in Africa.
Finì così la migliore gioventù Bruzia come popolo e come esercito :”non restò loro che l’ambigua sorte di servi pubblici” conferma ciò anche Aulo Gellio (11). Roma decise di presidiare questa terra ribelle con molte colonie: Crotone,Scolacio, Turi, Copia, Hipponion, Reggio, Memerto.
A conti fatti nemmeno negli anni successivi i Romani ebbero grande stima del Bruzio chiosa il Nisticò così :”E poiché non mancarono mai quelli che dicono male della Calabria, a cominciare dagli stessi Calabresi, ecco tra i primi umanisti l’accusa ai Bruziani, di essere in quanto esecutori di giustizia, i flagellatori e i crocifissori di Cristo!(12) Né fa un’accorata ed apriostica confutazione padre Fiore(13).
Inoltre, secondo ancora le parole di Livio:”la maggior parte erano Bruzi” che lo seguirono a Zama (14). Le fonti storiche sono discordanti su quanti Italici seguirono Annibale e ancora di quanti perirono in Africa per mano di Scipione si parla di 15.000 giovani Bruzi trasportati da una imponente flotta.
1. Livio, XXVII 25.
2. Renato Russo La Battaglia di Canne Editrice Rotas pag 439.
3. Livio, XXVII 28.
4. Livio , XXXVII 37.
5. Livio XXVII 36,13.
6. Renato Russo , opera citata pag 547.
7. Livio XXIV 3.
8. Strabone, VI.
9. Appiano, cit.
10. Livio, cit 61.
11. Nocte, Atticae X, 19.
12. Ulderico Nisticò, saggio Questa fu la fine dell’impresa di Annibale nel Bruzio , pag 13.
13. Calabria Illustrata, tomo I Rubbettino 1999, a cura di Ulderico Nisticò.
14. Livio XXX 33.
 

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