Il Beato Francesco da Zumpano (CS)




di Maria Lombardo



Il beato Francesco, detto dalla sua patria Zumpano nacque dalla famiglia dei Marini. Non ritrovando fra gli Eremitani quel rigore che si era prefisso nel né volendo abbandonare quel sacro istituto, in cui avea professato,studiò come vivere la solitudine nel secolo,  come eremita dei boschi.Questo spinge a pensare che nel tempo in cui egli  visse, essendo nato nel 1455 e morto nel 1519,abbia dato nuovo vigore all’Ordine Agostiniano che in quel periodo aveva perso  quell’originario istinto all’eremitismo, passando dapprima al cenobio e poi all’imitazione del Francescanesimo, formando quell’unicum degli ordini monastici del medioevo. Francesco nacque dunque a Zumpano,  piccolo borgo in provincia di Cosenza, l’otto luglio del 1455 da Agostino Marini e da Tiberia sua moglie, ambedue d’onesta famiglia,i quali educandolo con molta diligenza nel santo timor di Dio, d’allora lo resero pronto a raggiungere quell’altezza di santità, alla quale poi si vide salire.Per raggiungere la vetta di una buona perfezione dello spirito si impose una dura disciplina per mortificare il corpo. Già fin da giovanetto lo affliggeva con un continuato digiuno e limitava il sonno a poche ore dormendo sulla  nuda terra o su ruvida legna. E quantunque la comodità della casa paterna non lo costringesse ad umili fatiche lui non meno, prese a coltivare una sua vicina campagna, con questa regola  però; che mentre in quegli esercizi manuali travagliava il braccio, l’anima si rivolgeva a Dio in altissima contemplazione.Ben presto decise di abbandonare la vita secolare per entrare nell’istituto degl’Eremiti di s. Agostino dove raddoppiò i digiuni, e condusse una vita più austera; vestì di panno ruvido e grosso più a somiglianza di un cilicio che di un abito religioso; lasciate le scarpe, camminò a piedi nudi, anche nei ghiacci dell’inverno;così che la sua vita era un vivo ritratto dell’antico vivere degli Eremiti.Questa volontà della ricerca  e del ritorno alle origini eremitiche coinvolse altre persone ad imitare il suo esempio, riunendosi poi in cenobi, che furono il primo mattone per la costruzione della nuova realtà Agostiniana che, di lì e per più di un secolo, si diffuse in tutta la Calabria.Il nucleo primario di conventi riformati si componeva  di diversi conventi come quelli di Aprigliano (1490), Soverato (1490), Nocera (1500), Francavilla (1502), Bombile (1506). Tra il 1518 e la fine del secolo a questi se ne aggregarono altri 34,incluso quello di Cosenza nel 1522.La congregazione ebbe enorme impatto sia sulle comunità che sullo stesso Ordine Agostiniano, tanto che nel maggio del 1509 il Priore generale Egidio diede la sua approvazione ufficiale:«confirmavimus electionem vicarii nationis Calabrie fratis Antonii Cosentini, mandamusque ei ut definitiones et leges alias servari faceret sum pena privationis officii confirmavimus et acta omnia capituli». Ma fu da 1517 in poi che il beato Francesco ebbe una maggiore autonomia, grazie all’approvazione della sua autorità ed il suo prestigio dal medesimo Priore Egidio.L’aura di purezza e serietà disciplinare aleggiò sull’Ordine riformato anche dopo la morte del suo capostipite, avvenuta,come detto, nel 1519, ma non per molto: nella congregazione, infatti, cominciarono a comparire abusi, indisciplina,ed altri sintomi di un declino dell’osservanza religiosa. Da qui le esortazioni del  priore Girolamo Seripando al vicario padre Ludovico da Petrizzi «ut reformare conventus et fratres suos omnes studeat, ur quando que fratrum observantium sit congregatio, potius opere quam solo titulo».L’affiliazione all’Ordine e gli statuti della congregazione furono approvati dal pontefice Paolo III con il bolla Pastoralis officii del 1539. Nel capitolo generale celebrato nello stesso anno a Napoli il priore generale Girolamo Seripando decise di staccare i conventi calabresi dalla provincia di Terra di Lavoro per dare origine alla Provincia di Calabria.Da quel momento iniziò per la Congregazione una rapida diffusione su tutto il territorio regionale, specie nell’area centro-settentrionale,che interessò altresì i medi e piccoli centri rurali a discapito dei grandi centri urbani, diffondendosi con una fitta rete di conventi di poche unità.Era interessante anche la dislocazione fisica dei conventi, situati per la maggior parte lungo le principali vie di comunicazione allora esistenti.Si è detto di una diffusione ad ampio raggio della Congregazione per cui possiamo distinguere una prima fase d’espansione (1490-1539), una seconda di massimo irradiamento (1544-1593), ed infine una terza, che presenta un po’ il declino di questo ordine e la volontà papale nel tenere a bada le proliferazione dello stesso (1603-1650),forse per non velare con un’ombra piuttosto negativa le istituzioni parrocchiali.La prima fase ha come cardini temporali le prime fondazioni di monasteri e la bolla Pastoralis Officii di Paolo III: in questo lasso temporale vengono fondati 15 conventi in tutte le diocesi della regione.La seconda fase, quella di massima espansione, si ricollega cronologicamente con la fine della precedente, e si protrae sul finire del secolo, evidenziando la fondazione di 24 conventi e la presenza di due o più fondazioni simultanee: notiamo inoltre il maggior numero di fondazioni sono state effettuate nella Calabria centro-meridionale.Nell’agosto del 1569 il vicario della congregazione, Agostino della Roccella, impartì le opportune disposizioni affinché la riforma sancita dal concilio e dal Capitolo Generale fosse applicata in ogni singolo convento. Tra i punti fondamentali inseriti nel documento sono l’adozione del breviario romano e il principio della povertà personale: è proibita qualunque forma di proprietà privata mentre è riconosciuta quella comunitaria; i singoli religiosi sono chiamati al senso di responsabilità, a condurre una vita esemplare, al fine di tutelare l’onore della religione e di garantire la pacifica esistenza della congregazione.La riforma definitiva della congregazione si realizzò invece nel capitolo celebrato il 4 ottobre 1584 nel convento di S. Maria della pietà di Soverato. Vennero così approvati tutti i provvedimenti opportuni al fine di ripristinare l’antica osservanza, di migliorare la formazione e la preparazione dei sacerdoti, di eliminare i contrasti interni.La necessità della nuova riforma nacque dal fatto che, negli anni che intercorrevano tra il 1568 ed il 1584 vi furono una serie di visite nei monasteri degli Zumpani, ne mostrarono il rilassamento della congregazione, e l’inefficienza in ambito della cura delle anime.L’ultima fase iniziò con il breve pontificio di Clemente VIII dal nome ‘Ex iniucto nobis’, che sancì la divisione della regione in due circoscrizioni, Zumpani Calabria Ultra e Zumpani Calabria Citra sulla base del decreto emanato dal priore Ippoliti Fabriani lo stesso anno, dall’altra parte dalla bolla Instaurandae regularis disciplinae: in questo periodo solo 3 conventi vennero fondati, quello di Papinace, di Cotronei e di Bovalino.Nel 1650, quindi, la Congregazione poté contare su 42 conventi, da nord a sud della Calabria, con tutto ciò che era connesso loro, ovvero terreni seminativi e arborati, giardini e fondi coltivati a frutteto, vigneto o uliveto.Nella storia della Congregazione, il 1652 fu un anno assai negativo, poiché la sede papale emanò la bolla Instaurandae regularis disciplina, che aboliva le case religiose che, per carenza di persone o di beni, non fossero in grado di garantire la “regularis observantia”: in Calabria Citra furono chiusi 15 conventi su 20, in Calabria Ultra 14 su 22. Carenza di personale: questo fu il motivo più grave per questo atto così difficile, specie se attuato su di un territorio povero di clero secolare e che vedeva di buon occhio questi Agostiniani riformati. Infatti si generarono moti di protesta delle autorità locali e anche l’opposizione di alcuni religiosi, che suonò come un campanello d’allarme presso le autorità pontificie e i vertici della congregazione dei regolari, preoccupati dal fatto che i regolari non potevano fornire l’assistenza spirituale che invece era ormai prassi di quei piccoli conventi che tanto operavano sul territorio, quanto erano scarsi di personale.Nel 1662 venne convocato un capitolo a Catanzaro che sancì l’abolizione della Congregazione degli Zumpani e la creazione di due provincie con il nome di Calabria Citra e di Calabria Ultra, il tutto ratificato da Alessandro VII con il breve Militantis ecclesiae dello stesso anno.Si pone così fine al sogno del Beato Francesco, morto nel 1519 e sepolto nella chiesa conventuale a Soverato, fondata da egli stesso. Il 28 aprile del 1577 il vescovo di Squillace mons. Marcello Sirleto per sua divozione si ritrovò presente alla traslazione delle ossa del corpo del Beato Francesco di Zumpano definendolo nostro fondatore” ed esse furono ricomposte in un’urna e collocate sotto l’altare del principe di Squillace; ritornarono poi le ossa a Soverato, durante il crollo della chiesa dovuto ai bombardamenti alleati della seconda guerra mondiale  ma sparirono e non furono mai più ritrovate facendo di Frate Francesco un  vero Santo. E una prova della sua santità l’aveva data in vita quando transitando da Chiaravalle profetizzò il sorgere sulla collinetta il sorgere di un convento abitato da monaci santi e dotti. Ed ebbe ragione. Proprio nel periodo in cui lui lasciava la sua terra per il là sorgeva il convento dei frati cappuccini, un ordine francescano simile a quello da lui fondato molti anni prima.

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