Il giorno dei morti a San Demetrio Corone (CS) ...si svolge nel periodo di Carnevale!
di Maria Lombardo
E’ una comunità Arbëreshë in provincia di Cosenza, che
pratica il suo rito funeraria il sabato che anticipa la domenica
di Carnevale. Durante questo giorno, qui, pare che i defunti circolino nel
paese e nelle case confondendosi con i vivi. Una comunità piccola questa di San
Demetrio Corone ma una delle più importanti della comunità Albanese Italiana. Durante
la Java e Shales (la
settimana delle Rosalie o anche la settimana dei morti) e
precisamente il giorno
dei morti a San Demetrio Corone è
diffusa la credenza che i defunti escano dall’oltretomba per far visita nei
luoghi dove sono vissuti rito,
fra l’altro, meravigliosamente descritto da Mario Bolognari nel suo Il banchetto degli invisibili. Gli abitanti partecipano
a questa settimana con devozione ma è una festa mobile del calendario liturgico bizantino e il culto
popolare si celebra annualmente il sabato che anticipa della domenica di Carnevale,
esattamente quindici giorni prima dell’inizio della Quaresima. La festa dura
una settimana e l’ultimo sabato è un giorno tristissimo i defunti tornano nei
loro sepolcri Gjithë të shtunat ardhshin, jo
e shun’ e shales, che sta per tutti i sabati vengano, mai il sabato del rientro nei sepolcri.
Allora i fedeli si mettono in processione e organizzano un banchetto presso le
tombe dei loro cari l’elevazione della Panaghia con
la benedizione del grano bollito nelle case dei Sandemetresi. Alla testa del
corteo c’è il Papas con la croce nera e poi i fedeli. Durante la processione i
fedeli intonano il canto Tek
jam i thell (Dove sono sprofondato), un canto funebre in
lingua Arbëreshë struggente sia per testo sia per melodia,
intonato anche durante le lamentazioni funebri e in particolari occasioni
cerimoniali. Il corteo fa delle soste prima alla stele eretta tra il 1930 –
1932 in memoria dei giovani soldati Sandemetresi caduti
durante il primo conflitto mondiale, segue la benedizione del Papàs e la deposizione di
piccole pietre e fiori da parte dei fedeli. Poi si assiste alla messa nella
chiesetta del cimitero, il Papàs quindi
benedice l’ossario e bussa tre volte nella porta di ferro per salutare i
defunti che sono dietro. A questo punto i parenti degli estinti si
appartano presso le tombe dei propri cari, segue il consumano rituale di
cibi e bevande invitando chiunque passi a partecipare. I banchetti
attenzione si fanno anche in casa ed anche nelle gjitonie, quei luoghi circoscritti da poche case che si affacciano
su una piazzetta dove, specialmente le donne, si riuniscono per svolgere le
funzioni quotidiane. Vi è anche il rito della Panaghia, la Tutta Santa. Così,
terminato il banchetto dei defunti sulle tombe dei cari estinti e lasciato il
cimitero, il corteo fa ritorno in paese e i fedeli rientrano nelle proprie case.
Il papas va nelle case delle famiglie
che nel corso dell’anno hanno subito la morte di un familiare, qui il Papàs trova i familiari del
defunto con parenti e amici intorno a un tavolo imbandito con vino, pane e
ciotole con grano
bollito sulle quali è posta una candela accesa. Su un
altro tavolo, invece, sono esposte le fotografie degli estinti da commemorare. Il Papàs procede nell’elevazione della Panaghia in onore degli
estinti con vino, pane e grano bollito in ciotole con candela sovrapposta e
spenta dopo aver recitato preghiere e salmi. Il Papàs, quindi, consegna il grano
bollito con fette di pane ai fedeli che consumano i collivi in raccoglimento.
Tradizioni,
tradizioni di una Calabria meravigliosa.
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