I Martirii Scillitani



di Maria Lombardo


L'arrivo sulle nostre coste di immigrati africani,riporta alla memoria i cosiddetti Martiri Scillitani.Infatti.l’anno 180 d. C. è segnato dal martirio, a Cartagine, di dodici persone (7 maschi e 5 donne) che un'antichissima tradizione, risalente al periodo bizantino e avallata dalla Congregazione dei Riti nel 1739, annovera e indica come "nostri concittadini”. Si tratta probabilmente di concittadini, di origine africana, tra i più remoti immigrati nelle nostre contrade, dei quali fa cenno il Papa S. Gregorio Magno, quando, circa 1430 anni or sono scriveva a Giovanni, vescovo di Squillace ,e gli proibiva di ordinare candidati indegni, tra i pellegrini sconosciuti e tra gli africani di passaggio, alcuni dei quali erano stati ribattezzati, mentre altri erano Manichei.I Martiri Scillitani furono tra i primi cristiani registrati in Nordafrica. Erano membri della comunità cristiana di Scillio una borgata della Numidia (forse corrispondente a Cillio, oggi Kasserine, in Tunisia), subirono il martirio a Cartagine mediante la decapitazione. Gli Acta Martyrum Scillitanorum, trascrizione in latino degli atti del processo tenutosi al cospetto del proconsole Saturnino, e conclusosi con la loro condanna, costituiscono il più antico documento della letteratura cristiana latina, e sono anche il più antico testo che menzioni una versione in latino della Bibbia. I nomi dei martiri ricordati negli Acta sono: Sperato, che probabilmente era il più autorevole, e nel processo sostenne in gran parte l'interrogatorio; Narzalo, Citino, Veturio, Felice, Acillino, Letanzio, Gennara, Generosa, Vestina, Donata e Seconda. Dopo la prima confessione di Cristo, furono messi in prigione, confitti in un legno, e quindi decapitati con la spada. Nell’anno 806 le reliquie furono trasferite da Cartagine ad Arles e di là, il corpo di Sperato, a Lione nella chiesa di S. Giovanni Battista. In epoca imprecisata gli altri resti furono portati ai Ss. Giovanni e Paolo al Celio dove, al primo altare di sinistra, vi è il sarcofago marmoreo che li racchiude. Per concessione di Giovanni XXIII, il loro dies natalis è celebrato con festa liturgica di III classe.Il culto di questi martiri si diffuse, ben presto, in tutta l’Africa settentrionale e in molti altri paesi europei come la Francia, la Spagna e l' Italia. La narrazione del loro martirio è arrivata fino a noi per mezzo degli atti proconsolari, relazioni d’ufficio fatte redigere,appunto, dai proconsoli. Il processo contro i cristiani di Scillio si tenne proprio il 17 luglio del 180 d.C., quando da pochi mesi era imperatore Commodo, e si può considerare un seguito delle persecuzioni scoppiate sotto il predecessore Marco Aurelio. La fede cristiana probabilmente si era già diffusa da un cinquantennio nell'Africa proconsolare ed era arrivata anche nei piccoli centri: E, Scillio era,allora, una piccola borgata. Il testo latino è considerato contemporaneo ai fatti; forse è, addirittura, il verbale stesso del processo, a cui è stata aggiunta dal trascrittore cristiano solo l'ultima parte. E' la prima testimonianza sul tributo di sangue che i cristiani dell'Africa hanno versato alla Chiesa ed è il documento più antico conosciuto nella letteratura cristiana latina. Dagli atti del processo ("Atti dei Martiri Scillitani", pubblicati per primo da C. Baronio negli "Annales Ecclesiastici", 1588-1607), risulta la loro coraggiosa ammissione pubblica della fede cristiana . In essi si narra che quando erano consoli Presente, per la seconda volta, e Claudiano, sedici giorni prima delle calende di agosto, quindi il 17 di luglio, furono convocati alla presenza dell'autorità giudiziaria Sperato, Nartzalo, Cittino, Donata, Seconda e Vestia e gli altri. Per non farla troppo lunga riporto solo poche frasi significative. Disse il proconsole: «Avete una proroga di trenta giorni per riflettere». Sperato ripetè: « Sono cristiano », e tutti furono d'accordo con lui. Il proconsole Saturnino lesse il decreto dell'atto: "Si decreta che siano decapitati Sperato, Nartzalo, Cittino, Donata, Vestia, Seconda e tutti gli altri che hanno dichiarato di vivere secondo la religione cristiana, poiché, pur essendo stata data loro facoltà di ritornare alle tradizioni romane, l'hanno ostinatamente rifiutato". Sperato disse: «Rendiamo grazie a Dio». Narzalo aggiunse: « Oggi saremo martiri in cielo. Siano rese grazie al Signore! ».Il proconsole Saturnino fece proclamare la sentenza dal banditore: « Sperato, Narzalo, Cittino, Veturio, Felice, Aquilino, Letanzio, Gennara, Generosa, Vestia, Donata, Seconda, sono stati condannati alla pena capitale ».Dissero tutti: « Siano rese grazie a Dio! » e subito furono decapitati per Cristo.

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