La lingua italiana è nata in Calabria!....
di MARIA LOMBARDO
La prova, inconfutabile,
di questa affermazione è stata ritrovata di recente in una biblioteca
fiorentina, che sorge accanto all'Accademia della Crusca. Lo testimoniano
alcuni manoscritti duecenteschi in essa custoditi. Che i calabresi hanno dato
vita all’idioma italiano è certificato da una serie di componimenti poetici
trascritti a margine di alcuni atti notarili. A quei tempi, infatti, i notai-giudici
erano spesso anche poeti che usavano riempire i margini vuoti dei fogli delle
sentenze con degli scritti per evitare aggiunte illecite dei copisti, dei
segretari, o degli stessi clienti o giudicati. Gli studiosi attribuiscono la
paternità dei poemi in questione, tra gli altri a tale ‘Zì Pangolo, fondatore
della scuola calabrese, e a Capitan Giangurgolo, noto crociato e, forse, suo
emulo. Tali ritrovamenti sembrano essere una convalida dell’idea che la nostra
lingua nasca agli inizi del duecento in seguito ad una rivolta dei poeti
calabresi contro il latino ecclesiastico. Particolarmente significativo uno dei
poemetti che riporta alcuni versi
dedicati proprio a colui che è erroneamente ritenuto il padre della lingua
italiana: “Dante, oh caro Dante,/con tutto lo core,/ nello aire si espande/ lo
sgrido delle Calabre genti/ a te solo rivolto:/Ma và fanculuuuuu!” Più chiaro
di così…Evidentemente, Zì Pangolo e Giangurgolo sono degli Pseudonimi; il primo
riferito al melone rosso, e il secondo all’ingordigia…quasi a significare che
l’evoluzione del linguaggio è il frutto della lotta per la sopravvivenza.
Quindi, ‘Zi Pangolo inventò l’italiano quando ancora Dante manco balbettava. In
seguito i termini furono raccolti in un dizionario detto appunto “Zipangolo”.
Del resto la Calabria è
terra di antichissima civiltà mediterranea, ed è il luogo primigenio da cui
deriva il nome dell’intera nostra penisola. Italia, fu da principio detta la
Calabria, in onore del suo re, Italo. E non si può negare che il primitivo,
magari più rudimentale italiano lo parlarono proprio gli indigeni Itali
migliaia di anni fa, perciò molto prima che Federico II° desse corso alla
scuola siciliana a cui alcuni danno la paternità della lingua madre. Il primato
della famosa nota “Sao ko kelle terre, per kelle fini
que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti”,una delle prime
attestazioni del volgare italiano, comincia a vacillare paurosamente…a favore
di un qualche altro interessante documento calabrese che, viste le premesse,
prima o poi, celato dal buio dei secoli, verrà certamente alla luce.
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