Alla scoperta di Kaulonia, la città dell’amazzone Clete

di Maria Lombardo
La scoperta dell’antica Kaulon a Monasterace Marina è stata voluta dall’appassionato lavoro iniziato da Paolo Orsi ed è attualmente portata avanti da Francesco Cuteri. Il sito attualmente è in forte pericolo poiché una forte mareggiata ha infatti danneggiato in parte l’area degli scavi erodendo la duna che aveva protetto finora gli antichi resti. La leggenda più affascinante sulle origini di Καυλωνια si perde nel mito che narrano della remota presenza sul posto dell’amazzone Clete, la nutrice di Pentesilea, regina delle Amazzoni. Qui Clete sarebbe vissuta allorché vi giunsero greci reduci anch’essi da Troia e successivamente i coloni achei condotti da Tifone di Aegium, sbarcati in questo tratto di costa della Calabria (l’antico Bruzio), presso il promontorio Cocynthus (oggi Punta Stilo). La leggenda vuole che i Crotoniati, giunti a sostegno degli Achei, distrussero il regno di Clete, il cui figlio, Caulon, unico sopravvissuto alla strage, riedificò la città che chiamò, dal proprio nome, Caulonia, diventandone così l’eroe eponimo. Questo il mito. La storia invece insegna che furono gli Achei a fondarla nel VIII sec. a.C., della città poi finita nell’area di influenza di Crotone. Sorgeva vicino al fiume Sagra dove scoppiò la Battaglia del Sagra, in cui Caulonia alleata con Crotone fu sconfitta da Locri Epizefiri e Rhegion (Reggio), grazie al miracoloso intervento dei Dioscuri. Era però solo un ‘appendice di Crotone malgrado Kaulon sorgesse in un posto ben strutturato e abbastanza ricco. Caulonia fu tuttavia fra le prime città della Magna Grecia a coniare monete d’argento: sono infatti numerose quelle ritrovate che risultano realizzate con il metallo estratto nella vallata dello Stilaro. Le più antiche (del VI° sec. a.C.) sono gli “stateri incusi”, con figure e iscrizione incavate sul rovescio e rilevate sul diritto, con una figura maschile nuda e dai lunghi capelli ed un’altra più piccola, con accanto un cervo dalla testa rivolta all’indietro e la scritta in greco Kaul. Staccatasi da Crotone si costituì in stato indipendente ed in seguito con Crotone e Sibari fondò la Lega Achea contro Dionisio di Siracusa. Dopo la vittoria sugli Italioti presso il fiume Elleporo (389 a. C.), Dionisio però mise in scacco la città e ne affidò il territorio ai Locresi, deportandone gli abitanti a Siracusa e concedendo loro la cittadinanza esentandoli dai tributi per cinque anni. Tuttavia più tardi finì nelle mani di Reggio, da cui si liberò con l’aiuto dei Romani (270 a. C.). Durante la seconda Guerra Punica era ormai ridotta a un villaggio e al tempo di Plinio il Vecchio (I° sec. d.C.) ne restavano solo le rovine. L’Orsi individuando questa città tra gli sbocchi di due piccole fiumare, l’Assi a nord, e lo Stilaro, a sud. Gli scavi hanno permesso di identificare la struttura della città che prevedeva un centro urbano principale, a pianta ippodamea, cinto da mura e posto al livello del mare, all’interno del quale era presente un tempio dorico, forse dedicato ad Apollo o a Zeus. Dagli scavi dell’Orsi il discorso si riprese negli anni ’50 con gli studi topografici e urbanistici di Schmiedt e Chevallier. A partire dagli anni ’80 le indagini archeologiche sono però riprese in modo sistematico grazie all’impegno di Maria Teresa Iannelli, funzionaria della Soprintendenza regionale, che si avvale anche della collaborazione di scuole e istituzioni straniere. Importante anche il patrimonio sommerso e restituito dal mare tra cui gli imponenti resti di un tempio Ionico esposti al Museo di Monasterace, ricchezza che ha giustificato il vincolo apposto anche allo specchio di mare antistante il parco. Da quest’area sono emersi anche due contenitori in terracotta ancora pieni di pece, uno dei prodotti che resero famosa la Calabria nell’antichità. Tecnicamente definiti kadoi, sono esemplari molto rari paragonabili solo ad alcuni altri rinvenuti in Puglia. Dell ‘antica Kaulonia sono arrivate a noi molte abitazioni. Fra esse spicca la Casa del Drago,il cui nome deriva dal bellissimo mosaico d’epoca ellenistica, di due metri per uno, raffigurante un drago marino col dorso crestato e la coda di pesce, rinvenuto sulla soglia di una stanza completamente pavimentata a mosaico decorato con onde marine stilizzate. E’ attestato come il mosaico più antico della Calabria, collocandolo in una stanza da pranzo. Scoperto da De Franciscis alla fine degli anni Sessanta, fu staccato ed esposto a lungo al Museo Nazionale di Reggio Calabria ma di recente è rientrato a Monasterace dove lo si può ammirare nel locale Museo Archeologico. Nel 2012 il “drago di Kaulonia” ha avuto il suo primo lancio internazionale grazie all’artista Luigi Gallo che su una grande parete del porto di Bahia Blanca, in Argentina, ha realizzato un murale con lo stesso tema del mosaico. Dal 2012 ad oggi, a Caulonia, è stato un tripudio di ritrovamenti di risonanza internazionale ma assurdamente passati quasi inosservati in Italia oltre che privi del necessario supporto economico per una adeguata prosecuzione degli studi e degli indispensabili restauri. Con l’archeologo Francesco Cuteri sono affiorate delle terme a due piani crollata col tempo. Lo scavo di Casamatta, sempre lo scorso anno, ha invece portato alla scoperta di uno straordinario mosaico raffigurante un drago, un rosone, nove pannelli quadrati più tre rettangolari con motivi floreali. Il tappeto a mosaico ha rivelato un grande rosone floreale e uno splendido drago marino molto simile a quello rinvenuto negli anni ’60 nella lussuosa residenza greca detta ‘Casa del drago’, ma raffigurato su fondo blu, mentre nel primo spiccano colori rosso-terrosi. Accanto sono emersi anche la figura di un serpente e riquadri con decori floreali e vegetali. Cuteri catalogò il mosaico ellenistico come il più imponente del suo genere di tutta la Magna Grecia. Purtroppo, la mancanza di mezzi economici per potersi spingere oltre nello scavo e nel restauro dell’opera ritrovata hanno costretto l’equipe di esperti a re-interrare il tutto per preservarlo dagli agenti atmosferici. A dare un sonoro schiaffo morale alle istituzioni. Inseguito vengono rinvenuti quadri con delfini e draghi le opere si collocano tra la fine del IV ed i primi decenni del III secolo a. C. Bibliografia: Giulio Giannelli, Culti e miti della Magna Grecia, Sansoni editore, Firenze 1924 Lucia Lepore, Paola Turi (a cura di), Caulonia tra Crotone e Locri. Atti del Convegno internazionale, Firenze, 2010 Paolo Orsi, Caulonia. Campagne archeologiche, FPE-Franco Pancallo Editore, Locri, 2003

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