L’INCHIESTA MASSARI DEL 1863, INCHIESTA SUL BRIGANTAGGIO

di Maria Lombardo
 Sconvolti è dir è poco quando ci si accorge che  storici e ricercatori  non conoscano o non hanno
mai studiato l’inchiesta Massari, uno storico serio e sereno mai avrebbe annuito sul dire che in Sicilia vi era brigantaggio. Succede anche questo nel neomeridionalismo! “ Carpe diem” dicevano i latini! Intanto partiamo dal dire che Massari come Pica erano meridionali, pugliesi per l’esattezza il primo si interessò di curare e redigere l’inchiesta che poi portò alla legge Pica nata per reprimere gli eventi malavitosi. Inutile spiegare o per meglio dire ai neomeridionalisti che Massari fu amico intimo di Cavour si fece notare in molte azioni di guerra e poi perché scrisse molte biografie sui protagonisti del Risorgimento ed un Diario. Nata nel 1862 dopo i tentativi falliti di La Marmora di stroncare il brigantaggio, vengono inviati 9 membri Aurelio Saffi, Stefano Romeo e Achille Argentino della sinistra; gli ex garibaldini Giuseppe Sirtori, che ne assume la presidenza, e Nino Bixio, ormai sulle posizioni filo governative; Stefano Castagnola della destra; i moderati Antonio Ciccone, Donato Morelli e Giuseppe Massari. A distanza di un’ anno i 9 parlamentari si insediarono a Napoli e da lì percorsero l’Irpinia, il salernitano, la Terra di lavoro, la Capitanata, il Molise, la Puglia, la Basilicata, Calabria e Sicilia raccogliendo notizie ed innovazioni. Insomma come lo definisce Nico Perrone, L’agente segreto di Cavour. Giuseppe Massari e il mistero del diario mutilato, Bari, Palomar, 2011:” era l’agente segreto di Cavour” fu segretario ufficiale di Cavour dal 1858 al 1860, suo consigliere decisivo e confidente per tanti affari segreti. Deputato di Terra di Bari al Parlamento napoletano, fu uomo di coinvolgente oratoria, autore prolifico, giornalista, consigliere presente agli incontri più importanti accanto al presidente del consiglio e, soprattutto, incaricato di missioni segrete per l’Unità. Massari ed i 9 parlamentari erano giunti a conclusione che il brigantaggio fosse il primo ostacolo per unificare l’Italia ed in molti punti ribadì che gli agenti borbonici e clericali fomentavano il fenomeno del brigantaggio. Solo nel maggio del 1863 si concludono i lavori con la raccolta di materiale vastissimo ma senza ascoltare il popolo, ed a tappe in parlamento viene letta l’inchiesta il 3 e 4 maggio di quell’anno, in seduta segreta, il deputato Massari leggeva alla Camera la relazione sul lavoro svolto, che configurava la malavita campana come il prodotto della profonda miseria di tante persone, definite “veri nullatenenti”. Si cercavano “cure, rimedi” molti a lunga scadenza dall’alfabetizzazione, strade, lavori pubblici che erano urgenti ed immediati. Si discute anche di stato sociale di un meridione in rivolta contro i galantuomini che erano passati col nuovo Stato e per Massari era questa una colpa atavica lo sfruttamento secolare dei contadini. Tra questi rimedi figurò la legge Pica , che sospendeva le libertà costituzionali ed attuava una repressione davvero rigorosa, non come “misura eccezionale, ma come regola sanzionata dal diritto”. In questo quadro, oltre al brigantaggio, anche la camorra subiva una grande repressione, giacché veniva introdotto pure il domicilio coatto per persone sospettate di appartenere alla camorra in base al parere di giunte provinciali, che operavano nell’arbitrio più assoluto. Viene riconosciuta così la restituzione dei diritti di polizia ai giudici ed alle guardie nazionali assicurare una paga a seconda delle incombenze espletate. L’intera stesura apparirà negli atti ufficiali del Parlamento Italiano, Camera dei Deputati, Legislazione VIII, sessione seconda 1863, e verrà resa nota soltanto il 19 agosto del 1863, dopo l’approvazione della legge Pica. In sostanza conclude la relazione “Roma è l’officina massima del brigantaggio, in tutti i sensi e in tutti i modi, moralmente e materialmente: moralmente perché il brigantaggio indigeno alle provincie meridionali ne trae incoraggiamenti continui e efficaci; materialmente perché ivi è il deposito, il quartier generale del brigantaggio d’importazione”. Continueremo a discutere di inchiesta Massari.

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