Bagni Guida il bagno termale dei Borbonici nelle Serre Calabresi

di Maria Lombardo
Non si può visitare la Valle dello Stilaro ricca di acque, vegetazione e testimonianze tangibili di archeologia industriale, se non si fa una”capatina” ai Bagni di Guida, durante il periodo Borbonico conosciuto come complesso Acque Sante. Effettivamente nel cuore del complesso siderurgico e metallurgico dello Stilaro l’acqua fungeva da “deus ex machina”di tutta l’area. Le acque dei Bagni venivano chiamate Acque Sante per le qualità terapeutiche e medicamentose, acque conosciute e utilizzate persino da Romani e Bizantini, poiché questa era zona eremitica. L’acqua di natura sulfurea, venne molto utilizzata! Si ha notizia che tale sorgente, fosse conosciuta in epoca Bizantina, ma si ha motivo di pensare che già sotto il dominio dei Romani le acque fossero utilizzate per un bagno pubblico.Questo complesso venne edificato nel 1850 dotato di albergo però solo nel ‘900 ed attualmente si sta cercando di dare nuova vita a questo posto con dei restauri accurati. Inoltre tanto per la cronaca storica il complesso termale lavorò eccellentemente fino al 1950. Altro che la vulgata neomeridionalista che dopo il passaggio di Garibaldi venne smontato tutto. Oggi per poter accedere al posto immerso nel verde si deve attraversare il percorso naturalistico che porta alle cascate.Il luogo ideale dove effettuare una sosta per rilassarsi in mezzo alla natura, rifocillarsi e consumare una colazione a sacco, con possibilità di immergersi, a volte, nelle vasche termali artigianali. Torniamo ai dati storici la vita delle terme si divide in due tronconi si parte dallo sfruttamento borboniano, dove si era eretto l’edificio per permettere le cure, ossia vasche e cisterne e poco altro. Si può ritene opportuno ribadire attraverso i dati storici che le terme vennero distrutte dalla piena del fiume, situazione abituale della Calabria ottocentesca e non dal passaggio di Garibaldi. La ricostruzione avvenne poi col nome di Bagni Guida in attività per oltre un secolo fin dal 1950, come spiegato in calce! Queste terme trasformarono in positivo il territorio che divenne importante centro balneare. Vicino alle terme sorgeva l’albergo con 20 camere oltre che da numerose abitazioni private che i proprietari usavano o concedevano in affitto ai malati per il periodo necessario alle cure, ed illuminato fin dal 1914 dalla luce elettrica, dopo la costruzione della centrale Avvenire. Certamente l’albergo era all’avanguardia per i tempi lo stabilimento vero e proprio si trovava al piano terra di un edificio a 2 piani, il secondo dei quali era destinato ad alloggi e servito da un ballatoio esterno.Al piano terra due locali erano dotati di vasche dove arrivava l’acqua termale, riscaldata da un generatore di vapore alimentato a legna. I turni per i bagni cominciavano alle quattro del mattino e continuavano fino a tarda sera.I giornali dell’epoca spesso e volentieri elogiavano queste acque e ne raccontavano le leggenda del pastorello che scoprì la sorgente guariva le sue caprette da una malattia del vello. Ma si sa la scienza ha più credito di una leggenda riporterò per intero la notizia ufficiale. L’ufficialità si ebbe intorno al 1870 sotto i Savoia quando il dottore Vincenzo Filia pubblicò sul “Giornale Internazionale delle Scienze Mediche” un articolo dal titolo “Le acque solfuro-alcaline di Bivongi, studio clinico terapeutico”: “… Bevendo le acque solfuro-alcaline di Bivongi, il sapore delle medesime è leggermente alcalino, ed allorché si fa uso al momento in cui viene attinta dalla sorgente, si avverte, in modo assai distinto, un vero sapore solforoso, che ricorda le acque solfuree. …”. Da questa data in poi queste tesi vennero riconfermate da altri studiosi come l’ingegnere minerario Vittorio di Matteo, dipendente dell’impresa estrattiva di Achille Fazzari, che stava studiando anche il modo di imbottigliare l’acqua delle sorgenti di Mangiatorella. Ne pressi dell’edificio termale è stata realizzata tra il 1913 e il 1914 la centrale idroelettrica della società “L’Avvenire” di Bivongi, società che realizzò anche l’albergo. Società che cambiò molto questa terra. Dopo le disastrose alluvioni degli anni ’50 gli stabilimenti, come pure la centrale Avvenire furono abbandonati.

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