Il mare di Palmi (RC): da Pietrenere alla Marinella un mare d’amare
di Maria Lombardo
La costa Palmese domina su tutta la Costa Viola, un mare che dà spettacolo con i suoi riflessi violacei. Acque che giocano con i fondali si va dalle acque cristalline dei fondali bassi, al blu notte della punta Arcudaci punto misterioso che incute timore. Spiaggia bianchissima, un lungomare con stabilimenti balneari e localini tipici o alla moda. C’è di tutto! E poi tra Pietrenere e la Tonnara il villaggio dei pescatori caratteristico e brulicante di vita. La costa inizia a mutare da“Mare agghjastro” meravigliose insenature che sono il vanto di questa costa. Il mare come in tutta la Calabria si interseca con la storia, qui non fa eccezione si erge si pietre nere vulcaniche il famoso Fortino. Opera di epoca murattiana che serviva da difesa della costa e delle città. Qui si ebbero focose battaglie tra inglesi francesi e filoborbonici.A guardia di Taureana sta una torre di avvistamento ubicata sul pianoro fungeva da avvistamento per i saraceni. Taureana di origini magno greche esiste ancora! Taureana era una sorta di Sodoma e Gomorra di Calabria, presto vi racconterò anche di Taureana. A San Fantino è dedicata la chiesetta che sovrasta la cripta paleocristiana fatta risalire al V secolo d.C. e che testimonia il fervore religioso di quella comunità. Ma torniamo al mare alla Tonnara esiste a 100 metri dalla spiaggia lo Scoglio dell’ulivo anzi l’Ulivarella, una vera attrattiva. A 100 metri dalla spiaggia come vi dicevo si erge questo scoglio alto 25 metri e qui sulla roccia cruda è nato un ulivo ch sfida le intemperie. Un miracolo della natura! Di questo scoglio immortalato in un francobollo emesso dal Poligrafico dello stato nel 1987, è la porta d’accesso alla Costa Viola dove, natura e mito vivono in perfetta simbiosi. Questo è il mare che attraversò il matricida Oreste che correva verso il Metauro inseguito dalle Furie. Ma è il mare delle Sirene cantate da Omero un mare che vede una natura selvaggia odorosa carica di fichi d’india. L’uomo qui ha deciso di nomare scogli e spuntoni come gli abitanti del mare: Grongo, Sirena, Cane marino, Bue marino, Leone marino; oppure denominazioni legati a fatti, usi od eventi: Scalo del Brigante, Corsaro, Donna Pagana, Scoglio della disonorata, Bagno delle donne; o nomi che si rifanno a qualità o a pure forme esteriori, modi essere: Campana, Torre, Motta, Arcudaci, Grotta scura, Pietra che cade. Uno spettacolo che l’uomo non ha potuto fare a meno di ammirare e poi nominare. Siti che nascondono caverne, anfratti che sono esposti verso il mare sono il rifugio si cernie e murene per non parlare delle spiaggette quasi irragiungibili: Pietrosa, Buffari, Tombaro, Ravaglioso, Pietragalera e Cavaianculla. Attenzione lettori se volete approfondire ho presentato sempre in questo blog un pezzo su Cala Janculla! Spiagge poco frequentate e perciò intatte. Effettivamente si frequentava solo la Marinella un grande e suggestivo anfiteatro racchiuso tra il promontorio della Motta, e il monte Sant’Elia oltre il quale si apre il vasto specchio di mare su cui si affacciano gli altri centri della Costa Viola, lo Stretto di Messina e, all’orizzonte, le isole Eolie. È questo lo scenario in cui ogni anno, nella stagione degli amori, da maggio ad agosto, si pratica la caccia del pesce spada, che rinnova, in un intreccio di memorie e di suggestioni che hanno lo stesso potere evocativo del mito, la millenaria vicenda d’amore e di morte di un pesce che si vuole nobile e fiero.
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