Cardinale (CZ): Il suggestivo casino dei Filangeri

-di Maria Lombardo-
Più volte in questo blog ed in altre pagine ho raccontato della Ferriera privata di Carlo Filangeri nata e sviluppata nello stesso periodo di quella Mongianese. Oggi vi spiegherò per Viviamo la Calabria, la dimora anzi il casino di caccia dei Filangeri. La Razzona fu comunque territorio abitato già dal neolitico ed infeudato da molte famiglie i Gironda,i Ravaschieri e poi i Filangeri. Il casino crebbe con le varie famiglie ma col terremoto del 1783 venne danneggiato altri gravi danni li subì col terremoto del 1905 a cui seguì l’ordinanza di mettere in sicurezza il territorio a carico dello Stato. Il primo ordinamento amministrativo, disposto dai francesi per legge 19-1-1807 lo riconosceva Luogo, ossia Università nel cosiddetto Governo di Satriano. Iniziamo però dai lavori che si eseguirono dopo il sisma del 1783, il Ravaschieri ingaggia un certo Francesco Staglianò di Chiaravalle di occuparsi dei lavori di riparazione dei guasti apportati sulla costruzione del “Casino” della Razzona dal terremoto dell’anno precedente. Il casino in quel sisma ne uscì quasi demolito e già era ubicato in una zona davvero paludosa che ricevette anche molte bonifiche. Qui i feudatari tenevano e convogliavano i raccolti delle loro terre che furono copiosi poiché l’Ancinale irrigava il fondo. Il casino, pertanto, era abitato dai contadini, coloni del Principe. Il principato passò da erede a erede dei Ravaschieri fino a quando il principe Filippo Ravaschieri, non avendo figli cedette, intorno al 1818, il principato di Satriano e il ducato di Cardinale a suo nipote Carlo Filangieri. Quest’ultimo era figlio del più illustre Gaetano Filangieri, autore di ben 17 opere tra cui “La scienza della Legislazione”, trattato di filosofia e di diritto in sette volumi che ha riscosso notevole apprezzamento sul piano europeo per i rilevanti principi innovativi contenuti nel trattato quale il profilo di una monarchia ispirata ai canoni illuministici, al riparo dei privilegi dell’aristocrazia e del clero e dalla corruzione che certo non risparmiava il Regno di Napoli e quello di un indirizzo nuovo e moderno di politica criminale che ipotizzava nel delitto non già e non solo la violazione della legge ma pure la volontà di violarla. Carlo si distinse mentre serviva l’esercito Napoleonico in Spagna e Russia. Appena ne venne in possesso Carlo trasformò il casino da “fattoria” in una residenza agreste di caccia e pesca mentre a pochi chilometri fece posizionare la ferriera che produceva ottimi manufatti in metallo tanto da rivaleggiare con la Ferriera di Mongiana, offrendo cosi lavoro a diverse decine di operai. Poco dopo la meta dell’800 la ferriera fu distrutta da un’ondata di intemperie e perciò fu abbandonata. Ricordo che non venne smontata e portata al Nord da nessuno! Il casino continuò ad essere abitato ma non dal Filangeri ma dalla famiglia del Beato Ammirante e comunque nacque nel casino. La tremenda alluvione del 21 novembre 1935, con lo straripamento del Fiume Ancinale, allagò la zona che fu quasi completamente trascurata. La famiglia Pelaggi, che nel frattempo disponeva della struttura lo riportò all’attenzione ricostruendo, nei pressi, delle baracche per il ricovero degli ovini. Già dagli 80 del secolo scorso il “Castello” della Razzona come viene chiamato da tutti, pur ricadente nell’interesse del comune di Cardinale, non è stato oggetto della dovuta considerazione, visto che nel bosco vicino esisteva il busto bronzeo del Principe Carlo Filangieri e pare che all’interno vi fosse allestita una rispettabile biblioteca, ricca anche di volumi di un certo pregio. Inoltre cunicoli sotterranei contribuiscono ad accrescere il mistero sulla storia che lo riguarda. Sarebbe opportuno rivalutarlo con appropriate iniziative, per farne angolo di attrazione turistica del nostro Comprensorio.

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