Scilla (RC): Castello Ruffo, gioiello della Costa Viola

– di Maria Lombardo 
I
l primo maniero a Scilla venne edificato nel V secolo da Anassilao tiranno di Reggio, ed era già una fortificazione importante. Strabone lo cita quando Anassilao per stroncare i Saraceni spiega un forte esercito cacciandoli dalle sue terre. Per i Tirreni gli innumerevoli scogli e l’alta rocca caratterizzanti la costa scillese costituivano un rifugio naturale ideale, luogo inaccessibile da cui dirigere redditizie scorrerie lungo le coste, nascondiglio sicuro per il bottino e baluardo di difesa contro eventuali controffensive nemiche. I pescatori scillesi per proteggersi dagli usurpatori si dovettero rifugiare nella parte alta di Scilla e cominciarono a coltivare la terra ed allevare. La fortificazione di Scilla era un vero baluardo! Appena Dionisio I conquistò Reggio tornò la piaga dei pirati, ma il promontorio di Scilla è una fortezza temuta conosciuta come Oppidum Scyllaeum, successivamente potenziata nelle sue strutture militari durante l’età romana, allorquando porto ed oppidum costituiscono un funzionale ed efficiente sistema di difesa per i nuovi dominatori del Mediterraneo. In epoca romana la città fortificata di Scilla acquistò ulteriore prestigio bloccando i Cartaginesi. Inoltre fu scelta da Spartaco come avamposto prima di attraversare lo stretto con delle zattere con legno autoctono.Successivamente il tratto di mare antistante la cittadina fu teatro degli avvenimenti che segnarono l’ultimo scontro tra Pompeo e l’annata dei Triunviri, conclusosi nel 42 a.C. con la disfatta del primo. In età cristiana poi il maniero conservò l’antico assetto. Il terremoto del 1783 rappresenta uno spartiacque importante nella storia di Scilla per la particolarità con la quale si abbatté sulla cittadina e anche perché rappresentò la fine di uno sviluppo economico che Scilla ebbe lungo tutto il settecento.Il terribile sisma del 1908 distrusse gran parte dell’antica struttura del castello, mentre nel 1913 la parte più superiore venne chiusa per ospitare il faro. Poi durante il periodo fascista alcuni ambienti vennero divisi in appartamenti destinati a impiegati e funzionari pubblici, uso che contribuì al danneggiamento di ciò che rimaneva della struttura. Nell’ultimo trentennio il castello è stato utilizzato come ostello della gioventù, ma oggi, dopo un nuovo restauro, è stato destinato a diventare un centro culturale: ospita infatti il Centro regionale per il recupero dei centri storici calabresi ed è sede di mostre e convegni. Effettivamente è uno dei castelli poi dimora gentilizia più belli di Calabria si erge maestoso dividendo le spiagge di Marina Grande e Chianalea conserva ancora la configurazione abbastanza omogenea di una fortezza dotata di cortine, torrioni e feritoie. Si accede da un ponte e da un portale a sesto acuto dove campeggia lo stemma dei Ruffo.Dopo il cortile attraverso lo scalone si accede alla residenza ricca di saloni e cimeli. Solo nel 1913 viene edificato un faro una torre bianca e la base nera ancora oggi funzionante.

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