Antiche e tradizionali conserve calabresi: pomodori secchi sott’olio, una delle varianti
di Maria Lombardo
Tenere viva l’attenzione sulla Calabria è il mio motto! Raccontarla in toto nel bene o nel male, dal passato al presente ci consente di conoscere una terra considerata “sauvage”. Dalle origini umili della mia famiglia ho anche imparato l’importanza del rispetto delle tradizione e non importa se oggi i miei titoli possono fare la differenza continuerò sempre a raccontare ed a portare avanti l’arte delle conserve che tanto incantò Ancel Keys quando giunse a Nicotera. Era il periodo in cui mia nonna tirava fuori i cannizzi dalla cantina se erano usurate dal lungo inverno se le faceva fare. Imperativo fare le conserve con molta igiene e proteggere i pomodori arsi dal sole coprendoli con un tulle bianco candido. Il pomodoro giusto per preparare questo “ buccacciu” è il san Marzano, veniva raccolto pulito con un canovaccio e tagliati a metà. Il primo passò è quello di lasciarli asciugare almeno 4 giorni uniti poi si adagiano aperti e si lasciano al sol leone di Calabria. Attenzione che la sera vanno portati in casa “ sinnò pigghjianu umidità” diceva mia nonna. Un mese di sole calabrese basterà a seccarli ben bene poi si procederà ad invasarli.
Vediamo cosa preparava la contadina calabrese per conservali non aggiungo quantità si possono fare tutti i vasetti che si vuole.
Ingredienti: pomodori san marzano non troppo grandi, aglio, origano, peperoncino piccante, sale, olio d’oliva extra-vergine.
Ora però è giunto il momento di preparare la conserva nella” buatta” e vediamo come: Appena saranno secchi, richiudeteli, mettendo tra le due parti di ciascuno un pezzettino d’aglio e disponeteli a strati con origano e peperoncino piccante, una variante prevede anche pezzi di acciuga, in vaso di creta o di vetro. Pressateli fortemente con l’aiuto di un cucchiaio, copriteli d’olio d’oliva e lasciateli riposare almeno per un mese.
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