Il gioco dei tappi: in Calabria ci si adattava a tutto.

di Maria Lombardo
Oggi voglio parlarvi di un gioco non molto antico ma che facevano tutti! Nacque negli anni ’50 quando i tappi a corona fecero il loro ingresso nella grande distribuzione del beverage. Ogni regione aveva le sue regole, la Calabria si distinse per la creazione di piste. Che ingegno serviva per mettere su quei circuiti! Servivano curve con salite discese ed una serie di ostacoli. Era un gioco di squadre a turno i giocatori (come nel gioco delle biglie) danno un colpo al tappo per tentare di arrivare al traguardo prima degli altri. Il percorso può essere simile ad un tracciato aperto con un inizio ed una fine (come una classica tappa ciclistica) ed allora, generalmente, viene chiamato circuito, oppure può essere simile ad un tracciato chiuso (come un velodromo) ed allora viene chiamato pista. Si sceglieva a giornate ma il divertimento era davvero garantito. Con rammarico dico che questo gioco non l’ho praticato! In emulazione delle corse ciclistiche, era anche diffusa l’usanza di ritagliare dai giornali i volti dei corridori preferiti e incollarli sulla parte in sughero. Le piste venivano disegnate col carbone perché i gessetti chi poteva permetterseli. Alla pista serviva uno “ start” ed una fine a turno si tira il tappo con l’indice o con il medio, tenendo la mano appoggiata a terra. Il tappo che esce perde il turno e deve ripartire dalla stessa posizione in cui è stato tirato nel giro precedente. Un giocatore può richiedere di spostare i tappi ai bordi della pista se questi lo disturbano nel tiro. Una gara aveva minimo due giri e contava diverse varianti. Il giocatore, uscendo fuori dalla pista tornava indietro alla prima stazione utile come penalità e di conseguenza il rallentamento per il raggiungimento del traguardo finale. Un’altra variante è il cercare di colpire il tappo dell’avversario con un tiro calibrato e perfetto che deve raggiungere il tappo del rivale stando però attenti a nostra volta a non venire colpiti da un altro giocatore. Che tempi stupendi gli anni ’50!

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