Il famoso e all’avanguardia Sanatorio antimalarico di Nao nel Vibonese

– di Maria Lombardo-
Attraversando la statale 18 che da Mileto porta a Vibo Valentia si intravedono dei ruderi, eppure questa struttura fu realizzata solo nel 1905. Era l’ospedale “San Francesco Saverio”, una struttura all’avanguardia per i tempi realizzata grazie al buon cuore dell’allora vescovo di Mileto Giuseppe Morabito e agli aiuti e ai soccorsi post terremotali pervenuti quell’anno da tutta Italia. Eh si è l’ennesima storia di ricostruzione tempestiva dopo ingenti sismi che hanno martoriato la Calabria agli inizi del secolo scorso. In barba ai neomeridionalisti divulgatori di storie fantasiose al limite della decenza che vogliono questi sismi sia questo del 1905 che quello del 1908 come la prova tangibile dell’inefficienza del nuovo Stato. Non è così e per l’ennesima volta mi tocca smentire. Quest’angolo di Vibonese venne sconquassato ma è un evento studiato poco dagli storici ed ho deciso di approfondire. Si abbattè sulla Calabria da Cosenza a Nicotera durante la notte tra il 7 e l’8 settembre 1905 alle ore 1:43. Una scossa del 7,06 e provocò 557 vittime. Il terremoto provocò ingenti danni agli edifici e alle infrastrutture già carenti, devastando il territorio, molti dei danni e delle vittime furono dovute agli effetti sismogeologici come frane indotte, spaccature, scorrimenti del terreno e liquefazioni dei terreni sabbiosi, variazione del regime delle acque su di un’area estesa per oltre 6.000 km2. Torniamo all’ospedale, costruito con norme antisismiche vi erano ben due scale di accesso che portavano a grandi sale ed aveva ben 28 posti letto, 14 riservati agli uomini e 14 alle donne. L’ospedale aprì ufficialmente le sue porte nell’aprile dell’anno dopo. Al suo interno operavano medici, infermieri e alcune “Suore della Carità” di Santa Giovanna Antida. Altri tempi, altre storie e voglia di riscatto! Si cominciò a prestare soccorso ai malati di malaria, una piaga terribile. L’iniziativa e gli aiuti da tutta Italia ebbero successo e solo l’anno dopo venne inaugurato il primo Sanatorio antimalarico d’Italia. Il ripetersi nel 1908 del terremoto, costrinse monsignor Morabito a riadattare l’edificio a ricovero per gli anziani e a realizzare sulle fondamenta del precedente un nuovo sanatorio. Ma come tutte le cose che funzionano in Calabria stava per giungere la parola fine, nel 1918 il vescovo Morabito lascia Mileto lo scoppio della Grande Guerra fece il resto. I contributi non giungevano più e le poche offerte locali non bastavano al mantenimento della struttura. La Chiesa Miletese incamerò il bene facendone una colonia estiva per i chierici. Si mettereva l’episcopato miletese allo stesso piano delle più importanti d’Italia. Si tenne attivo fino al 1923 poi il nuovo Vescovo lo abbandonò definitivamente acquistando la tonnara di Sant’Irene. Qui in concomitanza si ristoravano i preti anziani. La sua fine venne decretata nel 1943 da alcuni bombardamenti aerei che lo danneggiarono e ne consigliarono l’abbandono. Oggi, a tenerne desto il ricordo rimangono i pochi ruderi presenti ai bordi della statale 18, nei pressi del bivio di San Costantino, qualche foto, alcuni documenti fatti emergere qualche anno fa dal direttore dell’Archivio storico diocesano di Mileto, monsignor Filippo Ramondino.

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