U spizzingulu” – La Lippa assieme al pirrocciulu uno dei giochi più antichi di Calabria

di Maria Lombardo
Per avere notizie su questo gioco ho dovuto davvero intavolare discorsi in merito con un gruppo di anziani, che con gli occhi lucidi hanno ricordato questo gioco di altri tempi. Era un gioco che si faceva con materiale di recupero un tempo era questa la situazione! Con un manico di scopa si ricavavano due pezzi di legno di 15 cm che doveva avere le estremità appuntite! U spizzingulu per questo! L’altro pezzo di legno invece chiamato lippa o semplicemente vastuni, a terra poi si tracciava un cerchio per posizionare il lippino. La tecnica consiste nel colpire con il pezzo lungo il pezzo piccolo su un’estremità per farlo saltare (questo il motivo delle estremità appuntite), quindi colpirlo. Si hanno tre tentativi, il gioco consiste nel lanciare il pezzo piccolo quanto più lontano possibile. Si può giocare anche con molti giocatori . La squadra che attacca dispone al centro di un cerchio di raggio pari alla lunghezza del bastone che si usa come mazza il bastoncino piccolo, affusolato, la lippa appunto; se ne colpisce un’estremità per sollevarla in aria e colpirla con forza una seconda volta per lanciarla il più lontano possibile. Diciamo che il gioco è più facile a farsi che a dirsi, spero proprio che i lettori mi abbiano capita nella spiegazione. La squadra avversaria dere prendere in volo la lippa se questo atto riesce l’avversario è fuori! In caso contrario dal punto in cui è finito il lippino, il difensore, tenendola in pugno poi la lancia cercando di colpire il bastone-mazza preventivamente posato dietro il cerchio in direzione del lippino; se viene colpito il lanciatore è eliminato . Gli attaccanti hanno tre possibilità per colpire e allontanare il più possibile il lippino dal cerchio dopodiché il lanciatore valuta ad occhio la lunghezza in bastoni-mazza del lancio effettuato, ossia tra il cerchio e il punto raggiunto dal lippino. Dopo i tre colpi l’attaccante chiede quanto il difensore offre, per esempio trenta bastoni: se l’attaccante accetta tale distanza, trenta, si ascrive il numero a punteggio. Se non accetta, si controlla se la valutazione è corretta misurandola; se il numero dei bastoni è superiore a trenta, per esempio 35, i punti ottenuti dagli attaccanti saranno il doppio del contato; se saranno meno, gli attaccanti prenderanno quello contato. Di solito si valuta sempre in difetto, ma caratteristica del gioco, in prossimità del finale, è anche rischiare. Finché la squadra che attacca non viene eliminata, continua a battere con rotazione dei giocatori. Il punteggio finale può essere 500 o anche 1000. Dipende dal tempo di gioco e dal numero dei giocatori. Era un gioco che si doveva fare all’aperto e quindi vi erano regole diverse che attribuiscono punteggi speciali associati al superamento di ostacoli. Ad esempio il superamento in altezza di una casa, o di fili dell’energia elettrica può far attribuire punteggi bonus (es. 1000 punti).

Commenti

  1. Come sempre ti rinnovo l'apprezzamento per la scelta dei ricordi delle tradizioni che mi riportano agli anni della mia fanciullezza per lo più vissuta in campagna con i nonni materni.
    Questo gioco noi lo chiamavamo "u stiriddru" e lo praticavamo con arnesi molto rudimentali ricavati da ciò che nei campi si trovava, tipo canne secche , rametti di quercia o di ulivo e adattati allo scopo.

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