Una ricetta calabrese scenografica, antica e rigorosamente contadina: “ u pani ‘mbuttunatu”

– di Maria Lombardo-
Questa ricetta mi è stata raccontata dalle ultime contadine rimaste in vita. Contadine che rimpiangono il duro lavoro fatto con la zappa. Donne malinconiche i cui segni del tempo sono come delle medaglie al valore. Donne che si alzavano nel cuore della notte per preparare questo “piatto” sostanzioso e prelibato. Attenzione è laborioso ma se non importava a loro che poi dovevano tribolare nelle terre per le massaie moderne dovrà essere una forma di spasso. Ecco a voi gli ingredienti : una media forma di pane tipo Cutro si presta bene a questo utilizzo 4 peperoni grossi, 4 patate anch’esse grosse, cipolla ,olio sale e pepe bastava questo per fare un piatto strepitoso. Lo chiamavano “pani mbuttunatu” perché lo scavavano ricavandone un contenitore dove tuffavano “pipi e patati” e se c’era un pezzetto i “satizzu calabrisi”. Ora vi spiego come si prepara certo non ci vuole la laurea ma è un piatto antico e degno di essere recuperato. Prima scegliete una bella “pitta i pani” alta e soda magari tolta dal forno da poco tagliate la sommità ossia la crosta come un coperchio. Iniziate a scavare il pane se è tiepido la mollica sarà davvero facile da estrarre! Ora pensiamo al ripieno lavate e tagliate i peperoni e le patate se avete dubbi seguite la ricetta sempre in questo blog che tratta solo questo piatto che è un contorno. Nella padella cuocete tutti gli ortaggi ma se non volete farla con gli ortaggi le contadine la facevano col caciocavallo silano fonduto a Voi la scelta.
Cercate di non fare prendere ed appiccicare il ripieno! Prendete la pagnotta che avete scavato occhio la mollica non si butta ma un po’ si “atturra” in padella e mi mescola al contorno l’altra magari le buone massaie sapranno come riutilizzarla. Versiamo il contorno nel pane come se fosse un contenitore mettiamolo in forno per 20 minuti. Un tempo lo adagiavano vicino “o focuni” perennemente acceso perché cucinavano. Serviamo la pagnotta ripiena ben calda. Un tempo invece il tempo vicino al fuoco era l’attesa in cui il contadino si preparava, poi la moglie prendeva quella meravigliosa pagnotta preparava “a n’trusciata” mettendo anche un quarto di vino e si partiva in campagna. Che ricette sane, genuine e che tempi!

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