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Visualizzazione dei post da aprile, 2018

Prelibatezze antiche di Calabria, frittelle di fiori di sambuco: Palluttelli “i meji”

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di Maria Lombardo “ Palluttelli, i meji” è il nome che a Corigliano Calabro e dintorni si dà a queste frittelline che vengono usate come antipasto in questo periodo dell’anno. Frittelline molto semplici quanto davvero deliziose! Ingredienti pochi e reperibilissimi ecco perché è un prodotto antico farina, uova e fiori di sambuco. Ma cosa ne sanno al Nord di queste nostre belle tradizioni che si rinnovano da tempi remotissimi, in Calabria poi “ u meji” è il fiore di sambuco che sbocciano   in primavera-estate, ma raggiungono il massimo della fioritura nel mese di Maggio, donde il nome coriglianese di “meji” che vuol dire appunto, “maggio”. Non vi potete sbagliare se andate a raccogliere questi fiori sono piccoli fiori bianchi e odorosi a 5 lobi petaliformi, che sono riuniti in gran numero in ampie infiorescenze ombrelliformi. Hanno azione sudorifera   nei raffreddori.  Ecco ingredienti e dosi: 200 grammi di fiori di sambuco separati dai gambi più duri, 150 grammi di farina dop

La ciliegia più bella è quella di Calabria si produce a Roseto Capo Spulico (CS).

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di Maria Lombardo Oggi per Viviamo la Calabria ho deciso   di portarvi a Roseto Capo Spulico nel Cosentino. Il nome di questo meraviglioso borgo deriva dal latino  rosetum vista la diffusione della coltura delle rose in epoca greco-romana, che venivano utilizzate per riempire i guanciali delle principesse sibarite. La specifica "Capo Spulico" fu assunta nel 1970 in riferimento alla vicinanza del paese al Capo Spulico. Città satellite di Sibari in età magno-greca! Inoltre la Roseto odierna fu voluta da Roberto il Guiscardo vi costruì tra il 1058 e il 1085 il Castrum Roseti, poi nel 1260 edificò il castello di Roseto. Dopo un periodo di declino e di sottomissione al potere baronale, aggravato dall'Unità d'Italia e dall'emigrazione che ha segnato questa terra nella prima metà del Novecento, nei primi anni 70 vennero costruiti i primi "residence", che aprirono le porte al turismo nello Jonio Calabrese e a Roseto Capo Spulico, che è andata nel temp

Il I° MAGGIO calabrese a Caccùri (KR) si fanno LE FESTE DI MAYA.

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di Maria Lombardo Il primo Maggio è una delle feste più importanti della primavera calabrese. Festa dei lavoratori, San Giuseppe Artigiano, “Festa di Maia”: la ricorrenza del 1° maggio a Caccuri e' un miscuglio politico – religioso , una occasione nella quale tre culture diverse, quella laica moderna, quella cattolica e quella pagana, si intrecciano e si compenetrano fino a contaminarsi magari inconsapevolmente. Oggi ho deciso di portarvi a Caccùri perché ha destato in me curiosità non solo il bellissimo borgo ma questa tradizione. Il borgo di Caccùri è   caratterizzato dalla torre del  Castello , la chiesa di Santa Maria delle Grazie, il rosone della  Badia di Santa Maria del Soccorso  e i vari scorci paesaggistici e architettonici. L'atmosfera medievale del borgo viene ricreata, ogni anno, in agosto, nel corso della giornata medievale, manifestazione che richiama appassionati e curiosi.È noto per il Premio Letterario Caccuri per la Saggistica, che si svolge ogni ann

Alleviamo la calura estiva col tartufo di Pizzo!

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di Maria Lombardo  Non si può venire in Calabria e non assaggiare il famosissimo tartufo di Pizzo, un gelato assolutamente Made in Calabria. Il tartufo nero è così chiamato per la sua forma a sfera irregolare che gli conferisce una certa somiglianza con il pregiato Tuber melanosporum. Una doverosa precisazione per chi non lo sapesse! L’arte gelataia del tartufo di Pizzo si tramanda di padre in figlio a tal punto di divenire una vera attrattiva enogastronomica irrinunciabile. Intanto bisogna raccontare un po’ di storia di questo prodotto, il prodotto Napitino nasce nel ’40 quando Dante Veronelli di Messina acquista il “Gran Bar Excelsior”, nel centro del borgo marinara di Pizzo, in seguito chiamato dalle generazini successive “Gelateria Dante”, proprio in suo onore. A quello di Veronelli si legò il nome di un altro giovane pasticcere messinese, Giuseppe De Maria, al secolo "Don Pippo". Insomma l’arte del gelato sicula contaminò la sponda Calabra. In primis il tartufo

Dalla Calabria un frutto poco conosciuto la pesca Merendella!

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di Maria Lombardo  Non è una specie autoctona Europea ma è giunto a noi grazie a Cinesi e Persiani e senza ombra di dubbio fu Alessandro Magro ad introdurlo. Tuttavia è l'albero più coltivato e presenta tantissime specie sia di pesco che nocepesco. In Italia questa pianta ha trovato il suo habitat naturale e fiorisce senza problemi tanto da permettere a molte Regioni di crescere in produzione ed esportazione. La percoca Merendella: questa varietà è coltivata in modo particolare in Calabria, presenta una buccia liscia di colore bianco-verde. Si tratta di pesche pregiate e molto dolci. Ma è un frutto ancora poco diffuso anche nella regione ma è di una delizia paradisiaca. Provare per credere! Ho incontrato questo albero in un fazzoletto di terra ricco di primizie e succulenti varietà viene spontaneo dopo averla addentata fare una breve ricerca e capire di cosa si tratta. Sicuramente la pesca Merendella andrebbe valorizzata e fatta conoscere! Un frutto ricco di proprietà

La preparazione “du cottu i fichi”a San Marco Argentano (Cs)..

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di Maria Lombardo  Erroneamente lo chiamiamo miele di fichi poiché il suo aspetto dopo la cottura ricorda in toto il miele. Ma è l'ingrediente base della pasticceria calabrese!Prodotto tipico di Calabria e Sicilia fa bella vista di se finemente conservato in barattoli nei negozietti tipici, le famose e vecchie “putiche”. Nella tradizione gastronomica regionale, il miele di fichi viene usato in pasticceria, ad esempio nella produzione di mostaccioli, cartellate, mandorlate, torrone, è ottimo su gelati e macedonie. Per poterlo degustare è possibile produrlo anche in casa e senza nessuna difficoltà ne per reperire il fico dottato e ne per eventuale difficoltà culinaria. Questo frutto che rallegra le estati calabre rende il prodotto finito viscoso e molto delicato. Il prodotto artigianale sta riscuotendo il successo che merita dopo esser stato rispolverato metaforicamente parlando dagli scaffali del passato. In passato veniva utilizzato come sedativo della tosse. Ma proponiamo

“A muzzunata o l’orzata” per i Pizzitani, la dolce e fresca granita calabrese di mandorle.

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di Maria Lombardo In Calabria la granita si chiamata “ muzzunata ” ed è fatta esclusivamente di mandorle poi ci si sposta a Pizzo Calabro e la ritroviamo col nome di “ orzata ” . Ma è sempre lei dolce fresca e considerato un “ dolce ”  di antica tradizione. Turisti e non devono assolutamente mangiarla! Il suo nome deriva forse da “muzzuna” l’antica brocca siciliana che un tempo serviva da recipiente per prepararla. Portata nella nostra cultura gastronomica è diventata un vero “must” irrinunciabile ancora una volta accompagnata “ca brioscia cu tuppu”. Furono i Fenici a portare i mandorli in Sicilia prima e poi in Calabria, nelle nostre terre trovarono il loro ambiente naturale. Gli Arabi pensarono poi a diffondere il mandorlo  nelle varietà dolci e amare, vennero sempre più conosciuti e utilizzati sia come ottimo alimento sia per estrarne l’olio, altrettanto buono e terapeutico. Essenndo un dolce al cucchiaio molto antico non vi consiglierò di usare il moderno panetto di past

Primavera calabrese, piatto agro-pastorale:“I FAVI CU A FRITTULA”

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di Maria Lombardo Ebbene si ogni calabrese di questi tempi aspetta di mangiare le prime fave nostrane. La fava  cresce negli ambienti con temperature fresche e nelle regioni temperate come in Calabria,  è un legume  in quanto appartiene alla famiglia delle Leguminose. Un prodotto che è possibile mangiare crudo oppure cuocerlo per essere trasformato in piatti davvero unici. Pitagora ne proibiva il consumo ai suoi discepoli per via delle macchie nere che riportava questo legume, simbolo infernale, della presenza delle anime dei morti. Pensate era già apprezzato in tempi non sospetti. La fava ha degli ottimi valori terapeutici e valori nutritivi quali  potassio, magnesio, ferro, selenio, rame e zinco ; sono molto  ricche di proteine  e sono tra i legumi che hanno  meno calorie  e sono utili per contrastare l’ anemia . Ecco perché i contadini calabresi l’hanno sempre prodotta è una vera farmacia naturale. Sia cotte che crude come detto in calce hanno un sapore gradevolissimo fo

Nocciola di Calabria: Tonda di Calabria.

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di Maria Lombardo  Noccioleti floridi e rigogliosi crescono anche in Calabria specialmente nelle pre serre che va da Cardinale a Simbario, frutto straordinario che va protetto a tal fine decidendo di consorziarsi per tutelare il prodotto calabro, hanno lavorato bene i produttori calabri. Tonda Calabrese è il nome di “battaglia” della nocciola di Calabria oggi questo prodotto vanta la presenza in molte filiere. I consorziati calabresi si trovano immersi nella città della nocciola al fine di conferire un titolo slow food al prodotto calabrese. Il frutto del nocciolo è ricco di vitamina E, e di fitosteroli, una sostanza ritenuta importante per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Inoltre contiene grassi monoinsaturi in grado di abbassare il livello del colesterolo LDL e dei trigliceridi, nonché costituisce una buona riserva di sali minerali. c''è un plus: “I risultati preliminari sulla nocciola calabrese evidenziano altresì alcune specificità connesse alla compos

Il comparto più fiorente in Calabria sotto i Borbone era l’artigianato: La fabbrica dello zucchero di Briatico

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di Maria Lombardo  Un antico edificio si può scorgere nei pressi della marina di Briatico nei pressi di un arco di pietra Da molti anni e dai più viene chiamato “Il Mulino”, per alcuni tratti assomiglia ad una sorta di mulino a causa della macina e l'arco che si scorge serviva a sopraelevare una via d'acqua. Anticamente gli opifici e le grange sorgevano vicino ai corsi d'acqua o nei pressi del mare. Quel mulino però non macinava grano ma la “cannameli” ossia la canna da zucchero che nel Monteleonese oggi Vibo Valentia prosperò. Infatti nel territorio di Briatico vi erano particolari colture. Gli Arabi nel secolo XI introdussero la coltivazione delle “cannamele” o canna da zucchero, in Sicilia e da qui si propagò lungo le coste calabresi del Tirreno, nel clima temperato, ricche di fiumare e dotate di diversi attracchi per battelli di medio tonnellaggio. La vicinanza coi porti di Tropea, Pizzo, Santa Venere favorì il commercio dello zucchero di Briatico. Siamo nel 1400

Calabria 1848: La battaglia dell’ Angitola i Calabresi si ribellano ai Borbone.

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di Maria Lombardo Il periodo della storia Borbonica in Calabria non è la sola storia della Ferriera Regia di Mongiana, ragion per cui i neomeridionalisti si sono inculcati senza cognizione storica che noi calabresi eravamo ricchi e industrializzatissimi. Bontà loro una sola fabbrichetta con 1500 operai   e che perì perché non accettò mai di modernizzarsi   non poteva assolutamente fare una Regio ne ricca.   Ho deciso   di raccontarvi quello che successe   nel distretto di Monteleone oggi Vibo Valentia nel 1848. Attenzione questo era lo stesso distretto di Mongiana! Il popolo angariato si sollevò più volte nella speranza di avere più libertà e benessere. Un pellegrinaggio molto faticoso e lungo verso il santuario dell’Unità, fatto su strade piene d’insidie, tracciate su aspri sentieri, attraversando monti, colline, pianure, fiumi, mare, boschi e campi deserti con incontri felici o infelici e scontri che lasciavano morti e feriti. Su queste basi i Calabresi lottarono per la lor