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Visualizzazione dei post da luglio, 2021

Conserve estive di Calabria: ” Vasilicò sutt’ogghjiu”

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 di Maria Lombardo  Con questa ricetta il Basilico sott’olio, si conserva fresco ed aromatico per tutto l’inverno si può inoltre   ottenere anche un profumato olio al basilico che potremo utilizzare per condire pasta, insalate o semplicemente una fetta di pane appena sfornato. Ricetta facile attenzione rabboccate spesso l’olio una volta che aprirete il barattolo per consumarlo. Per cominciare sterilizzate i barattoli e i tappi facendoli bollire in acqua per 30 minuti oppure mettendoli in forno a 110° per 15 minuti. Nel frattempo raccogliete le foglie di basilico tagliandole poco sotto lo stelo. Scegliete solo le foglie più belle, fresche ed integre e lavatele delicatamente sotto l’acqua corrente. Lasciatele poi scolare in uno scolapasta e trasferitele su di un canovaccio ben pulito. Asciugatele bene tamponandole con un altro strofinaccio o con della carta assorbente. Iniziate col versare un filo di olio poi cominciate a fare gli strati alternando le foglie di basilico con qualche presa

Miele di Sulla la Calabria ne è una grande produttrice.

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di Maria Lombardo  Il miele di Sulla è una tipologia di miele tipica delle regioni del centro e Sud Italia, e la Calabria ne è una grande produttrice. Il miele di Sulla è ricco di proprietà benefiche ed è largamente usato sia in pasticceria che come rimedio contro sintomi influenzali e tosse. Questa tipologia di miele si presenta con un colorito molto chiaro, peculiarità che lo differenzia in maniera netta da varietà come quella di Manuka o di Melata, molto più scure.  Quando questa tipologia di miele cristallizza la sua colorazione diventa tendenzialmente bianca.Il miele di sulla ha un sapore estremamente delicato ed un profumo inebriante, motivo per cui viene largamente utilizzato dai pasticceri per la realizzazione di creme e dessert e motivo per cui è, spesso e volentieri, il protagonista di antichissimi dessert calabresi.Il Miele di Sulla è ricco di vitamine A, B e C, oltre che di sali minerali e oligoelementi come zinco, ferro, rame, magnesio e manganese.  

Il castello Ruffo di Amendolea (RC)

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  di Maria Lombardo  Fortezza medievale situata nell'omonima frazione del comune di Condofuri, nel pieno centro dell'area grecanica della provincia di Reggio Calabria, sorgeva in un territorio altamente strategico, in quanto la valle della fiumara Amendolea costituiva il confine tra Locri e Reggio. La fondazione del castello si attribuisce solitamente al normanno Riccardo di Amigdalia o Amendolea nel XII secolo, anche se è presumibile che la sua realizzazione è avvenuta in più fasi diverse durante il Basso Medioevo. Successivamente ristrutturato, nei secoli seguenti il castello fu coinvolto nelle lotte di potere fra nobili famiglie locali, cambiando spesso reggente. Fra tali famiglie si ricordano la famiglia Amendolea, da cui ebbe nome il borgo sottostante il castello, e la famiglia Ruffo, che acquistò il feudo nel 1624 mantenendone il possesso sino al 1806, anno in cui ebbe fine l'età feudale. Vengono ricordati per i numerosi gravi abusi che si verificarono durante il '

Lydia Toraldo Serra: La Sindachessa di Tropea (VV) precorritrice dell’emancipazione femminile.

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  di Maria Lombardo  “A mammicea nostra” ovvero “La nostra mamma”, era l’appellativo con cui il popolo tropeano amava definire la sua Sindaca, Lydia Toraldo Serra (Cosenza 1906 - Tropea 1980 ), tanto era l’affetto e la stima che nutriva nei suoi confronti, meritatissimi per l’impegno non comune da lei profuso in un contesto storico e socio-culturale depresso che definire non promozionale della donna risulta eufemistico. Eppure, Lydia, a 23 anni, fu la prima donna calabrese a laurearsi in Legge con un’emblematica tesi “Sulla concessione del voto alle donne” in cui traspariva la passione politica che l’avrebbe condotta a diventare Prima Cittadina di Tropea quando era stato appena concesso il voto alle donne e, dal 1946 al 1959, ad essere riconfermata nell’incarico grazie alla fiducia di un elettorato trasversale. Fu grazie a lei che videro la luce la Media e il Liceo Classico, con annesso Convitto per alleviare le fatiche del pendolarismo, le prime case popolari, le poste, l’ammodernamen

SPEZZANO ALBANESE ( Cs) E LA STRADA CONSOLARE DELLE CALABRIE

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  di Maria Lombardo  Nel 1808, re Gioachino Murat firmò il decreto per il nuovo tracciato della strada Napoli-Reggio Calabria, nota come Strada Consolare delle Calabrie. L'importante arteria fu terminata solo nel 1828, Spezzano Albanese fu l'unico paese arberesh ad essere attraversato da questa strada chiamata nella parlata locale Udh'e Re/La nuova strada! Due volte alla settimana una diligenza faceva sosta nel paese che non era sede di posta bensì di una locanda e di un lussuosissimo caffè gestito da un napoletano. La strada, a detta di viaggiatori e di soldati borbonici di provata fede, non era tanto affidabile a causa della mancanza di ponti e di scarsa manutenzione. I napoletani chiamavano la diligenza "Carricolo". Le stazioni di posta più vicine - da Napoli a Spezzano - erano Castrovillari e Tarsia. E per i neomeridionalisti la Calabria era ricchissima!

Ragù alla calabrese: un sugo immancabile durante i pranzi domenicali

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  di Maria Lombardo  La preparazione del ragù alla calabrese è un vero e proprio rito tramandato dalle mamme e dalle nonne calabresi. La cottura del ragù alla calabrese, un po’ come quella del ragù alla bolognese, deve essere lunga, non meno di 5 ore, e svolta ovviamente a fiamma bassa.   Scopriamo come realizzare il ragù alla calabrese   Ingredienti:   un litro di passata di pomodoro   una confezione di pomodori pelati   una cipolla   olio extravergine d’oliva   polpa di manzo e carne di maiale in pezzi   costine di maiale   salsicce calabresi   un cucchiaino di zucchero   un cucchiaio di concentrato di pomodoro   Preparazione:   Tritate la cipolla e fatela soffriggere all’interno di una pentola capiente con dell’olio d’oliva. Aggiungete la carne e fatela rosolare fino a quando prenderà colore.Una volta rosolata la carne, versate i pomodori pelati, la salsa e un cucchiaino di zucchero.Cuocete per un’oretta a fiamma bassa, poi aggiung

L’unica colonna di ordine dorico della Magna Grecia rimasta in piedi la potete ammirare nel Parco Archeologico a Capo Colonna (KR)

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  di Maria Lombardo    Il santuario era stato edificato nel V secolo a.C. ed era anche chiamato di Hera Eleytheria, come resta testimoniato da un’iscrizione sul cippo del Lacinion, al Museo Archeologico Nazionale di Crotone. Nel XVI secolo fu quasi completamente saccheggiato per riutilizzare i materiali nella costruzione del castello e del porto di Crotone. Il tempio era costituito da una pianta rettangolare e 50 colonne, con 6 colonne sulle facciate e 19 sui lati lunghi, alte circa 8 metri. Il tetto era di lastre e tegole in marmo come testimoniano i resti ora conservati nel museo di Crotone. Nulla si sa delle decorazioni che, però, erano certo presenti, come si può dedurre dal ritrovamento di una testa femminile in marmo e pochi altri frammenti. Questo edificio sacro è infatti l’unico di ordine dorico in Magna Grecia ad essere decorato da sculture di marmo. Il momento di massima fioritura del santuario si manifesta tra il V ed il III secolo a.C. per il ruolo primario assunto a livell

Olimpiadi: Sapete che la fiaccola olimpica sostò a Crotone nel 1960.

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  di Maria Lombardo Il passaggio della Fiaccola Olimpica da Crotone per la grande Olimpiade di Roma disputata dal ‎25 agosto al ‎11 settembre 1960 fu veramente da ricordare. Il fuoco olimpico a Crotone sostò di notte, e in un clima di festa migliaia di Crotonesi parteciparono fino alle prime luci dell'alba alle varie iniziative: fuochi artificiali, spettacoli a tema, luminarie e tanti giovani portavano sul petto i tradizionali cinque cerchi. Il percorso della Fiaccola Olimpica toccò i più famosi stanziamenti greci della Sicilia e della Magna Grecia, cosi' il 12 agosto 1960, in Olimpia fu ripetuto il rito tradizionale dell'accensione del Fuoco, che imbarcato sulla nave scuola Amerigo Vespucci, giunse a Siracusa la sera del 18 agosto, per proseguire attraverso Lentini, Naxos, Messina, lo stretto tra Scilla e Cariddi, Reggio di Calabria, il fiume Halex, Locri, Crotone, Sibari, Siri, Metaponto e Taranto.  

Melanzana di Longobardi (CS) la “violetta” DeCo rafforza il turismo gastronomico

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  di Maria Lombardo  Nell’estate 2019 un piccolo borgo di Calabria assieme allo sbarco sulla luna celebrava e festeggiava: i 150 anni di un’antica bottega di paese poi divenuta manifattura, locanda, bar dello sport e oggi bistrot meta di gastro-turisti da tutta la regione e oltre. Certo sto parlando di Longobardi il toponimo che resiste ancora oggi ci ricorda con forza quel passaggio di quei guerrieri barbuti di origine germanica, a parte il nome, i Longobardi. Oggi questo borgo si stava spopolando ma grazie al un ortaggio è tornato a rivevere. Di colore viola, anzi violetto. È la melanzana DeCo (denominazione comunale), dolce e compatta, poco acquosa, con pochi semi e dalla buccia liscia e sottile: un unicum che Francesco Saliceti e sua moglie Giovanna Martire stanno rilanciando dal loro avamposto, la Degusteria Magnatum, meno di 20 coperti nel cuore del paese. La melanzana violetta di Longobardi De.Co. è versatile: buona sott'olio, essiccata e in tante ricette, molto amata dai go

Pan brigante: ricetta, “storia” e leggenda di un cibo ribelle

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  di Maria Lombardo    Di storia c’è davvero poco devo ammetterlo all’articolista Annamaria Persico la quale scrive così:”Questa bella ricetta nasce dall’alone leggendario che ha sempre circondato i briganti calabresi, affascinanti e controverse figure dell’Ottocento, che nell’immaginario popolare rappresentano l’ansia di riscatto e di difesa degli ultimi e degli oppressi.Ma cosa mangiavano i briganti, nei lunghi mesi trascorsi lontano da casa, mentre si nascondevano per boschi e montagne e organizzavano le loro scorrerie?Ebbene, da alcuni testi ma soprattutto dai canti e dai versi della tradizione orale, si evince che mangiavano un pane particolare, fatto con farine miste e l’aggiunta di frutta secca e miele, quindi molto nutriente e che si manteneva a lungo.Una specie di pane elfico, di tolkieniana memoria, del quale bastava mangiarne poco per essere sazi e pieni di energia. Probabilmente nella realtà non era così, perché l’alimentazione dei briganti doveva essere la stessa dei con

ESATTAMENTE 52 ANNI FA, IL 22 LUGLIO DEL 1970, 6 PERSONE PERSERO LA VITA E CENTINAIA RIMASERO FERITE NELLA STRAGE DI GIOIA TAURO, IN SEGUITO AL DERAGLIAMENTO DELLA FRECCIA DEL SUD.

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 di Maria Lombardo  “I passeggeri si buttavano giù dalle vetture, cercavano spasmodicamente di afferrare i loro cari, avevano il viso annerito dal fumo e le carni straziate dalle lamiere". Teodoro Mazzù, capostazione a Gioia Tauro, ricorda così lo scenario al quale assistette quel giorno del luglio del 1970. La Freccia del Sud, partita da Palermo e diretta a Torino, aveva subito un incidente all’altezza della stazione di Gioia Tauro. Le ultime carrozze avevano subito danni gravissimi: i morti erano 6, i feriti centinaia. Si parlò subito di incidente, errore umano, tragedia. Ma dal primissimo istante in molti guardarono con sospetto a quanto appena caduto. Non sono giorni tranquilli per l’Italia e soprattutto per la Calabria. Da settimane, ormai, la città di Reggio Calabria è scossa da un’importante rivolta seguita alla decisione di assegnare il capoluogo di regione a Catanzaro invece che alla città sullo Stretto. Dopo la fase iniziale, ad emergere con forza alla guida della prot

Il maestoso platano di Curinga (Cz)!

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  di Maria Lombardo  Questo singolare platano dalle forme bizzarre, che ricordano una piovra posta su un piccolo poggio, vegeta vicino all'eremo di S. Elia vecchio, di origine bizantina, è situato alla periferia alta del paese di Curinga (a circa 800 mt) ed è segnalato da un cartello in legno. Giunti all'eremo occorre lasciare l'auto e scendere a piedi lungo il sentiero in mezzo a una pineta, dopo poche centinaia di metri si vede il patriarca. La presenza del platano orientale nel Mezzogiorno d'Italia è ben nota e viene largamente riconosciuto il suo significato di elemento transadriatico, estrema penetrazione verso occidente di un tipico albero orientale, diffuso lungo le sponde fluviali, ma spesso risalente come a Creta e in Sicilia, nelle valli che sfociano verso il mare. Sempre a Curinga, vicino alla chiesetta della Madonna del Soccorso e ad una fontana, vegeta un altro patriarca, un pioppo nero di ben 10,7 metri di circonferenza che potrebbe essere il pioppo più gr

Sapete che gli amari calabresi sono ormai diventati un’eccellenza italiana nel mondo.

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  di Maria Lombardo  La gamma di prodotti che la nostra regione offre su questo mercato è sempre più ampia ed affermata. Ingredienti nostrani quali bergamotto, limone, arancia, finocchio selvatico, liquirizia, mirto, genziana, rosmarino e molti altri costituiscono una materia prima di assoluto valore che combinata con ricette antiche e tramandate per secoli rendono questi amari di altissima qualità. Per citarne alcuni possiamo spaziare dal più classico Amaro del Capo passando per Kephas, Kaciuto, Amaro Silano fino ad arrivare a Jefferson e Rupes. Questi ultimi sono noti in tutto il mondo per essersi aggiudicati (rispettivamente nel 2018 e nel 2020) il Word Liqueur Awards fronteggiando migliaia di rivali provenienti da ben 150 paesi. Gli amari si confermano dunque l’ennesimo Made in #Calabria di cui andare orgogliosi.

CALABRIA TERRA DI GIGANTI ? SCOPRIAMOLO INSIEME!

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  di Maria Lombardo  Negli anni’60 a Davoli nel Catanzarese sono stati rinvenuti due scheletri giganti. Precisamente in contrada Gornelle, durante i lavori di costruzione di un edificio scolastico, sono venuti alla luce due tombe assai grandi con dentro i resti di due esseri di statura 2 metri e 30 circa. Il popolo si ricorda bene di questo episodio ma la stampa tacque anzi dove finirono questi scheletri non è dato sapersi. Pare che i due scheletri giganti siano stati conservati per un periodo presso il cimitero comunale per poi sparire. E' emerso che antiche civiltà avrebbero trattato le rocce in modo molto diverso da come facciamo oggi.   Alcuni indizi farebbero sospettare l'esistenza di un'antica civiltà di esseri giganteschi, dalla forza spropositata che avrebbe dominato il mondo prima della comparsa dell'uomo e che all'uomo avrebbe lasciato, impressi nella roccia, segni del proprio passaggio. Un esempio in tal senso potrebbe riguardare proprio il territorio di