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Visualizzazione dei post da giugno, 2020

Pane di Cuti: gustoso e unico. E’ calabrese il pane più buono al mondo.

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di Maria Lombardo NEL RIONE CUTI A ROGLIANO (CS) IL PANE SI FA DA SEMPRE. Qui, tra vicoli, case e profumi riecheggia ancora un passato fatto di lavoro e fatica, ma anche e soprattutto di storie, tutte al femminile. Il pane di Cuti è un po’ il simbolo della vita di quelle donne che lo hanno sempre preparato, lavorandolo come le loro madri, e ancora prima, le loro nonne, avevano insegnato loro. Mani in cui sono custoditi antichi saperi, tradizioni ed usanze; quelle stesse mani, che la sera prima facevano “u levato” o “a ùavatina” (cioè il lievito madre). Questa pasta poi, messa nella majilla riposava sotto ad un leggero telo di lino o di cotone oppure sotto una coperta di lana. Il pane di Cuti nasce da queste premesse, cariche di significato. Così questo pane si fa testimone di una realtà autentica Un prodotto a lievitazione naturale, profumato e gustoso, rigorosamente cotto a legna, in un forno costruito secondo le indicazioni di un vecchio “mastro”. Ed è orma

“Fasulu povirieddu iangu” l’ecotipo del Parco Nazionale del Pollino Calabrese.

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di Maria Lombardo Ho conosciuto questo buonissimo prodotto calabrese parlando con Teresa Maradei che nella sua azienda agricola Terraegusto ha riscoperto la coltivazione di questo prodotto antico.  E’ un’ azienda agricola specializzata nella coltivazione di ecotipi locali di  cereali e legumi questa di Teresa Maradei . È ubicata a Mormanno, in Calabria, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino.Le superfici coltivate si estendono a diverse altitudini e sull’intero territorio comunale, perché hanno scelto di rimettere a coltura i terreni abbandonati per ricostituire quel mosaico agricolo che ha caratterizzato il territorio a lungo! La diversità di quota (dai 500 m slm a 1100 m slm)   consente e garantisce di poter coltivare in asciutta e in irriguo e di seminare varietà che prediligono differenti microclimi. Rispettano la  stagionalità delle coltivazioni , legate ai saperi locali che i nostri contadini ci raccontano. Ma torniamo al “fasulu povirieddu iangu” viene coltivato da

Sapete che lo scoglio dell’Isola a Palmi (RC) fu luogo dell’apparizione di San Fantino insieme alla Madonna, nel sec. VIII?

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di Maria Lombardo Anticamente chiamato Πέ t ραι υήες   ovvero Pietre delle navi, (le navi saracene) che ha assunto nel dialetto la denominazione di Petri Niri (Pietre Nere). È nota a tutti i pescatori e conoscitori del mare, “a sicca i San Fantinu”   a qualche miglio al largo in direzione del Tempio di S. Fantino. Qui avvenne il prodigio del naufragio delle navi (miracolo n. 18 - bios di San Fantino) immaginate di trovarvi attorno all'anno 700, quindi nell'ottavo secolo dopo Cristo, sul promontorio di fronte allo scoglio dell'isola,dove oggi sorge il Lido Tahiti. Ebbene cancellate dalla vostra mente per un attimo quello che state vedendo adesso, perché la realtà ed il paesaggio a quel tempo erano ben diversi. La serie di alti scogli davanti al Taurianòs scòpelos diventò il palcoscenico di un miracolo che ci viene riportato da Pietro il vescovo nella sua Cronaca. Siamo infatti nel VIII secolo e la mattina del 24 luglio, giorno di festa in onore al santo locale, San

Caffo produce il disinfettante per riutilizzare le mascherine monouso

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di Maria Lombardo Cresce di giorno in giorno il numero delle aziende virtuose che hanno deciso di riconvertire la loro produzione, commercializzazione o parte di esse, per andare incontro alle necessità del Paese chiamato a combattere con tutte le proprie forze contro il Coronavirus. La conversione è in gran parte orientata a compensare la carenza di dispositivi medici di protezione. In particolare, c’è bisogno di mascherine monouso, fondamentali per proteggere il personale medico e paramedico, ma non solo, che sono praticamente irreperibili. Gruppo Caffo 1915  ha messo a punto  una preparazione in grado di sanitizzare le introvabili mascherine monouso, rendendole di fatto, riutilizzabili.  A differenza di altri più famosi disinfettanti, la preparazione del Gruppo Caffo 1915 è idonea al trattamento disinfettante dei dispositivi di protezione individuale, avendo le caratteristiche indicate dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico dell’Agenzia Industrie Difesa. Le istruzioni d’u

Marmellata di albicocche: conserve antiche di Calabria.

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di Maria Lombardo Non mancava mai nella dispensa delle massaie di Calabria. Non manca mai nemmeno ai giorni nostri oltre ad essere una dolce tradizione è una golosissima tentazione. Preferita da bimbi e non su luculliane crostate impastate con amore e prodotti sani. Ingredienti 1 kg di albicocche 500gr dizucchero Procedimento Lavate e snocciolate le albicocche che devono essere ben mature. Sistematele in una casseruola, aggiungete un pò d’acqua, scolatele e aggiungete lo zucchero. Fate bollire ancora per 30 minuti e fate raffreddare. Passate la polpa ottenuta al setaccio, invasate, chiudete bene i barattoli e sterilizzate facendoli bollire per altri 15 m.

Cosenza ed il moto carbonaro del 1837: i Borbone la sedarono nel sangue.

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di Maria Lombardo Inutile continuare le solite nenie neomeridionaliste non esisteva nessuna Calabria ricchissima e nessun calabrese che amasse la corona di Napoli. In Calabria la Carboneria era molto attiva!  Nel ’37 del 1800 Cosenza si stava preparando a mettere in atto il suo moto che i Borbone sedarono spietatamente, le condanne a morte inflitte come regali.  Tra i reati ascritti agli insorgenti, e che furono determinanti per la condanna a morte col terzo grado di pubblico esempio, ci fu anche quello di aver diffuso il colera con sostanze velenose. Ovvio che nessun carbonare aveva sparso polveri nell’acqua per decimare il popolo. A Cosenza il colera fece 600 vittime e nel mentre agiva il Comitato patriottico di Cosenza, composto da Domenico Abate, Luigi Pollano, Raffaele Laurelli, Carlo Calvello e Nicola Lepiane aveva deciso di organizzare un moto insurrezionale per il 22 luglio. Si unirono poi Pasquale Abate, Antonio Stumpo e il sacerdote Luigi Belmonte di Marano Marchesano

CONFETTURA DI FIORONI I FICHI DEL MESE DI GIUGNO: " ficazzani"

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di Maria Lombardo La Confettura di fioroni ”FICAZZANI”preparata con con questi bei fioroni, (sono i primi fichi del mese di giugno) è diventata una dolce specialità. In Calabria, Il fico è stato sempre stato un albero molto diffuso ed i suoi frutti copiosi sono stati considerati il pane dei poveri perché, freschi o essiccati, contribuivano a sfamare la popolazione delle zone rurali. È un albero rustico e resistente che si può trovare ovunque in Calabria. Alcune varietà di piante (le bifere) fruttificano due volte l’anno ((hanno una produzione precoce di “fioroni”a giugno oltre alla principale in agosto-settembre), altre (le unifere)fruttificano una volta sola. Sono una ricca fonte di potassio, per cui aiutano a regolarizzare e tenere sotto controllo la pressione arteriosa . Hanno una fonte preziosa di zuccheri naturali e semplici ma sono anche ricchi di sali minerali e fibre. Se consumati freschi apportano, solo 47 kcal contro le 247 kcal dei fichi secchi. Ingredienti

Sapevate che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel 1981 passarono le vacanze a Tropea?

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di Maria Lombardo Per i calabresi non è una notizia di storia qualunque, visto la carature dei personaggi citati in calce. E’ la moglie di Borsellino, Agnese, che in un suo testo ci racconta del soggiorno dei due giudici in quel di Tropea. Era il 1981 ed i due giudici non erano sotto scorta! Borsellino e Falcone furono ospiti dei coniugi Francesca Sunseri e Giuseppe Lo Torto, quest’ultimo figlio del sostituto procuratore della Repubblica di Palermo Pasqualino (1916–1964) di Tropea. Lo ha fatto senza trascurare che la famiglia Lo Torto qualche anno dopo ospitò sempre a Tropea anche Giovanni Falcone. Ed ecco cosa annota Agnese Borsellino “Stamattina, nei ricordi belli miei e di Francesca ha fatto capolino anche un’altra incredibile gita. Un’estate partimmo in macchina. Paolo non era ancora scortato, eravamo liberi di gestire i nostri spazi e il nostro tempo. Partimmo in diciassette da Palermo, destinazione: Costiera amalfitana. Prima tappa, Tropea, dove Francesca ha una grazi

“ U iornu i San Giuvanni” l’arte erborista calabrese:" l'ogghjiu russu"

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di Maria Lombardo Tantissime sono leggende intorno all'olio di iperico in cui si mescolano sacro e profano: raccolto il 24 giugno durante il solstizio d’estate è lasciato a macerare al sole per imprigionare tutta la potenza della sua energia, volta a curare lesioni e inestetismi della pelle.L’olio di iperico è un oleolito ottenuto dalla macerazione dei fiori di Hypericum perforatum in un olio vegetale, e dotato di una potente azione cicatrizzante, utilissimo in caso di ustioni, scottature, ferite e piaghe da decubito."Serbatoio" naturale di carotene (provitamina terpenica contenuta nelle carote e in numerosi vegetali a cui conferiscecolorazione rossa o arancioflavonoidi (ipericina, rutina, quercetina e l´iperoside), l’olio di iperico è ricco di proprietà ed è conosciuto anche col nome di olio di San Giovanni. L’iperico erba di San Giovanni, perché il giorno dedicato a questo santo corrisponde al 24 giugno, che coincide col tempo della raccolta e preparazione di

Pizza piccante con la 'nduja di Spilinga (VV)

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di Maria Lombardo Ingredienti (per due pizze) 300 g di farina 4 g di lievito di birra fresco 7,5 g di sale 150 ml di acqua 100 g di mozzarella 6 cucchiai di polpa (o passata) di pomodoro alcune cucchiaiate di 'nduja calabrese olio extravergine di oliva Preparazione Con questa ricetta Viviamo la Calabria   propone una variante golosa e piccante della pizza, squisito piatto unico protagonista della cucina italiana, arricchita da una specialità calabrese: la gustosissima e infuocata 'nduja. Preparare innanzitutto l'impasto per la pizza. Suddividere la farina in due contenitori e l'acqua in due recipienti; in metà dell'acqua sciogliere il lievito di birra fresco, nell'altra metà il sale. Impastare metà della farina con la soluzione d'acqua e sale e l'altra metà con quella di acqua e lievito, finchè non saranno omogenei; unire quindi i due impasti e lavorare finchè non si otterrà un unico impasto liscio ed elastico. Dividerlo quindi in

LA TONNARA ROMANA DI SANT’IRENE DI BRIATICO ( VV)

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di Maria Lombardo Oggi per Viviamo la Calabria parleremo esclusivamente dello scoglio della Galea. Ebbene si la leggenda narra   che fosse stato una prigione dove i pirati venivano torturati dalle sirene, ma la storia e l’archeologia che non sono scienze democratiche ci dice che fosse una tonnara romana. Tra l’altro delle due rinvenute in Calabria, (l’altra nella Rocchetta di Briatico), quella di Sant’Irene sarebbe la meglio conservata. Stando a quanto ci informa nei suoi scritti Columella in il De re rustica, presso la baia di Sant’Irene, era presente una grande pescheria. I tonni venivano avvistati dal promontorio di Sant’Irene, da cui ancora oggi è possibile notare le rovine di una torre quattrocentesca. I pescatori in mare, a bordo delle loro barche, mantenevano un sistema di reti che permetteva ai pesci vivi di dirigersi nella direzione di un sistema di vasche, costruite nelle cavità dello scoglio e comunicanti con delle vasche presenti in spiaggia, attraverso dei pont

Il “Diavolicchio di Diamante” patrimonio della capitale piccante

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di Maria Lombardo La Calabria è conosciuta a livello nazionale ed internazionale per i suoi cibi saporiti, per il sole, il mare, i salumi, i formaggi e per l’immancabile peperoncino. Perché immancabile? Semplice! È molto raro non trovare diverse tipologie di peperoncino, fresco sott’olio o essiccato, sulle tavole dei calabresi, come è altrettanto raro non trovarlo nelle ricette tipicamente calabresi (anche se viene sempre aggiunto come opzione facoltativa).Di norma si sa che in tutta la regione si producono diverse tipologie di peperoncino, ma la regina del peperoncino rimarrà sempre Diamante (Cosenza) dove ogni anno si svolge il prestigioso  Festival del Peperoncino, ricorrenza importante e seguita da calabresi e non. Conosciuto fino a qualche anno fa col nome di   cangarillo  oppure “peperoncino a sigaretta”,  da qualche mese a questa parte il particolare peperoncino piccante prodotto esclusivamente a Diamante adesso si chiama  “Diavolicchio Diamante”  ed è una delle più

Un "Miracolo" di Sant’Antonio a Chiaravalle (CZ)

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di Maria Lombardo Nel 1935 il chiaravallese Vincenzo Sestito fu colpito da una forte broncopolmonite.Stava malissimo e i familiari, temendo il peggio, chiamarono il Medico Arturi che non abitava molto lontano dalla sua casetta. Purtroppo il dottore, dopo aver visitato il paziente, disse che ormai c'era ben poco da fare e che ,anzi, secondo il suo parere, il povero Vincenzo difficilmente avrebbe superato la notte. E se ne andò promettendo di tornare i l mattino dopo per dargli un'occhiata, ma convinto, dentro di se, di dover redigere l'atto di morte perchè ordinargli altre medicine era inutile. Ad un certo punto, durante la notte, Vincenzino ,come lo chiamavano tutti, si rianimò per qualche minuto e ansimando urlò che sulla parete difronte al letto, vicino al quadro della madonna vedeva Sant'Antonio che gli sorrideva dolcemente e gli faceva segno di sollevarsi. I suoi cari, che non vedevano nulla pensarono che stava delirando e che, perciò, sarebbe morto di li