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Visualizzazione dei post da gennaio, 2018

La Sicilia dopo l'Unità ...Tutto cambi, perchè nulla cambi.

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di Maria Lombardo   Collocata al centro del Mediterraneo, storicamente facente parte di tutti i processi economici, sociali, politici, culturali e religiosi, la Sicilia si caratterizza lungo tutto il Risorgimento come elemento di instabilità. Il 2 dicembre 1860, a Palermo Vittorio Emanuele II riceveva dalle mani di Antonio Mordini i risultati del plebiscito cita il Renda nelle sue innumerevoli opere:”Con tale atto formale la Sicilia, entrò a far parte del regno d'Italia sotto la monarchia Savoja” (1). Per la Sicilia e la sua gente fu l'inizio di una nuova storia. Al termine di tale processo, nell'isola certamente più travagliato e meno lineare che altrove, la Sicilia risultò cambiata nelle sue istituzioni e nelle sue strutture, e si trovò allineata volente o nolente, con le altre regioni italiane. Il risultato più sorprendente fu dato dal plebiscito del 21 ottobre votarono secondo la formula:” Il popolo italiano vuole l'Italia una e indivisibile con Vittorio Eman

Storia delle grotte rupestri in Calabria.

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di Maria Lombardo  La Calabria è una Regione altamente montuosa ragion per cui è facilissimo incontrare molte grotte su tutto il territorio. Per poterle avere tutte "sotto mano" mi sono rifatta al “Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico” della Regione Calabria, documento nato dalla normativa sulla catalogazione, tutela e conservazione dei beni nazionali. Abitate fin dal Paleolitico è possibile datarle attraverso i graffiti sulle pareti, sono le Grotte di Talao a Scalea,la Grotta del Romito a Papasidero. Altre grotte di questo periodo sono: la Grotta della Monaca di Sant’Agata di Esaro (CS) e la Grotta del Santuario della Madonna a Praia a Mare (CS). Del Neolitico sono le Grotte di Sant’Angelo presso Cassano (CS), fine dell’Età del Bronzo ed epoca medievale. Dell’Età del Bronzo c’è la Grotta della Petrosa – Trachina di Palmi (RC). E’ comunque, proprio grazie ad alcuni di questi ritrovamenti che è possibile pensare ad origini preistoriche di numerose altre grott

Anche in Calabria esiste la Casa dei fantasmi: si trova a Reggio Villa Gullì.

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di Maria Lombardo  E' chiaro che l'intento di  VivialolaCalabria è quello di raccontare il più possibile la Calabria pensando anche agli aspetti ancestrali. La nostra Regione merita per tutti i motivi elencati in anni di lavoro di essere ricordata per la varietà di luoghi per tutti i gusti ed esigenze. Reggio Calabria la città più popolosa della Regione una delle città più belle per la sua storia la sua arte e le sue innumerevoli sfaccettature, annovera tra i luoghi da visitare Villa Gullì. Edificio fondato nel 1753 su un'antica villa gentilizia che da quel momento appartenne alla famiglia Gullì. Oggi l'abitato è conosciuto tra i Reggini come la Casa dei fantasmi abbandonata nell'incuria più becera fin dal 1943 quando misteri e oscuri fatti si sono celati dietro queste mura. Molte persone, affermano di aver visto la figura di un uomo magro, vestito di nero, vagare tra le stanze in rovina; altri dicono di aver udito un pianoforte suonare e una voce chiamare l

Storia di un Santo Calabrese sconosciuto: San Giustiniano Coniglio di Davoli.

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di Maria Lombardo  Ebbene si, la Calabria Ionica, può vantarsi di aver dato i natali a San Giustiniano Coniglio una vita particolare e di difficile collocazione storica ma non per questo difficile da raccontare. La conoscenza di un territorio si può, anzi si deve portare avanti anche studiandone le personalità che in certi luoghi hanno vissuto. Siamo a Davoli un piccolo e suggestivo centro che sorge a pochi chilometri da Soverato, il territorio è diviso in tre sezioni: la marina, la collina e la montagna, aventi ciascuna conformazioni e caratteristiche diverse. Purtroppo non si possono stabilire le origini di questo centro marittimo poiché le fonti storiche sono poco attendibili ma si può intuire che probabilmente fu fondato dai Greci. Intorno all'anno 1000 le coste calabre vennero funestate da malaria e incursioni turchesche che spinsero i popoli ad abitare le alture, Davoli non fu immune a questo percorso, i suoi abitanti decisero di posizionarsi sull'attuale piano

L’antica tradizione ceramica di Seminara Calabra (RC).

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di Maria Lombardo Seminara ameno borgo situato tra  il monte Sant’Elia e la piana di Gioia Tauro e immerso nel verde degli uliveti. Ulivi secolari sono uno scrigno per questo lembo di terra che con l’arte della ceramica sono il vanto di Seminara. Tradizione della ceramica che fece riecheggiare il nome di Seminara già nel ‘700 al pari di Caltagirone. Arte popolare non c’è ombra di dubbio molto apprezzata per la curiosità e le forme creative dei manufatti. Pezzi unici nel genere; nelle loro particolari forme, riproducono oggetti arcaici di carattere religioso o votivo, e nelle decorazioni si rinnovano simbologie cristiane. In questo centro oltre  a grottesche maschere apotropaiche in ceramica che in singolo articolo ho trattato il genere, legate al mondo magnogreco e al teatro, considerate amuleti e scaccia mali, si producono utensili d’uso quotidiano e contenitori per il vino, la cui particolarità è dovuta alle loro forme “ lancelle , vozze  e  vozzarelle , cannate, cuccumi , po

COSTUME POPOLARE CALABRESE E NICOTERESE BREVE RICERCA .

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di Maria Lombardo  “ I muggheri di mericani vannu alla missa cu setti suttani preganu u Signuri mu nci manda nu miliuni manda dinari maritu mio “ Sestina rinvenuta negli atti di un convegno tenuto a Napoli da Antonio d'Aloi molto significativa diffusa tra Nicotera e Limbadi come cambiamento del folklore a seguito della grande guerra .Va innanzitutto precisata la difficoltà incontrata durante il viaggio nei costumi popolari calabresi da me intrapreso per omaggiare la mia Terra : le Calabrie è proprio così che dopo attenti studi storici mi è gradita chiamarla .L'excursus parte senza ombra di dubbio dal materiale reperito in Calabria Citeriore o Citra come dir si voglia,l'abbigliamento calabrese è stato fin dall'800 oggetto di studi attenti partendo dai cosidetti “pagus” le pacchiane ormai simboli di un 'abbigliamento ricoperto dall'oblio della memoria .Tuttavia nell'area dell'odierno cosentino si concentrano etnie diverse ( Valdesi ed Albanesi )

Pasta Mbruscinata con Polpettine: le lasagne calabresi della domenica.

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di Maria Lombardo   E' cosa nota a tutti che il mio principale intento con questa carrellata di articoli pro Calabria, è quello, di guidare i gentili turisti sul cosa vedere in questa terra “sauvage” il cosa mangiare e perchè no sul cosa acquistare, poiché la gamma delle bellezze artigianali calabresi è vasta e di ottima fattura. Un desiderio da parte di chi come me conosce a fondo questa terra e di invitare i gestori dei locali ad allineare i menù a queste ricette antiche. Il turista vuole e deve mangiare calabrese! Questa leccornia tutta calabrese era il piatto della domenica, ed era davvero molto ricco! Con una sola porzione ti saziavi per due giorni, mi raccontano le anziane che ancora portano avanti questa tradizione. Sarebbe una sorta di pasta al forno che variava nella ricetta di paese in paese. Il rito domenicale partiva dal ragù di carne con un mix di carne aromi vari e salsiccia. Il sugo di ragù si doveva cucinare a fuoco lento ed a lungo. Ecco come le massaie ca

La segheria certosina di Serra San Bruno.

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di Maria Lombardo  Tutte le Certose erano delle vere e proprie piccole industrie non ne fece eccezione quella di Serra. Esse a livello lavorativo venivano gestite dai conversi, delle abili figure laiche che svolgevano i rapporti esterni visto e considerato che i certosini rifiutavano qualsiasi contatto con la realtà esterna. Erano le cosi dette grange ed erano gestite da un frater grangerius. Delle industrie del tipo forni, segherie e via dicendo che costituivano l'economia delle certose e di queste località. Effettivamente si puntava ad ampliare il concetto delle grange per poter fungere da attività mono aziendale al fine di garantire così autonomia ai monaci. Dalla documentazione fornitami dal Caridi apprendo che la lavorazione del legname era un' affare molto antico:” E' un'area interna, la cui produzione principale è rappresentata dal legname e dall' allevamento; la terra non coltivata, presenta rigogliose foreste di faggi, ontari, castagni e prati precl

CAPONATA alla calabrese che goduria!!!!!!!!!!!!!

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di Maria Lombardo  Quando si cita la caponata non si può non pensare ai sapori e agli odori della bella Sicilia ma attenzione la caponata è anche calabrese. Ogni provincia sicula però sfoggia la sua variante a seconda dei prodotti a “chilometro zero” prodotto in loco così succede  per la Calabria. Sono riuscita ad intercettare ben 37 varianti diverse! Il piatto è diffuso comunque in tutto il Mediteranneo ma l'accostamento con l'isola di Trinacria è opportuno. Considerato un contorno o addirittura antipasto era invece il piatto unico dei contadini. In sostanza un buon con panatico!. Il termine deriva dal capone un pesce a carne molto pregiata, la Lampuga siciliana. Un pesce solo per i ricchi servito con salsa agrodolce tipica della caponata. Il popolino non potendo permettersi il pesce molto costoso lo sostituì con le melanzane, che avevano in quantità! Inoltre vi è chi sostiene che sostiene che il nome del piatto derivi in realtà dalle "caupone" (dal latino &q

Mastru Bruno Pelaggi e la sua “Littira o Patreternu.

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di Maria Lombardo Mastranza di la Serra Bumbajiuoli di Mungiana Rugnusi di li Prunari Suca ventu d’Arena Hiannaccari di Dasà Mastazzolari di Surianu Cordari di Polia Mangiagargi di lu Pizzu Jestimaturi di Parmi Frischiottari di Siminara Latri di Pellegrina Janchi e russi di Bagnara Jetta càntari di Scilla Nigozianti di Villa Pistazucchi di Catona Puttani di Riggiu. Sharo Gambino. Non conoscevo la figura di Mastru Brunu come era conosciuto nella zona di Serra San Bruno dove visse ed operò all'indomani dell'Unità d' Italia. Ma deve essere considerato come uno dei poeti naif calabresi! Rappresenta però assieme all'abate Martino anch'esso calabrese la massima espressione di poesia e prosa di protesta contro il nuovo Stato Italiano e non solo. Iniziò a “scrivere”su consiglio del Ministro Chimirri suo mecenate che da sconosciuto avvocato di provincia si trovò Ministro nelle fila della Destra.Durante il ‘900 postbellico, molti eminenti rappresentanti della letteratu

Il Profumo la Calabrisella torna dal passato. Visitando San Giorgio Morgeto ( RC).

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di Maria Lombardo Calabrisella, prodigioso aroma di cui mi aspergo la mancante chioma. I profumi di Nizza e di Parigi non sono nulla dinanzi ai suoi prodigi. E tu sprigioni come da una serra, il profumo ideal della mia serra! (A. Cavalieri). Un' antico profumo calabrese La Calabrisella, sinceramente pensavo non si producesse più!. E' senza dubbio una fragranza al bergamotto, alla zagara ed al gelsomino, fragranze della terra di Calabria che inebriavano la pelle delle donne di Calabria nei giorni di festa. I miei ricordi sono legati a mia nonna che usava questa essenza che si faceva portare da mio nonno dalle fiere in Calabria dove vendeva i giocattoli. Profumi e balocchi,era una canzone antica che mia nonna soleva canticchiare la domenica mattina quando si apprestava a far il giro del mercato di paese. La distillazione di liquori e profumi in Calabria ha una tradizione millenaria, fatta da sapienti artigiani profumieri che mescolarono questi profumi calabri, creando la Ca

A pitta maniata una torta salata calabrese.

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di Maria Lombardo Si chiama “pitta maniata” perché questa torta rustica va mescolata unendo tutti gli ingredienti. E’ presente in tutta la Calabria ed è molto apprezzata specie d’inverno. Una pitta che deve essere lavorata con “olio di gomito” in modo che la pasta lieviti ed i cucurci si distribuiscano in modo omogeneo. Questo piatto ricco si prepara regolarmente da Carnevale fino a Pasquetta, almeno nei tempi passati oggi la troviamo quando la massaia decide di preparare tradizionale e genuino.Intanto si parte da una base di pasta per pizza o pane  farina, lievito, acqua e sale q.b poi si aggiungono i cucurci a pasta “lievita” altre invece li adagiano mentre si prepara la pasta base, si può fare come si vuole! Attenzione i cucurci vanno sciolti in acqua calda e poi mescolati nell’impasto. Insomma era un piatto contadino fatto con quello che rimaneva nella “caddhara” dei ricchi e raccogliendo questi residui nasceva un prodotto squisito.  Eccovi gli ingredienti:  500 gr di

Il simbolo della Calabria e del Parco del Pollino :il Pino Loricato.

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di Maria Lombardo  Non si può parlare di Calabria senza invitare il gentile viaggiatore ad ammirare almeno per una volta il Pino Loricato. Albero monumentale che da sempre ha trovato il suo habitat naturale nel Parco del Pollino, tra Calabria e Basilicata. Sul nome scientifico del simbolo calabrese sono stati spesi fiumi d'inchiostro, da Hermann Chris nel 1863 venne definito Pinus heldreichii; poi nel 1864 come Pinus leucodermis ossia pino dalla corteccia color ghiaccio. E' chiaro che al momento della scoperta non si era stati capaci di identificarlo decentemente, brancolando nel buio. Tuttavia mentre i botanici discutevano sul nome questo miracolo della natura calabrese era conosciuto solo dai pastori del Pollino. Infatti nei periodi di transumanza solevano raccogliere la resina di questo pino che veniva impiegato per costruire bauli resistenti alla salsedine ed usarli durante la navigazione per raggiungere le Americhe da parte dei nostri emigranti. Altri ancora ne face

Scrimbia e il giovane Calamo. La mitologia ad Hipponion.

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di Maria Lombardo Nella mitologia greca è cosa molto facile incontrare dei o semi dei innamorarsi di comuni mortali, questo successe alla ninfa Scrimbia ad Hipponion oggi Vibo Valentia. Hipponion venne edificata dai locresi sul finire del VII sec. a.C. Scrimbia era una delle Idriadi che popolavano Hipponion. Il suo aspetto di bella ragazza conferitogli dalla sua natura Potameide grande benefattrice rendeva rigogliosa la natura hipponate. Sua abitudine era cantare felicemente durante i periodi di caccia, per favorire la buona riuscita dell’impresa. Aveva però un difetto non era immortale come le sue sorelle, questa caratteristica la spinse ad essere attratta da amore e passione. La ninfa Scrimbia cede al sentimento d’amore che la spinge verso un giovane mortale che la corteggia da tempo. Il loro amore incosciente sfiderà le dure leggi del padre degli dei che punirà entrambi con il tormento di una pena immutabile. Un’inclinazione così forte che faceva di lei la protettrice dei f

La Lira Calabrese lo strumento antico di Monte Poro.

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di Maria Lombardo  Le origini di questo strumento affondano le radici in tempi non sospetti, dove da semplice Lira diviene Calabrese. Di solito siamo abituati ad immaginare la Lira come uno strumento greco adagiato nelle mani di Mercurio, il quale in giovane età, intrattenendosi a colloquio con una tartaruga, privò crudelmente l’animale della sua casa e tese, all’interno del guscio, sette corde di budello di pecora, costruendo così la prima lira. Mitologia ma a cui dobbiamo rifarci se vogliamo conoscere i nostri usi e costumi! Mercurio però decise che questo curioso strumento dovesse finire nelle mani di Apollo che lo donò al figlio Orfeo. Un curioso giro che lo fece divenire immortale! Orfeo infatti era il più famoso poeta e musicista, inoltre furono le Muse che dovettero insegnargli lo strumento. Orfeo divenne il primo suonatore della Lira Calabrese riusciva ad addomesticare gli animali feroci ed a calmare le greggi. Un vero miracolo! E' chiaro che lo strumento proviene d

Emilio Sacerdote, - nome di battaglia Comandante Dote. Un calabrese contro la shoah

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di Maria Lombardo  La storia che vado a raccontarvi è una storia straordinaria che interessò uno dei tanti figli di Calabria Emilio Sacerdote da Monteleone. Emilio nasce nella vecchia Monteleone oggi Vibo da un ufficiale e da una Monteleonese Virginia Pugliese cognome vistosamente ebreo. Dopo aver ricevuto dal Governo italiano varie onorificenze per il coraggio dimostrato nella Prima Guerra Mondiale, ricevette persecuzione e morte. Ironia della sorte! Emilio non passò molto tempo nella sua Monteleone però si sentiva a tutti gli effetti calabrese e Monteleonese. Pur non avendo vissuto molto tempo in Calabria, sappiamo dalla sua famiglia che si considerò sempre calabrese. Una storia davvero drammatica se consideriamo per intero la Shoah e sicuramente non siamo del tutto felici che un figlio di questa terra perì e soffrì molto a causa di scelte scellerate. Rinomato magistrato, studiò ed operò a Milano dove nel '38 a causa delle leggi razziali viene offeso in tribunale. Il motiv

L’ULTIMA EROICA BATTAGLIA DEI BRETTI.

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di Maria Lombardo La nostra Regione fu abitata dai Bretti popolo libero che dal 354 a.c e per un secolo protessero con armi in mano queste t erre. Divenuti liberi dal giogo lucano, vennero sottomessi dai Romani che li sottomisero con ferro e fuoco. Ogni anelito di orgoglio bruzio venne sopito dai Romani che li sottomisero in toto, cancellando lingua, cultura, arte arrivando al punto di non permettere ai “calabresi” l'entrata nell'esercito tra le fila dei soldati, dove erano obbligati a servire come attendenti (servi) dei magistrati romani. Uomini valorosi e quindi temibili poiché si ribellarono ai propri padroni. Narra una leggenda che mercenari libici vennero spediti in Calabria e crearono disordini a Siracusa presso la corte di Dioniso. Non tornarono più in Sicilia e stanziati in Calabria diedero via alla stirpe Bretta. Il Bruzio iniziò a formarsi man mano con una confederazione di 12 città, Consentia ebbe l'onore di essere “capitale” seguì poi Aufugum oggi Mo

Ecco a voi Sua Maestà la n’dujia calabrese.

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di Maria Lombardo Niente è più chiaro nell’affermare che nella cultura contadina calabrese il maiale fosse tenuto in grande considerazione per le provviste alimentari che garantiva per tutto il corso dell’anno, è dimostrato dal fatto che ancor oggi, nelle famiglie calabresi, non è scomparsa la consuetudine di ammazzare il porco nei mesi invernali per farne salsiccia, soppressate , capicolli e la ‘nduja. Più volte vi ho spiegato in questo blog ed in altri che l’uccisione del maiale costituiva un vero e proprio rito, che si protraeva per almeno tre giorni necessari per la lavorazione , nelle sue varie fasi, avvalendosi della collaborazione prestata nell’occasione dalle comari e dai parenti che, invitati , accorrevano per dare una mano d’aiuto e brindare in allegria con vino generoso e genuino. C’è un detto popolare , di antica memoria ; “ Cu si marita è cuntentu nu jornu, cu ammazz u porcu è cuntentu n’annu”. Non v’è dubbio che partecipare ad un banchetto può deliziare un giorno