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Visualizzazione dei post da marzo, 2018

Le focaccine salate di Pasqua più amate dai calabresi grecanici: “i fraguni.

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di Maria Lombardo Torte salate o focaccine poco importa la Pasqua calabrese è un tripudio di sapori ineguagliabili. Prodotti dalle massaie calabresi che lavorane pane e amore per la tavola di Pasqua: pasta pane, meglio se fatta con lievito madre, ricotta freschissima, formaggio primo sale e soppressata piccante sono gli ingredienti indispensabili per preparare gli sfiziosissimi “fraguni”. Attenzione care lettrici c’è la versione dolce che vi spiegherò prossimamente! “Fraguni” è un termine latino che vuol dire sformato da “flado” o dal greco” fagun” e penso sia ‘etimologia più accreditata. Sono del tutto simili ai dolci greci pasquali lichnarakia, termine che significa lampada o luce, che indica anch’esso l’origine sacra di questo cibo. Ora vediamo cosa serve per farle in casa: 500 gr di semola di grano duro 50 ml di olio evo un cucchiaino di sale 10 gr di lievito di birra acqua qb a “chiamata” si dice dalle mie parti 300 gr di ricotta di pecora freschissima 50 gr di p

La Pasquetta Calabrese: scampagnata e Tiana alla Catanzarese.

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di Maria Lombardo  In Calabria qualora il tempo lo consente si praticano le scampagnate il cosi detto “ Pascuni” atteso con trepidazione specie dai bambini, ma spesso vige il ditterio “ Natali o solliuni e Pasca o focuni”. Contraddizioni calabresi! A Catanzaro per Pasquetta si prepara un must della cucina locale, agnello piselli e carciofi, preparato nella Tiana un tegame di terracotta diffuso in tutta la Regione. E' la classica ricetta pasquale che può essere realizzata sia con l'agnello che con il capretto, piatto questo accompagnato da patate fumanti. Non mi dilungo oltre eccoVI cosa urge Ingredienti: 1,5 Kg di agnello 3 carciofi 800 g di piselli 1 bicchiere di vino bianco mollica di pane raffermo pecorino grattugiato sale, pepe,prezzemolo, olio. Ora passiamo al procedimento la Pasquetta fuori non può attendere. Pulite i carciofi e lessateli per pochi minuti prima tagliateli a spicchi ed intanto lessate i piselli per pochi minuti. Nella tiana si adagia l’agnello p

A Soverato(CZ) il martedì dopo Pasqua si celebra “ a Galilea”.

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di Maria Lombardo E’ una festa attesissima non solo per i Soveratesi ma per tutto il comprensorio, una festa che oltre ad ospitare una bellissima fiera detta appunto fiera della Galilea o dell’Angelo famosa per il commercio del bestiame, si pratica “ a scinduta di Santi a Galilea.” . La Galilea a conti fatti è l’indiscussa festa di Soverato in Calabria non c’è paese che la festeggi così. Ma perché si festeggia la Galilea?. Il rito rievoca l’episodio evangelico in cui Cristo Risorto invita gli apostoli a precederlo in Galilea. Questa prima di divenire una pratica per festeggiare una seconda festa di primavera era l’usanza pastorale di riunirsi. Anticamente la Pasquetta cadeva il martedi’ successivo e veniva chiamata: il ‘Martedi’ di Galilea’. Si partiva da casa con ceste di vimini cariche di vivande di ogni tipo: dalla soppressata alla ”pitta china” accompagnata da fiumi di vino. Era un modo per celebrare la vittoria di Gesù sulla morte, un modo per esorcizzare lo scampato peri

''Mpiulatu”,un'antica ricetta della tradizione calabrese preparata per Pasqua .

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di Maria Lombardo U ‘mpiulatu è  la pitta di pane ripieno di Paola e Fuscaldo  (CS) e dei paesi confinanti, il pane ripieno è comune in tutta la  Calabria , anche se conosciuto con nomi diversi, a "Pitta china" ,  ‘Pitta maniata o la ‘Guastella nel Lametino insomma come volete chiamarla. Più volte ho parlato di queste torte rustiche luculliane fate tesoro. Effettivamente dopo avervi spiegato molti dolci pasquali ma non tutti, oggi vi propongo qualcosa di salato ma rigorosamente legato alla Pasqua. Anche se ha delle varianti nella farcitura, la base è sempre la pasta del pane ed è una pitta antica che si tramanda da generazioni. U ‘mpiualatu   viene   preparato, nei giorni precedenti la Pasqua, in grandi quantità così da poterne offrire alle persone bisognose e che non potevano permetterselo o a chi aveva subito un lutto in famiglia e non preparava festeggiamenti, era uso che nel forno venissero bruciate le palme dell’anno prima. La decorazione voleva delle strisce che

Riti sconosciuti della Settimana Santa di Castrovillari ( Cs): “Le Tremore”

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di Maria Lombardo In tutta la Calabria la settimana che precede la Pasqua è arricchita da riti carichi di reminescenze spagnole, riti cupi, lividi ma carichi di sapere antico. Il popolo castrovillese come tutti i calabresi sentono le celebrazioni della Settimana Santa in modo solenne e suggestivo e sono molto partecipate. Iniziamo con lo spiegare che in quasi tutta la Regione già dal primo venerdì di marzo si comincia a preparare l’”excursus” della Settima pre-pasquale   i membri della confraternita della Morte e di San Leonardo si ritrovavano nella chiesa di Santa Maria delle Grazie e provvedevano ad assegnare ai fedeli le statue di legno o gesso e cartapesta (chiamati “misteri”) che rappresentavano i vari personaggi  della Via Crucis e che sarebbero state portate in processione il Venerdì Santo.  Fatta questa breve parentesi andiamo a spiegare cosa sono le “tremore”. Le “tremore “ è un rito antichissimo che si svolge a Castrovillari partendo dal lunedì dopo la domenica delle P

A Savelli nella Sila Crotonese si vive una Domenica delle Palme sui generis: Fronde dei morti.

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di Maria Lombardo A Savelli nel cuore della Sila succede da secoli una situazione “sui generis” dopo la benedizione delle Palme che si svolge come in ogni borgo calabrese con giubilo ed ilarità, tra grida festanti di bambini che corrono per il paese con palme e rami di ulivo. Una festa che non è rintracciabile in nessun altro luogo e fino agli anni ’50 era molto frequentata dai cittadini de paesi vicini. I forestieri portavano fronde di palme ornate con arance o fazzoletti di seta che lasciavano poi al cimitero di Savelli. Subito dopo la benedizione che avviene in una piazza gremita di gente come se si volesse dar vita ad un rito diverso, i cittadini di Savelli si mettono in fila per recarsi prima al Calvario Vecchio oggi al cimitero. Tutto si svolge in assoluto silenzio, la gente è cupa entra nel cimitero e si reca alla tomba   dei propri defunti. Per loro quello è anche un giorno di lutto!   E’ il giorno in cui commemorano il terribile sisma della vigilia delle Palme del 163

San Giuseppe a Reggio Calabria: “i zippuli ca’ ricotta”.

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di Maria Lombardo In questo mio blog sono solita raccontarvi la Calabria, non poteva essere diversamente, mi sono documentata su come si vive la devozione a San Giuseppe in Calabria ed ho trovato davvero molti riti. A Reggio Calabria oltre i riti preparano un dolce “i zippuli reggini” ebbene si per San Giuseppe solo in questo giorno si rompeva il digiuno. Le zeppole di San Giuseppe sono dolci tipici e la sua preparazione varia da regione a regione, la tradizione vuole che le zeppole vengono preparate il 19 Marzo giorno nel quale si festeggia San Giuseppe. La leggenda sulle zeppole è molto bella si dice che   dovette fuggire   in Egitto con Maria e Gesù per mantenere la famiglia vendeva frittelle, per questo motivo le zeppole divennero i dolci tipici per festeggiare San Giuseppe e la festa del papà. Nella città di Reggio Calabria le zeppole di San Giuseppe vengono farcite con ricotta di pecora.  Ecco a voi la ricetta originale delle zeppole reggine dose:  250 gr. di farin

Il cruento brigante calabrese: Francesco Moscato alias "Vizzarro"

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di Maria Lombardo Su Francesco Moscato, temibile e terribile brigante calabrese aleggia un fitto mistero, detto “u Vizzarru” il bizzarro per il suo carattere arcigno e avvolte crudele. Di Vazzano originario col passare degli anni si dimostrò di una forte personalità e di uno spirito gagliardo ed indomabile umore aspro e indole capricciosa con tali parole lo sintetizza Sharo Gambino autore del testo Vizzarro.  La lettura integrale dell’opera di Gambino Vizzarru casa ed.Frama di Guardavalle Centrale 1981 ha illuminato maggiormente le mie conoscenze sul fenomeno del brigantaggio calabrese sia del periodo napoleonico che postunitario. Lo scrittore abile ed esperto giornalista ha affrontato saggiamente la storia del brigantaggio calabrese, interviene a questo punto una delle frasi più celebri e ricorrenti dell’opera Vizzarru :” considerato il più feroce, e romantico del tempo capace di ostacolare in Calabria il governo illuminato dei francesi”. Le notizie sul brigante a conti f

Il “Castello” di Caria ( VV), la dimora estiva del filosofo Pasquale Galluppi.

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di Maria Lombardo Un palazzo gentilizio dimora estiva del famoso filosofo Pasquale Galluppi di Tropea.   Nella quiete e nella tranquillità il filosofo amava pensare e per questo le sue estati le passava a Caria. L’edificio che vediamo oggi campeggiare su Caria è stato costruito nel 1900 sui ruderi di una costruzione   del ‘700. Dai primi del 900 fino ad oggi il palazzo appartiene alla famiglia Toraldo e furono proprio loro a ricostruirlo con fattezze da castello. Volgarmente lo si chiama castello perché proprio nel 1920   vennero aggiunte delle merlature in stile neomedievale. Molto particolari le bifore ogivali goticheggianti e lo splendido balcone balaustrato, decorato con murature simili a tende. Interessane il giardino, dove sono presenti splendidi alberi secolari.   Si sviluppa su due piani al pian terreno trappeto e magazzini, sopra il piano nobile con parco giardino e chiesetta di famiglia.A pochi anni dalla conclusione dei lavori la famiglia Toraldo ospita il 4 nove

C’erano una volta a Nicotera (VV) i giardini pensili e le logge dei Ruffo: “ Arretu o castejiu”.

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di Maria Lombardo E’chiaro che a Nicotera l’uso dei toponimi è molto utilizzato per indicare posti del nostro ridente borgo medioevale. Oltre modo in altri numeri di questo blog ho ampiamente spiegato che quello che noi chiamiamo “castejiu “ è solo un topos per indicare che in quel posto sorgeva un grandissimo maniero Normanno. Quello che oggi campeggia su Nicotera bando alla ciance è solo un palazzo gentilizio lungi dall’essere un castello e come tutte le dimore gentilizie che si rispettimo possedeva dei bellissimi e rigogliosi giardini pensili.  Munito di un favoloso giardino pensile per allietare le giornate estive del casato, con loggiati e splendidi terrazzi panoramici vanto delle maestranze napoletane scrivevo in articoli precedenti.  Eh si i Ruffo trascorrevano a Nicotera solo il periodo estivo mentre rimaneva dimora ufficiale il castello di Scilla. Il più grande di questi giardini pensili è l’angolo che noi chiamiamo “arreto o castejiu” , a questo giardino pensile si acc

Le Marzellette di Soriano Calabro (VV) dolce luculliano.

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di Maria Lombardo Altro cavallo di battaglia dei dolci di Soriano Calabro sono “i martelletti” biscotti molto antichi.   La grande varietà di questi dolci è legata sia alle tradizioni religiose, con le specialità che venivano - e vengono tuttora - portate ai santi patroni come offerte rituali, sia al mondo contadino, come si nota dalle forme che riproducono cavalli, capre, pesci e altri animali, simboli del legame dell’uomo con il suo territorio. Si narra che siano giunti a Soriano grazie a un monaco misterioso, che li avrebbe regalati alla popolazione, per poi sparire nel nulla. Gli abitanti di Soriano sarebbero riusciti a fare i biscotti, riproducendo esattamente la ricetta sconosciuta. Fonti molto più certe dicono invece che furono i monaci certosini, e poi anche i domenicani, a insegnare l’arte della pasticceria ad alcuni abitanti di Soriano, che crearono poi questa specialità. La caratteristica di questi biscotti è la forma oblunga assomigliano vagamente ai cantuccin

La panificazione calabrese:”‘U pani ‘i casa”.

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di Maria Lombardo Con il termine “pani i casa” in Calabria si ricorda l’antica arte che ogni massaia conosceva:la panificazione nelle proprie case. Era questo l’unico modo per beffeggiare la fame in tempi di magra. Grande rispetto hanno i calabresi per il pane che non si butta, se cade si raccoglie e si bacia. Grande sacralità non c’è che dire! “‘U lavatu” era presente in ogni casa e si tramandava di madre in figlia, bisognava curarlo questo lievito madre e poi possedere il forno a legna una vera manna dal cielo. La tradizione vuole che sul pane messo a lievitare si faccia un taglio a forma di croce e a volte si mette dentro anche un rametto di ulivo benedetto. In molte zone della regione mentre si impasta il pane, si recita così: Crisci crisci pasta, cumu nostru Signuri ‘ntra la fascia. Nella nostra Regione questa arte trovò grandi riscontri il clima che permette una lievitazione perfetta, alle materia prima, dalle farine all’acqua pura di sorgente fino al legno di ulivo che in