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Visualizzazione dei post da aprile, 2022

Lo sapete? I costumi di Montalto Uffugo (CS) e dintorni furono nella rappresentazione parigina de "I Pagliacci" di Leoncavallo

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Crediti foto: https://biografieonline.it/   di Maria Lombardo  Com’è noto, Ruggero Leoncavallo quando da ragazzo aveva vissuto a   Montalto Uffugo, era stato colpito da un cruento fatto di sangue   che gli aveva ispirato la composizione de   "I Pagliacci". In quegli anni (1865) giocava con un altro ragazzo del luogo: Rocco Ferrari che diventerà un bravo pittore. Quando il maestro, ormai famoso, dopo avere rappresentato la celebre opera nei teatri di mezza Europa, per l'esibizione di Parigi, volle la scenografia e i costumi i   più aderenti possibile alla realtà del luogo, si    rivolse a   Rocco Ferrari che gli inviò una serie di disegni dei costumi dell’epoca che sono oggi una testimonianza preziosa per gli studiosi delle nostre   Tradizioni popolari. Attenzione cari lettori per scoprire il tutto basta una visita a Montalto Uffugo ameno paesino ed al Museo intitolato a Leoncavallo! Ma chi era Ruggero Leoncavallo? Ebbene   compositore tra i più importanti di quel moviment

Conserve calabresi del mese di maggio:” cipuddhuzzi all’olio” …lampascioni sott’olio

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  di Maria Lombardo  I lampascioni sono delle cipolle selvatiche di dimensioni più piccole rispetto alle cipolle tradizionali e si differenziano anche per il loro sapore più amarognolo. Questa tipologia di cipolle è reperibile nelle regioni del Sud Italia, soprattutto in Puglia, Basilicata e Calabria. E’ un’usanza tipica   conservarli sott’olio: così facendo, dopo la preparazione di questa ricetta, i lampascioni possono essere abbinati come contorno per i piatti a base di carne o pesce oppure possono accompagnare varie tipologie di antipasti ed essere un ottimo condimento per le insalate o le frittate. Ingredienti : - 1 kg Lampascioni - Aceto Di Vino - Olio D’oliva Extra-vergine - Sale - Pepe Bianco In Grani - 2 Peperoncini Piccanti - 2 Foglie Alloro - Menta Piperita Essiccata - Spicchi Aglio Procedimento : Pulire i lampascioni dal terriccio. Sbucciarli, lavarli e alla base, dopo aver eliminato la radice, praticare un taglio a croce. Lessarli in acqua, aceto e

San Ferdinando (RC): storia di un paese nato dal duro sacrificio dei massari dei Casali di Tropea

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  di Maria Lombardo  Come descritto in articoli precedenti nel 1818 Vito Nunziante ottiene la conferma di bonificare le terre paludose di Rosarno. Dopo che le campagne furono prosciugate e rese adatte alla coltivazione, accorsero in massa dai Casali di Tropea e dai villaggi del Monte Poro i contadini con le proprie famiglie divenendo i primi coloni di quella "Terra Promessa". Ma fu Vito che favorì l’arrivo di questi massari, che a quei tempi teneva a Tropea il quartiere generale. Quei contadini erano davvero esperti nel loro campo ed inoltre la crisi del 1815-1820 colpì la popolazione agricola di Tropea e di Capo Vaticano. Sorgono per ospitarli le “casette” in tutto 6! Il governo borbonico invece inviò i condannati al confine nelle isole l’unico mezzo da parte dello Stato Borbonico di sanare quel lembo di terra “povero e pazzo” di Calabria Ultra. Si sentiva il bisogno proprio di valorizzare e sanare le province meridionali. Ciò era il risultato di tanti secoli d'incuria d

Frittata di cacciofuleddhi selvaggi: la succulenta frittata calabrese di carciofini selvatici

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di Maria Lombardo    Ingredienti per 4 persone: - 300 g di carciofini selvatici; - 5 uova; - 1 spicchio d’aglio; - 20 di pecorino grattugiato; - Sale q. b.; - 1 dl di olio di oliva:   Pulite accuratamente i carciofini e poneteli da parte; sbattete le uova in una ciotola, aggiungete i carciofini interi, l’aglio tagliato sottilmente e il formaggio. Amalgamate il tutto e salate. Versate in una padella l’olio, portate ad ebollizione, versate il composto e fate cuocere da entrambi i lati per una decina di minuti circa. Servire la frittata con un’insalata di patate novelle lessate.

Lo yogurt della Sila dell’Azienda Scrivano un prodotto meritevole

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 di Omar Falvo Una cura certosina dei dettagli, una location mozzafiato, degna delle migliori pellicole televisive, una cartolina a cielo aperto, sono questi, solo alcuni, dei tasselli presenti nell’azienda Scrivano-Terre D’Altopiano. Nel cuore della Sila, a pochi minuti dal Centro Visitatori Cupone, esiste una realtà dai contorni fiabeschi, una realtà che miscela la tradizione alla tecnologia 4.0. Sapori, colori, la vera autenticità: questi gli ingredienti   dei prodotti del luogo. La passione, il sacrificio, lo studio, il talento poliedrico, e soprattutto l’amore viscerale per questi luoghi, per la Sila, di Sandro Scrivano   e della moglie Marta tratteggiano un dipinto, metaforicamente parlando, di creazioni: un dipinto vista lago. Una delle punte di diamante dell’azienda è lo yogurt di montagna:   gioia adrenalinica   per il palato. Una produzione che va oltre il chilometro 0. Il vicino allevamento di mucche permette di ottenere una qualità unica e introvabile altrove. Un prodotto,

“U sciroppu i pipi i majiu” : sciroppo di fiori di sambuco

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Crediti foto: https://www.peramore-ciboinviaggio.com/  di Maria Lombardo  Già penso che farò questo sciroppo di sambuco perché estrinsechi le sue particolari virtù protettive e di guarigione. L’ infusione di questi fiori ha un effetto sudorifero e combatte i sintomi influenzali. In caso di tosse, favoriscono la fluidificazione del muco. Una volta in cucina, metto in una pentola le 30 infiorescenze di sambuco e 1,5 litri d’ acqua, lascio macerare per un giorno insieme a due o più limoni tagliati in quattro con buccia, in modo che i fiori rilascino tutto il loro colore e aroma nel liquido, poi filtro e aggiungo all’ acqua così aromatizzata 1 kg di zucchero, metto sul fuoco e faccio sciogliere lo zucchero. Servitelo freddo diluito con acqua!

Il tesoro di Sant’Eufemia, dalla Calabria al British Museum di Londra.

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                                             foto: Felicia Villella di Maria Lombardo    Il tesoro è costituito da gioielli di epoca magnogreca ritrovati nel 1865 in contrada Terravecchia nella piana di Sant’Eufemia, in pratica l’area centrale tirrenica calabrese. I monili ritrovati, così come spiega lo storico Vincenzo Villella sono “un diadema, parti di due o tre collane, terminali di un paio di orecchini a spirale, pezzi di alcune cinture, un anello e frammenti di altri ornamenti appartenenti ad una o più donne ricche”. Non mancano   “un numero imprecisato di monete bronzee che sarebbe stato il corredo di una sepoltura. Tutti i pezzi sarebbero stati realizzati dalla stessa bottega di quel maestro-artigiano che viene definito il ‘Maestro di Sant’ Eufemia’, il quale li avrebbe realizzati tra il 330 e il 300 a. C.”. I documenti degli esperti che hanno ritrovato i monili descrivono nel dettaglio il tesoro composto da “quattro strisce in oro, facenti parte di una corazza, ritte a metà e

Odissea 2000, il parco acquatico di Corigliano-Rossano, tra i più grandi e apprezzati d’Italia

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  di Maria Lombardo    L’Acquapark, con le sue 7mila discese orarie e circa 56 mila discese al giorno, ogni anno accoglie circa 4 milioni di visitatori da ogni angolo della Calabria e non solo. La location s’attesta come imponente oasi del divertimento e s’ispira ai miti, agli dei ed agli eroi dell’antica Grecia. Certamente per le sue attrazioni distintive e da record, costituiscono esperienze pionieristiche già nella lontana estate del 1995. Sono pronte ad essere ridiscese e vissute dalle migliaia di visitatori, giovanissimi e adulti, gruppi di amici e famiglie, che saranno accolti nel grande villaggio acquatico di Contrada Zolfara, nell’area di Rossano, terza città della Calabria. Il “Big Olimpo”, tra le 27 attrazioni ludiche disponibili, resta l’unico roller coaster acquatico in Italia. Ci sono poi “Titano roler”, che si conferma lo scivolo più lungo d’Europa e Chimera, da percorrere a testa in giù (unico in Italia). Emozioni che verranno raccontate grazie anche alla costante presen

11 Maggio 1860, “mille avanzi di galera, comandati da un bandito, sbarcarono a Marsala”

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  di Maria Lombardo  Non vi spaventate del titolo è solo uno dei tanti sproloqui neomeridionalista scritto a casaccio e senza cognizione storica. Quei Mille furono il primo nucleo dell'Esercito meridionale, che conquistò il Regno delle Due Sicilie per unirlo al Regno di Sardegna tramite annessione; pochi mesi dopo fu proclamato il Regno d'Italia sotto la dinastia di Casa Savoia. Mi rivolgo ai neomeridionalisti ho scritto ampiamente nel blog di questo esercito documentatevi e solo poi potete scrivere la vostra. Occorre però considerare che l’Esercito garibaldino, anche se ispirato alle norme del regolare Corpo dei Cacciatori delle Alpi, era composto di volontari organizzati autonomamente in maniera spesso improvvisata, pertanto le ricostruzioni da parte degli storici, basate solo su documenti, possono incontrare limiti, in quanto la formazione dei reparti e la loro consistenza erano variabili e non sempre documentate come in un esercito regolare, anche per mancanza di tempo e di

La ginestra dei carbonai o "maiu maiu" e la tradizione dell'1 Maggio.

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 di Maria Lombardo  La ginestra dei carbonai (o maiu maiu), conosciuta anche col nome Cytisus Scoparius, vive in Calabria fino a più di 1500m di quota. Il nome Cytisus deriva dal greco kytinos, che è l'antico nome della Medicago arborea, mentre il sinonimo Sarothamnus deriva dalle parole greche "saros" (scopa) e "thamnos" (arbusto).In particolare, il nome specifico si riferisce all'antico uso di scopa rustica, adatta alla pulizia dei forni da pane : infatti, i rami erano flessibili e difficilmente infiammabili. Invece, il nome volgare di "ginestra dei carbonai" proviene dall'uso che veniva fatto dei suoi rami che, posti in cima alle carbonaie, consentivano alle cataste di legna, circondate dalla terra, di bruciare lentamente e trasformarsi in carbone. Inoltre, i carbonai usavano i suoi rami per costruire il tetto delle loro capanne, nei boschi dove lavoravano nel periodo estivo. È molto utile nelle scarpate e nei dirupi per la profondità dell&#

In Calabria è il periodo giusto per preparare il “rosolio i fraguli”

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  di Maria Lombardo  Amate da grandi e piccini, dolcissime e ricche di proprietà benefiche: stiamo parlando delle fragole, uno dei simboli dell’estate. Le fragole sono ottime da mangiare crude e sono molto versatili in ambito gastronomico, basti pensare che con questi deliziosi frutti si realizzano macedonie, dessert, risotti e liquori. Oggi vi proponiamo la ricetta del liquore fragolino, il liquore alle fragole anticamente usato in alcune regioni del Sud Italia come ‘elisir d’amore’. La preparazione del liquore alla fragola è davvero elementare: basta solo avere fragole mature e un po’ di pazienza. Ingredienti: - 250 g di fragole fresche; - 250 ml di alcool alimentare; - 150 g di zucchero; - 280 ml di acqua. Procedimento: Lavate le fragole e asciugatele, tagliatele a pezzi e inseritele in un barattolo di vetro. Coprite le fragole con l’alcool, chiudete il vaso ermeticamente e fate riposare in dispensa, al buio, per almeno 10 giorni. Trascorsi i 10 giorni, preparate lo sc

Realizzato in Calabria e donato al Papa dal garibaldino Achille Fazzari

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 di Maria Lombardo  Scoperto nel 1908, lo si riteneva ormai perduto. E’ stato individuato qualche anno fa nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Il manoscritto ispirò la pagina di storia più sorprendente dell'Italia postunitaria: l'incontro tra Papa Pio X e Achille Fazzari, uno dei più valorosi combattenti garibaldini e primo sostenitore della Conciliazione fra Stato e Chiesa.   Si tratta del Tetravangelo donato dal garibaldino Achille Fazzari a Papa Pio X nel 1908. In precedenza, il manoscritto era noto erroneamente come il codice donato dallo stesso Fazzari all’Abbazia di Montecassino, che gli studiosi ritenevano ormai perduto. Nel 2017, ci fu questa “riscoperta” fatta da Domenico Condito   la cui notizia prima apparsa sul Vivarium Scyllacense, la rivista dell'Istituto di Studi su Cassiodoro e il Medioevo in Calabria, con sede a Squillace (Catanzaro), che ha sostenuto il progetto di ricerca. La notizia, ripresa in italiano e in inglese dalla testata giornalistica Famedisud

Quando i Calabresi credevano che l’Erba dell’Ascensione avesse poteri di contrastare la negatività: la ruta selvatica

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  di Maria Lombardo    Ecco che ho deciso di “spolverare” tutti i riti che ho raccolto intervistando mia nonna Maria quando era vita, quante belle cose mi ha raccontato. In questo senso si collocava anche il credere come alcune piante particolari, animali o “ segni “ inconfondibili potessero contrastare la negatività. Tra le piante, quella dell’Ascensione (la ruta selvatica) veniva considerata uno dei segni augurali e premonitori. Questa doveva essere raccolta in un posto da dove non si poteva guardare il mare e andava raccolta in ore e giornata particolare. Doveva essere appesa ad un quadro, ad un chiodo ma comunque sopra al capezzale del letto. Questa pianticella, sradicata con le radici era facile trovarla e appartiene alle piante grasse. Si può scrivere, allora, come non avesse necessità di acqua e che pertanto potesse vegetare tranquillamente. E nelle case coloniche e di paese, dove l’umidità non era necessario “ comprarla “ , era facile osservare il rigoglioso risalire dei germ

"I Sonaglini Maggiori" sono dei fiori particolari che assomigliano ad orecchini:” i ricchijni da Madonna”

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  di Maria Lombardo  Tra aprile e maggio diceva mia nonna Maria anche le ragazze di povera gente potevano andare a messa con gli orecchini. Sembravano di carta colorata con una forma a pendaglio sembravano degli orecchini, infatti in dialetto Calabrese sono chiamati "I ricchjini da Madonna". Nei   tempi molti antichi   le donne usavano già   portare   gli orecchini. Ma i poveri non si potevano permettere un lusso, era solo per i ricchi indossare gioielli. Ma le ragazze se le inventano tutte pur di fare bella figura. Andavano nei campi a trovare qualche fiorellino da usare come orecchino, si dice che   anche la Madonna da ragazza andava con le amichette a trovare qualche orecchino. Quando la Madonna ha visto una pianta con dei fiorellini   bianchi chiamò le amiche e disse loro   che quei fiori erano adatti per gli orecchini ne spuntò ancor di più sembravano gioielli. Questi Sonaglini crescono spontanei nei sentieri e nei campi incolti nel mese di maggio, proprio il mese della

Per il 25 aprile festa della Liberazione voglio ricordare la storia di Natale Scuticchio calabrese internato e ritornato in Calabria al fine di raccontarci le atrocità naziste

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  di Maria Lombardo  Avrebbe raggiunto lo straordinario traguardo dei cento anni di vita proprio durante le prime ondate di Covid, ma Natale Scuticchio, classe 1920, non ha potuto realizzare il sogno di spegnere le 100 candeline assieme ai quattro figli e ai numerosi nipoti.   Da tempo malato, é morto nella sua casa di Longobardi (per cause non legate al coronavirus),   immersa in quella campagna prospiciente il mare che per tanti anni aveva coltivato con amore e dedizione. Era uno degli ultimi sopravvissuti tra i deportati e internati nei lager nazisti.L’armistizio dell’8 settembre 1943 lo aveva sorpreso a Salonicco (Grecia), dove la Marina Militare italiana aveva installato una batteria costiera. Fatto prigioniero dai tedeschi, era stato caricato, insieme a tanti altri suoi commilitoni, su un carro merci di uno dei tanti treni con destinazione Germania. L’internamento dei soldati italiani nei campi di prigionia tedeschi interessò 650.000 militari, quasi mille di loro erano calabresi.

Emanuele Riboli aveva 17 anni, la sua giovane età non fermò la 'ndrangheta che lo rapì, lo avvelenò e gettò il suo corpo in pasto ai maiali

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                                                            foto : Johannes Bückler  di Maria Lombardo  Siamo a Buguggiate, in provincia di Varese, qua la n’drangheta c’è da tempi non sospetti. Gli uomini d'onore, che si riempiono la bocca di parole come rispetto e valori, e allo stesso tempo considerano la vita umana meno di niente. Emanuele Riboli aveva 17 anni e frequentava un istituto serale nel capoluogo. Suo padre possedeva una piccola azienda che gli permetteva di condurre una vita abbastanza agiata, ma di certo non lussuosa. L'azienda del padre Luigi dava lavoro a qualche decina di persone, tra loro i fratelli Sergi, calabresi, i cui cugini, gli Zagari, erano a capo di una 'ndrina di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria. Il gruppo fiuta un colpo facile: rapire Emanuele, chiedere un riscatto e fuggire. Il ragazzo verrà rapito il 14 ottobre del 1974 mentre rientrava dalla scuola serale. Il riscatto richiesto sarà un miliardo di lire. Decisamente oltre le po

“'U PèSTIZZE” il calzone pasquale della cucina del Pollino calabrese e dintorni

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  di Maria Lombardo  Sin dall'antica Roma la parola: "Pasticcio" indicava una torta salata con qualunque tipo di ripieno. E' il nome tradizionale di varie preparazioni fatte con ingredienti vari, racchiusi in un involucro di pasta frolla. Nei ricettari dei secoli XIV e XV il Pasticcio compare in molte delle sue varietà a base di carni, selvaggina, pesci e crostacei. E' stato sempre considerato una vivanda di prestigio che spesso figurava nei pranzi di alto livello. Ancora oggi è molto diffuso come simbolo di continuità con la grande cucina Rinascimentale. Il Pasticcio veniva spesso inviato da una corte ad un'altra come dono durante i banchetti nuziale, come dono ai novelli sposi. Se ne facevano di varie forme e grandezze. Venivano spediti dentro bauli e arrivavano a destinazione dopo molti giorni e molte volte arrivavano deteriorati. Nel Pollino Calabrese e dintorni si è sempre usato nelle ricorrenze delle feste Pasqua. Un caratteristico piatto, insomma

Castello Scribla in Terrae Tarsiae: la prima fortificazione normanna in Calabria totalmente abbandonata

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 di Maria Lombardo  Oggi   per Viviamo la Calabria vi voglio mostrare un luogo davvero semi-sconosciuto ai più, completamente abbandonato e depredato, ma con una storia così tanto importante da aver influenzato le sorti della Calabria medievale. Quando si passa sulla SS19, si nota un'altura composta da ciottoli fluviali di forma oblunga di circa 40 metri: si tratta dei resti del Castello di Scribla o di Sant’Antonio di Stridula o di Stregola. Nel 1976 vi furono condotti scavi sistematici, diretti da Ghislaine Noyé e Anne Marie Flambard, che confermarono la storia e luoghi sostenuti dai cronisti della conquista Normanna, ma che nel frattempo erano andati perduti nella memoria e nella toponomastica della zona, tanto che il luogo veniva semplicemente indicato ormai come “Il torrione”. Gli scavi e più recenti studi storici hanno confermato che quei ruderi sono ciò che rimane del più antico insediamento normanno in Calabria. Nel 1044 Guglielmo Braccio di Ferro, insieme con Guaimaro IV,

La “Frosa” la frittata della Pasquetta di Pizzo Calabro (VV)

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  di Maria Lombardo  La "Frosa" una enorme frittata di almeno 12 uova a base di salame, formaggio, uova e "cicole" o "ziringuli" fatta nelle famiglie pizzitane il Lunedì dell'Angelo quale cibo da utilizzare per le uscite fuori porta. A Pizzo giorno di Pasquetta per tradizione si prepara "A Frosa" una frittata "Dietetica". Ingredienti : - 20 uova - 1 kg e un quarto di ricotta - Frittuli... a piacere - Nu gruppu i salami i casa - Parmigiano - Olio e sale q.b. N. B. Per cucinarla ci vuole pazienza e abilità perché dev'essere stretta e alta. Si consiglia di non mangiarla calda.

Ucraina, Odessa e un giovane Garibaldi

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  di Maria Lombardo  Forse pochi sanno che il Patriota italiano visse persino in quelle terre oggi zona di guerra. Difatti molti connazionali vivevano a Odessa, città sorta grazie all'ammiraglio napoletano Giuseppe De Ribas, cui ancor oggi è dedicata la via centrale della città, la celebre Deribasivs'ka. Egli invitò altri italiani a partecipare alla costruzione di un porto sul Mar Nero per conto della zarina Caterina II e ben presto, a inizio ‘800, un abitante su dieci era italiano. Cari neomeridionalisti che gongolate per la fondazione di questa città per opera di un napoletano ora dovete sentirla tutta! Tra XVIII e XIX secolo ad Odessa si formò un ceto di italiani agiati che svilupparono la città: la prima impresa commerciale fu di tal Stefano Venturi, la prima agenzia d'assicurazioni fu istituita nel 1806 da Benedetto Mercadalli e la prima banca commerciale nel 1826 da Giovanni Verani. Molti italiani trovarono la loro vocazione nell'artigianato, producendo vasellame,