Per il 25 aprile festa della Liberazione voglio ricordare la storia di Natale Scuticchio calabrese internato e ritornato in Calabria al fine di raccontarci le atrocità naziste
di Maria Lombardo
Avrebbe raggiunto lo straordinario traguardo dei cento anni di vita proprio durante le prime ondate di Covid, ma Natale Scuticchio, classe 1920, non ha potuto realizzare il sogno di spegnere le 100 candeline assieme ai quattro figli e ai numerosi nipoti. Da tempo malato, é morto nella sua casa di Longobardi (per cause non legate al coronavirus), immersa in quella campagna prospiciente il mare che per tanti anni aveva coltivato con amore e dedizione. Era uno degli ultimi sopravvissuti tra i deportati e internati nei lager nazisti.L’armistizio dell’8 settembre 1943 lo aveva sorpreso a Salonicco (Grecia), dove la Marina Militare italiana aveva installato una batteria costiera. Fatto prigioniero dai tedeschi, era stato caricato, insieme a tanti altri suoi commilitoni, su un carro merci di uno dei tanti treni con destinazione Germania. L’internamento dei soldati italiani nei campi di prigionia tedeschi interessò 650.000 militari, quasi mille di loro erano calabresi. Natale fu destinato allo “stammlager” di Kustrin. Di giorno i militari internati venivano condotti a svolgere lavori massacranti nei campi e nelle industrie, per poi rientrare a tarda sera nel lager. Il vitto, raccontava Natale, era costituito da una patata per pranzo e brodaglia la sera. Molti dei suoi compagni non resistettero alle privazioni, agli stenti, alle malattie, ai maltrattamenti. Si calcola che furono 40.000 gli IMI (Italianische Militar Interniarten) che non fecero ritorno. I lager in cui furono internati non erano molto dissimili dai campi di concentramento, anche se mancò la pianificazione dello sterminio in quanto i nazisti vedevano nei prigionieri manodopera preziosa per le industrie e per i lavori più pesanti. Ma Natale fu tra quanti riuscirono a salvarsi e a tornare a casa, aveva trascorso sei anni tra guerra e prigionia. Ora riposa nel cimitero di Longobardi, frazione del comune di Vibo Valentia, senza neanche aver potuto ricevere l’estremo saluto di parenti e amici a causa delle restrizioni imposte dalle misure in atto per contrastare il Covid-19.
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