Quando i Calabresi credevano che l’Erba dell’Ascensione avesse poteri di contrastare la negatività: la ruta selvatica


 

di Maria Lombardo 


 

Ecco che ho deciso di “spolverare” tutti i riti che ho raccolto intervistando mia nonna Maria quando era vita, quante belle cose mi ha raccontato. In questo senso si collocava anche il credere come alcune piante particolari, animali o “ segni “ inconfondibili potessero contrastare la negatività. Tra le piante, quella dell’Ascensione (la ruta selvatica) veniva considerata uno dei segni augurali e premonitori. Questa doveva essere raccolta in un posto da dove non si poteva guardare il mare e andava raccolta in ore e giornata particolare. Doveva essere appesa ad un quadro, ad un chiodo ma comunque sopra al capezzale del letto. Questa pianticella, sradicata con le radici era facile trovarla e appartiene alle piante grasse. Si può scrivere, allora, come non avesse necessità di acqua e che pertanto potesse vegetare tranquillamente. E nelle case coloniche e di paese, dove l’umidità non era necessario “ comprarla “ , era facile osservare il rigoglioso risalire dei germogli e poi la fioritura. Se fioriva, infatti , era di buon augurio, se seccava, al contrario non era un buon presagio. Abitualmente fiorivano tutte. Questa piantina si poteva cercare e quindi raccogliere solo la mattina in cui si celebrava l’Ascensione. Da questa ricorrenza religiosa aveva preso il nome di “ l’erva de l’Ascensione “.Era un'erba considerata magica, usata fin dall'antichità da streghe e guaritori per le sue virtù: Chiamata volgarmente "ombelico di Venere", questa pianta dai piccoli fiori rossastri , aveva il potere di attrarre la fortuna se veniva sospesa fuori dalle finestre in maniera tale che i fiori si volgessero sempre verso l'alto. Affinché l'erba dell'Ascensione, detta anche Erba della Fortuna, mantenesse il massimo potere benefico, doveva essere cercata all'alba e al momento della raccolta , per ottenere la sacralità del beneficio , occorreva venisse pronunciato il seguente versetto augurale:

 

“Ben trovata fhurtunejha, quandu Gesù jhia ppè terra! Chi ttì disse, chi ttì scrisse, Fhortunejha, chi ttì disse?”


 Accanto alle leggende e alle tradizioni, fanno parte di ogni popolo pertanto le superstizioni, che spesso non sono altro che sopravvivenze di idee e concetti antichi, aventi radici in un modo di pensare ancestrale.

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