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Visualizzazione dei post da settembre, 2017

500 anni e non sentirli: I mastazzola di Soriano.

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di Maria Lombardo Buon Compleanno al biscotto calabrese più buono delle feste paesane! I mostaccioli sono un dolce tradizional e di Soriano Calabro e Serra san Bruno. Il dolce ha origini antichissime, è un intreccio tra storia e leggenda tramandata negli anni da padre in figlio nel corso delle generazioni. La leggenda ne assegna la diffusione ad un monaco misterioso, apparso all’improvviso e sparito nel nulla, che li avrebbe offerti generosamente ad una popolazione contadina e povera come quella di Soriano. La storia invece è più chiara dei ditteri, l’introduzione dei mostaccioli si attribuisce ai monaci certosini del centro di S. Stefano in Bosco vicino Serra S. Bruno. Poi ai Domenicani del convento appunto di S. Domenico, sorto nel 1515, che hanno insegnato e sostenuto tra gli artigiani locali l’arte pasticcera, fiorente tra il 600 ed il 700, infatti tante sono le forme riprodotte dai cosiddetti "mastazzolari", che lavorano con le mani un comune impasto.

I 28 FUCILATI DELLA BRIGATA CATANZARO: I FANTI CHIEDEVANO IL RIPOSO/CAMBIO DI FRONTE E L’ESERCITO ITALIANO LI FACEVA FUCILARE.

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di Maria Lombardo Lo scoppio della guerra nel 1914  segnò la fine di un lungo periodo di pace e sviluppo economico della storia europea. La Belle Epoque che aveva creato stabilità in Europa stava lasciando il passo alla Grande Guerra iniziata nel 1915 che logorò l'Europa fino al 1918. La storia che oggi vi voglio raccontare riguarda la Brigata Catanzaro, nata a Catanzaro Lido il primo marzo 1915 con due reggimenti il 141º e il 142º. I soldati (circa 6.000) che ne facevano parte erano in maggioranza calabresi. Questi fanti sono contadini – molisani, calabresi, pugliesi e siciliani – figli della Questione meridionale, per la maggior parte analfabeti. Effettivamente la «Catanzaro» secondo i dati rinvenuti dal Saccà con rigore, spiegano come fu una delle Brigate più sfruttate dallo Stato Italiano. Furono inviati sul Carso dal luglio 1915 al settembre 1917. In prima linea a Castelnuovo, ed a Bosco Cappuccio, nel 1916 combatté a Oslavia, e durante la Strafexpedition sul monte Mo

L'ASTORE DI CALABRIA

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DI MARIA LOMBARDO E' proprio raro oggi parlare di Astore un magnifico e schivo rapace che è possibile ammirare con un po' di pazienza nelle zone montuose  che vanno dal Massiccio del Pollino, passando per la Catena Costiera, l’Altopiano della Sila e più giù verso le Serre e fino all’Aspromonte. Rapace veloce e abile cacciatore si getta su colombi e lepri. Osservando questo rapace si potrebbe cadere in errore per l'identificazione del sesso, ebbene si! La femmina è pù sviluppata del maschio ed il piumaggio muta con l'età. Il piumaggio stesso cambia a seconda del sesso ma entrambi posseggono un folto sopracciglio bianco. Un’altra caratteristica della specie è l’iride che va dal giallo, all’arancio o al rosso negli esemplari più maturi e, varia in base all’età e al sesso dell’animale, nei giovani è giallo verdastro. Nella nostra Regione ha individuato il suo habitat naturale, prediligendo per i suoi nidi zone riparate dove può crescere indisturbato.

La Chiesa Matrice di San Ferdinando (R.C).

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DI MARIA LOMBARDO Questa settimana per VIVIAMO LA CALABRIA mi trovo a San Ferdinando in provincia di Reggio Calabria, un bellissimo villaggio turistico con una storia recente ma intensa. Mi trovo qui per visitare la Chiesa Matrice voluta dai Nunziante. Per poterla ammirare si deve raggiungere la piazza del paese che porta il nome di Ferdinando Nunziante.Il 22 marzo del '44 Ferdinando Nunziante chiede al Re di ordinare al Comune di Rosarno lo stanziamento di 300 ducati per edificare una chiesa più grande, considerato che San Ferdinando era ormai cresciuta. Il Nunziante secondo gli studi attenti del Polimeni fa presente che la chiesetta edificata dal padre Vito adibita a contenere 100 persone ora non riusciva a contenerne:” circa mille” le quali sono costrette quando il tempo è buono ad ascoltare messa:” da fuori”(1). Aggiunge anche che il Comune di Rosarno possedeva la cifra ricavata dalle entrate dei fitti che i Nunziante pagavano e che il Comune poteva essere agevolato con

I Ruderi di Capistrello a Brancaleone.

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DI MARIA LOMBARDO La Calabria è una regione ricca di ruderi da riconoscere e collocare nello scacchiere della storia della nostra Regione , questa volta è il territorio di Brancaleone ad “ospitare” la nostra curiosità. L'Aspromonte è un posto quasi sconosciuto, specie verso le pendici orientali, ma intriso di storia e di leggende molto antiche. Proprio su questi pendii, nel comune di Brancaleone, si trova Capistrello” o in dialetto locale “Crapisteddhu” che secondo lo storico e ricercatore il Dott. Vincenzo De Angelis di Brancaleone era un antico maniero Saraceno. I territori di Capistrello e di Brancaleone erano divisi da un torrente, lo Ziglia. Si passava da una parte all’altra tramite un ponte passerella (che secondo una leggenda del luogo veniva costruito di giorno e disfatto di notte) finché una frana un giorno allontanò definitivamente i due luoghi.. La struttura dell’ipotetico castello è simile ad una piccola fortificazione, un luogo da cui, si racconta,

L'ABATE SACCHINELLI DALLA CALABRIA A NAPOLI COL CARDINALE RUFFO.

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DI MARIA LOMBARDO Il mio giusto peregrinare nella storia calabrese mi porta a conoscere fatti e personaggi che è do veroso condividere col popolo degli appassionati di storia. A carpire la mia attenzione è la storia della famiglia Sacchinelli di Pizzoni borgo del Monteleonese oggi Vibo Valentia. Scopro che tra la fine del 1700 e la prima metà dell'800 a far parlare le cronache locali e nazionali fu Vincenzo Sacchinelli. E’ il 18 aprile dell’anno 1766 quando a Pizzoni nasce Domenico Vincenzo Sacchinelli; il padre Francesco e la madre Serafina Conciatore è gente comune come tanta altra di quei tempi, gente dedita alla coltivazione dei campi. Volontà dei genitori è che il piccolo fosse destinato alla vita monacale ma dotato di spirito vivace e anche un po’ discolo lo dimostra allorquando chierichetto, si ribella alle autorità religiose del luogo, non condividendo i metodi rigidi degli insegnanti e dell’educazione che contemplava spesso anche punizioni corporali. Senza dubbi

Ricetta calabrese del passato: ricordate la torta della nonna pane e vino?

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DI MARIA LOMBARDO Che in Calabria si pratichi da sempre la cucina di recupero è fin noto, si cucinava con quello che si disponeva nelle povere e “genuine” dispense. Era però un successo qualsiasi cosa si preparasse! Questa torta la ricordano in pochi si preparava principalmente verso questo periodo quando si dovevano “sparanzare” e ripulire le botti. Si tratta di una torta preparata con quanto di più semplice si potesse avere in casa…   pane e vino . Ora vi spiego cosa urge: INGREDIENTI 500 g di pane duro mezzo litro di vino rosso 2 stecche di cannella 100 g di uva  1 cucchiaio di burro 100 g di zucchero  250 ml di panna  2 uova intere scorza di limone q.b. Semplicissima la preparazione, usare pane raffermo e metterlo a mollo il mezzo litro di vino rosso aromatizzato con cannella, un tempo con ciò che si aveva per 30 minuti.  Passata la posa strizzare il pane facendo fuoriuscire il vino in eccesso.Nel mentre in una  ciotola per alimenti  unire tutti gli ingredi

IL CASTELLO DI BIVONA (VV)

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di Maria Lombardo Il  castello di Bivona  fu fatto costruire dal governatore di  Monteleone Mariano D’Anagni  per conto del re angioino  Carlo III  nel 1304 dopo la guerra angioini aragonesi, fu edificato si pensa, sui ruderi dell’antico tempio della dea  Proserpina  ; che poi fu tramutato togliendo via il profano, nella cattedrale di Bivona, il luogo in questione fino ai primi del 700, era nomato “ Vescovato “. Il castello e’ munito di mura delimitate agli angoli da quattro torri cilindriche merlate. La fortificazione, a forma quadrangolare, rappresenta un superbo esempio d’architettura militare con sicure influenze d’oltralpe. Isolato da un vallo, s’ergeva su due piani ed era attorniato da spesse mura alte quindici metri. Nel sottosuolo vi erano stanze varie: alloggi per le truppe, refettorio, depositi per le derrate, cisterne per acqua, comprese le prigioni. Nel 1500 fu rimaneggiato per le installazione dell’artiglieria. S’ergeva vicino al mare a difesa delle marinate e

UNA CHIESETTA RUPESTRE E L’EREMITA DELLA “SANTA RUGA” O RUBRA GIOIELLO DEL VIBONESE.

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DI MARIA LOMBARDO “Nella costruzione della storia  esistono  tali verità costanti che, se  sollecitate forti emergeranno  per dannare la balbuzie  incauta del bestiario umano” Utilizzo le parole dell’archeologo Nicoterese Achille Solano, che avendomi incontrata di persona mi fa avere un suo scritto apparso su “ La Stadia”, nel quale leggo il lavoro archeologico del medesimo professore al fine di ricostruire la storia della chiesetta bizantina, da lui, stesso rinvenuta ed a pag 31 del medesimo libretto,  annota:”non me ne voglia nessuno se dal mio punto di vista, la sede delle memorie di Leone Luca da Corleone deve essere cercata a Santa Ruba, in territorio di San Gregorio D’ Ippona, piccola e graziosa cittadina, fiera e tenace custode di valori ancestrali della gente di Calabria”. Sul toponimo di “ Santa Ruga” esiste una testimonianza depositata nelle memorie italogreche e vuol dire Ruga ossia strada in dialetto calabrese. Ed è proprio in queste zone che viene portata alla

TORRE DELLA ROCCHETTA E TORRE SANT’IRENE DI BRIATICO ( VV).

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di Maria Lombardo Di Briatico Vecchio, che sorgeva su un colle alla destra della fiumara Murria, distrutto dal sisma del 1783, rimangono i ruderi del Castello medievale fatto edificare da Ferdinando Bisbal e dell’antico centro abitato, che all’epoca contava 12 chiese, 3 conventi e aveva un’enorme importanza storico-culturale. Sulla spiaggia restano solo due delle 5 Torri del sistema difensivo antiturco:  la Rocchetta , alta torre di vedetta costiera a pianta pentagonale,(nei pressi della Torre è da visitare l’antico Mulino della Rocchetta) costruita in origine dai greci, ricostruita dai romani, venne rimaneggiata in epoca medievale;  Torre Sant’Irene , eretta dal governo vice Reale Spagnolo a vedetta contro le incursioni barbaresche. La Rocchetta è ubicata sulla spiaggia a poche centinaia di metri dal porto vibonese. «Eretta probabilmente nel secolo X o secondo altre fonti nel 1270 per la difesa dalle incursioni saracene, la Torre detta della Rocchetta sorge imponente i

L’autunno calabrese con i “zinzuli” : i frutti del passato.

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DI MARIA LOMBARDO Bacche rossastre le Giuggiole ma per noi calabresi sono solamente “i zinzuli” ossia in botanica il  Ziziphus Jujuba. Attenzione in questo blog come in altri ho spiegato come si fa il brodo di zinzuli, lo faceva mia nonna e lo dava a noi nipoti quando il freddo si faceva sentire.  A primo sguardo possono sembrare olive questa forma allungata ci porta con la mente alle olive.  Sono bacche sode quasi croccanti che hanno un vago gusto di mela. Tuttavia anche la polpa ricorda la mela è bianca! Sinceramente io li preferisco sia croccanti che molli se lasciati di più sulla pianta ma un po’ “addimurati”  sembrano frutta secca e per questo si conservano a lungo. Usati per i problemi dell’apparato respiratorio preveniva o curava  le infiammazioni alla gola, i  raffreddori  e le bronchiti. Nella fitoterapia odierna le giuggiole vengono consigliate negli stati di affaticamento, insonnia,  ansia . Ma anche per contrastare i sintomi delle malattie da raffreddamento. I frutti

VINCENZO FONDACARO L’EMIGRATO DUOSICILIANO DI BAGNARA (RC) CHE ATTRAVERSÒ L’ATLANTICO SUL "LEONE DI CAPRERA"

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DI MARIA LOMBARDO (1844 – 1893) “… Se vi recate in Calabria, a Bagnara, non domandate chi era quel Vincenzo Fondacaro a cui, sul corso, in una piazzetta appartata con aiuole e alberi ben pettinati, è intestata la stele di marmo nero che, simile a prua di antica nave, si alza dallo scafo di una stretta e bassa vasca rettangolare e reca in alto, col suo nome, una data: 1881 e il motto latino: Audere semper. Vi sentireste rispondere era un «matto»!…” Così scriveva nella seconda metà del Novecento lo scrittore Romarin, nell’introduzione al suo libro “L’Allegro Capitano Vincenzo Fondacaro”.  In un opuscoletto senza data, firmato dal colonnello A. Iraca, per molti anni presidente della Pro Loco di Bagnara; ho trovato alcune interessanti notizie che ci parlano dell’impresa del Fondacaro. Per capire bene come effettivamente andarono le cose bisogna fare una piccola descrizione degli avvenimenti storici dell’epoca, che furono il preludio a quanto poi il capitano Vincenzo Fondacaro ri

LA CERTOSA DI SERRA SAN BRUNO (VV).

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DI MARIA LOMBARDO Serra San Bruno , cittadina simbolo e “capitale” delle  Serre Vibonesi , detentrice di uno dei tesori più belli dell’architettura certosina calabrese voluta e fondata da  Brunone da Colonia  passato alla storia come  San Bruno : è la certosa il luogo più suggestivo dell’intero comprensorio. Centro di maggior richiamo sia per le sue bellezze naturali i boschi secolari di faggio e abete ( Parco Regionale delle Serre ), sia per i luoghi di santità intrisi della figura del Santo eremita. Narrano le più importanti fonti storiche che Brunone stanco e deluso, dagli sperperi ecclesiastici decise di rifugiarsi alla vita ascetica nei boschi delle Serre calabresi , nella zona di  Spadola  (odierna provincia di  Vibo Valentia ), proprio in questi luoghi decide di stanziarsi nei pressi di una fonte e di una grotta dove diede inizio alla sua vita monastica. In territorio di  Calabria Ultra  appunto, dove era vivo il monachesimo italo-greco ,il monaco decise a conti fa

E’ CALABRESE DI CETRARO (CS) IL MUSEO PIÙ INNOVATIVO DELLA PENISOLA: IL MUSEO DEI BRETTII E DEL MARE.

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DI MARIA LOMBARDO Cetraro Cosenza , borgo calabrese affacciato sul Tirreno cosentino nonché nota località turistica della Riviera dei Cedri, ospita una delle realtà museali più innovative del panorama nazionale. Si è  proprio così , nulla da meravigliarsi si  tratta del  “Museo dei Brettii e del Mare”,  istituito nel dicembre 2011 con sede nello storico Palazzo del Trono: un’esposizione permanente di proprietà comunale allestita ed impostata secondo un criterio didattico, con una presentazione dei materiali secondo un percorso topografico e cronologico insieme, dai siti con i reperti più antichi a quelli con i più recenti, oltre a disporre di una avanzatissima sezione multimediale. I materiali esposti si riferiscono tutti alla storia del comprensorio cetrarese, ossia quella in cui si esprime il momento più significativo della presenza umana nell’antichità in quest’area, tra IV e III secolo a.C. Di grande interesse anche la  sezione dedicata al mare  con alcune anfore ritro