IL BATTISTERO DI SANTA SEVERINA: UNICO ESEMPIO DI BATTISTERO A CROCE GRECA IN ITALIA.



di Maria Lombardo



Tra le massime testimonianze del periodo bizantino della Calabria risulta essere il Battistero di Santa Severina provincia di Crotone, eppure prima degli studi di Paolo Orsi solo poche righe furono dedicate alla maestosa opera bizantina del X secolo da parte degli storici.
Non si hanno fonti sicure sull’origine e sul periodo di costruzione di questo singolare monumento a croce greca. Secondo i risultati dei restauri, che attualmente sono in corso, la costruzione del Battistero potrebbe risalire al VII-VIII secolo, ponendo così in discussione alcune date importanti della storia Bizantina di Santa Severina che dovrebbe essere riscritta.
Il Battistero sorge addossato alla chiesa Cattedrale di Santa Severina, antistante il bellissimo castello normanno detto di Roberto il Guiscardo. Gli studi dell’eminente archeologo che vennero divulgati sia dalla Chiesa che dalle riviste storiche aprirono un contenzioso sulla storia bizantina in Calabria.
Insieme al magnifico tempietto della Cattolica di Stilo, il Battistero di Santa Severina è il migliore esempio dello stile bizantino anteriore all’anno Mille rinvenibile in Calabria. Per poter comprendere la magnificenza del monumento l’Orsi così tuona:”E’ una rozza cupola attorno alla quale corre un atrio.
Visto dall’esterno esso si presenta coi tre elementi seguenti sovrapposti: corpo cilindrico dell’atrio, tamburo ottogonale rispondente all’alzata della cupola, lanternino cieco cilindrico, rispondente al vertice dell’ombrello.
Delle otto colonne, per quanto ho potuto vedere, una sola è in fabbrica, le altre di granito; la diversità della materia e più ancora dei diametri denota che esse vennero tolte da edifici antichi diversi. A queste anomalie teoriche rispondono anomalie formali, le corde e le saette degli archi sono diseguali, ed invece di avere archi normali a tutto sesto se ne osservano alcuni sformati e gibbosi di fianco. Sopra questi archi sorretti dalle colonne si slancia una cupola a spicchi, che prende la forma precisa di un ombrello aperto.
Invece fra il tamburo perimetrale e le colonne gira un atrio su cui è voltata una copertura a quarto di botte con spicchi rispondenti a quelli della cupola centrale. Formano un tirante, fra il tamburo perimetrale e le teste delle colonne, dei grossi prismi monoliti”.
Tuttavia la descrizione che ne fa  l’archeologo è totalmente completa a tal punto che altri studiosi vogliono identificarlo come: “un monumento veramente degno di attenzione, risultando essere l’unico, almeno in Italia, a presentare una pianta circolare con quattro appendici”.
Le otto colonne hanno però una funzione specifica,  aveva un significato simbolico nei battisteri bizantini, come spiega Sant’Ambrogio“ Era giusto che l’aula del sacro battesimo avesse otto lati, perchè ai popoli venne concessa la vera salvezza quando all’alba dell’ottavo giorno, Cristo risorse dalla morte.”
Le colonne, tolte da antichi edifici di età tardo antica, sono tutte di diverso diametro, per cui gli archi che le uniscono hanno luce diversa. I capitelli hanno semplici motivi ornamentali, due portano iscrizioni greche.
Dagli archi si sviluppa la cupola a spicchi senza costoloni.  Avanzi di affreschi bizantini risalenti tra il X ed il XII secolo, purtroppo poco visibili, si scorgono sulla parete sinistra del braccio di nord-est, mentre l’affresco sulla parete sinistra del braccio di nord-ovest dovrebbe raffigurare San Gerolamo e datarsi al XV secolo.
Dalle ultime operazioni di restauro del Battistero bizantino non è emersa nessuna vasca battesimale, lasciando pensare che in origine il monumento fosse una chiesa autonoma. Il fonte rinvenuto viene invece datato da Paolo Orsi a non prima del XVI secolo, comunque estraneo all’edificio bizantino che lo stesso così lo definisce:”opera rozza e senza valore d’arte forse del XVI secolo”.
Inoltre nel 1927 a  studiare l’unico battistero a croce greca in Calabria fu Pietro Loiacono per un restauro del monumento. L’interno è illuminato da due finestre nel corpo cilindrico e da quattro nel tamburo ottagonale.
Nel Battistero è stato collocato di recente un sarcofago raffigurante un guerriero del 1500, si tratterebbe dell’effige del generale Angelo del Duca, eroico personaggio Santaseverinese intorno al quale si narra una leggenda: Nel tempo in cui Santa Severina era assediata dagli Angioini, i Santaseverinesi trovandosi in difficoltà, si recarono presso la tomba di Angelo del Duca, un valoroso guerriero, e lo pregarono di venire loro in aiuto.
Angelo del Duca, non si sa se in sogno o direttamente parlando a qualcuno, consigliò ai Santaseverinesi di mungere gli animali e insieme al latte delle puerpere fare tante ricotte e formaggi da buttare ai nemici. In tal modo questi avrebbero creduto che i cittadini avevano ancora molto cibo e che potevano quindi resistere all’assedio ancora a lungo. Così avvenne. Gli Angioini, scoraggiati, abbandonarono l’assedio e Santa Severina fu liberata.
Letture attente dei documenti  bibliografici ed una accurata visita in loco, hanno permesso di capire che molti  dei monumenti del borgo fanno ancora molto discutere.
Ed il Battistero rientra in questa carrellata, ad oggi questo meraviglioso gioiello è in fase di recupero per ridonarlo ai Sansaverinesi con fattezze identiche al passato.

Bibl.: P. Orsi, Le chiese basiliane della Calabria, Firenze 1929; P. Loiacono, Sul restauro compiuto al Battistero di Santa Severina, in Boll. d’Arte, XXVIII (1934-35), pp. 174-85; id., Restauri alla chiesetta di S. Filomena a S. Severina, ibid., pp. 502-09.

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