STIGNANO RC: VILLA CARISTO ESEMPIO BAROCCO DELLA CALABRIA BORBONICA.




di Maria Lombardo


In un ‘invidiabile posizione naturale, sorge Stignano. Il suo nome compare in un documento del 1310 (“Presbiter Leo de Stignano”) lasciandoci una testimonianza veritiera sulle sorti del futuro casale di Stilo.
La ricerca etimologica sul termine “Stignano” lascia aperti ancora confini della storia civica secondo alcuni studiosi il nome deriverebbe dal greco stenòs, luogo angusto, stretto, mentre secondo uno studio più consolidato si tratterebbe di un nome preso dalla cittadina dal termine latino Stenianum che indicherebbe “possesso o villa di uno Stenus, o Stenius”.
Ai piedi del borgo adagiato su una collina scorre la fiumara Precariti. Il paese ha mantenuto le caratteristiche medievali con le case addossate le une alle altre. Le stradine interne, in alcuni punti, sono così strette da non consentire il passaggio delle auto.
La vita scorre intorno alla piazza Forzio che regala una vista spettacolare sulla costa jonica. Questa è appunto la zona dove si scelse di edificare Villa Caristo incastonata in tanto splendore di terra e di mare.
È una grande villa settecentesca a forma di “U” ed è considerata uno dei più significativi esempi di arte barocca in Calabria progettata sicuramente negli ambienti napoletani, dove era factotum la figura del Vanvitelli. Immersa in un verde splendente attorniata da alberi di ulivo,circondata da giardini,e fontane e riesce a cogliere immediatamente l’attenzione del visitatore per l’armonia delle soluzioni architettoniche adottate in ogni parte del complesso.
Tipiche appunto dello stile Vanvitelliano che lasciò alla nostra Calabria gioielli di elevato valore architettonico. Un viale apre le porte della monumentale villa, la quale a primo acchito ragguaglia le fattezze di Carditello. dominata da una monumentale scala in pietra, esterna, che sale dai due lati.
Attraversando il bel giardino che incornicia la casa, conduce all’ingresso reso importante da una scala in pietra che sale da due lati e da una fontana sormontata da un gruppo marmoreo in cui si distingue Tancredi che soccorre Clorinda. Tuttavia non è la sola fontana posizionata nel complesso, ne esiste una più sobria di marmo bianco con tazza poligonale di base e due tazze più piccole circolari.
La terza fontana, quella dei delfini, separa la struttura dalla piscina. Il motivo dell’acqua che indicando abbondanza rispecchia la salubrità del posto ove Villa Caristo fu edificata.
All ‘interno nonostante lo stato d’abbandono che arcigna il viaggiatore che ama questo tipo di opera ancora oggi, si possono notare cornici, stucchi di pregiata fattura ed archetti che testimoniano l’impronta Vanvitelliana.
Al piano terra è posta una cappella gentilizia con tre altari, che conserva una statua di San Leonardo e due affreschi accreditata sulla sua edificazione dà a Vanvitelli la paternità dell’opera, anche se risulta certo che la costruzione avvenne con l’ausilio di maestranze locali.
Effettivamente tutto fa pensare che i lavori furono coadiuvati anche da maestranze locali molto votate all’arte barocca. Al piano superiore, invece, due ampie terrazze e un sontuoso salone, sul cui tetto è raffigurata in maniera superba la dea Venere.
Probabilmente nei periodi di fasto della Villa, qui si svolgevano lauti pranzi e feste locali promosse dai padroni del monumento. Nelle vicinanze della villa c’è una dipendenza con forno e frantoio. Dove senza ombra di dubbio alloggiavano i servi del padrone.
La villa per la fine bellezza e unicità fu prescelta accanto alla reggia di Stupinigi, alla Villa dei principi Mellone di Lecce e al palazzo del Principe (Doria Pamphili) di Genova per la serie filatelica “Le ville d’Italia” emessa dalle poste Italiane nel 1984. Inoltre inserito da Legambiente, nel 1996, nel gruppo dei monumenti italiani da preservare.

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