Il Cavallo di Troia probabilmente assemblato in Calabria




di Maria Lombardo




Con l'immaginaria macchina del tempo torniamo al 24 Aprile del 1184 a.C. Meta di destinazione , in questo caso, l’antica città di Troia. Ed ecco arrivando sul posto, ci troviamo subito davanti allo spettacolo più eccezionale di quel tempo, legato alla gloria degli antichi greci: la presa della stessa città da parte dei loro eroi. Obbiettivamente non siamo in Grecia, come molti erroneamente possono pensare, bensì in Turchia, perchè ,in effetti, Troia era una città posta nei pressi dell'Ellesponto. In questa città fu combattuta una delle più cruente battaglie descritte nel poema L'Iliade che, sostanzialmente, narra del suo assedio. In realtà l'effettiva distruzione della città, viene descritta nell'altro poema omerico, L'Odissea. Durante la battaglia combattuta per l'appunto dai Greci e dai Troiani secondo la tradizione narrata nell'Iliade a seguito del rapimento di Elena da parte di Paride, Menelao marito della stessa, riunì, con il fratello Agamennone, una flotta numerosissima di uomini e partì per recuperare la sua amata. Il plotone aveva al suo interno combattenti molto valorosi. In generale tutti i Greci erano visti come guerrieri eroici, quasi infallibili, ed Achille era sicuramente il più glorioso e noto di tutti. Dal canto suo Troia aveva tra i più valorosi Ettore, fratello di Paride, che in uno scontro venne ucciso proprio da Achille. Dopo dieci anni di battaglia, i Greci avendo fretta di chiudere lo scontro, idearono uno stratagemma tanto astuto quanto efficace. L’idea generica era venuta ad Ulisse, ma fu concretizzata da Epeo, guidato a sua volta da Atena. Utilizzando un hippos, cioè una nave ad impianto fenicio con la polena a testa equina, ovvero un ariete da battaglia, realizzarono un gigantesco cavallo, animale sacro ai troiani, interamente di legno. Epeo, deriso, come un atleta maldestro, durante i giochi in onore di Patroclo, da semplice portatore di acqua degli Atrìdi, divenne un artigiano di fama. Pur essendo sprovvisto di particolari doti guerriere, prese comunque parte alla spedizione contro Troia, giungendo dalle isole Cicladi con un contingente di trenta navi, si fermò presso l’attuale Francavilla Marittima dove, con il legname del bosco Cernostasi, costruì il grande Cavallo di legno. E’ molto probabile dunque, che buona parte del cavallo servito a Troia fosse già stato assemblato in Calabria e poi celato a Tenedo, in attesa di tramare il famoso inganno ai troiani. Durante il suo viaggio di ritorno, Epeo, insieme ad una colonia di Focesi, approdò nuovamente sulle coste dell’Italia Meridionale, e, sull’agorà del Timpone Motta, fondò la città battezzata con il nome di sua madre, Lagaria, detta poi Francavilla Marittima. Epeo a Lagaria, presso la tomba del Cerchio Reale della necropoli di Macchiabate, consacrò ad Atena gli strumenti serviti per la costruzione del cavallo di Troia e le innalzò templi lignei sull’acropoli del Timpone Motta. Egli diventò così un artigiano quasi divinizzato , capace, come fabbro, di creare opere meravigliose. Tornando al suo famoso cavallo, appena finito, su di esso vi fu scritto: «I greci dedicano questa offerta di ringraziamento ad Atena per un buon ritorno». Il cavallo cavo venne riempito di soldati e posizionato sulla spiaggia il più vicino possibile all’ingresso della città. Il resto dell'esercito abbandonò il campo e si recò con tutta la flotta nell'isola di Tenedo che stava difronte. Quando i Troiani si avvidero che i Greci se ne erano andati, credendo che la guerra fosse finita, e che in pratica avessero vinto loro, trascinarono gioiosamente il cavallo nella città.I troiani abbatterono anche una parte del muro per fare passare il cavallo. Prima di farlo entrare però i troiani discussero sul da farsi. Alcuni pensavano di gettarlo giù da una rupe, altri di bruciarlo, altri di dedicarlo ad Atena. Sia Cassandra che Laocoonte consigliarono ai troiani di distruggere il cavallo. Cassandra avvertì addirittura all'interno del cavallo la presenza di un contingente di armigeri nemici e Laocoonte l'appoggiò. Ma mentre Cassandra non venne creduta a causa della maledizione di Apollo, dei grossi serpenti, usciti dal mare, uccisero e quasi divorarono Laocoonte e uno dei suoi due figli. I troiani decisero allora di portare il cavallo in città e passarono la notte in allegri festeggiamenti. Quando tutti dormivano, sbronzi delle abbondanti libagioni, Sinone, una spia achea, diede segnale alla flotta, ferma a Tenedo, di tornare. Intanto i soldati, usciti dal cavallo, dai portelli a scomparsa, uccisero le sentinelle e aprirono le porte della città ai loro compagni. Quello strano manufatto fu veramente letale in quanto gli eroi che erano posti all'interno del cavallo erano i capi dei greci, guidati da Ulisse. Ed erano: lo stesso Odisseo, Acamante, Agapenore, Aiace, Anfimaco, Anticlo, Antifate, Cianippo, Demofonte, Diomede, Echione, Epeo, Eumelo, Eurialo, Eurimaco, Euripilo, Filottete, Ialmeno, Idomeneo, Leonteo, Macaone, Mege,Menelao, Menesteo, Merione, Neottolemo, Peneleo, Podalirio, Polipete, Stenelo, Talpio, Tersandro, Teucro, Toante, Trasimede. Tra di essi è da menzionare in particolare Filottete anch’egli ritenuto valido artefice di quel mitico cavallo e fondatore di città come Cirò.

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