SIMBOLO DI PRAIA A MARE ( C.S): ISOLA DI DINO.



di Maria Lombardo



Sembra alquanto strano ma anche la Calabria ha le sue isole, di queste la maggiore risulta essere l’Isola di Dino nelle acque del Tirreno cosentino. Un tempo, un istmo la collegava alla terraferma, ma i fenomeni di erosione, cui tutta la zona è soggetta, lo hanno fatto scomparire.
Ed attualmente è possibile raggiungere l’isolotto a bordo di piccole imbarcazioni. Battezzarla col nome di Dino fu prerogativa dei signori di Aieta che ereditarono Dino dopo numerose vicessitudini storico politiche.
Dominata da un paesaggio suggestivo quello di Praia a Mare l’etimologia del nome, probabilmente deriverebbe dall’antica presenza di un tempio dedicato a Venere o senza ombra di dubbio indica la pericolosità delle acque in tempi passati. Anche in epoca recente questo lembo di mare è temuto da pescherecci che vi praticano la pesca costiera.
In 50 km di territorio si estende un patrimonio vegetativo di tutto punto. Protetto da una suggestiva torre di avvistamento costiera che rendeva l’Isola un punto strategico. La Torre dell’isola di Dino, di forma quadrangolare e di origine Normanna, fu utilizzata in epoca Angioina e Borbonica come punto di avvistamento contro le numerose invasioni della costa.
Poteva ospitare un presidio di otto uomini e un caporale. Fu costruita sulla punta occidentale dell’isola , a quota 73 metri sul livello del mare, come torre di avvistamento, di comunicazione e di allarme. Dalla torre si può ammirare lo splendido panorama del golfo e le nidificazioni degli aironi grigi e dei falchi pellegrini, il tutto condito dai versi dei numerosissimi gabbiani reali.
La macchia mediterranea lascia il passo a piante rare per la zona: la palma nana, il talittro calabro ed ancora fiori di rara bellezza garofani e primule rare ed oltre tutto una moltitudine di uccelli rari che popolano l’area di Dino. Specie di flora e fauna che i Praiesi sono onorati di salvaguardare alfine di incrementare il turismo dell’intera zona, di cui Dino vuole essere punto fermo.
Tuttavia al di là dell’amena posizione a ridosso delle acque tra due regioni, il simbolo di Praia a Mare accrebbe di prestigio quando, Enrico e Rosaria Gargiulo, nel febbraio del 1990, sulla Rivista “Il Subacqueo” comunicano l’esistenza nei fondali dell’isola di Dino di una foresta di Paramuricee.
Un ambiente che ospita inoltre una notevole varietà di vita. Esemplari analoghi si trovano nei fondali dell’isola di Medas in Spagna, di Tavolara in Sardegna e Portofino. Sono però esemplari isolati.Tuttavia al di là dell’amena posizione strategica Dino è possibile visitarla attraverso circumnavigazione dove è possibile ammirare delle suggestive grotte.
La presenza di stalagmiti rende il paesaggio di Dino un posto incantato dove la Grotta Azzurra fa da padrona. In 50 km di territorio è comunque stato possibile raccogliere notizie storiche che ricostruiscono l’attività di questo lembo di terra. Incursioni piratesche, approdi musulmani diedero impulso a Dino, tant’è vero che secondo le note storiche nel 1600 l’isola che era nel mirino turco venne protetta dagli aietani.
Ma dopo giorni di resistenza vennero tutti uccisi. Secondo la tradizione, nel V secolo d.C. sull’isola avrebbe dimorato l’eremita Sant’Isernio. In seguito alla lotta iconoclasta, voluta da Leone III Isaurico molti monaci si trasferirono nelle nostre zone e, accanto al Monastero di S. Elia, ubicato nell’attuale Santuario della Madonna, tra il IX ed il X secolo sorsero sull’isola la chiesa ed in monastero di San Nicola De Signa o De Dina che nel 1065 furono donati ai monaci di Santa Maria d’Acquaformosa.
Un’altra fonte riferisce che, tra il V ed il X secolo, sulle rovine del tempio pagano, sorse la chiesa di Santa Maria. Nel 1806 l’isola divenne base delle operazioni della flotta anglo borbonica, agli ordini dell’ammiraglio Sidney Smith, che tentava di opporsi alla penetrazione dell’esercito napoleonico in Calabria inerente all’operazione assedio di Maratea.
Nel 1812 Gioacchino Murat elimina la feudalità. Il Demanio reale sottrasse l’isola al Marchese di Aieta, nella cui giurisdizione la stessa ricadeva e la concesse al Comune di Aieta. Negli anni 60 questo splendido sito di 50 ettari, con altitudine massima di 100 metri, venne notato dall’avvocato Gianni Agnelli che, immaginando di poterlo rendere una perla turistica internazionale, lo acquistò per 50 milioni di lire.
Vennero costruiti un pontile di attracco con la parte alta, oltre che villette, boungalow e ristoranti. Negli anni l’isola di Dino passò a varie società e, nel frattempo, venne dichiarata “sito di interesse comunitario”.
Oggi l’amministrazione di questo splendido luogo è passata all’Isola di Dino Club di Matteo Cassiano, giovanissimo imprenditore praiese, animato da passione e amore per sua terra, che ne è diventato amministratore unico ed ha avviato, da zero, un percorso per la sua valorizzazione.

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