L’autunno calabrese con i “zinzuli” : i frutti del passato.








DI MARIA LOMBARDO


Bacche rossastre le Giuggiole ma per noi calabresi sono solamente “i zinzuli” ossia in botanica il  Ziziphus Jujuba. Attenzione in questo blog come in altri ho spiegato come si fa il brodo di zinzuli, lo faceva mia nonna e lo dava a noi nipoti quando il freddo si faceva sentire.  A primo sguardo possono sembrare olive questa forma allungata ci porta con la mente alle olive.  Sono bacche sode quasi croccanti che hanno un vago gusto di mela. Tuttavia anche la polpa ricorda la mela è bianca! Sinceramente io li preferisco sia croccanti che molli se lasciati di più sulla pianta ma un po’ “addimurati”  sembrano frutta secca e per questo si conservano a lungo. Usati per i problemi dell’apparato respiratorio preveniva o curava  le infiammazioni alla gola, i raffreddori e le bronchiti. Nella fitoterapia odierna le giuggiole vengono consigliate negli stati di affaticamento, insonnia, ansia. Ma anche per contrastare i sintomi delle malattie da raffreddamento. I frutti hanno anche proprietà lassative e diuretiche. Consumare le giuggiole è un efficace modo di attivare l’intestino ‘pigro’, di assumere vitamina C e flavonoidi. L’albero ossia il Giuggiolo cresce molto bene anche selvatico e necessita di aree  soleggiate, ma anche piovose. La  coltivazione di questa pianta è spesso circoscritta all’ambito familiare e ad un’area ristretta, per questo è difficile trovare le giuggiole  in vendita presso la grande distribuzione. Ascoltate i miei consigli essiccateli al sole di Calabria oppure fatele sotto grappa.

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