Tommaso Campanella, filosofo del reggino calabrese esperto di astrologia
di Maria Lombardo
Tommaso Campanella nasce a Stignano nei pressi di Stilo nel 1568 ed a soli 14 anni attratto dalla vita monastica ed amante dello studio entrò nell’ordine dei domenicani. Proprio qui, conobbe la cultura aristotelica-scolastica. In convento iniziò però a leggere altri filosofi antichi Platone e Telesio e a concepire un modo diverso di vedere la sua formazione addirittura discostandosene. Il filosofo Calabrese si spostò ben presto alla volta di Napoli, ogni studioso si recava nella Capitale per perfezionarsi o per tessere legami con altri studiosi. Campanella divenne intimo di Della Porta che lo fece avvicinare allo studio astrologico motivo questo di beghe politiche e filosofiche. In virtù di questi studi venne accusato di eresia e coinvolto in numerosi processi. Rientrato in Calabria nutrì l’ambizione d’esser profeta d’un profondo rinnovamento politico e culturale: organizza così una congiura contro il governo spagnolo ma fallisce miseramente. Uno dei tanti Calabresi che soffriva la Dominazione Spagnola. Solo nel 1599 Tommaso venne arrestato e dopo un lungo processo si finse pazzo per scampare la morte. Dopo moltissimi anni venne scarcerato nel 1626 e venne protetto dal Papa Umberto VII, che lo vuole al Vaticano per una questione di ordine astrologico. Nel 1634, ancora perseguitato dal governo spagnolo decide di riparare a Parigi. Qui è venne con grandi onori e si dedicò così alla pubblicazione di varie opere. Morì a Parigi nel 1639 lontano dalla sua terra perchè un popolo straniero lo perseguitò fino alla fine. Tra le sue opere : De sensu rerum sive de magia, Philosophia realis, La Città del Sole, Astrologia, Apologia pro Galileo, Atheismus triumphatus, Metaphysica, Theologia. Come spiegato in calce il filosofo Stignanese risentì molto degli studi platonici, lo si evince dalle sue opere, egli concepiva la natura governata ed animata da forze che prima si attraggono e poi inevitabilmente si respingono. Per lui ogni essere vive e sente persino le pietre. Ecco che questa consapevolezza lo porta a pensare che i comportamenti sono influenzati da quella cosa. Il vero maestro però lo vede in Telesio proprio per la sua diretta osservazione della natura. Campanella vede grazie a Telesio la natura come primalità che è a sua volta diretta dalla divinità. Potenza, sapienza, amore si rispecchiano nella capacità d’ogni cosa di auto conservarsi, amarsi e di conseguire il proprio fine. L’uomo invece ha l’anima immortale ovviamente donata da Dio e solo nell’uomo c’è il concetto di aspirare all’infinito. Nell’opera più celebre, La Città del Sole, Campanella dà sfogo alle aspirazioni di rinnovamento politico e sociale che contraddistinsero la sua vita fin dall’età giovanile. Esso è una luce da seguire di fronte alla caduta della feudalità nel diciassettesimo secolo. Egli richiama molto alla comunanza in ogni ambito anche quello sessuale. L’organizzazione politica si scandisce secondo una gerarchia di competenze e funzioni. Al vertice il sovrano, o Sole, o Metafisico attorno al quale stanno Po, Sin, Mor cioè il corrispettivo, in sede politica, delle tre primalità divine sopra dette (potenza, sapienza, amore); ciascuno di questi magistrati svolge una propria funzione nell’organizzazione della città. In tale città il primato è assegnato al sapere e quindi l’educazione ha un posto privilegiato e essenziale. Quello in cui crede è un tipo di educazione antiscolastica e antilibresca, deve fondarsi sulla contemplazione della natura e sul lavoro : un’educazione che sia aperta a tutti e resa per tutti accessibile.In più, la vicinanza da lui avvertita tra religione naturale e cristianesimo (il quale a suo dire alla religione naturale nulla cosa aggiunge se non i sacramenti) è per Campanella motivo per affermare che “la vera legge è la cristiana e che, tolti gli abusi, sarà signora del mondo”. Tale convergenza della ragione e della natura con il cristianesimo è un momento essenziale in tutta la sua prospettiva politica-escatologica.
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