IL CONVENTO DOMENICANO DI SAN GIORGIO MORGETO RC.



DI MARIA LOMBARDO


Il mio viaggio in Calabria non si arresta è veramente un percorso spettacolare, questa terra non si smentisce mai! Mi  trovo sulle orme dell’antica Morgetum, una zona piena di storia abbarbicata sull’ acroco aspromontano. San Giorgio Morgeto, pittorescamente situato su un colle, il cui centro abitato conserva un aspetto medioevale, ha origini antichissime e conserva i resti di un castello dal quale si gode un ampio panorama sulla pianura e sul mare.
Caratteristiche sono le vie del centro storico che in un affascinante intreccio di tipiche scalinate e strette viuzze danno vita a estasianti escursioni che conducono in un passato ricco di cultura e magnificenza, grazie anche ai numerosi centri di culto, tra i quali spicca l’ex convento dei domenicani che fù importante centro di studi teologici e biblici e diede i voti e il nome di Tommaso (in onore di san Tommaso d’Aquino) al grande filosofo Campanella.
A carpire la mia attenzione in questo turbinio di emozioni è l’ex convento Domenicano, uno dei quattro monasteri domenicani della Calabria.  La storia di questo convento è davvero spettacolare ed inizia con una lettera di donazione da parte del conte Caracciolo ad i monaci domenicani. Il luogo scelto è adiacente alla Chiesa dell’Annunziata ovviamente sulle vestigia di un già Monastero del X secolo. Tuttavia s San Giorgio Morgeto era viva al momento dell’edificazione il culto della Vergine dell’Odegitria, portata dai Monaci di San Basilio dalla Cappadocia.
I Domenicani per i lavori di  costruzione usarono molto materiale di recupero proveniente dal primo Monastero che si conclusero nel 1473,  anno nel quale papa Sisto IV concesse la bolla Pontificia per la sua apertura. Centro di grande cultura, scuola di dottrine filosofiche e teologiche aperto sia ai novizi che  a studiosi provenienti dall’esterno. Non a caso  il nome di Tommaso Campanella e dell’abate Piromalli sono legati a questo convento. Certamente possiamo anche ribadire che l’ente ecclesiastico ebbe una elevata risonanza economica per via di lasciti e donazioni. Oltre tutto era proprietario di terreni, boschi immobili su tutta la provincia di Reggio.
Di proprietà del Convento era anche la filanda che sorgeva nei pressi del torrente Patelli (patellum era, appunto, la definizione della struttura). Tuttavia i domenicani di San Giorgio Morgeto furono frati sui generis si interessarono a tutte le attività sociali ed economiche portando benessere. Non a caso il territorio Sangiorgese  sia  dai domenicani che dalle monache di Santa Giovanna Antida ereditarono moltissime tradizioni sia economiche che culinarie, oggi ancora vive. Fra queste spiccano l’uso delle erbe officinali per la preparazione di medicamenti e liquori e l’arte preziosa del ricamo e dell’intaglio. Tutte attività di artigianato di nicchia che sono simbolo del borgo.
Il Convento destinato, dopo i lavori di recupero, a diventare sede del Comune e spazio attrezzato per attività culturali, formative e di spettacolo. L’edificio resistette a numerosi sismi ed alluvioni che furono una costante della Calabria. Nel 1783 però un tremuoto dell’XI grado della scala Mercalli, colpì la Calabria Ultra l’epicentro era però nei pressi di San  Giorgio. Il  convento venne veramente raso al suolo e venne riedificato dai Padri che riuscirono a recuperare i monumenti. L’Edificio, ancora imponente per la mole della sua struttura e per le caratteristiche architettoniche, oggi interessato da lavori di recupero al termine dei quali, oltre alla nuova sede del Comune saranno ricavati spazi per attività culturali, sociali e formative, sale per conferenze e mostre, auditorium.

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