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Visualizzazione dei post da aprile, 2019

FUNGHI SOTT'OLIO : il porcino delle Serre Calabresi.

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di Maria Lombardo Questa è una tipica ricetta che non può mancare nelle dispense delle massaie calabresi. Amatissima e usatissima in cucina, mai restare senza! Infatti si possono gustare come antipasti, contorni e per arricchire piatti caldi. Ma sopra ogni cosa si mangiano quando non si ha tempo di cucinare. Il segreto di ogni massaia che con queste conserve ha sempre qualcosa di sfizioso da offrire. Carta e penna ed appuntatevi ingredienti e preparazione, queste mie ricettine tipiche ed estremamente locali sono apprezzatissime dai nostri emigrati. Ingredienti 1 Kg di Funghi freschi porcini delle Serre, anche misti ma di certa e assicurata commestibilità 750 ml di Acqua 250 ml di Aceto bianco 1 cucchiaino raso di Sale + q.b. 2 foglie di Alloro o Salvia, fresche o secche Qualche spicchio di Aglio Peperoncino piccante fresco q.b. 1 cucchiaio raso di Pepe Origano q.b. Olio Extra Vergine di Oliva q.b. Procedimento ed occhio alle mie indicazione sono i consigli “d'antichi”. Pulir

Frittata di “asparaci servaggi” alla Calabrese

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di Maria Lombardo Questo è un piatto che i calabresi mangiano esclusivamente nel periodo primaverile quando le campagne abbondano di “asparaci servaggi” ed è   disponibile il salame locale stagionato. Si accompagna bene col vino rosso e non può mancare nei pranzi luculliani da Pasqua al primo Maggio. Ecco gli ingredienti: 350 g di asparagi selvatici freschi 6 uova 80 g di pecorino calabrese primo sale 120 g di salame calabrese secco olio evo sale Andiamo alla preparazione: Pulire gli asparagi, spezzettare con le dita la parte tenera ed eliminare la parte dura. Cuocete gli aparagi in padella con l’olio. Tagliare a fette spesse 1 cm la salame e il pecorino, e ridurle in quadretti.   Mescolare in modo da amalgamare bene gli ingredienti.   Aggiungere al composto il salame, il pecorino, gli asparagi e aggiustare di sale. In una padella antiaderente scaldare 4-5 cucchiai di olio evo e versarvi il composto. Mescolare il modo da far rapprendere uniformemente e più

PLATI' (RC). IL MARESCIALLO GIUSEPPE DELFINO, DETTO “Massaru Peppi”: IL FAMOSO “SBIRRO” D’ASPROMONTE.

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di Maria Lombardo E’ davvero anacronistico di questi tempi parlare di uomini in divisa ligi seri specialmente nel Vibonese   le cronache dipingono molti uomini dello Stato al servizio dell’altro padrone. Avete capito bene da Carabinieri, Finanzieri e persino il Questore lasciano a desiderare in questo lembo di terra, certo non intendo fare di tutta l’erba un fascio ma a questa gentaglia corrotta in divisa dedico questo pezzo di storia. Giuseppe Delfino nasce a Bova nel 1888 ed a soli 20 anni divenne carabiniere. Su di lui la storia ha raccontato cose strabilianti, specialmente per le tecniche usate contro il contrasto alla mala vita nella Locride. Famosi i suoi travestimenti! Fu frate   alle dipendenze di don Ciccio Pangallo, priore del santuario di Polsi che gli fornisce una mula e un saio, da massaro, da accattone e sensale. In queste terre martoriate potevano entrare nel mito non solo i briganti ma anche gli uomini di legge, mentre per farsi ricordare al brigante serve

25 aprile 1945 l’Italia liberata dal nazifascismo: uno dei partigiani del vibonese Carmine Fusca.

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di Maria Lombardo Ho deciso di non andare molto lontano dal comprensorio dove vivo, scegliendo di raccontare la vita in armi di Carmine Fusca da San Nicola de Legistis minuscolo centro del comune di Limbadi. Andiamo per gradi durante la Seconda Guerra Mondiale si assiste all’inesorabile declino di Benito Mussolini,gli insuccessi del Duce iniziarono a fiaccare gli animi degli italiani, che facilitarono lo sbarco degli alleati in Sicilia.Un duro colpo per il Fascismo che dovette fronteggiare anche il malcontento del popolo. Con l ’ armistizio di Cassibile l ’ esercito si disorientò si iniziò a parlare di sbandati, soldati meridionali lontani dalle loro terre confusi ed ospitati dalle popolazioni locali senza nemmeno capirsi. Giovani che dovevano scegliere da che parte stare o rispondere presente alla Repubblica di Salò o rifuggiarsi sulle alture per salvarsi la pelle (Bando Graziani). Il Bando Graziani così sintetizzato in calce indusse questi giovani sbandati ad una scelta a

Fave a “Sauza” ricetta Calabrese di Cirò (KR)

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di Maria Lombardo “A Sauza” è una ricetta tipica calabrese ma anche molto antica. Una ricetta che si prepara maggiormente con le fave ma in altre zone della Regione può essere preparata con altri ortaggi. Piatto che si consuma freddo ed ha un delizioso sapore agrodolce. Sappiate però che si fa con le bucce tenere delle fave! E’ una ricetta fatta con pochissimi ingredienti,ma dal sapore inimitabile, la ricetta è facilissima . Si tratta di un piatto da riciclo realizzato con le bucce di fave e il pane raffermo.  Le sue origini non sono chiare, ma sicuramente nasce dalla necessità di non buttar via nulla e riuscire a portare in tavola piatti completi per tutta la famiglia. Ecco cosa serve: 500g di bucce di fave mezzo bicchiere di olio evo un panino raffermo un cucchiaino di peperoncino in polvere uno spicchio d'aglio una manciata di foglie di menta una abbondante spruzzata d'aceto sale A pensarci bene sono ingredienti  sono “posizionati” bene  bucce di fav

Il primo Maggio 1519 con la Bolla Excelsus Domini viene santificato Francesco da Paola.

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di Maria Lombardo E ’ chiaro che un processo di Santificazione passa da quello di Beatificazione, ebbene anche per Francesco da Paola vale la regola. Andiamo per gradi! Ad appena 5   anni dalla morte avvenuta il 2 aprile 1507, il 13 maggio 1512 Papa Giulio II su insistenza della Regina di Francia Anna di Bretagna promuove la causa di beatificazione. La Regina ed il consorte Luigi XII avevano ricevuto un miracolo su intercessione del Paolano . Sulla scorta di tale supplica, Giulio II indice un processo informativo sia in Calabria che in Francia, nel quale si doveva constatare l’autenticità non tanto dei miracoli quanto la fama di santità di frate Francesco e, per fare ciò, necessitava di ascoltare le testimonianze dirette. Alla fine del mese di gennaio 1513 arrivano a Roma gli atti processuali calabresi, Processus Cosentinus, mentre la documentazione francese, Processus Turonensdis, arriva sempre a Roma il 14 aprile 1514. Alla morte di Papa Giulio II succede Leone X , il qua

Corigliano Calabro (CS): Il 25 aprile festeggiano San Francesco che li ha salvati dal terremoto del 25 aprile 1836.

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di Maria Lombardo Negli scorsi anni in questo ed in altri blog vi ho parlato del sisma del 25 aprile 1836 che interessò la Calabria Citeriore da Rossano e Mirto. Ebbene di notevole interesse storico è quello che successe quel giorno in quel 25 aprile. I festeggiamenti dedicati a San Francesco patrono della Città iniziano il 24 per un becero errore storico   si credette che il sisma si scatenò la notte del 24. In una Delibera del Decurionato di Corigliano del 28 aprile 1836, cioè di appena tre  giorni dopo le prime scosse del sisma  che ebbe per epicentro il territorio  compreso tra Rossano e Mirto.Il testo della Delibera si apre  con una espressione che non lascia  dubbi sulla determinazione del  giorno e dell'ora dell'accaduto: Il flagello di Dio il più tremendo, il tremuoto  al principarr del 25 aprile, alle ore sei e minuti -... La delibera comunale, firmata dal Sindaco e dai decurioni, con tanto di bollo tondo, è un documento che ha tutti i crismi dell'ufficia

Le Pie di Pasqua il dolce amato della Pasqua del Vibonese

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di Maria Lombardo In tutta la provincia di Vibo Valentia si confeziona questo dolce per Pasqua e Pasquetta! La leggenda vuole che portino il nome delle "anime pie" ossia, ricordano le donne pie che pregarono e versarono lacrime sulla tomba di Cristo, per la sua morte. Un tempo il disciplinare prevedeva la cottura nel forno a legna ed il sapore di questi dolcetti era sopraffino, oggi invece si infornano nei forni elettrici delle case.Hanno un ripieno di di composta di uva e un mix di altri ingredienti che variano di paese in paese, ma in ogni caso, il senso di questo dolce è di festeggiare l'arrivo della pasqua. Infatti la sua preparazione, incomincia il venerdì santo, per ricordare appunto la passione di Cristo. Tradizionalmente, vengono servite in tavola la notte della Pasqua, come se volesse significare " Non piangete più: Cristo è Risorto!". Ecco cosa urge, io vi descrivo la ricetta per pochi pezzi ma sappiate che un tempo erano solo grandi quantit

Il Venerdi Santo a Pizzo Calabro (VV) e l’antico rito di “Setti chjiamati”.

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di Maria Lombardo Dopo la messa del Venerdì Santo unico giorno aliturgico in cui non si consacra l’Eucarestia segue un rito molto atteso dai Pizzitani per la drammaticità  della morte di Gesù sono “i setti chjiamati”. Sono omelie intervallate da preghiere vi fu un tempo dove la drammaticità era più viva, giunti  al punto della “Passione” ove si legge: “E, chinato il capo spirò”, si udiva un frastuono tremendo (‘u terramòtu) cui partecipa­vano i fedeli  presenti in chiesa, sbattendo i piedi sugli inginocchiatoi, sulle sedie e, specialmente, su una pedana di assi di legno approntata precedentemente, appena sotto l’al­tare o vicino la porta d’ ingresso della Chiesa di San Giorgio : era davve­ro impressionante il rumore e la confusione, tali da incutere timore a chi non era stato in precedentemente preparato a questa usanza. Ecco come viene descritto il “terramòtu” dallo scrittore pizzitano David Donato:“Il mercoledì sera, invece, nella Chiesa di San Giorgio, veniva proposto ai

"U campanaru" antico dolce della Pasqua del Vibonese.

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di Maria Lombardo “u campanaru è il dolce simbolo della Pasqua in provincia di   Vibo Valantia. La tradizione prevedeva che si preparassero in casa ma da alcuni anni anche i panifici hanno intrapreso la commercializzazione di questi dolci facendo sì che anche le ultime generazioni potessero gustarli. La storia di questo prodotto è molto lontana, infatti risale al periodo ortodosso. Le forme più diffuse sono u campanaru(campana, che risuona al Cristo risorto). In casa mia si fanno da sempre seguendo una simbologia   per il capo famiglia era di due uova , per  mio fratello   un uovo mentre per noi femmine niente uovo. Era una bella tradizione !!! Ingredienti 1 kg di farina 00 5 uova 65 ml di latte 380 gr di zucchero 175 gr di burro o strutto 20 gr di ammoniaca per dolci 1 bustina di lievito per dolci 1 bustina di vanillina 1 bustina di lievito scorza di 1 limone grattugiato Preparazione Disporre la farina a fontana in una ciotola e versare al centro tutti gli ingre

Nocera Terinese (CZ): sabato santo tra processione dell’Addolorata e “Vattienti”.

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di Maria Lombardo Fin da tempi immemorabili a Nocera Terinese si praticheranno riti della Settimana Santa molto particolari.   Tutto il sabato santo con la solenne Processione dell’Addolorata ed il concomitante rito di sangue dei Vattienti. I vattienti però iniziano a farsi vedere già la sera del Venerdì Santo! Come si ricorderà, il “Rito dei Vattienti” di Nocera Terinese, già inserito nel Registro regionale delle buone pratiche delle “Passioni di Cristo in Europa”, si avvia ad essere candidato dalla Regione Calabria, di concerto con il Ministero dei Beni Culturali,  a diventare “patrimonio mondiale dell’umanità”. I Vattienti sono uomini che adempiono la loro devozione flaggellandosi pubblicamente ed unirsi spiritualmente e sensibilmente a Cristo nelle sofferenze che precedettero la sua Crocifissione.Per una maggiore comprensione osserviamo dettagliatamente come si svolge il rito. Mentre per le strade del paese è in corso la Processione della Madonna Addolorata, opera di pre

U’ Lamientu du Venneri Santu: espressione di fede di Calabria.

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di Maria Lombardo Il Giovedi Santo un gruppo di cantori intonava "U LAMIENTU" ovvero il Lamento, cioè la storia della Crocifissione e morte di Cristo Gesù che faceva parte delle tradizioni riguardanti la Pasqua e che ancora oggi sono veramente uniche in tutta la Calabria. La triste cantilena era recitata in dialetto, con una interpretazione molto sentita e altamente commovente e suggestiva. Tradizione vuole che l'origine di questa espressione di fede affondi le sue radici in un passato così remoto che nemmeno i più anziani ne ricordano ormai la genesi anche se qualcuno ne rammenta qualche strofa del tipo"Lu ivinu circandu vulintieri- la truppa avanti e la cavalleria-.Maria passava ncià la strata nova- na porta d'inperraru aperta era- o buonu mastru chi fati a st'ura- fazzu la crucci e zziccu cierti chiova- o buonu mastru non la fati ora -ch'io lu stessu vi la pagu la mastria-". Fatto sta che U Lamientu si tramanda da generazione in generazi

Domenica delle Palme a Caulonia (RC): la “bussata”.

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di Maria Lombardo Il bellissimo borgo di Caulonia è un grande centro in provincia di Reggio Calabria, disposto su tre colli che conserva parte della struttura medioevale, motivi architettonici d'ispirazione bizantina e numerosi edifici sei-settecenteschi. Ma è indubbiamente  in posizione di primato per i riti della Settimana Santa, si inizia dal rito “dha Bussata” che si svolge la Domenica delle Palme i fedeli si recano davanti l'ingresso della chiesa Matrice per essere accolti in preghiera e adorare Gesù Sacramento, per tre sere consecutive  avviene "A Gira" ovvero  le confraternite in cortei percorrono il perimetro della chiesa (esterno ed interno) con fiaccole e canti. Inutile dire che questo rito è “unicum” sia in Regione che fuori! Il rito si svolge alle 10 di mattina i fedeli affluiscono copiosi  i fedeli  presso la chiesa di San Zaccaria  ci sono palme e rametti di ulivo.La prima ad arrivare è la Confraternita dell’Immacolata  poi quella del Rosario i d

Pizzi c’u l’ova di Amantea (CS): dolce antico della Pasqua.

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di Maria Lombardo Sicuramente è un dolce molto antico ed è anche quello più prodotto nel periodo pasquale. Un dolce molto sostanzioso che era un alimento oltre che un dolce.  Col tempo però anche le belle e dolci tradizioni sono scemate per lasciare il posto ad altri gusti raffinati ed elaborati. Ora però sono ritornati questi dolci “ rozzi ” ma dei nostri luoghi. E’ un dolce di grandi dimensioni e peso e di variegate forme (treccia, pagnotta, corona, ecc,). in alcune forme è presente un uovo intero col il guscio. La preparazione avviene nelle case; le varie forme in grandi vassoi  vengono portate al forno ove avviene la cottura. Generalmente permangono negli stipetti di cucina oltre il periodo pasquale finendo per essere consumati a colazione.   Ecco cosa serve: 6 kg di farina 25 uova Un kg e mezzo di zucchero Mezzo kg di strutto 250 grammi di lievito di birra 1 litro e un quarto di latte Uova bollite quante ne servono  Andiamo ora alla preparazione sb

Riti Quaresimali Arberia Calabrese: “Java e Laxarit” la questua delle uova.

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di Maria Lombardo Il periodo Quaresimale e poi Pasquale è tenuto molto in considerazione presso la minoranza albano fona calabra. Specialmente la Settimana Santa   che comprende il periodo che va dalla Domenica delle Palme al Lunedì di Pasqua incluso, presenta, nei paesi arbërëshe, forme e colori che danno un carattere pittoresco alla festività senza alterare le linee fondamentali e il primitivo carattere. Simbolo della Pasqua è   l’uovo ed anche in Arberia ha una valenza bene augurale. Fin dai tempi antichi l'uovo costituì un elemento misterioso, e, come tale, fu al centro di pratiche magiche e superstiziose, pretesto di giuochi, dono beneaugurante, motivo decorativo delle mense. Tutto ruota   nella simbologia dell’uovo!   In molte comunità arbëreshe, la questua delle uova avviene nell’ultima Settimana di Quaresima “Java e Laxarit” un gruppo di giovani girano di casa in casa intonando dei canti che racconta la resurrezione di Lazzaro. Questi canti vengono intonati per mo