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Visualizzazione dei post da luglio, 2020

C‘era una volta il “Cantoniere”. Sapete che questo antico mestiere fu istituito da Murat?

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di Maria Lombardo Mai come ora ne percepiamo la lancinante assenza, ci manca la sua salvifica presenza. Perché basta che piova e tiri vento intensamente, che la strada ma in generale tutte le nostre strade, diventino pericolose al limite della percorribilità. Tradizionalmente quello dei cantonieri era un lavoro legato alla manutenzione della strada, ma anche al presidio del territorio. Fino all’inizio del ‘900 il lavoro principale consisteva nel rinnovo dei materiali della massicciata erosi dal traffico, dall’acqua e dal gelo, nella manutenzione e pulizia della segnaletica, della banchina e dei fossi di guardia, con lo sgombero neve in inverno. Con gli anni ’20 fu introdotto il catrame e il bitume e da ciò derivò un rilevante cambiamento nelle mansioni dei cantonieri. Ed allora celebriamo, e tramandiamo ai più giovani che non lo hanno mai conosciuto, il ricordo di questo nobile lavoratore della strada, questo custode geloso del suo tratto di competenza e con esso del

“I siccateddhi di zucchini o milingiani” quando le mamme si preparavano all’inverno.

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di Maria Lombardo Complice il sol leone e la mancanza di congelatori e frigoriferi si preparavano queste strisce di zucchine o melanzane. I siccateddhi devono essere ben indurite. Insomma il sole li deve caliare ben bene detta alla   Nicoterese! Si iniziava a produrle già a metà luglio   si tagliavano a metà le zucchine o le melanzane si sbucciavano e via i semi. Tagliarle a spirale ma si possono tagliare a rondelle a fette, infilare le fette in una canna o un bastone, metterle al sole e farle asciugare.   Abbiate l’accortezza di portarle in casa la sera l’umidità è loro nemica, quando sono indurite conservatele nella carta del pane come le nostre nonne. Quando dovete usarle mettetele a bagno in acqua fresca per farle rinvenire. Una volta idratate sono fantastiche per fare il sugo o per mangiarle pastellate.

Sapete che il fagiolo poverello bianco del Pollino era il preferito da Garibaldi.

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di Maria Lombardo   Nell’area della Calabria nord occidentale, precisamente nel Parco Nazionale del Pollino, viene coltivato da secoli il fagiolo “poverello bianco” perché bianco è il fagiolo e bianco il baccello in cui cresce. È molto coltivato nelle zone montane dei Comuni di Mormanno, Laino, Tortora e Aieta, ma, come spesso accade, gli usi e le tradizioni si mescolano, si modificano e si sovrappongono e così questo fagiolo viene coltivato anche nelle zone di confine della Basilicata ed è proprio in Basilicata che ha ricevuto l’identificazione di D.O.P. Si racconta che Giuseppe Garibaldi nel settembre del 1860, di ritorno dalla Sicilia, si fermò a Rotonda e gustò i fagioli bianchi rimanendone tanto piacevolmente colpito che decise di portarsene un po’ da seminare nella sua Caprera.    Nel Volume Regno delle due Sicilie -   illustrato nel 1852 – viene descritto lo Stato dell'agricoltura del tempo: "la sedulità dei coltivatori, la mitezza del clima, la posizione de'

Porcino estivo delle Serre Calabresi

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di Maria Lombardo La notizia è recente, e sta correndo rapidamente. In alcuni paesini della presila Calabrese che non si trovano troppo distanti dal livello del mare, sono stati ritrovati i primi esemplari. Stiamo parlando del porcino estivo. Si distingue dagli altri porcini specialmente perche’ la cuticola si screpola facilmente, grazie alle temperature calde. Da giovane questo fungo ha una forma tondeggiante, crescendo assume un aspetto più piatto. Il suo colore è nocciola. Il suo sapore risulta abbastanza dolce e l’odore molto intenso. Gli appassionati in questo periodo lo ricercano sotto le foreste di querce e di castagni. Se sì è fortunati è possibile anche incontrare qualche ovulo. Molti sono gli estimatori in Calabria. Il gambo è di colore giallo, mentre il cappello è arancione acceso. Questo fungo è possibile prepararlo anche crudo ad insalata. Il suo sapore è più tenue rispetto al porcino, ricordiamo che il suo valore di mercato risulta nettamente superiore.

Le clementine di Corigliano-Rossano diventano gel igienizzante.

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di Maria Lombardo La pandemia da coronavirus e la necessità di ricorrere a metodi immediata di igiene e disinfezione personale ha spinto, infatti, alcuni imprenditori agrumicoli della Sibaritide, impegnati nella commercializzazione e trasformazione delle clementine, a riconvertire la loro attività. Così, dall’unione di alcuni imprenditori della zona (Pierluigi Gallo di Medi Mais Calabra – Clemì, Francesco Santella di Activa Srl e Roberto Milione di Agenzia di rappresentanza Milione) hanno deciso di fare rete d’impresa, facendo nascere “Defense Igienizzante”, un gel igienizzante mani con essenza di clementine. Nel progetto, gli ideatori, tutti imprenditori calabresi, hanno voluto che l’igienizzante fosse rigorosamente con essenza di clementine, sia per le proprietà di questo agrume, sia per valorizzare il territorio della Piana di Sibari, di cui le clementine ne rappresentano proprio il prodotto di punta.

Mausoleo a Garibaldi a Gambarie d’Aspromonte …Rivivere il Risorgimento in Calabria si può!

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di Maria Lombardo Nell’agosto 1862, Giuseppe Garibaldi per sottrarsi allo scontro della corazzata regia, nei pressi di Reggio Calabria, deviò verso l’Aspromonte. Dopo tre giorni di marcia, con un esercito residuo di 1500 uomini. Venne infornato dell’arrivo di una Grande Rappresentanza dell’Esercito Regio. Preferì aspettare, schierando la sua colonna sull’orlo di un bosco in posizione dominante, Menotti al centro, Corrao a destra. Erano le quattro di pomeriggio del 29 Agosto, le truppe, al guida del Comandante Pallavicini avanzarono Garibaldi chiese di cessare il fuoco. Fu ubbidito dalla maggior parte del suo esercito. Alcuni contravvenero al suo ordine, si apri lo scontro che durò una decina di minuti. Garibaldi fu ferito da due pallottole all’anca sinistra ed al malleolo destro. Si appoggiò ad un pino, accese un sigaro. Sopraggiunse il tenente Rotondo che intimò la resa. Pallavicini, invece, si avvicinò con cortesia. Attenzione cari lettori se volete approfondire nel blog trove

LA PITTA FILATA DI CONIDONI (VV)... Una pizza antica per la festa di San Giacomo.

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di Maria Lombardo   Nella tradizione popolare calabrese San Giacomo è il santo del trapasso, egli sovrintende il momento del passaggio di quel filo sottile che ci separa dall’aldilà appunto “Il ponte di San Giacomo” come ci hanno insegnato Luigi Lombardi Satriani e Mariano Meligrana nel loro fortunatissimo del 1982 che aveva come sottotitolo “L'ideologia della morte nella società contadina del Sud”. Il preziosissimo volume raccoglie tutte le tradizioni popolari calabresi che fanno riferimento al mondo della morte, quel mondo nel quale proprio San Giacomo ha un ruolo fondamentale. Il significato della “pitta filata” come dono al Santo, se ne leggiamo il valore simbolico, è profondamente legato al trapasso sia per l’uso abbondante dell’olio che rimanda a quello dei sacramenti che per l’uso del sambuco l’albero del passaggio dalla vita alla morte come è ampiamente documentato nella religione celtica. A Conidoni, in provincia di Vibo Valentia, il 25 luglio per la festa in

L’importanza dello sbarco Garibaldino a Nicotera (VV): i calabresi a favore dell’Unità Nazionale.

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di Maria Lombardo Ebbene si senza quello che successe a Nicotera paesello del Monteleonese oggi Vibonese, l’Unità Nazionale non sarebbe avvenuta. Per l’ennesima volta mi trovo a spiegare ai neomeridionalisti quanto i Calabresi fossero avversi al Regime Borbonico. Lo sbarco di Garibaldi a Nicotera è l’evento più importante del 1800, lo sbarco delle navi che portavano Garibaldi ed i suoi stretti collaboratori mentre l’Esercito Meridionale unitosi al Nizzardo era in viaggio a piedi. Non fate illazioni era grosso di 33.000 meridionali su due navi non potevano entrarci. In questo blog cari lettori vi ho parlato di questo esercito potete ampliare quanto vi sto narrando.   Giuseppe Garibaldi sbarcò a Nicotera il 26 agosto 1860 sollecitato dagli intellettuali del luogo Bruno Vinci, Cognetti, Diego Corso, Mamone, Pagano il Canonico Latessa ed ancora i fratelli Cipriani ed il sacerdote Spinoso. Quell’arrivo fu davvero di grande eco e risonanza! L’Eroe dei Due Mondi fu davvero accolto c

’ECCELLENZA DELL’AGLIO “ROSA DI NICASTRO”.

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di Maria Lombardo   SI CONTRADDISTINGUE PER DETERMINATE CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE E ORGANOLETTICHE,QUALI LE DIMENSIONI, IL COLORE ROSA AL SUO INTERNO, L’ INTENSO PROFUMO, IL SAPORE POCO AMARO CHE PERDURA INVARIATO PER DIVERSI MESI. La produzione dell’aglio rosa di  Nicastro  inizia con la cura dei semenzai che, concimati con elevate concime organico, in autunno entreranno in produzione. Gli spicchi prodotti nell’annata precedente vengono piantati nel terreno dove dimorano fino al mese di maggio; in seguito le piante vengono estirpate e lasciate a dimorare per un mese in una area di penombra. Quest’aglio inoltre    batte quello spagnolo per naturalezza, colore, sapore, odore. Il richiamo commerciale al “ Made in Italy ” o meglio al “ Made in Calabria ” e l’affermazione  della dieta mediterranea, rientrata nel patrimonio del beni intangibili dell’  UNESCO , sono riferimenti o meglio valori che ci fanno ritenere necessario valorizzare e promuovere l’aglio “ Rosa di Ni

ARANCINI DI SPAGHETTI DI AMANTEA( CS): ANDATE A MANGIARLI

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  di Maria Lombardo Questi arancini confezionati con gli spaghetti sono una gustosa alternativa ai classici arancini di riso, tipici della gastronomia siciliana. Non so chi abbia avuto l’idea di sostituire gli spaghetti spezzettati al riso, ma di certo l’avrà mutuata da un’altra ricetta tipica siciliana che è la frittata di pasta. Tra l’altro, a differenza dei più famosi arancini di riso, prima di essere impanati questi arancini vengono pastellati. Ed ecco che trovandomi in villeggiatura ad Amantea borgo turistico del cosentino trovo questo sfizioso rustico in una rosticceria del centro. Se siete impossibilitati ad andarci vi propongo una ricettina magari da provare finchè non mangiate gli originali. INGREDIENTI 500   gr   spaghetti 1 - 2   bustine   zafferano 4   tuorli 50   gr   burro 220   gr   caciocavallo   grattugiato olio d'oliva   extra vergine Per il ripieno 300   gr   polpa di maiale   tritata 1   cipolla   bianca media 2   cucchiai   concent

Dalla Calabria ecco a Voi la bevanda alle clementine della Sibaritide:Clemì.

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di Maria Lombardo Dalla Calabria è nata ed è appena entrata sul mercato CLEMÌ, una formidabile bibita prodotta da un’azienda di Corigliano-Rossano che ha vinto il Premio Oscar Green nella categoria “Creatività”. Non è la solita aranciata ma una bibita con vero succo di clementine della piana di Sibari. Aiutiamo i prodotti Calabresi e l'economia della Calabria. Proviamola e pubblicizziamolabuon prodotto, senza coloranti o conservanti e anche senza glutine. E' fatto con le migliori clementine - aggiunge – perché gli esperti non hanno dubbi e dicono che, per le loro caratteristiche organolettiche, le clementine prodotte nella Piana di Sibari sono davvero le migliori del mondo». Nell'azienda si lavora su più turni, fino a 18 ore al giorno. «Il prodotto arriva da più aziende agricole, viene scaricato in una grande vasca di lavaggio e viene selezionato - spiega Glauco Gallo, responsabile della produzione - per poi passare all'estrazione del succo, dove viene

Festa del Carmelo a Bagnara Calabra occupa un posto di privilegio nel panorama delle feste mariane.

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di Maria Lombardo La festa è molto sentita in  Calabria , probabilmente grazie alla forte presenza in epoca medievale di molti monasteri e di gruppi di carmelitani. La tradizione è inoltre spesso legata ad eventi storici in cui la popolazione si è affidata all’intercessione della Madonna del Carmelo e si è salvata da epidemie, terremoti e guerre. Il suo culto ancor oggi è legato alla tradizione dello scapolare o abitino, un pezzetto di stoffa in lana con l’effige della Madonna, e dei privilegi concessi a chi lo indossa con devozione.Un posto di privilegio è pero occupato dal caratteristico borgo di Bagnara Calabra, dove ogni 16 Luglio una statua che raffigura la Madonna con in braccio il bambino viene mostrata al paese in una lunga processione. La festa si conclude con il rientro nella chiesa originaria, seguito immediatamente da una messa.La sacra effige viene portata in processione lungo le strade addobbate a festa, con fiori e drappi ricamati, un tempo seguite anche dai «t

La Sauza di zucchine di San Mango D’Aquino (CZ)

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di Maria Lombardo La cucina calabrese è rinomata per i suoi sapori forti e decisi. La  sauza  (o  sausa ) di zucchine – in questa caso fritte – rientra proprio fra i sapori forti, decisi e genuini della Calabria. La ricetta propongo arriva da  San Mango d’Aquino (CZ)  ed è, a dir poco, squisita! Anche in questo caso si tratta di una ricetta semplice fatta con ingredienti che si possono trovare con facilità e con il tocco “magico” della menta fresca. SAUZA DI ZUCCHINE INGREDIENTI USATI 5 zucchine di media grandezza pecorino grattugiato 3 cucchiai pane grattugiato 4 cucchiai aglio 1-2 spicchi prezzemolo a piacere menta fresca a piacere sale q.b. aceto di vino bianco a piacere (ne consiglio pochino) farina di grano duro q.b. olio per frittura q.b. Da preparare la sera prima: lava le zucchine e affettale a rondelle adagiandole su uno scolapasta. Ad ogni strato metti un po’ di sale. Alla fine copri con un piatto e metti sopra un peso che servirà ad eli

Giuseppe Raffaelli l’avvocato di Catanzaro in Calabria che fece abolire a Ferdinando IV di Borbone il reato di Maleficium.

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di Maria Lombardo La storia di Cecilia Faragò fece breccia nel cuore di Giuseppe Raffaelli giovane avvocato di Catanzaro che leggendo le memorie della sua assistita riuscì a farla assolvere perchè innocente ed inoltre annullò prove fittizie sostenendo che il suo era un sapere “folkloristico”. Fu un vero successo che carpì l’attenzione del Re Ferdinando IV e del primo ministro Tanucci ad abolire il reato di “Maleficium” nel suo Regno. Un successo tutto targato Calabria Ultra e di cui si parlò a lungo. Nel 1770 acquisì una certa notorietà per aver difeso la causa di Cecilia Faragò di Soveria Simeri, accusata di stregoneria, nel giudizio d’appello davanti alla Gran Corte della Vicaria ( Difesa di Cecilia Faragò inquisita di fattucchieria , Napoli 1771).   Detto questo andiamo a scoprire la figura di questo calabrese dimenticato e che emancipò un Re   ottuso e vetusto. Raffaelli nasce a Catanzaro nel 1750 e perì a Napoli nel 1826 fu discepolo di Antonio Genovesi e di Basilio Puot

Antichi delitti Nicoteresi (VV): l’uccisione del Vescovo di Nicotera che fece infuriare Papa Clemente IX.

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di Maria Lombardo Il 7 febbraio 1669 Nicotera venne coinvolta in un fatto di sangue gravissimo in ambito clericale. Un fatto legato a beghe di palazzo e a due sacerdoti divenuti Erari di nobili e facoltose famiglie. Ebbene i due preti erano uno di Monteleone odierna Vibo ed uno di Motta Filocastro. I due belligeranti preti si fecero una vera guerra di palazzo fin quando il Vescovo non si rese conto che tutto stava degenerando, pensando così di portare con sé uno dei due belligeranti e sanare le liti. La scelta del Vescovo invece non si dimostrò vincente! Il prete di Motta oggi comune di Limbadi sentì veramente la scelta un vero affronto ed in men che non si dica pensò di lavare l’onta con le armi. Mentre la carrozza del Vescovo passava per il centro cittadina si udirono dei colpi di fucile. Il Vescovo venne colpito da due colpi a bruciapelo e morì dopo poche ore uscì con una ferita alla spalla il prete dei Monteleone. Papa Clemente IX andò su tutte le furie per quel fatto grav