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Visualizzazione dei post da ottobre, 2022

La pasta e patate “ara tijeddra” alla tiella è una ricetta tipica cosentina

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 di Maria Lombardo  E’ davvero un piatto povero, semplice,   economico e molto apprezzato, il suo nome deriva dal contenitore in cui si dovrebbe cuocere, ossia il tegame di terracotta. E’ buona sia calda che fredda, di conseguenza si può preparare alla mattina per poi gustarla a pranzo.   Ingredienti - 1 kg patate silane - 400 g ziti lisce - 1 l passata di pomodoro - q.b. olio extravergine d’oliva - 1cipolla rossa di Tropea - 1 spicchio d'aglio - 1peperoncino - q.b. origano secco - 1 ciuffo basilico - q.b. Parmigiano - q.b. pecorino - q.b. mollica   Sugo per pasta e patate "ara tijeddra" Cuoci un sughetto di pomodoro semplice. In una casseruola versa l’olio necessario per coprire il fondo, metti la cipolla tritata, l’aglio tritato o intero per eliminarlo successivamente, a seconda dei gusti, e il peperoncino intero o a pezzi. Appena inizia a sprigionare gli aromi versa il sugo di pomodoro, non far soffriggere eccessivamente altrimenti il sugo diventa amaro. Sala, me

Il Castello di Carlo V a Crotone. Merita una visita

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 di Maria Lombardo  E' una fortezza di epoca medievale che sorge nella parte antica di Crotone. Costruito nell'840 per difendere la città dalle incursioni dei Saraceni, fu modificato nel 1541 da Carlo V. Presenta una pianta poligonale, e due torri: una più massiccia detta "Torre Aiutante", e un'altra detta "Torre Comandante". Attualmente il castello ospita una sezione del museo archeologico nazionale di Crotone. Il castello è di proprietà dello Stato ed è in totale consegna alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria. E’ comunemente chiamato castello di Carlo V, nasce come una rudimentale fortezza sull'antica Acropoli greca, per difendere il territorio dalle invasioni straniere. Nel corso degli anni, successive dominazioni apportarono modifiche per migliorarne la difesa, ma la costruzione attuale avvenne sotto gli spagnoli con il viceré Don Pedro di Toledo, ad opera dell'architetto italiano Gian Giacomo dell'Acaya, che ne fece

Caria di Drapia - VV Storie e Leggende; la storia di "STEFANEJU"

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 di Maria Lombardo   "STEFANEJU" Un racconto che è arrivato ai nostri giorni, ma che contiene un minimo di verità è la storia di "Stefaneju" , Stefanello un bambino che è morto nel burrone di Muzzari (tra Caria e Spilinga), ma di cui non si è mai ritrovato il corpicino o meglio così tramandano gli anziani. Stefaneju era un ragazzino di 9-10 anni che insieme al padre si recava ogni giorno in località Muzzari per pascolare le mucche. Il burrone di Muzzari è vicinissimo al paese di Caria e li ogni giorno Stefano scendeva con le sue mucche, insieme al padre. Un giorno mentre si trovavano al pascolo vennero travolti all'improvviso da una frana staccatasi inseguito alle abbondanti piogge. Arrivata la notizia in paese, si organizzarono i soccorsi e si iniziarono le ricerche degli sfortunati sperando di trovarli ancora in vita. Sotto l'enorme cumulo di terra venne ritrovato il corpo senza vita del padre di Stefano, mentre del corpo del bambino non si ebbe più trac

La Pitta di San Martino il dolce Aspromontano per la festa di San Martino

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 di Maria Lombardo La pitta di San Martino è un dolce tipico calabrese, esattamente della provincia di Reggio Calabria, zona dell’Aspromonte, che si prepara esclusivamente per festeggiare l’estate di San Martino. Con questa festa s’indica il momento in cui si assaggia il vino novello in modo da tenerlo sotto controllo. Proprio per San Martino, le donne calabresi usavano preparare dei cibi sfiziosi che consentivano di mandar giù il vino nuovo. Ecco perché sulle tavola non mancava mai il pane fatto in casa, le olive schiacciate, i sott’oli e i salumi. Dolci luculliani entrano in scena io propongo la pitta di San Martino della Valle dello Stilaro quella in foto. versione semplice e veloce! Dolce a base di noci, mandorle, fichi, uva sultanina, garofano, cannella, cacao, mosto cotto, caffè, liquore e farina. Bisogna mettere in una ciotola i fichi con il caffè caldo lasciando per circa quindici minuti a macerare e poi tritare. Aggiungere il mosto, un pò di liquore, garofano, cannella e amalg

Da Mondovì alla Calabria: la storia di Giovanna Bertòla, una femminista e dispensatrice delle idee risorgimentali

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 di Maria Lombardo Moglie di un esponente del Risorgimento meridionale, il sannicolese Antonio Garcèa, ebbe un ruolo innovativo, ma ancora poco conosciuto, nel mondo della scuola dell’epoca e nell’affermazione dei diritti delle donne. Vengo a conoscenza di questa donna sui generis dagli scritti del prof. Vito Teti sono rimasta impressionata da questa figura. Era comunque una figura femminile del Risorgimento! Nobile ed illuminata nasce a Mondovì nel 1843 e spira a Bobbio nel 1920.   Il 6 agosto 1860 consegue la patente d’idoneità di maestra elementare di grado inferiore e il 20 maggio 1861 il direttore della Scuola Normale dichiara che la Bertòla è stata sempre fra «le prime per costante diligenza e fervido zelo nello studio» e che, pertanto, lascia «fondata speranza di riuscire ottima istitutrice e madre di famiglia». Il Teti agginge: ” Non sarebbe stato questo il suo destino. L’incontro con un protagonista del Risorgimento meridionale, Antonio Garcèa di S. Nicola di Vallelonga (oggi

Il quarzo di Davoli (CZ) e la S.P.A Davoli Quarzo e Silice

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Crediti foto: www.soveratoweb.it di Maria Lombardo In Calabria clima et natura hanno sempre condizionato la vita dei Calabresi. Siamo negli '30 del secolo scorso e l'acqua dell'alluvione portò alla luce a Davoli sabbie di quarzo. L’Ing. Bruno Misefari accerta una faglia quarzifera che avrebbe dato lavoro per 20 anni. Mancavano i finanziatori che reperì in Svizzera! Fondò poi con un gruppo di impresari romani la “S.p.A. Davoli Quarzo e Silice” con 10.000.000 di Lire di capitale sociale. Il minerale veniva estratto offriva lavoro al circondario, attraverso la catena di distribuzione, costituita da una teleferica di 3200 metri, la stazione di Satriano, lo stabilimento di molitura di Soverato e le vaporiere, che dal molo di Soverato distribuivano la “terra bianca” a Napoli e a Firenze. Il quarzo di Davoli era purissimo ed era acquistato dai laboratori di precisione dell'Esercito a Roma dalla Venini di Murano e dalla Ginori di Firenze. Serviva per fare vetri, porcellane isol

Pane fritto antica ricetta Calabrese

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  di Maria Lombardo Ingredienti - 600 g di fette di pane - 4 uova medie (oppure 3 uova grandi) - 30 g di parmigiano o pecorino - prezzemolo tritato (o altri aromi a scelta) - olio di semi per friggere - sale e pepe nero (o altre spezie a scelta) - 150 g di latte per ammorbidire il pane (solo se il pane utilizzato è eccessivamente duro) Preparazione Iniziare la preparazione del pane fritto   tagliando il pane a fette spesse poco più di 1 cm. Per preparare il pane fritto è possibile utilizzare anche panini avanzati, basta tagliarli in senso orizzontale e procedere come per il pane a fette. Se il pane è eccessivamente duro, lasciarlo ammorbidire in una ciotola con il latte una volta si usava acqua e poi procedere con la preparazione. Sbattere le uova con il parmigiano un tempo era solo pecorino, il prezzemolo tritato, il sale e il pepe nero. Immergere le fette di pane nell’uovo e lasciarle insaporire e ammorbidire (se si tratta di pane avanzato) per alcuni minuti. Frigge

Il Pane di Platì (RC) è uno dei pani calabresi più famosi e apprezzati

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 di Maria Lombardo  Rigorosamente fatto con lievito madre fatto a mano il giorno prima. Il giorno seguente, il lievito madre si impasta energicamente insieme ad acqua, farina e sale fino ad ottenere un impasto liscio, elastico ed omogeneo. Si vanno poi a formare le varie pezzature che vengono fatte lievitare per circa 4 ore con lenzuola cerate e coperte. Intanto che il pane giunga al giusto grado di lievitazione per essere infornato, va preparato il forno. Per fare il pane nel forno a legna, è necessario caricare la legna circa 2 ore prima ed accenderlo. Infatti, dopo le 2 ore, il forno raggiunge la temperatura ideale di 300°C. A questo punto va tolta la brace tramite un sistema apposito. Proprio per custodire le antiche tradizioni tramandateci dai nostri nonni, si usa   uno strumento chiamato CAJIPU. Il CAJIPU è un tubo di ferro con all’estremità un panno di cotone, che immerso più volte in acqua, ha il compito sia di ripulire il pavimento dalla cenere sia abbassare la temperatura

Il culto dei morti nel Crotonese oggi siamo a Casabona

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 di Maria Lombardo Il due novembre, chi aveva avuto un lutto in famiglia, preparava “a cucina du prigatoru”, tagliatelle fatte in casa e ceci (troverete la ricetta nel blog Lagane e ceci). Se ne cucinava in abbondanza e veniva data a chiunque ne facesse richiesta. E così, davanti a queste case, si potevano e si possono ancora vedere, code di gente in attesa con una pentola in mano. Sempre nello stesso periodo e con la stessa motivazione, venivano e vengono preparati “i sette piatti”, pasta al sugo con carne. Mentre, in qualsiasi periodo dell’anno, quando viene impastato il pane si preparano “sette pitte” da regalare per l’anima dei propri morti. Un aneddoto racconta che una donna, recatasi al cimitero il giorno dei morti - in quanto solo in quel giorno veniva aperto - per piangere come tradizione sulla tomba del marito - chiese al custode in quale punto del terreno fosse sepolto il marito. Il custode le indicò il luogo e lei, buttata sopra la tomba, si disperò, pianse, si diede morsi,

Sapete che ultimamente il New York Times ha omaggiato le "Calabrian Meatballs" polpette calabresi

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  di Maria Lombardo    Ebbene sì il titolo dello speciale sullo storico New York Times, a cura di Anna Francese Gass, chef e autrice di origini italiane per la sezione Cooking parla delle polpette calabresi. La ricetta è quella di sua nonna, calabrese doc, contenuta anche nel suo libro Heirloom Kitchen: Heritage Recipes and Family Stories from the Tables of Immigrant Wome (Ricette del patrimonio e storie di famiglia dalle tavole delle donne immigrate). Il sugo – si legge – funge da liquido di cottura e allo stesso tempo da ingrediente essenziale, aggiungendo sapore e succosità. Le polpette si spaccano al tocco con la forchetta e sono l’ideale per la cena della domenica, da servire in porzioni abbondanti. La salsa, allo stesso tempo, può essere anche usata per condire la pasta.” Le polpette ‘nto sucu” l’autrice descrive perfettamente un piatto della domenica amato ed omaggiato perché genuino. È una sfida anzi tutto culturale, sia per le istituzioni che per le imprese perché traduce la

Castagne Varoli, una tradizione dolcissima

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 di Maria Lombardo  Le castagne vanno fatte asciugare per qualche giorno dopo la raccolta. Poi vanno "intaccate", ovvero va fatta una piccola incisione longitudinale sul lato convesso di ogni castagna. Questi due procedimenti, hanno lo scopo di impedire a quest'ultima che esploda una volta sottoposte al calore. Preparato un bel fuoco vivo, si adagiano le castagne   su una padella, detta “varolaru”. Questa è bucata sul fondo e dotata di un lungo manico. A questo punto inizia la cottura, sostenendo la padella sopra il fuoco e girando le castagne regolarmente per impedire che brucino. Si possono irrorare di vino rosso a 2/3 di cottura per insaporirle ulteriormente. Perché non provare? Generalmente dopo 20-30 minuti, a seconda del fuoco e della dimensione delle castagne, le caldarroste sono pronte e non resta che sbucciarle e mangiarle. Talvolta, onde evitare una carbonizzazione eccessiva sia del tegumento sia del seme edibile vero e proprio durante la cottura, e lo sviluppo

Castello di Sant'Aniceto - Motta San Giovanni (RC)

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 di Maria Lombardo  Un posto assolutamente da visitare! Siamo sulla rupe del Castello di Sant’Aniceto, uno dei punti panoramici più mozzafiato della Calabria, nel comune di Motta San Giovanni (Reggio Calabria), un piccolo borgo di poco più di 6 mila abitanti situato in quell’area di cultura grecanica. Qui sorgono i resti di un castello importantissimo. Il castello fu costruito come luogo di avvistamento e di rifugio per la popolazione reggina, in seguito all'intensificarsi delle scorribande saracene lungo le coste calabresi e siciliane. Costruita sulla cima di un’altura fra quelle affacciate sulla città di Reggio, deve l’origine del nome, secondo gli studiosi, alla devozione per l’ammiraglio bizantino San Niceta (Haghios Nikitas), vissuto fra il VII e l’VIII secolo, molto diffusa in Sicilia ed importata in Calabria dai fondatori del kastron che, profughi dall’isola finita ormai in mano agli Arabi, evidentemente vollero intitolare la fortezza al loro santo protettore. La fortificazi

I Valdesi di Calabria antefatti di una strage

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  di Maria Lombardo  Fu perpetrata dalla fine di maggio al giugno del 1561 la strage dei Valdesi nella nostra Regione. Ma chi sono i Valdesi? Popolazioni di religione valdese, provenienti dalle valli piemontesi insediatesi in Calabria dal XIII secolo, vissero indisturbate fino al XVI secolo, quando iniziarono a professare apertamente la loro fede riformata. Sottoposte dall'Inquisizione a persecuzioni e a un regime di controllo repressivo, si ribellarono provocando l'intervento delle truppe spagnole del Vicereame di Napoli, che fecero migliaia di vittime. Pierre Gilles, autore nel 1644 di una storia delle chiese riformate, narra come nel 1315 alcuni proprietari terrieri calabresi offrirono ai Valdesi dei fondi da coltivare, in cambio di un canone annuo, con la facoltà di costituirvi comunità esenti dagli obblighi feudali. Agricoltori, pastori, allevatori di piccoli animali e tessitori, mantennero la loro fede religiosa leggendo la Bibbia e pregando in occitano nell'interno