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Visualizzazione dei post da gennaio, 2019

I “Guanti “ di Bisignano: dolci particolari del Carnevale.

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di Maria Lombardo Oggi ci troviamo a Bisignano nella Sila Greca per parlare dei “Guanti” un dolce popolare come le   comuni chiacchere. Attenzione cari lettori delle chiacchere che da me si chiamano “crustuli” ne ho parlato nella scorsa stagione in questo blog. Questa stagione però ho scelto di parlare dei “guanti” di Bisignano poiché vengono preparate per   ogni occasione soprattutto, in occasione della Festa di San Francesco da Paola e di Sant’Umile da Bisignano. Il primo esempio di dolce destagionalizzato! Per i matrimoni per esempio non potevano e non possono mancare e per averne in quantità stavano in cucina per almeno una settimana. Vi fornirò gli ingredienti per un chilo di prodotto poi fate ad occhio se volete andare oltre: 1 kg di farina 4 uova 1/2 bicchiere di olio d’oliva 1 pizzico di sale Vermouth o vino bianco q.b. Zucchero semolato In una spianatoia ponete la farina setacciata facendo la classica fontana e al centro uova, olio d’oliva e 1 pizzico

Il pregiudizio dei Napoletani verso i Calabresi parte da lontano. Lo dimostrarono col Carnevale.

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di Maria Lombardo Con questa ricerca ho voluto appositamente dare l’ennesima lezione di storia al popolino che abita le fila del neomeridionalismo, al popolino si sa il Carnevale ed il teatro di strada piace e sicuramente questa lettura farà molto riflettere. I Calabresi sono i primi a risentire della mancanza di rispetto nelle opere d’arte scritte ed i loro "aguzzini" furono proprio i Napoletani. Nel 1600 hanno iniziato a definirli pipistrelli! Per loro  i calabresi erano melanconici creando il primo stereotipo poi comincia ad apparire dopo l’affermazione del binomio calabrese-pipistrello un Calabrese, vestito con un lungo tabarro nero, è sufficiente che apra il tabarro e lo tenga, con le braccia ben distese, aperto ai lati, e il pubblico scoppia a ridere. Il motivo appare chiaro a chi è abituato a studiare, in parte dipende dalla mancanza di rispetto ed in parte grazie alla canzone allegra e scanzonata della Villanella. Questa ottiene un grande successo in Europa

Le quattro domeniche del Carnevale nelle Serre Vibonesi.

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di Maria Lombardo In Calabria il Carnevale è ancora malgrado il progresso ed il rinnovamento della festa, è una celebrazione di grande importanza e centralità   nelle varie comunità. Una cosa è sicura il periodo è studiato poco nella nostra Regione, ci sono realtà ancora ancorate ai riti antichi della terra. Nelle Serre del Vibonese il Carnevale carico di riti antichi e spirito di festa abbracciava un periodo abbastanza lungo che andava dal 17 gennaio, (festa di S. Antonio Abate) identificato nella festa come Sant’Antuoni di lu puorcu al martedì grasso. Marti di lazata o marti di l’azata.Inoltre come dicevo nel titolo le domeniche di Carnevale   nelle Serre erano ben quattro: quella degli amici, quella dei compari, quella dei parenti   e quella di Carnevale. Anche nelle Serre il “lutto” del maiale era fondamentale per la festa e tutto ruotava alla tavola ricca di carne, quindi tutti   crescevano e poi macellavano il maiale per non desiderare carne. Il Carnevale era quindi eso

“ A Candilora ntà Calabria” : “ova fritti e salimora” piatto della tradizione.

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di Maria Lombardo La festa della “Candilora” apre in Calabria il Carnevale ed è come spiegato nell’articolo in questo blog dedicato alla festa delle candele una giornata dedicata al cibo. Inoltre cari lettori se avete pazienza oggi parlo di “salimora” ma altro non è che i “frisulimiti” o “cucurci” di cui ho ampiamente parlato sempre in questo blog ed in altri. Questo piatto antico e tradizionale si mangia   quando ,nel periodo invernale, si “ammazza” il maiale . Un rito che si chiama “lutto” ma è in realtà una festa si invitano gli amici e parenti e dopo la lavorazione delle carni, si mangia tutti insieme assaggiando le parti del maiale che, ahimè è stato ammazzato! Il detto ” del maiale non si butta niente ” è verissimo , qualsiasi parte viene lavorata e mangiata. Infatti con la “salimora” si preparano uova fritte deliziosissime.Rispetto a tutti i piatti fatti col maiale questo ho deciso di assaggiarlo! Due gli   ingredienti uova e “ salimora” o come volete chiamarli   nei

“Da Candelora cu non ava carna s’impigna’ a ‘ fijjola”. La Candelora in Calabria.

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di Maria Lombardo Una delle feste liturgiche che in Calabria viene rispettata con dei riti è la Candelora. Il 2 febbraio viene celebrata la Presentazione al Tempio di Gesù, popolarmente chiamata festa della  Candelora , perché in questo giorno si benedicono in Chiesa le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”.  Un tempo in molti borghi calabresi dopo la benedizione in chiesa si andava per le strade con ceri e similari  ricordando anche che la Candelora è una festa pagana ovvero  Romana. Le candele benedette vengono portate a casa per poi essere riutilizzate  come protezione per se e la casa. Inoltre queste candele venivano accese nell’attesa del ritorno di qualcuno momentaneamente assente o infine come accade attualmente in segno di devozione cristiana. Ecco che in Calabria vi era anche il lato pagano della festa  chi praticava  riti magici , nel giorno della Candelora verificava se una persona era colpita da malocchio. E’ anche il giorno in cui esisteva il

“CULLURUNE CU' I FRISULIMITI”: LA CALABRIA DEI PANI ANTICHI.

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di Maria Lombardo Questa è veramente una ricetta che si sta perdendo come molte nei meandri del passato, una ricetta legata alla panificazione intendiamoci.Si tratta di un pane di semola realizzato con i  frisulimiti  (che nel mio mio dialetto vengono denominate  frisulagglie , nei paesi vicini  resimuggli,  nel catanzarese  cicoli o cìculi,  nel cosentino  scarafuagli  ecc .)  ovvero piccoli pezzetti di carne di scarto di maiale (come pelle, orecchie, zampe) tritati, bolliti e immersi nel loro grasso. Quando si dice che del maiale non si butta via niente, è la pura verità perché con gli scarti si realizza questa sorta di crema gustosa e prelibata con cui i calabresi realizzano deliziose specialità. Ecco cosa serve per “ confezionare ” questa delizia 400 g di farina di semola rimacinata di grano duro 100 g di farina 00 50 g di lievito madre secco 400 g circa di acqua tiepida 250 g di frisulimiti 50 g di strutto (degli stessi frisulimiti) mezzo cucchiaino di peperonci

Una ricetta moderna e buonissima per guarnire le crostate dei calabresi: Mandarini cinesi canditi.

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di Maria Lombardo Il mandarino cinese o mandarino del Giappone, detto anche  kumquat , è un agrume originario della  Cina  meridionale. Ne esistono due varietà: una a frutti tondi e l’altra a frutti ovali. Questo mandarino presenta una buccia spessa e aromatica e un succo acido. Il frutto della “ fortunella ” sempre il mandarino cinese, è un frutto che va mangiato senza sbucciarlo ed è adatto nella preparazione di marmellate e canditi o sotto forma di liquore. L’albero di questi frutti resiste alle basse temperature ma non ama il vento gelido, per cui è opportuno coprirlo con telo di garza nelle giornate più ventose e fredde. Il fortunella nel periodo invernale va in letargo quindi non mette né getti né gemme. Anche in pieno inverno è possibile preparare golose conserve! Certo candire richiede tempo ma ne vale la pena. I kumquat canditi si servono a fine pasto  oppure li potete utilizzare nella preparazione di  dolci , o proporli assieme a dei formaggi grassi e dal gusto deciso

“ Giusto fra le Nazioni” il Maresciallo Gaetano Marrari da Reggio Calabria.

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di Maria Lombardo E’il “Perlasca calabrese” e troppo spesso questa figura umana in tempi difficili è stata dimenticata. Ebbene non solo per il giorno della memoria ma per ogni evenienza va rammentata. Esperto e qualificato militare partecipò a tutte le guerre! Insignito di numerose medaglie nel ’40 stava prestando servizio a Roma ma sentendo il bisogno di ritornare nella sua Calabria chiese trasferimento. Ecco che giunge la nomina per dirigere il corpo di pubblica sicurezza nel campo di Ferramonti e   vi rimase dal 1940 al 1943. Egli nel campo si distinse per il comportamento amichevole ed in qualche modo addirittura “buono” e disponibile. Per quanto riguarda il campo di concentramento Ferramonti ne ho discusso ampiamente sia in questo blog che in altri, quindi non mi dilungherò molto. A Ferramonti vi erano 92   baracche alcune in legno altre in cemento, a dirigere il tutto c’era il capo di pubblica sicurezza che stava a capo di 75 poliziotti compreso il Maresciallo Marra

Durante il periodo borbonico esistevano i preti banditi graziati dallo Stato.

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di Maria Lombardo Siamo all’inzio dell’800 in una Calabria Ultra che sembrava una propaggine del Medio Evo. Francesco Candidone da Rosarno era un prete stimato all’inizio di questa storia che fa molto riflettere. Il prete rosarnese viveva con la sorella una donna devotissima e timorata, un giorno alla sua porta si presentarono due ufficiali muniti di lascia passare   del sindaco. Il prete li ospitò li rifocillò e gli offrì anche da dormire, ed ecco che i due in piena notte però violentarono a turno la giovane sorella. Il Candidone non sopportando quello scempio afferrà un coltello e sgozza i due. Divenne con questo “battesimo” un feroce e sanguinario brigante che diede molto fastidio ai francesi. In un   primo momento per la cronaca il prete ebbe orrore dei delitti commessi e si adoperò prima ad insabbiare i delitti fatti in casa sua con l’aiuto dell’abate De Paola. Quei corpi dovevano finire nel Mesima! Ecco che il primo cadavere sparì nei flutti del fiume per quanto riguard

In Calabria in questo periodo si preparano i “frisulimiti”

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di Maria Lombardo Si sa del   maiale non butta niente, una verità inoppugnabile! In tutta la Regione sono conosciuti i “ frisulimiti ” io a dire il vero non li ho mai mangiati come molti prodotti fatti con frattaglie del maiale, ma con chiunque abbia parlato li descrivono come una vera delizia. Nel Crotonese, i  Frisulimiti  sono conosciuti anche come  Fresulimiti, Risimugghji, Rasamugghje, Risimuglie e Rimasùgli , dove gli ultimi termini si riferiscono chiaramente a ciò che rimane dopo il taglio della carne (i rimasugli, i restanti). Viene preparato questo impasto, composto dal pezzetti di carne di scarto del maiale (come le orecchie, o la pelle, le zampe ecc) tritati, bolliti ed immersi nel grasso dello stesso animale. Detta così, può sembrare non molto invitante. Ma perché li chiamiamo fin dalla notte dei tempi “ frisulimiti? Si tratta di una parola nata dall’unione di Latino e Greco, cosa non molto insolita sulla fascia Jonica Calabrese. In questo caso, troviamo la parola Latina 

Amendolara (CS) :riti antichi per la festa di Sant’Antonio Abate.

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di Maria Lombardo Per la festa di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali domestici, vi conduco nel Pollino nel borgo di Amendolara. Il 17 gennaio tutta l’intera giornata è dedicata al Santo Patrono e tutta la comunità fa collettivismo. Una festa all’insegna delle tradizioni contadine! La cittadinanza si riunisce a via Blefari dove è ubicata la cappella del Santo, due corone di limoni e arance poste sulla cappella accolgono i fedeli. Corone posate da due cavalieri capofila nella processione che seguirà dopo l’incanto, uno donna uno uomo. La corona femminile è più piccola dell’altra per ovvi motivi di peso e relativo sforzo a reggerla. Tra i cavalli viene portata la statua che viene piazzata  accanto alla porta della cappella su un piedistallo incerto.Il parroco prende il microfono in mano ed avvia il preliminare rito religioso, in sequenza concede tre benedizioni: ai cavalli, alla piazza, alla piastra su cui è scolpita il  simbolo del TAU  rinnovato. In mattinata si svo

Chianalea il borgo dei pescatori di Scilla (R.C)

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di Maria Lombardo  Siamo a Scilla uno dei borghi più belli della costa viola per visitare seppur virtualmente in questo caldo e soleggiato autunno il caratteristico borgo di Chianalea. Il bel tempo novembrino ancora permette di svolgere turismo locale è il momento opportuno per visitare i nostri “gioielli”. Il suo nome deriva da Piano della Galea effettivamente per la stupenda posizione è considerata la Venezia del Sud. La sua origine è antichissima, come si narra sin dai tempi di Omero: costruita dagli esuli troiani per la sua posizione e per la ricchezza delle sue acque. Chianalea un grappolo di case piccole, addossate che tendono ad uno sviluppo in altezza, al piano terra c'è il “catoiu” una sorta di rimessa per gli attrezzi della barca e poi le stanza sopra dove vive la famiglia. Chianalea è sempre stata legata alla vita dei pescatori di pescespada vi erano “i gnuri” coloro che possedevano la barca ed i “garzuni” che andavano a giornata. Passeggiare tra le viuzze str

Il pane “cafone” calabrese: uno dei migliori del Mezzogiorno.

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di Maria Lombardo Pane “cafone” ma di cafone ha veramente ben poco visto la tradizione ela fama che precede il pane fatto in Calabria. Tante varietà pane di Cerchiara, di Cutro, di Botricello, di Mangone, di Cuti, di Capizzaglie, pane di jermanu e di castagni, di Sant’Antonio e di San Martino, con le olive o con la cipolla e poi pitte, collure e cullurelle e chissà quante altre varietà ha e quanti altri nomi porta il cibo più amato dai calabresi e da quanti hanno avuto la fortuna di assaggiarlo: U pani 'i casa. Ho proprio elencato con soddisfazione tutti i tipi di pane calabrese molti dei quali ho spiegato in singoli articoli proprio su questo blog! La panificazione calabrese è un’arte che conosco bene le mie nonne panificavano in casa fino a un ventennio fa. Carico di significati anche antropologici e carichi di storia che spiegherò nel corso di questo pezzo. Insomma anche in questo siamo discendenti dei Greci. Certo quando si impastava il pane non si faceva solo “una pi

Lorica (CS) …La perla della Sila.

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di Maria Lombardo Un villaggio turistico che ricade su tre comuni calabresi: San Giovanni in Fiore, Pedace e Serra di Pedace. Una bellissima valle vicino al lago Arvo ma il nome di questo attrezzatissimo villaggo deriva dal  latino “lùrica” (corazza di cuoio degli antichi legionari romani), e potrebbe essere interpretato come un posto sicuro, invalicabile, dove nascondersi e proteggersi da eventuali avversari o nemici, ma non essendoci dati certi riguardo al ritrovamento di segni e manufatti che possano indicare la presenza dell’uomo sin da antiche origini, il termine dovrebbe riferirsi all’aspetto naturale della zona, che come una roccaforte vegetale, nei secoli scorsi si presentava all’uomo come un habitat impermeabile, angusto e selvaggio.   Esiste poi una leggenda popolare che narra, secondo l'etmologia dei nomi, che a Lorica, fu trovata la corazza di un antico cavaliere, in località Cavaliere. Un rilevante sito archeologico del Paleolitico inferiore è attestato n

Dumas: Mastro Adamo il Calabrese il romanzo sconosciuto di Dumas conservato a Nicotera …. Conosciamo la verità su questo libro.

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di Maria Lombardo  Il pregevole lavoro di A. Dumas Mastro Adamo il calabrese, curato e tradotto da Sandro Paparatti per la casa editrice Bietti, costituisce una preziosa reliquia per la Biblioteca Civica di Nicotera. Il libro ha catturato in tutto e per tutto la mia attenzione e, anche in questo caso, ho indossato l’ abito a me più congeniale, quello cioè dello storico. Soprattutto per capire cosa c’è scritto di tanto importante in questo sconosciuto testo. Anche perché non poco mi hanno indotto a riflettere le parole dell’ ex Assessora alla cultura del Comune di Nicotera:” La valorizzazione di Mastro Adamo il calabrese, opera di Alexandre Dumas, ambientata a Nicotera, da acquistare e donare alla scuole cittadine, agendo in collaborazione con l’Institute française di Roma. “ Questo in virgolettato è il punto 11 del programma che avrebbe dovuto portare avanti l ‘Assessora! Ambientato a Nicotera si suppone per via di alcune citazioni del nome della cittadina. Ed addirittura d

L'Aglio di Papaglionti eccellenze del Vibonese.

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di Maria Lombardo   Il Vibonese ha davvero molte risorse di cui vantarsi, non solo la magnifica bellezza dei suoi territori che incanta il visitatore Calabrese ma il ricco “paniere” di prodotti tipici potrebbe fare la fortuna di questo lembo di terra. Sicuramente qualcuno potrà storcere il naso vedendo un pezzo sull’aglio, proferendo magari che l’aglio si coltiva da secoli in Calabria ma c’è un posto nel vibonese che produce un’aglio che ha avuto un’elavazione particolare: l’aglio di Papaglionti. Un tipo di aglio più piccolo di quelli che si trovano in commercio il bulbo rosa ed un gusto piccante ed aromatico. Contiene solfuro d'allile e antiossidanti di un certo livello, che non hanno pari con quello proveniente da altri paesi produttori. L’aglio di Papaglionti una frazione del comune di Zungri ha un sapore ed un profumo unico ed inebriante. Qui viene coltivato da secoli in terreni leggeri, che insieme al clima temperato ed asciutto, garantiscono alla pianta un'ottim

Il “Gammune” di Belmonte Calabro (CS) un salume calabrese premiatissimo.

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di Maria Lombardo In concomitanza con la macellazione del maiale in Calabria, ho deciso di farvi conoscere il “gammune” un salume simile al culatello e prodotto a Belmonte Calabro. Sulla etimologia del nome ci sono pareri discordanti se provenga dallo spagnolo jamón (prosciutto) o dalla parola calabrese gamma (gamba). Questo salume straordinario e sopraffino viene prodotto con le stesse modalità fin dall’800! E’inoltre unicum proprio per l’utilizzo delle carni del suino nero di Calabria. Ricordiamo ai lettori che i suini neri sono allevati bradi nei boschi ricchi di faggi, castagni e querce, e hanno a disposizione un ricovero notturno in piccoli recinti. Mangiano ghiande, tuberi, castagne, con un’integrazione di cereali di produzione locale e ortaggi. Sono macellati a 16 mesi, quando hanno raggiunto il peso di almeno 150 chilogrammi. Il suino nero è una razza robusta di taglia medio piccola, con il grugno lungo e sottile, le orecchie grandi e pendenti, con setole più lunghe e

L’Epifania del Signore si svolge anche a Nicotera nel Vibonese: la Processione del Bambinello per le vie del quartiere Borgo.

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di Maria Lombardo Siamo giunti al 6 gennaio, con questa data il calendario liturgico festeggia la “ manifestazione ” e l ’ adorazione dei magi al bambino di Betlemme. Il termine deriva dal  greco antic o , verbo ἐπιφαίνω, epifàino (che significa "mi rendo manifesto"), dal sostantivo femminile ἐπιφάνεια, epifàneia. Coincide anche con la chiusura del tempo di Natale ossia si concludono in questo giorno i giorni di festa. Le vie   del Borgo e di San Giuseppe sono   teatro   di una suggestiva cerimonia liturgica in occasione della festa dell’Epifania. Attenzione lo ribadisco la processione non tocca tutto il paese ma il rione dove è custodita questa bellissima statua che vi illustrerò e vi farò vedere. Infatti questa processione è   organizzata dalla Parrocchia di San Giuseppe retta da Don Nunzio Maccarone. La statua di bellissima fattura che rappresenta Gesù di pochi anni, vestito con abiti alla romana porpora e blu e con una cascata di riccioli biondi.   Proprio in q

Il rito unico arbereshe che si celebra a San Demetrio Corone e San Cosmo Albanese nel Cosentino: Epifania del Signore.

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di Maria Lombardo Le comunità di minoranza linguistica in Calabria “sfoderano” per le festività comandate riti unici e molto particolari. Come cita il titolo in Calabria  in soli due paesi risalenti alla diaspora  arbereshe  della fine del ‘400 si celebra dodici giorni dopo Natale l’Epifania del Signore. Paesi del cosentino calabrese   importanti centri della comunità  arbereshe  e conservano ancora la lingua, i costumi albanesi ed il rito religioso greco-bizantino. Quello che si svolge in questi borghi è il passo del Vangelo sulla discesa dello Spirito Santo e sul Battesimo di Cristo. A San Demetrio Corone, si rinnova ogni anno il “volo della colomba” . Da una finestra di palazzo Strigari viene legata con un filo questa colomba bianca fino a fermarsi sul bordo della fontana pubblica. Il papàs immerge nell’acqua della fontana per ben tre volte la croce, rito che si svolge appena la colomba giunge al posto prestabilito. Inutile dire che la colomba bianca rappresenta lo Spiri