“Da Candelora cu non ava carna s’impigna’ a ‘ fijjola”. La Candelora in Calabria.





di Maria Lombardo


Una delle feste liturgiche che in Calabria viene rispettata con dei riti è la Candelora. Il 2 febbraio viene celebrata la Presentazione al Tempio di Gesù, popolarmente chiamata festa della Candelora, perché in questo giorno si benedicono in Chiesa le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”.  Un tempo in molti borghi calabresi dopo la benedizione in chiesa si andava per le strade con ceri e similari  ricordando anche che la Candelora è una festa pagana ovvero  Romana. Le candele benedette vengono portate a casa per poi essere riutilizzate  come protezione per se e la casa. Inoltre queste candele venivano accese
nell’attesa del ritorno di qualcuno momentaneamente assente o infine come accade attualmente in segno di devozione cristiana. Ecco che in Calabria vi era anche il lato pagano della festa  chi praticava riti magici, nel giorno della Candelora verificava se una persona era colpita da malocchio. E’ anche il giorno in cui esisteva il legame del contadino al passaggio dall’inverno alla primavera. In Calabria,  è il giorno che richiama l’arrivo del Carnevale. Con parenti e amici, ci si ritrova per festeggiare gustando piatti a base di carne di maiale, in preparazione ai giorni di “magro” che stanno per arrivare nel periodo della Quaresima. Ed ecco  che è giunto il momento  di spiegare il ditterio nel titolo “Da Candelora cu non ava carna s’impigna’ a ‘ fijjola” appunto si riferisce a chi non aveva possibilità economica di avere carne in questa giornata e che faceva sacrifici per poterla comprare. Insomma per la tavola calabrese questo giorno doveva essere colma di ogni bene. Per gustare a pieno le tradizioni calabresi, il menù di oggi prevede: pasta di casa con ragù di maiale e polpette al sugo. E non può mancare un bel fiaschetto di vino!

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