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Visualizzazione dei post da marzo, 2021

Sapete che la rara Ginestra bianca di Cirò si trova anche tra le dune di sabbia tra S.Ferdinando (RC) e Nicotera (VV).

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  di Maria Lombardo  E’ proprio così questa rara Ginestra dal colore bianco che si   può vedere tra le dune della Marinella a Cirò nel Crotonese, possono ammirarla anche tra le dune di sabbia tra Nicotera (VV) e San Ferdinando (RC). Ma cos’è questa Ginestra bianca? Retama raetam è diffusa nelle isole Canarie e in parte del bacino del Mediterraneo. In Italia è presente unicamente la sottospecie R. raetam subsp. gussonei, in passato ritenuta un endemismo esclusivo della Sicilia orientale (distretto camarino-pachinense), nella fascia costiera tra Licata e Gela. È tuttavia presente anche in Calabria, principalmente nella duna di Marinella nel territorio di Cirò (KR). In tale sito costituisce la specie di riferimento dell'area Sic IT9320100 "Dune di Marinella". Recentemente sono state scoperte altre presenze in Calabria sulla costa tirrenica a nord di San Ferdinando (RC) e Nicotera (VV). Questo però è il periodo per ammirarla tra   marzo ad aprile fiorisce. Pianta per suolo ar

In Calabria mai mettere il pane capovolto in tavola! Ma come nasce questa superstizione?

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  di Maria Lombardo    Il pane è sacro, è oramai noto a tutti, sia civilmente che religiosamente. Per la Chiesa è il simbolo dell’aggregazione cristiana, il corpo di Cristo, per la società è la primordiale forma di nutrimento, un alimento immancabile e talmente essenziale che non dovrebbe mai mancare per nessuno. Il pane capovolto in tavola è spesso considerato un gesto che attira sfortuna o peccato. Ma come nasce questa leggenda? TRADIZIONE RELIGIOSA Secondo la religione cristiana rappresenta il corpo di Gesù, quindi mettere il pane capovolto a tavola equivarrebbe a mettere il Cristo capovolto. Nelle credenze religiose avviene spesso che le cose messe sottosopra siano simboli di sciagura o, addirittura, demoniaci: basti pensare alla croce capovolta, simbolo del Maligno. TRADIZIONE STORICA Si racconta che, nel XV secolo, i boia non fossero ben visti inFrancia. Del resto, in un periodo caratterizzato da monarchie assolute e da una scarsissima libertà d’espressione possiamo

Frittata pasquale di Bova (RC): “ Musulupu e suppressata”

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  di Maria Lombardo  Come da tradizione, il giorno di Pasqua si usa preparare e gustare la frittata pasquale di Bova realizzata con il "musulupu". Ingredienti per 4 persone: 500 g di ricotta 4 uova 100 g di soppressata 1 musulupu 4 pezzi di frittole 2 cucchiai di formaggio grattuggiato Mettete la ricotta, la soppressata, il musulupu e le frittole tutti bene affettati dentro una padella abbastanza capiente e fateli friggere un poco. Nel frattempo rompete le uova e sbatteteli aggiungendo dopo il formaggio. Non appena gli ingredienti precedenti sono fritti, aggiungete le uova. Smuovete di tanto in tanto la padella fino a quando le uova si rapprendono. Buon appetito e Kalì Paskalìa. Ricetta tratta dal "I sapori della tradizione" (D.Fiorenza-C.Larizza-T.Tuscano) Ed. Ute-Tel-B

Da Motta San Giovanni (Rc) nasce il Bergavin prodotto eccellente.

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  di Maria Lombardo    Bergavin, un prodotto dal cuore calabrese che sin dallo "stappo" sprigiona tutta l’essenza del principe degli agrumi, è una bevanda alcolica realizzata artigianalmente con estratto di Bergamotto di Reggio Calabria. Nato della fusione perfettamente aromatica tra vino bianco passito ottenuto da uve che provengono dai vigneti della provincia di Reggio Calabria, e estratto naturale del bergamotto, Bergavin è ottimo da servire freddo e da degustare da solo o a fianco di cantucci e paste secche. Un prodotto sublime delicato e al contempo aromatico ma soprattutto perfetto da servire a fine pasto e non solo.Bergavin è uno dei fiori all’occhiello tra i prodotti tipici calabresi e, soprattutto nell’ultimo periodo, è stato abbondantemente richiesto da chef e ristoratori con attività in Italia e all’estero. Provatelo e offritelo ai vostri ospiti sarà un successo!

Le società segrete in Calabria furono molto radicate.

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  di Maria  Lombardo  Non ci sono altre spiegazioni l’Unità d’Italia è stata voluta fortemente dai calabresi.La prima società segreta in Calabria era sorta ad Altilia (CS) nel 1811 per opera del medico condotto Gabriele De Gotti, le altre si erano via via diffondendo a San Mango, a Conflenti con i Folino, Villella, a Dipignano, a Cortale con i Cefaly, a Mesoraca con i Carelli e La Rosa, a Maida con il circolo dei Filadelfi, a Squillace, a Stalettì con Aracri, Riga e Piccinnè, a Girifalco con un ramo della famiglia Migliaccio, a Borgia con i Cospiratori, a Cropani con il titolo Campo Europeo.A Catanzaro si delineavano le varie tendenze di parte. Si dichiaravano filo borbonici i nobili agrari tra i quali i Marincola Cattaneo, i Mottola d’Amato, i De Cumis, i Le Piane, gli Scoglio, ad essi si contrapponevano liberali come i De Nobili, Marincola Politi, Marincola San Floro, Schipani, De Riso, i Bianchi, gli Opipari, i Pascali, i Veraldi, i Manfredi e molti della maestranza cittadina. Leg

La Torre della Marchesa: nel bosco Callistro di Buturo (CZ), Parco Nazionale della Sila.

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  di Maria Lombardo  Sono rimasti pochi ruderi e parte della torre di quella che fu la villa, di circa 3100 metri quadri, della marchesa Maria Elia De Seta Pignatelli. La marchesa nacque a Firenze nel 1894 ed era figlia dell’ammiraglio Giovanni Emanuele Elia, noto per aver inventato alcune armi subacquee. Trascorse parte dell’infanzia a La Spezia e studiò in collegi in Inghilterra e Germania. Una nobildonna che visse nel periodo delle mobilitazioni contadine, delle Guerre Mondiali. Decise di farsi costruire una villa in un luogo sereno e salutare, dall’aria pura, in Sila dove trascorse molto tempo. Fu una donna molto colta, aveva una collezione di libri, donati da lei stessa alla biblioteca Bruno Chimirri di Catanzaro. Scrisse anche lei un libro/diario sulla Calabria e seguì diversi archeologi nelle loro campagne di scavi, quali Paolo Orsi, Umberto Zanotti Bianco, ecc. Aderì al movimento fascista, intrattenne numerosi salotti culturali. Fu madre di quattro figli, sposa del marchese De

A Taverna ( CZ) ogni tre anni si svolge un rito suggestivo a “pigghjiata” del Venerdì Santo.

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  di Maria Lombardo    Questa tradizione nasce a Taverna nel 1700 per volere   dell'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento – Santissimo Salvatore, con sede nella chiesa arcipretale di Santa Barbara. Il rito “porta in scena” gli ultimi istanti della vita del Cristo.Il rituale ha inizio con un cammino di fede celebrato nella chiesa Arcipretale di Santa Barbara: la Pia pratica dei Venerdì di Quaresima. Centro di queste funzioni liturgiche è la statua del Santissimo Crocifisso, scultura lignea appartenente alla scuola di Frate Umile da Petralia, che viene venerata con preghiere e particolarissimi canti detti “lamenti”. I “Grancasciari” annunciano l’inizio! Persone di tutte le età che, con enormi tamburi costruiti in legno e pelli di capra, in corteo per le strade del paese, suonano a ritmo lento e continuo per comunicare la condanna a morte del Cristo. Si possono vedere due momenti   la“cattura” un atto unico teatrale in cui viene inscenato il momento dell'arresto di Gesù ne

Arberia Calabra: Carfizi (KR) e la preparazione delle “Kucupe” con le uova rosse.

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  di Maria Lombardo    La civiltà arbereshe di Calabria rappresenta l’esempio di   un popolo amante della libertà che ha trapiantato e costruito su suolo italiano tutto il suo mondo, continuando a difenderlo nei secoli dalle più svariate prepotenze. Siamo a Carfizi nel crotonese per raccontarvi l’attesa della Pasqua nel “segreto” delle case. Si preparano dei dolci tipici pasquali, tra i quali vi sono   dei dolci di Pasqua, prevedono la creazione di forme con le uova al centro,ma ciò che contraddistingue le “Kucupe” di Carfizzi è il colore delle uova, che sono “rosse”. Le “kucupe” qui hanno tendenzialmente una forma ovale, anche se non mancano le fantasiose forme a colomba o a cestino,e sono decorate dalle uova rosse, che campeggiano sulla superficie. Attenzione le uova si colorano solo con   un colorante naturale. Usano la robbia che reperiscono mesi prima! Ciò che serve di questa pianta è il suo rizoma, che va essiccato e poi fatto a pezzettini. Da questa radice, infatti, si ottiene

UOVA DI CACIOCAVALLO STAGIONATO DI PUNTADURA A LONGOBUCCO (CS)

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  di  Maria  Lombardo  Siamo di nuovo a Longobucco (CS) in località Puntadura per parlarvi di una novità. L’azienda agricola “ Fattoria Franco” lancia l’uovo di   caciocavallo! Appartiene alla categoria caciocavallo silano il nome deriva dall’antica abitudine di appendere ad asciugare le forme legate in coppia, a cavallo di un bastone posto in orizzontale.Dalla crosta sottile, liscia, di color paglierino, la pasta omogenea, compatta con lieve occhiatura. Il sapore è aromatico e cambia molto col tempo di stagionatura: va dal delicato e dolce quando è fresco, al deciso e piccante quando è stagionato. Per questa Pasqua questo delizioso formaggio arriva con un prodotto raffinato ed elegante. Insomma una Pasqua Gourmet!! Intanto vi fornisco alcune note sull’azienda agricola “Fattoria Franco” è situata nel comune di Longobucco nella località detta Puntadura, adagiata lungo il fiume Trionto, fra le frazioni Destro e Ortiano.Il nome Puntadura è un toponimo il cui significato è scudo di difesa

Antichi dolci delle Palme:” I TORNANIDD D’A PALM” di Cassano allo Ionio (CS)

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  di Maria Lombardo    Attenzione lettori sono dei dolcetti morbidi a forma di ciambelline e glassati al limone. Non confondeteli con altro prodotto dello stesso periodo! Veloci da preparare un tempo decoravano le palme che si portavano a benedire. Preparati solo con uova e farina e lucidati con una glassa di zucchero e limone chiamata U’ NASPR in dialetto cassanese. La ricetta tipica richiede per l’impasto solo uova e farina ma io aggiungo anche l’olio e il lievito così risulteranno più morbidi e fragranti.           6 UOVA medie/grandi           800 grammi di farina 00 (quando se ne riceve) Divella           80 grammi di olio extravergine d’Oliva           una bustina di lievito per dolci INGREDIENTI PER LA GLASSA (U NASPR)           300 grammi di zucchero a velo           un albume           il succo di un limone biologico     Rompere le uova intere e sbatterle con una forchetta, quando saranno spumose aggiungete l’olio e continuate a sbattere per qualch

Bergariso come non assaggiarlo! Un connubio tra il riso di Sibari ed il Bergamotto di Reggio Calabria.

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  di Maria Lombardo  La Calabria è una regione che possiede un vasto patrimonio enogastronomico ma anche un paniere di prodotti invidiati a livello nazionale e coltivati e prodotti sin dai tempi più antichi. Tra i prodotti tipici specificatamente calabresi, negli ultimi anni è aumentato soprattutto la richiesta del pregiatissimo riso di Sibari e del pregiato agrume calabrese, principe degli agrumi, il Bergamotto di Reggio Calabria.Dall’amore per la propria terra e dalla voglia di valorizzare i prodotti tipici calabresi è nato, targato Azienda Agricola Francesco Gangemi, il BergaRiso: un prodotto unico nel suo genere che profuma di Calabria.Bergariso è realizzato con riso carnaroli di Sibari aromatizzato al bergamotto di Reggio Calabria. Questo prodotto, è ideale da utilizzare per realizzare un profumatissimo risotto al bergamotto ma anche altre tipologie di risotti. Con questa tipologia di riso dal chicco pregiato si potranno creare ricette personalizzate come risotti ai frutti di mare

Sapete che dopo l’Unità d’ Italia le maestranze Mongianesi dedicarono una sciabola a Vittorio Emanuele II?

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                                                             foto Sergio Straface E’ proprio così le maestranze Mongianesi dedicarono al nuovo Re della nuova Italia un capolavoro assoluto. Una sciabola di una bellezza straordinaria con incisi i nomi delle maestranze di Mongiana sulla coccia:” AL PRIMO RE D’ITALIA – PER LA PATRIA INDIPENDENZA – I FABBRI MONGIANESI”. Sarebbe l’iscrizione che compare sull’elsa della sciabola fuori ordinanza forgiata a Mongiana con lama in acciaio lavorata a damasco, impugnatura in avorio e stemma sabaudo in oro. Chiunque cerchi di far passare le Ferriere di Mongiana come posto idilliaco e che produceva come una qualsiasi fabbrica di Manchester è in mala fade. Si produceva busti per monumenti, tubi, campane, ruote di ferro, elementi di macchine, argani, pesi, bracieri, mortai, zappe, chiavi, bulloni, maglie, catene, componenti per i primi ponti sospesi, rotaie per tratte ferroviarie. Nulla di speciale per i tempi ed i luoghi isolati rimasti immutati per se

Catolas di Guardia Piemontese (CS) per l' Envit de Sant Josèp.

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  di Maria Lombardo  L’invito a San Giuseppe è il pranzo rituale che si ripete da oltre 5 secoli, il 19 Marzo, a Guardia Piemontese, enclave occitana in provincia di Cosenza in Calabria. Le Catolas sono dei dolci tipici di Guardia Piemontese e fanno parte del menù di una ricorrenza molto particolare che si celebra nel borgo occitano calabrese. Sono delle Nacatole in sostanza come quelle che si fanno nella Locride e nel Vibonese evidentemente la minoranza occitana ha incamerato qualche ricetta ancestrale del territorio. La ricetta è questa: 7 uova mezzo bicchiere di vino bianco mezzo bicchiere di olio mezzo bicchiere di anice farina quanto basta miele   7 pizzichi di sale olio per friggere Sbattete le uova fino a renderle spumose e aggiungete vino olio e anice. Amalgamate bene! Unite la farina   si lavora il tutto affinché l’impasto risulti più o meno omogeneo, cioè morbido e non appiccicoso. In ogni modo è possibile aggiungere altra farina per ottenere consistenza d

Sapete che il tesoro “du briganti Musulinu” è stato trovato nelle Grotte di Tremusa a Scilla (RC).

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  di Maria Lombardo  Come stanno riportando le maggiori testate giornalistiche europee, ritorna alla luce il tesoro del leggendario Brigante Musolino. E' stato trovato all'interno delle Grotte di Tremusa a Melia di Scilla, dove è rimasto nascosto per più di cento anni, frutto delle scorribande del temerario brigante nell'Aspromonte. Lo hanno trovato due operai Anas alle prese con rilievi idrogeologici. Il forziere pieno di monete (20 lire d'oro raffiguranti Vittorio Emanuele) sarebbe nascosto sotto uno strato di roccia sul fondo di un pozzo fangoso. Il tesoro del Brigante riaffiora e la sua leggenda scompare. Molte generazioni di ricercatori di tesori lo hanno cercato invano per anni e anni, sicuri che doveva pur essere da qualche parte. Vecchi quaderni, scritti in carcere dal Musolino, indicavano proprio delle grotte ma nessuno finora era riuscito a trovarlo. La leggenda del famigerato tesoro di Musolino è stata alimentata per un intero secolo dopo la vicenda di Serafi

Gli occhiali da sole ispirati al calabrese Gioacchino da Fiore di Francesco Ventura. Da Celico ( CS) un prodotto di qualità!

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  di Maria Lombardo    Ebbene questa è una novità che sicuramente farà molto discutere! A farmi conoscere questo prodotto attualmente acquistabile on-line presentati in un sito accattivante è stato proprio l’ideatore del brand Francesco Ventura citato in calce. Trae le mosse dalla storia di un nostro illustre conterraneo calabrese, nato a Celico (CS): Gioacchino Da Fiore! Su Gioacchino possiamo dire moltissimo figura al pari di Dante Alighieri, Michelangelo, Leonardo Da Vinci, Galileo Galilei, ma meno conosciuto e studiato, Da Fiore ha segnato un'epoca, l’oscurantista Basso Medioevo, a cavallo fra la paura irrazionale per l’anno Mille e la nascita dei Comuni, fra la riforma della Chiesa e le crociate. Portavoce di una filosofia complessa ed originale, che scava nelle verità assodate della dottrina cristiana per cogliere i tratti dell'età futura e decifrare i tempi della sua venuta, Gioacchino Da Fiore occupa un posto importante già per Dante Alighieri che, circa un secolo dop

Taddhiarini e ciciri - (tagliolini e ceci) per la festa di San Giuseppe nel Reggino.

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di Maria Lombardo    I pasti più tipici della tradizione di San Giuseppe sono “i taddhiarini e ciciri” (tagliatelle e ceci) fumanti, profumate e speziate e “i crispeddhi cu lici” (crispelle salate con alici) con i dolci di San Giuseppe. Alle prime ore del mattino del giorno della festa di San Giuseppe si accendeva un gran fuoco, per cucinare in tegami di terracotta i ceci, nel frattempo si preparavano a mano le tagliatelle, che in seguito erano versate nel tegame solo alcuni minuti prima dell’inizio del banchetto. Terminata la cottura, le tagliatelle e ceci erano servite dopo aver condito il piatto con olio extravergine d’oliva e per chi lo desiderava con una spolverata di peperoncino piccante. Quest’usanza del “Banchetto di San Giuseppe” si diffuse nel reggino , con maggiore pratica per molti, durante i periodi più bui della nostra società in concomitanza con le tragedie avvenute dopo il catastrofico sisma del 28 dicembre 1908 oppure durante gli anni dei due conflitti mondiali. Pe

Quella storia raccontata male dai neomeridionalisti del piroscafo Ercole che trasportava l’oro di Garibaldi.

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  di Maria Lombardo  Mancavano pochi giorni alla proclamazione della nuova Italia e nelle acque tra la Calabria e Napoli affondò   il piroscafo “Ercole”. La storia dell’unità d’Italia iniziò con un mistero ma solo per i neomeridionalisti. I garibaldini imbarcati erano guidati da Ippolito Nievo con loro una cassa avevano il compito di portare a Torino la documentazione economica relativa alla spedizione militare dei Mille.  Ecco che dalla voce di Giuseppe Addessi apprendo:” Ma c’era chi aveva interesse, per opposte ragioni, ad impedire che quella cassa arrivasse a Torino, dove era in atto uno scontro tra due fazioni: da un lato i cavouriani che intendevano gettare discredito sulla spedizione garibaldina, tentando di dimostrare una gestione truffaldina dei fondi; dall’altro lato la sinistra , che sosteneva il contrario. Ma, soprattutto, tutti avevano interesse a tenere nascosto un finanziamento di 10mila piastre turche ( paragonabili a circa 15milioni di euro attuali) che era arrivato a

La “Festa di San Giuseppe” di Motta San Giovanni (RC).

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 di Maria Lombardo  Viveva questa usanza fino ai primi decenni della seconda metà del Novecento nel borgo di Motta San Giovanni, come in altri centri calabresi, cioè quella di preparare banchetti sotto le rughe o presso le umili abitazioni per invitare i più poveri alla “Festa di San Giuseppe”. Poi come da copione il progresso ha modificato come in tutta la regione questo magnifico rito.La tradizione voleva che in quasi tutte le famiglie, per precedente voto o devozione, s’imbandiva un pranzo per i poveri, che altro non rappresentavano, simbolicamente, i personaggi della Sacra Famiglia. Il pranzo era servito da chi aveva fatto voto al Santo, in una gran tavola in precedenza benedetta con la preghiera. I poveri ospitati a Motta in quest’occasione erano i cittadini più sfortunati ma erano spesso anche quelli che venivano da fuori, dalla vicina Reggio o dai borghi limitrofi del versante ionico.Il banchetto iniziava subito dopo la preghiera con la consumazione dei pasti offerti dai padroni