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Visualizzazione dei post da novembre, 2022

Mostaccioli di San Giovanni in Fiore (CS)

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 di Maria Lombardo Propongo questi dolcetti da inserire nel menù delle vostre feste e nel buffet dei dolci Natalizi, tradizione di San Giovanni in Fiore Comune della nostra Sila,   nel periodo festivo in tutte le case si preparano questi profumatissimi e gustosissimi mostaccioli col miele, mandorle e cioccolato …uno tira l’altro! Ingredienti per 10/12 persone: 1 Kg di farina 00 1 kg di miele millefiori 1 uovo intero ½ bustina di lievito per dolci ½ cucchiaino di bicarbonato 1 pizzico di sale Par il ripieno: 600 gr di mandorle spellate ½ kg di cioccolato fondente 2 cucchiai di miele Preparazione : Versiamo la farina a fontana sulla spianatoia, formiamo un buco centrale e sgusciamo dentro l’uovo, aggiungiamo la mezza bustina di lievito, il pizzico del sale e del bicarbonato e per ultimo il miele cospargendolo sulla farina. Cominciamo ad impastare fino a quando non avremo un composto liscio, omogeneo e morbido, dividiamo poi l’impasto in quattro parti e stendiamolo lavorandolo 

Villa Giuliani, la casa dei fantasmi a San Lucido (CS)

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 di Maria Lombardo Conosciuta come la villa di Donna Franca, è una splendida villa nobiliare che sorge vicino al cuore di S. Lucido, in località Reggio, su una collina da dove domina l’intera zona. Costruita dal marchese Giuliani intorno al 1850 è disabitata da quasi 30 anni. Fatiscente, è stata acquistata da una famiglia del luogo, che si sta prodigando per restituirla allo splendore originario, mettendo faticosamente riparo agli interventi inconsulti degli anni 70 che ne hanno minato l’integrità stilistica ed estetica. Elegante e nobile si nascondono nell’ombra misteri e verità oscure e terribili, legate principalmente a due fattori: la costruzione della casa su un antico cimitero e la morte violenta di una bimba di circa 8-10 anni. Una storia che mi porta a dire non ci credo ma voglio raccontarla. Della casa si fanno racconti agghiaccianti una serie di manifestazioni violente e terribilmente marcate che si verificano puntualmente nei pressi della villa. Tutti temono la fama sinistra

L'affruntata dell’8 dicembre a Palmi tra la Madonna Immacolata e del Soccorso

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 di Maria Lombardo La festa di Maria Santissima Immacolata è un evento religioso e civile che si svolge annualmente a Palmi l'8 dicembre, nel centro storico cittadino e nell'omonima chiesa. L'evento è organizzato dalla Venerabile congrega di Maria Santissima Immacolata e del glorioso San Rocco nonché dall'omonimo comitato festeggiamenti. Uma ricorrenza molto seguita! Le prime testimonianze storiche del culto di Palmi verso l'Immacolata Concezione risalgono al XVII secolo. Momento principale e caratteristico dell'evento è l'«affruntata» della statua dell'Immacolata, durante la processione, con la statua della Madonna del Soccorso all'interno della chiesa del Soccorso.La settecentesca statua del De Lorenzo andò distrutta da un incendio che colpì, il 30 dicembre 1924, l'antica chiesa dell'Immacolata in cui era collocata. La statua policroma dell'Immacolata Concezione venerata attualmente a Palmi è del 1925, e venne realizzata in sostituzione

'U Misi e Natali, nella tradizione popolare del cosentino 6 dicembre - San Nicola

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 di Maria Lombardo La prima festa del mese di dicembre e quella di San Nicola. Le tre sere precedenti questa ed altre feste, al suono delle campane, annuncianti il termine delle funzioni religiose, ogni famiglia accendeva le "lumin a re" (luminarie), con pezzi di legno resinoso di pino detti "luma" ed altrove "reda'. Il massaro compiva il primo rito propiziatorio-scaramantico: faceva preparare alla moglie "i panicelli 'e San Nicola" (i panini di San Nicola). Al mattino, all'ora di messa, la donna e le figlie si presentavano in chiesa, con le ceste colme di panini, coperte con candide tovaglie tessute al telaio a mano. Le depositavano nei pressi dell'altare ed il prete, dopo aver officiato messa, benediceva il tutto. Vi era chi metteva in atto il rito per grazia ricevuta distruendo i pani. I ragazzi stazionavano davanti alla chiesa, aspettando con impazienza, la fine delle funzioni religiose; all'uscita alzavano le mani, chiedendo a

Cullurielli acresi, ricetta calabrese

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  di Maria Lombardo Delle ricette tradizionali calabresi questa è la regina!   Ecco perché ho scelto di la ricetta e la foto di Nunziatina per mostrarvi la vera forma. Questi cullurielli di forma molto grande e allungata sono la versione acrese, mentre in altre zone della Calabria sono molto più piccoli e l’impasto è diverso (con patate). Simbolo di gioia e di festa, i cullurielli sulla tavola trasmettono sempre tanta allegria. Croccanti e mai unti, rendono speciale ogni occasione con il loro sapore! Ingredienti 1 Kg di farina 750 ml di latte 1 quadretto lievito di birra 20 g di sale Olio di semi di girasole q.b Procedimento In una ciotola bella capiente mettere la farina ed i 20 g di sale. Mescolare e formare una fontana. Sciogliere il lievito nel latte tiepido e aggiungere alla farina, dopodiché iniziare a impastare con le mani, fino ad ottenere un impasto bello elastico. Con l’aiuto di un po’ di farina pulire le mani e lasciare lievitare per 3 ore. Su una spianatoia legg

L'abbazia Santa Maria di Corazzo, fra il verde e la roccia

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di  Maria Lombardo Abbazia di Santa Maria di Corazzo è un’antica Abbazia Benedettina fondata nel XI secolo in località Castagna nel comune di Carlopoli, in Calabria. Sorge nella valle del Corace dove la vegetazione custodisce i ruderi dell’abbazia. Le acque del Corace servivano ad azionare, presso l'abbazia, un mulino e una gualchiera, quindi a fecondare il sottostante territorio agricolo. Data la fragilità del territorio, l’abbazia è stata ripetutamente danneggiata e ricostruita; la prima volta fu ristrutturata dai monaci cistercensi nel XII secolo secondo le loro esigenze visto il loro insediamento proprio in quel periodo; poi, successivamente, in seguito ad altri eventi. Nei primi anni della sua esistenza l’abbazia ospitò Gioacchino da Fiore, che proprio qui vestì l’abito monacale e diede alla luce le sue opere più importanti. Parrebbe che in breve tempo l’Abbazia di Santa Maria di Corazzo divenne un centro nevralgico per tutto il territorio e abbondarono privilegi e donazioni.

Il pandoro (Melegatti) sposa la liquirizia Amarelli

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 di Maria Lombardo Pensando al dolce tipico delle feste natalizie, non si può che associare al Pandoro il nome della storica industria alimentare e dolciaria Melegatti, aggiungeteci l’oro nero di Calabria dell’industria Amarelli. Tra i due category brand, tra i più efficaci marchi Made in Italy che si identificano con i loro prodotti, è nata una preziosa collaborazione: il Natale si festeggerà con una special edition: il Pandoro alla liquirizia Amarelli. Ad esprimere soddisfazione per questa preziosa sinergia sono Fortunato e Margherita Amarelli, rispettivamente Amministratore Delegato e direttore commerciale e marketing dell’azienda calabrese alla 12esima generazione, sottolineando come questo nuovo binomio si inserisce nel percorso storico di co-branding sperimentato con successo insieme a marchi prestigiosi del Made in Italy e che rappresenta ormai un valore aggiunto dell’esperienza imprenditoriale e dalla capacità di fare rete Amarelli. Polvere e granella, tante piccole schegge di

I biscotti di Sant'Andrea, Macchia Casali del Manco (CS)

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Crediti foto: https://www.calabriaportal.com/   di Maria Lombardo  I biscotti di Sant'Andrea sono delle tipicità realizzate a Macchia di Casali del Manco il 30 novembre, in occasione della festa del santo patrono: Sant'Andrea Apostolo. I dolcetti ripropongono nelle forme i segni dell'iconografia del santo: i pesciolini, rievocano la sua origine di pescatore; le X rievocano la croce decussata del martirio del santo; la S e la A le iniziali dello stesso S = San, A = Andrea. Ingredienti   200 gr di zucchero 5 uova 4 cucchiai di miele 250 gr di burro 400 gr di farina di castagne 200 gr di farina "00" 2 bustine di lievito per dolci Preparazione Versate in una ciotola capiente le farine setacciate ed il burro freddo tagliato a cubetti. Frullate il tutto fino ad ottenere un composto dall'aspetto sabbioso e farinoso. Ponete l'impasto sulla spianatoia e aggiungete lo zucchero. Impastate e create la classica forma a fontana, versando al centro i tuorli, il m

Zibibbo di Pizzo Calabro, la storia di un prodotto presidio Slow Food

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 di Maria Lombardo Pizzo Calabro ha origini molto antiche: si narra fosse un paese dalla florida economia già alla fine del 1300, quando i monaci Basiliani costruirono un nuovo porto avviando il commercio di spezie, seta, pesce olio e frutta. Le pregiate uve coltivate a Pizzo erano tutte di Moscato d’Alessandria, meglio noto anche come zibibbo: un vitigno coltivato già dall’anno Mille in quest’area così come nelle isole siciliane. Fino alla seconda meta del ‘900, a Pizzo il Moscato d’Alessandria era principalmente utilizzata come uva da pasto, apprezzata soprattutto per la sua particolare dolcezza. Si narra che inizialmente solo piccolissime quantità di uva erano vinificate, principalmente per essere poi bevute in famiglia nelle ricorrenze importanti. Lo zibibbo di Pizzo Calabro si raccoglie nel suo periodo ottimale, che inizia della seconda decade di settembre. La sua particolare dolcezza rappresenta una delle sue qualità più importanti che gli permette di essere in tutti i sensi unic

Le donne calabresi impegnate nella Resistenza

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 di Maria Lombardo  Così, è assolutamente meno nota la storia di donne calabresi partigiane impegnate nelle Resistenza, ma si sa anche il perché. Alle donne partigiane piemontesi, nel dopo guerra, fu vietato loro di sfilare dopo la Liberazione poiché il PCI voleva apparire come una forza politica credibile. Ciò successe anche in altre realtà italiane. Tante le città in cui i capi brigata suggerirono alle donne di non sfilare oppure di farlo nel ruolo di crocerossina. I numeri ufficiali parlano di 4.653 donne arrestate, torturate, condannate; 2.750 deportate nei campi di concentramento tedeschi e 623 fucilate o morte in combattimento. Le donne partigiane calabresi erano casalinghe, operaie, insegnanti. Tra l’altro, alcune di loro erano giovanissime, ma purtroppo nonostante oggi sia facile reperire informazioni nel web, di loro non si conosce quasi nulla. Il loro apporto nell’opporsi al nazi fascismo è praticamente perso nell’oblio. Cecilia, Angiolina, Nina, Beba, questi sono alcuni

Leggenda dei cinque canti a Pentimele (RC)

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 di Maria Lombardo Oggi vi portiamo a Pentimele, quartiere di Reggio Calabria. La leggenda narra che un tempo molto lontano in una antichissima collina dimoravano tanti animali, cervi, rinoceronti e persino pinguini, un luogo paradisiaco dove regnava madre natura. Secoli e secoli dopo una donna, che abitava in una piccola casa sulla sommità della collina diede alla luce cinque figlie gemelle le quali col passare degli anni divennero delle bellissima ragazze: vestivano nello stesso modo, erano dolci e affettuose, ed erano talmente identiche che distinguerle si rivelava davvero impossibile. Le cinque gemelle erano inseparabili e gioiose della vita. Ogni giorno aiutano la madre nei lavori e la sera filavano e cantavano, intonando, con voci diverse,  le stesse canzoni. I loro canti attraversavano le colline fino ad arrivare in città e così la montagnola iniziò a riempirsi di corteggiatori, provenienti persino dalle terre confinanti. Tutti i forestieri speravano di conquistarle, ma le g

Fegato alla reggina “ficcatu alla rriggitana” ricetta della tradizione

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 di Maria Lombardo  Una preparazione tipica della cucina calabrese originario della città di Reggio Calabria. Il piatto è composto da fettine di fegato di vitello scaloppate, cotte in padella con cipolle brasate, patate e aceto di vino bianco. Ricetta fegato alla reggina Ingredienti 4 fette di fegato di vitello da 100-120 grammi caduna divise in 2 o 3 parti 1 cipolla grande bionda 4 patate medie olio di oliva aceto di vino bianco 1 foglia di alloro ed una di salvia sale e pepe Procedimento Pela le patate e tagliale in spicchi non troppo grandi, friggile in olio di oliva, scola e tieni in disparte. Scaldare un filo di olio di oliva in una padella bassa e larga. Aggiungi le foglie di alloro, la salvia e la cipolla affettata sottilmente. Lascia cuocere a fuoco dolce un paio di minuti fino a quando la cipolla si sarà intenerita. Aggiungi le fettine di fegato e lascia cuocere un paio di minuti per lato. Aggiungi le patate, regola di sale e pepe, sfuma con aceto di vino e mescola ben

La prima donna calabrese laureata era di Rombiolo (VV)

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 di Maria Lombardo  Concetta Pontorieri, calabrese di buona famiglia, aveva carattere e sapeva che fare dei suoi sogni avendo idee chiarissime. Era nata nel 1897 a Rombiolo, un piccolo paese arrampicato sulle falde del monte Poro, vicino a quella che allora si chiamava Monteleone Calabro e oggi Vibo Valentia. Penultima di dieci figli, quando aveva sette anni, rimase orfana del padre, grande proprietario agricolo e sindaco del paese. Era decisa a studiare. Voleva andare all'Università. Il che significava, tra l’altro, lasciare casa e paese. Era il 1916 e in famiglia successe il putiferio. Vinse lei. Uno dei fratelli, prima di partire lui stesso per la Grande guerra, la accompagnò a Roma, alla Sapienza. Pare l’abbia salutata dicendole: “Avrei preferito accompagnarti al tuo funerale". Tra le prime cinque donne iscritte in quella Università, e per di più in una disciplina scientifica, Scienze naturali, Concetta Pontorieri – prima donna calabrese – si laureò a Torino nel 1921 e i

Pagine importanti e dimenticate del Risorgimento calabrese si svolsero in questa Regione; il primo moto risorgimentale.

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 di Maria Lombardo  Non avvenne in Piemonte, ma in Calabria. Certo e che in pochi studiosi ne parlano tranne me che la storia locale la studio sul serio. Certo è ancora l’apporto (anche a livello di vite umane) dato alla causa dell’unità d’Italia da molti meridionali, calabresi e siciliani. Il primo moto del Risorgimento italiano non avvenne nel 1820-21, ma 10 anni prima. E partiamo da un uomo che già nel 1811, cinquant’anni prima dell’Unità d’Italia, coltivava il sogno di un governo costituzionale e di una nazione libera dallo straniero. Quest’uomo si chiamava Vincenzo Federici, ma tutti lo conoscevano con l’appellativo di “Capobianco”, il soprannome datogli dai suoi compaesani perché ancora ventenne aveva tutti i capelli bianchi. Nato nel 1772 ad Altilia, piccolo centro della provincia cosentina, nel 1799 fu uno dei fautori della Repubblica Partenopea in Calabria e 12 anni dopo promotore, con il nipote, il medico Gabriele De Gotti, della prima vendita carbonara del Mezzogiorno. Nel 1

Ricetta cotolette di zucchine spinose

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 di Maria Lombardo Zucchine centenarie, sono un secondo piatto facile e sfizioso. Queste particolari zucchine invernali, dalla tipica forma rotonda e con la superficie ricoperta di morbide spine, vengono tagliate a fette sottili, poi panate con una panatura a base di pangrattato aromatizzato, ed infine fritte, come si fa con le classiche cotolette di carne. Questa versione di cotolette vegetariane, sono particolari e davvero molto buone. Ottime anche come contorno. Per una versione vegana, leggi i suggerimenti in fondo alla ricetta. Ingredienti - 2 zucchine spinose - 200 g pangrattato - 3 cucchiai Parmigiano Reggiano (grattugiato) - q.b. sale - 2 uova Preparazione Sbucciate le zucchine spinose e poi tagliatele a metà, nel senso orizzontale. Eliminate il seme centrale e dopo tagliatele a fette alte circa 3 mm. Sbatte le uova in una ciotola e salatele leggermente. In un altro contenitore, versate il pangrattato e insaporitelo con un pizzico di sale, pepe nero e il formaggio gratt

Palazzo Poerio a Belcastro (Cz) il palazzo che diede i natali a Giuseppe Poerio primo nel foro e nel Risorgimento

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 di Maria Lombardo Così detto dal nome degli ultimi feudatari, ma costruito dalla famiglia dei duchi Sersale. È chiamato volgarmente Palazzo Cirillo, dal nome della famiglia tenutaria in seguito alla confisca dei beni dei Poerio. L'edificio fu edificato dal duca Francesco Sersale nel 1645, in seguito al terremoto di quell'anno che distrusse gran parte del paese ed il castello, provocando 61 vittime. Il palazzo, guardandolo dall'attigua Piazza S. Tommaso d'Aquino, fa bella mostra di un portone arcuato incluso nella decorazione architravata, fiancheggiato da colonne, finestre rettangolari profilate in pietra e cornicione ornato di dentellature, con la facciata laterale su Piazza Poerio in tufo coricata da un balcone barocco; dall'androne si dipartono due rampe di scale arcate in pietra, che conducono ai piani superiori dell'edificio. Nel 2007, dopo lungo restauro, è stato inaugurato quale nuova sede del Municipio. Fu proprio in questo palazzo che il 6 gennaio 1775

Gli nzulli alle mandorle sono dei golosissimi biscotti speziati tipici di Serra San Bruno (VV)

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 di Maria Lombardo  Sono preparati con farina di mandorle e, come ogni biscotto che si rispetti, sono semplici e veloci da preparare. Gli nzulli alle mandorle sono così buoni che resistergli sarà davvero impossibile e avrete voglia di prepararli anche in altri periodi dell’anno. Non dovrete aspettare molto per preparare gli nzulli, poiché l’impasto non è un lievitato e non è una frolla, ma può essere lavorato appena è pronto. L’impasto è un po’ appiccicoso e, inoltre, gli nzulli in cottura hanno la tendenza ad attaccarsi fra loro se messi troppo vicini. Attenzione lettori io vi fornisco una versione casalinga, la ricetta è segreta quindi per assaporare il vero n’zullo dovete andare nelle pasticcerie locali.   Ingredienti  400 g Farina 00 200 g Farina Di Mandorle 150 g Zucchero 2 cucchiai Miele 1 Albume 1 Scorza D’arancia (grattugiata) 5 g Ammoniaca Per Dolci 1 pizzico Cannella In Polvere q.b. Acqua (per ottenere un impasto morbido) q.b. Mandorle (intere per decorare)

Il mistero delle origini di San Gennaro. La “vexata questio” portata avanti dal Nicoterese Raffaele Corso

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 di Maria Lombardo  Le mie indagini partono del dipinto “La decapitazione di San Gennaro” del celebre pittore calabrese Mattia Preti, non è casuale, perché l’antica tradizione di cui voglio parlarvi è legata anche a Nicotera oltre che, a Caroniti, piccola frazione del comune di Joppolo (Vibo Valentia) situata sulla cima del Monte Poro. Una tradizione questa conosciuta anche dagli studiosi napoletani, il popolo poi porta avanti il culto, e può credere o meno a quanto narro. Mons. Luigi Petito, ex parroco del Duomo di Napoli, ne scrive nel suo libro “San Gennaro”, edito nei primi anni ’80, ma io sono Nicoterese e studiosa e non la considero “solo dell’invenzione di un prete”. Nel 1996 don Bruno Sodaro arciprete di Santa Domenica e rettore del Santuario della Madonna delle Grazie in Torre di Ruggiero (Catanzaro), nel quale appunto si parla ampiamente dell’origine calabrese di S. Gennaro. Ma prima di loro Bruno Polimeni studioso della vicina San Ferdinando nell’articolo “La fanciullezza di