Il mistero delle origini di San Gennaro. La “vexata questio” portata avanti dal Nicoterese Raffaele Corso


 di Maria Lombardo 


Le mie indagini partono del dipinto “La decapitazione di San Gennaro” del celebre pittore calabrese Mattia Preti, non è casuale, perché l’antica tradizione di cui voglio parlarvi è legata anche a Nicotera oltre che, a Caroniti, piccola frazione del comune di Joppolo (Vibo Valentia) situata sulla cima del Monte Poro. Una tradizione questa conosciuta anche dagli studiosi napoletani, il popolo poi porta avanti il culto, e può credere o meno a quanto narro. Mons. Luigi Petito, ex parroco del Duomo di Napoli, ne scrive nel suo libro “San Gennaro”, edito nei primi anni ’80, ma io sono Nicoterese e studiosa e non la considero “solo dell’invenzione di un prete”. Nel 1996 don Bruno Sodaro arciprete di Santa Domenica e rettore del Santuario della Madonna delle Grazie in Torre di Ruggiero (Catanzaro), nel quale appunto si parla ampiamente dell’origine calabrese di S. Gennaro. Ma prima di loro Bruno Polimeni studioso della vicina San Ferdinando nell’articolo “La fanciullezza di S. Gennaro in Calabria” uscito nel 1987 sulla rivista Calabria Letteraria, riprendendo una vexata quaestio affrontata nel 1958 anche da Raffaele Corso, studioso di etnografia e folklore di Nicotera. Non è dunque un parto della fantasia! La tradizione popolare lo vuole nato a Caroniti dove c’è la parrocchia a lui intitolata e la diffusione del nome Gennaro. Questo è quanto crede il popolo ma poi ci sono gli studiosi e le loro fonti scritte. Il vescovo settecentesco Tommaso Aceti nel suo commento all’opera di Gabriele Barrio De Antiquitate et situ Calabriae, una Memoria del canonico di Nicotera Luigi Sorace, vissuto ai primi dell’Ottocento, e un volume di Memorie storiche di Nicotera scritto nel 1838 da Francesco Adilardi Di Paolo, socio dell’Accademia Florimontana Vibonese e degli Affaticati di Tropea. Adilardi di cui nel blog ne ho parlato ampiamente dice: ”In queste parti di Calabria è fama di essere San Gennaro di Calafàtoni [antico villaggio nei pressi di Caroniti, frazione del comune di Joppolo – NdR]. Negli atti della S. Visita del 1599 vien chiamato Concivis Nicoteranus. Aceti narra, che lo stesso fatto si ricava da una cronaca molto antica, conservata in Pozzuoli nel secolo XVII; che un martirologio, scritto non di fresco in caratteri greci, lo faceva Calabrese; e che perciò il magistrato di Nicotera in atti del suo ministero si serviva della formola: Dei gratia et intercessione S. Januarii episcopi et martyris concivis nostri etc. Noi, per non avere in mano la cronaca ed il martirologio citati dall’Aceti, non vogliamo metterci in opposizione a’ Napoletani ed a’ Beneventani, i quali pugnano per sostenere loro il S. martire, e per conseguenza ci asteniamo di appellarlo nostro concittadino.” Ma fu uno dei vescovi di Nicotera Ludovico Centofloreno a visionare tale documento mentre passava da Pozzuoli per giungere a Nicotera ed insediarsi. Quel documento diceva chiaro che San Gennaro nasceva a Calafatòni. Un Cronicon antichissimo lì conservato. Riferendosi a questo episodio, il canonico Sorace scrive che Centofloreno fece una copia del documento, ne certificò l’origine e la portò a Nicotera pensando che i cittadini ignorassero la vera origine di S. Gennaro; tale documento prezioso purtroppo andò perduto nel devastante terremoto del 1783.  L’altra fonte citata dall’Aceti è un vescovo greco che passando per la Calabria avrebbe mostrato un antichissimo Martirologio scritto nella sua lingua dal quale si evinceva che S. Gennaro era Calabrese. Dal Sorace si appura inoltre che Monsignor Luca Antonio Resta, nominato nel 1578 vescovo di Nicotera, “volle portarsi di persona a visitare i villaggi di Calafatoni in punto d’estinguersi, e di Caroniti sorgente, ed ancora senza chiesa (…) e avendo inteso…che [la chiesa di Calafatoni] era stata eretta sotto il titolo di San Gennaro, appunto perché essa era il locale dove San Gennaro era nato, giacché era la casa di sua abitazione, siccome egli testifica per averlo udito dagli antichi, ordinò che dette abitazioni di Calafatoni si riunissero a quelle di Caroniti poco distanti, e che ivi si fabbricasse una chiesa che consacrarsi sotto lo stesso titolo, ed una casa per il parroco (…) con la condizione che…[la chiesa di Calafatoni] si conservasse ben tenuta come rurale in memoria e venerazione del Santo, che ivi avea sortito la nascita, massime per la frequenza dei divoti, che andava sin là ad offrir voti e a raccomandarsi al Santo, come sul suolo proprio del suo nascimento.” Torna sull’argomento Raffaele Corso – la bolla datata 30 settembre 1578, la più antica di un numeroso gruppo di bolle vescovili che “consacrano tale tradizione”, e ricorda come essa si aprisse con queste eloquenti parole “Annuente domino nostro Jesu Christo , ac. B. Januario Episcopo et Martyre, quem Calaphitonenses meruerunt habere colonum”. Non sappiamo quanto il Corso sia veritiero ma sicuro si è molto avvicinato. Bruno Sodaro,in Santi e beati di Calabria, in cui leggiamo che i vescovi di Nicotera nel XVII e XVIII secolo solevano firmarsi “Episcopus Nicoterensis et Concivis S. Januarii Episcopi et Martyris” (Vescovo di Nicotera e Concittadino di S. Gennaro Vescovo e Martire), denominazione che sarebbe persistita solo fino al vescovato di Mons. Vincenzo Giuseppe Marra (1792-1816) in quanto fino ad allora Calafatoni ricadeva nella diocesi di Nicotera. Ai piedi dello stesso monumento funebre del vescovo Marra si legge “Joseph Marra Episcopus Nicoterensis Concivis S. Januarii Episcopi et Martyris”. Inoltre nella cattedrale di Nicotera c’è un Beneficio fondato dal vescovo Mons. Ottaviano Capece (1582-1619) dedicato a S. Gennaro “Episcopus et Concivis”, così come sull’arcata della Cappella del Santissimo fino ai restauri del 1930 si leggeva “Divo Januario Episcopo Concivi ac Patrono”, mentre nel Museo Diocesano della stessa città si custodisce un pastorale del XV secolo sul cui ricciolo, fino a metà Ottocento, compariva una statuina argentea di S. Gennaro. Ma in Calabria non si parla della nascita di S. Gennaro in Calafatoni, deve addebitarsi alla mancanza di memorie locali per le vicissitudini dei tempi di mezzo;

Bibliografia

– Tommaso Aceti, Thomae Aceti academici Cosentini, et Vaticanae basilicae claerici beneficiati In Gabrielis Barrii franciscani De antiquitate et situ Calabriae libros quinque, nunc primum ex autographo restitutos ac per capita distributos, prolegomena, additiones, & notae. Quibus accesserunt animadversiones Sertorii Quattrimani patricii Cosentini, Romae: ex typographia S. Michaelis ad Ripam Hieronymi Mainardi, 1737

– Francesco Adilardi Di Paolo, Memorie storiche su lo stato fisico morale e politico della città e del circondario di Nicotera, Tipografia Di Porcelli, Napoli 1838

– Raffaele Corso, La fanciullezza di San Gennaro nella tradizione calabrese: la casa, il bosco, la rupe del Santo, ed. Lib. Tirelli, Catania 1925

– Bruno Polimeni, La fanciullezza di San Gennaro in Calabria, in “Calabria Letteraria”, anno XXXV, n. 10/12, pag. 54-55, ill. 1987

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