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Visualizzazione dei post da maggio, 2018

Calanna (RC): Cappadocia calabrese

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di Maria Lombardo Mi sono già occupata di Calanna in questo blog come in altri per presentarvi il buonissimo pane che nel borgo si produce da secoli. Oggi voglio parlarvi di un posto sconosciuto tanto quanto inedito posto che vale almeno una visita. I “ tafoni ” di Calanna sto parlando di loro! In realtà sono singolari formazioni di arenaria plasmate dalla natura e che somigliano molto ai luoghi della Cappadocia. In quelle formazioni di arenaria sono conservati fossili e resti di ere molto lontane.   Formazioni davvero singolari che sono un vero unicum per la Calabria. La formazione di questo centro risale all ’ età protostorica ed oggi conta solo 1000 anime. Non a caso durante gli anni ’ 50 venne trovata una necropoli dell ’ età del ferro in contrada Ronzo, 10 tombe a grotti cella per scheletri in posizione fetale. Oggi rimane ben poco! Inoltre si può ammirare   il  Museo Archeologico Comunale di Calanna . Le due sale del museo sono ben strutturati si può comprendere   le

Storia delle ferrovie in Calabria

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di Maria Lombardo  La ferrovia in Calabria è stata cruccio di ogni governo che si è susseguito, croce e delizia per via dell'orografia della Regione altamente montuosa e che non permette di operare nel modo dovuto. In si fatta situazione prima però di raccontarvi la storia della Calabro- Lucana è doveroso un preambolo sulla rete ferroviaria calabrese dagli albori ai giorni nostri. Palesemente già dal tempo dei Borbone secondo le parole del De' Sivo si era iniziato a parlare di ferrovia tra l'intelighènzia Napoletana, per ovviare e sostenere lo sviluppo imprenditoriale delle Serre (1844)(1). La “lungimiranza” del Borbone aveva pensato di collegare la Vallata dello Stilaro a Mongiana. Con l'Unità d'Italia tutti i progetti firmati dal Re Borbone per le ferrovie calabresi vennero ripresi dallo Stato Italiano, il quale “sfruttando” la mente napoletana si prese i meriti. Nel 1870 sempre sfruttando un progetto targato Borbone, furono costruite due tratte da 20 km

U siricu va chiangiutu! (le Bigattaie)

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di Maria Lombardo  Anche quando “l'industria serica” calabrese crollò inesorabilmente a causa della poca attitudine dei Calabresi alla modernità ed al progresso, poco centra il passaggio di Garibaldi che distrusse la nostra economia secondo l'ormai irrecuperabile visione storica dei neo meridionalisti. Le donne calabresi le instancabili bigattaie che consideravano i bachi molto delicati, per proteggerli dai morbi, gettavano vino, zolfo e zucchero sulle foglie di gelso, mettevano sui graticci erbe aromatiche come genziana, valeriana, camedrio e tanaceto. Le malattie erano però provocate da esseri malvagi da neutralizzare con la magia e la religione. Viva la loro ingenuità! Questo modus era determinato dall'istitnto di sopravvivenza i contadini calabresi erano soggetti ai capricci di clima et natura: l’obiettivo era, innanzitutto, la sicurezza del cibo. “Le “vurganti” pur di difendere i luoghi di lavoro credevano in pratiche religiose e di malia. Credevano nel maloc

I fichi del Crati un prodotto di nicchia calabrese.

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di Maria Lombardo "Nientemeno più prezioso, e per la copia e per la perfezione egli è il raccolto dei fichi. Principia egli nel mese di giugno e si allunga fino all'altro di decembre, sempre l'une succedendo all'altre ... nere, bianche, altre brune, altre rossaccie, tutte però così dolci, che filano dalla creduta bocca stille di miele, e come se per filarlo non bastasse una sola apertura sul capo, sovvente ancora si stracciano per i fianchi". (Gioacchino da Fiore). Il frutto degli dei, questi sono i fichi carichi di Vitamine, ferro, potassio e fibre, regalate in quantità ancora maggiori se i fichi sono secchi. Il fico Cosentino o della Valle del Crati è considerato come il migliore nella produzione dolciaria e non. I fichi vanno raccolti e lavorati secondo le modalità previste dal disciplinare di produzione che ne garantisce la denominazione Dop, di origine protetta. Come recita il disciplinare di produzione, la zona di produzione dei Fichi di Cosenza

Calabresi illustri : Prof. Francesco La Cava di Careri (RC)

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di Maria Lombardo A cavallo tra fine '800 e prima metà del'900 la Calabria ebbe modo di annoverare tra le sue menti migliori il medico Francesco La Cava, oggi pochi si ricordano di lui ed è per questo motivo che ho deciso di farlo conoscere a quanti mai ne udirono le sue gesta. Francesco La Cava nacque il 26 maggio 1876 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri di Careri in Calabria Ultra. In questo piccolo centtro del Reggino Francesco fu primo ddi 6 figli, fu oggetto delle cure di uno zio paterno, l’arciprete Rocco La Cava, che lo avviò ai primi studi. Avendo mostrato notevoli attitudini per gli studi classici, il giovane fu inviato a frequentare il liceo ‘Francesco Maurolico’ di Messina, che raccoglieva gli elementi più promettenti delle provincie vicine. Esperto conoscitore del greco e latino nel 1895, conseguita la maturità classica, si iscrisse alla Facoltà di medicina dell’ università di Napoli. Si laureò brillantemente ed affiancava il medico di paese nell

Dopo Palermo anche Napoli ebbe la sua mostra.

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di Maria Lombardo  Tutti i giornali ne parlano come un grande evento probabilmente per l'eccezionalità del tema: l'igiene. Citerò un trafiletto tratto dai giornali del tempo:”Il 9 maggio 1900 in Villa si tenne l’esposizione nazionale dedicata alla salute: fu inaugurata da Umberto l  allestiti 7 padiglioni e 54 chioschi, fu un grande successo di pubblico, ma l’assassinio del re a luglio fermò tutto.”Ecco un bellissimo articolo di Rosario Rusciano su Repubblica Napoli. Proprio all'alba di un nuovo secolo a Napoli si discute con una mostra inaugurata l’Esposizione nazionale d’Igiene, una grande manifestazione incentrata sulla salute. Erano ben 4 gli ingressi per accedere ai padiglioni che esponevano dal cibo alle bevande. Insegnavano a conservare ai Napoletani a conservare ed usufruire dignitosamente dei cibi. Si decise di compiere questo passo poiché l'ex Regno delle Due Sicilie era devastato da flagelli immani tubercolosi, colera e altre malattie endemiche. Fu il

Quando i Florio istituirono il Primo Expo a Palermo.

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di Maria Lombardo Nessuno dei nostri rappresentanti però ha avuto l'onestà storica di affermare che il primo Salone nazionale sul suolo italico sia stato organizzato a Palermo nel 1902. Tuttavia dai dati storici rilevo che sempre a Palermo i Florio diedero il via ad un Salone espositivo nazionale nel 1888. L'Expò di Milano è solo successivo a questi eventi. Tutto ebbe inizio da un' idea lanciata da Ignazio Sanfilippo il 13 maggio 1888 proprio su un trafiletto del Giornale di Sicilia. Subito Ignazio Florio e Francesco Crispi prendono al volo l'idea, viene stanziato un budget ed i lavori in tempo reale vengono affidati ad Ernesto Basile. Il clima di crescita e di ottimismo caratterizzante i due decenni post-unitari era destinato comunque a scemare verso la fine del 1800. Afferma Rosario Lentini in un suo interessantissimo saggio dal titolo: ”Mercanti, imprenditori e artisti a Palermo nella II metà dell'800” sul tema dell'Esposizione Nazionale che si svol

Un chimico calabrese dimenticato: Pasquale Alecce da Motta San Giovanni (RC)

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di Maria Lombardo Nato a Motta San Giovanni il 21 aprile 1887. Una laurea in farmacia conseguita nella vicina Sicilia che gli consentiva il rimpatrio per produrre medicine artigianali nell'opificio paterno. Dopo i primi incoraggianti risultati, costituì una piccola azienda nella chiara convinzione che solo il passaggio ad una dimensione industriale avrebbe potuto garantire ai suoi prodotti il successo pieno. Cominciò ad espandersi nei paesi vicini ma anche in Sicilia. Approfondì con zelo lo studio della scarlattina, bronchiti e malattie che curava con i sedativi. Sono davvero anni importanti per la farmacologia nacquero i primi antipiretici, il cui più fortunato, l'aspirina, è del 1889. Seguirono gli antisettici, gli alcaloidi, gli anestetici, gli ipnotici, ecc. La farmacoterapia attuò la sua rivoluzione in seguito alla quale cominciò a darsi una organizzazione industriale. Ormai noto lasciò la Calabria e si trasferì a Roma, impegnandosi nella creazione di un organismo

“CACOCCIULI” SOTT’OLIO: CARCIOFINI SELVATICI ALLA CALABRESE.

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di Maria Lombardo Nel mondo dei carciofi quelli selvatici sono i più saporiti, piccoli e croccanti e crescono spontaneamente nei posti aridi e nelle terre incolte. Sono noti scientificamente come   Cynara Cardunculus, appartiene alla famiglia delle Asteraceae. Per noi calabresi noti come “zinurra”! Prelibati e gustosissimi, si prestano a diverse preparazioni come sughetti e frittate, inoltre sono ottimi sott’olio. I cacocciuli sono i carciofi sott’olio, ottimi per condire un secondo o per preparare gli antipasti. La tradizione delle conserve sott’olio è molto diffusa in tutta Italia e nel meridione in particolare. Ecco una modalità di preparazione dei carciofi alla calabrese. Attenzione sappiate che   i    terreni argillosi e le acuminate spine che proteggono il frutto comportano un arduo lavoro di raccolta e di lavorazione, ricompensato dalla squisitezza e dal ricco sapore che sprigiona questo nobile ortaggio una volta pronto. Ecco gli ingredienti per i “cacocciula”  

Il garibaldino Don Achille Fazzari da sarto a imprenditore.

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di Maria Lombardo  Nel mondo del meridionalismo il nome Achille Fazzari è sinonimo di furbacchione ma con nomignoli molto coloriti da parte dei lettori del noto Giuseppe Aprile detto Pino che nel suo Terroni senza dare spiegazioni sicure chiosa che il Fazzari acquistò per 50.000 lire l'ex opificio di Mongiana. Sicuramente prima di affermare queste conclusioni è chiaro che di ricerche sicure non ne fece affatto.Ma le cose andarono davvero come ha scritto il giornalista Pugliese?. Achille Fazzari era un semplice e squattrinato sarto, che assieme al padre partì per l'America in cerca di fortuna e dopo aver saggiato le carceri borboniche motivo tra i più palesi che lo portarono a marciare contro i Borbone, diventa il battistrada del generale Sirtori alla colonna Garcea che li introduce a Mongiana. Inerpicandosi da Pizzo verso le Serre, Achille accerchia con i suoi compagni 1.370 camicie rosse la Fonderia Regia la mattina del 27 Agosto 1860. Diventa intimo dei due figli di

GIOSAFATTE TALARICO IL BRIGANTE BRACCATO DAI BORBONE.

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di Maria Lombardo E' giunto veramente il momento di cercare di ripristinare l'ordine storico sulla questione brigantaggio ormai resa un “ a chi la spara più grossa”, infarciti ben bene dai discorsi “Terronistici” di Pino Aprile. Il Brigantaggio in Calabria c'è sempre stato seppur in forme diverse ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella vita politica della Regione. Combattuto dai Francesi come metodi davvero cruenti, sfruttati dai Borbone al fine di riportarli sul trono prima della Restaurazione (famose le guide calabre, noti briganti tra cui il Bizzarro ed il Capitan Orlando facevano la staffetta per conto del Re in Calabria). Inseguito divenne una questio difficile sempre sotto i Borbone ed andavano eliminati. Ferdinando fu costretto a formare con decreto del 22 Aprile 1816 una commissione incaricata di compilare liste di individui che giravano armati per le campagne calabresi in aperta e violenta resistenza alla forza pubblica. Era l'unica cosa da fare

Tenuta Pietra Nera meraviglioso palazzo di Badolato (CZ)

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di Maria Lombardo Ad occhi sgranati si ammira questo incantevole palazzo ubicato nelle campagne di Badolato come esempio di villa fortificata. Non è eufemismo dirlo ma questa storica tenuta possedimento dei Baroni Gallelli è la più esclusiva nonché prestigiosa della Calabria. Ed oltre tutto dati alla mano è testimone muto di un passato di scorribande brigantesche in questo territorio. Inoltre è doveroso ribadire che la “dinastia” dei Gallelli era presente sul territorio Badolatese già nel 1500 con un loro castello ed una masseria fortificata. Questa fu sempre zona calda! L'area agreste di Badolato era trafficata da briganti e cavallo e fu questo il motivo che spinse i baroni a difendere la loro tenuta. Sono proprio questi gli angoli che amo raccontare carichi di storia e bellezze architettoniche e paesaggistiche. Ecco che Pietra Nera - oggi la tenuta è conosciuta con questo nome - è sita nell’antica baronia di Badolato, feudo che i Gallelli amministrarono dal 1658 all&#

Il Palazzo del Marchese di Francia a Santa Caterina allo Ionio (Cz)

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di Maria Lombardo Adagiato su un poggio di una bellissima valle c'è Santa Caterina dello Ionio , citato anche come Santa Caterina di Badolato. Borgo medioevale tra i più suggestivi con i suoi palazzi nobiliari ed i portali in granito locale. La sua storia è sempre stata legata a baroni che hanno tenuto i “caterisani” sotto scacco fino al 1806 quando i francesi decidono di abolire la feudalità. Ultimi a “reggerla” i Di Francia! Subito dopo i caterisani vivono una fase in cui Santa Caterina diviene Universitas e si respira aria diversa. Il paese cresce e prospera artigianato e turismo. Lo Ionio meridionale è il suo regno e da tempo la sua spiaggia riceve riconoscimenti a livello nazionale come la bandiera verde. Ma chi erano i Di Francia marchesi e padroni di un bellissimo palazzo stile liberty ubicato nel centro storico di Santa Caterina? Questi nobili giunsero in questo borgo con Cesare che diede inizio al ramo “caterisano”, riuscì a salvare qualche parte dell'ingen

In Calabria si mangia anche il glicine fritto: piatti antichi!

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di Maria Lombardo Spesso quando si viene in Calabria si pensa a quelle deliziose frittelle di fiori di zucca ma vi assicuro che mia nonna oltre alle frittelle di sambuco o di   acacia friggeva anche il glicine. Sono ricette di una Calabria antica e che sapeva utilizzare tutto!   Andiamo alla ricetta: fiori di glicine 100 g di farina 0 100 gr di fecola Acqua qb sale qb olio per friggere Ora seguite il mio procedimento iniziate dalla pastella farina e acqua occhio il sale non mettetelo nella pastella.Lasciate riposare la pastella un paio d’ore in frigo. Quando siete pronti per friggere immergete   i fiori a grappoli, lasciando sporgere il picciolo e  friggerli, pochi alla volta, in olio profondo. Se non volete friggerli a grappoli interi potete anche separare i fiorellini, passarli nella pastella e poi prelevarli con un mestolo forato per metterli nell’olio. Ma è decisamente più pratico il primo caso. I fiori di glicine  si possono fare anche dolci mettendo alla

Storia delle tre contesse di Nicotera

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di Maria Lombardo Nel periodo in cui Nicotera fu un ricco contado tre donne che furono proprietarie assolute del Borgo vissero tutte le angherie dei congiunti. Ippolita, contessa di Nicotera fu la prima di queste sventurate donne, la sua mala sorte iniziò col padre che maritò: "Tomasina d’Afflitto, figliuola di Gio. Tomaso, e di Camilla di Capua, il qual Gio. Tomaso era figliuolo primogenito di Michele primo conte di Triveneto," lascia una sola figlia di nome Ippolita, la quale eredita, oltre la Contea di Nicotera, il Feudo di Ravello, le "Gabelle di S. Spirito e le Gratelle" di Napoli, ed altri beni ancora da parte dello zio Marcello, morto senza altri figli. Sui propri beni il padre, alla sua morte, aveva lasciato molti debiti per un ammontare di 36.000 ducati, debiti che hanno avuto una certa determinazione nella vita di Ippolita. Tra l’altro c’è stato un processo tra essa Ippolita contro Gio. Francesco d’Afflitto, di cui si sa ben poco , mentre una più a