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Visualizzazione dei post da aprile, 2020

Sapete che presso il Castello di Pizzo Calabro si aggirerebbe il fantasma di Murat?

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di Maria Lombardo C’è chi è pronto a metterci la mano sul fuoco: presso il  Castello Aragonese  di  Pizzo Calabro , in provincia di  Vibo Valentia , si aggirerebbe il fantasma di  Gioacchino Murat , generale francese, re di Napoli molto amato dal popolo, un po’ meno dal clero. Di umili origini, figlio di locandieri, dopo una fulminante carriera militare divenne il braccio destro di Napoleone. e da lì si rafforzò la sua parabola ascendente. Valoroso soldato, ambizioso uomo politico, regnante caparbio, antesignano del Risorgimento.  Joachim Murat-Jordy , riuscì nel giro di pochi anni a divincolarsi dal suo destino di ecclesiastico e a divenire, nel giro di pochi anni, uno degli  uomini più potenti d’Europa . Napoleone gli concesse di governare su  Napoli  durante il periodo passato alla storia come il  decennio francese . Ma un accordo di alleanza con l’odiata Austria e l’abbandono del comando dell’armata francese, impegnata sul fronte russo, gli causarono le  antipatie dell

LA LEGGENDA DELLA MISTERIOSA CROCE DI CORTALE (CZ).

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di Maria Lombardo Nelle scorse stagioni vi ho parlato della bellissima croce di Cortale borgo del catanzarese. Questa volta per dare un quadro completo del perché viene anche venerata vi parlerò della leggenda sul suo ritrovamento. Gli anziani del paese sono soliti raccontare una particolare storia che spiega la devozione alla Santa Croce. Si narra che mentre alcuni contadini stavano arando i campi, i buoi, inciampavano e s’inginocchiavano sempre al medesimo punto. Meravigliati e intenzionati a rimuovere l’ostacolo, i contadini si diedero a scavare e rinvennero una pietra scolpita con una strana forma di croce. Essendo quelli cittadini di Maida (paese circonvicino a Cortale), portarono tale effigie in una chiesa del loro paese, ma scomparve e fu ritrovata nuovamente in agro di Cortale. I maidesi, sospettando che ciò fosse avvenuto ad opera dei cortalesi, si ripresero la Croce facendola vigilare da uomini armati, ma ciò non bastò ed ancora una volta il simulacro fu ritrova

Civita (CS): falò di maggio “kaminet”,rito antico del primo maggio.

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di Maria Lombardo Tornano i più bei riti calabresi dopo lo stop da covid19. Tornano in grande spolvero! Il rito dei falò   si perde nella notte dei tempi, quando questi bruciando sin dalle prime ore della sera e fino a notte inoltrata, solevano onorare l’arrivo della primavera o festeggiare il Santo patrono della comunità, sono comunque ispirati alla gioia di vivere e a momenti di allegriaI primi tre giorni di maggio, appena le ombre avvolgono la quieta vallata del Raganello dai tre rioni si innalzano magiche fiamme che bruciano il lentisco “Dushku” in arbëresh, pianta che cresce in abbondanza nel Pollino, questa possiede un liquido che prende fuoco facilmente e provoca un piacevole effetto scoppiettante e fiamme molto alte. E’ una tradizione radicata che da più di 500 anni si tramanda di generazione in generazione. Attenzione questo rito arboreo si svolge solo a Civita! Spesso ci si è chiesti come mai si accendono i falò nel mese di maggio solo a Civita e per tre giorni con

Polpettone di Melanzane, tanto buono e super facile da preparare

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Crediti foto: www.ricettasprint.it di Maria Lombardo La ricetta sprint per realizzare una bontà di quelle infallibili, che piacciono a tutti. Si può portare in tavola in qualsiasi giorno, in qualsiasi mese, sia a pranzo che a cena. Ingredienti per 4 persone - 500 g di melanzane a netto di scarti - pangrattato q.b. - 3 cucchiai di grana grattugiato - 1 uovo - 50 g di scamorza affumicata (oppure formaggio a pasta filante) - 4 cucchiai di olio extravergine - 1 spicchio d’aglio (facoltativo) - olio extravergine d’oliva q.b. - sale q.b. - basilico q.b. Preparazione Per preparare il vostro Polpettone di Melanzane seguite la nostra ricetta sprint. Come prima cosa da fare  pulite le melanzane sotto acqua corrente fredda  ed asciugatele. Quindi friggetele in una padella antiaderente con un po' di olio evo ed un pezzetto di aglio sbucciato, dopo averle strizzate per bene. Quando saranno pronte, aggiustate di sale e scolatele su della carta assorbente da cucina. Fatele raffr

SAPEVATE CHE ROGLIANO(CS) FU CENTRO DELLA RIVOLUZIONE GARIBALDINA IN CALABRIA.

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di  Maria Lombardo Per l’ennesima volta mi trovo a soccorrere con temi veritieri la storia del Risorgimento in Calabria ed a spiegare al volgo degli storici della domenica che l’Unità d’Italia fu voluta ardentemente da calabresi e siciliani. Ebbene si nel 1860 Rogliano nel Cosentino è un centro fervido al servizio dell’Unità!  Il movimento è stato voluto daal barone Guzzolini di Cosenza ma è Donato Morelli che da Rogliano muove i fili del movimento. Egli da Rogliano organizza le “bande”, i “cacciatori” della Sila; organizza la resa del gen. Caldarelli prima a Cosenza; e poi l’accerchiamento delle truppe de l generale borbonico Ghio ad Agrifoglio. Garibaldi molte volte testimoniò nei suoi telegrammi come la pensavano i calabresi sui Borbone:”Dite al mondo che oggi con i suoi prodi calabresi ho fatto deporre le armi a 10 mila soldati borbonici”, i volontari raccolti nei Comuni del cosentino aderiscono alla rivoluzione nel nome “Italia e Vittorio Emanuele” e il 19 luglio 1860, i

Faro votivo di Mormanno (CS): Il primo faro di montagna d’ Italia

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Crediti foto: www.calnews.it di Maria Lombardo Nel borgo di Mormanno nel Parco Nazionale del Pollino ai confini con la Basilicata è posizionato il monumento votivo detto il faro di Mormanno. Proprio sul monte dedicato a San Michele non si può sbagliare! Edificato nel 1928 in ricordo   dei Caduti calabresi della Prima Guerra Mondiale. Ma un faro in montagna? Lo chiamano faro per l’aspetto somigliante ma in realtà è un monumento, costruito sull'atrio della seicentesca Chiesa della Madonna del Soccorso e che è ormai divenuto il simbolo di Mormanno. Unico faro di montagna presente in Italia voluto dal comitato Pro Faro nel 1926 e finanziato con fondi provenienti da gran parte dei comuni della Calabria e da comitati di cittadini emigrati all'estero. Dall'architettura che si rifà al sacrario militare del monte pasubio, anch'esso rappresenta un sacrario militare ove si custodiscono cimeli e memorie delle 11 medaglie d'oro al valor militare e dei corregionali che

“Polpetti i patati "alla maniera antica"

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di Maria Lombardo Patate lesse e schiacciate farina uova prezzemolo tritato 1 spicchio aglio tritato sale pecorino grattugiato mollica pane   duro Deve risultare un impasto omogeneo da poter filare, la patata deve essere di qualità consistente non acquosa altrimenti assorbe troppa farina e vengono male. Bollire le patate. Una volta bollite scolarle e sbucciarle, in seguito schiacciarle in una ciotola e aggiungere: mollica di pane (la mollica è importante perchè assorbe l’ acqua dalle patate e non si apriranno durante la frittura); aglio tritato; pepe nero; prezzemolo, formaggio (parmigiano o pecorino romano, secondo le preferenze); uova.   Una volta creato l’ impasto fare le polpette, passarle nel pane grattuggiato. Lasciare asciugare 20/30 minuti in frigorifero, in seguito friggere in olio bollente, preferibilmente di semi di girasole.

I forgiari di Nicotera (VV) : artigianato di qualità durante il ‘700.

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di Maria Lombardo In Calabria antichissima è la tradizione della lavorazione del rame e del ferro. Oggi per Viviamo la Calabria vi porto in un borgo medievale di straordinaria bellezza. Siamo a Nicotera (VV) e vi parlerò dell ’ antica arte di forgiare il ferro vanto delle maestranze del borgo. Effettivamente fin dal medioevo i paesini di Calabria avevano la strada dei forgiari, zone ad attività specifiche risale all' organizzazione corporativa medioevale. A Nicotera fin dall ’ età barocca la lavorazione del ferro battuto raggiunge il suo massimo sviluppo, specializzandosi nella costruzione di ringhiere per balconi, caratteristiche per la forma ricurva delle sbarre e i motivi floreali di gigli e tulipani, e ancora di lanterne, picchiotti per le porte, motivi decorativi in genere applicati all’architettura paesana. Di questa ricca attività lavorativa sono rimaste sufficienti testimonianze nonostante il terremoto del 1783, che  distrusse gran parte degli edifici con le loro

Sapevate che per molto tempo si diffuse l’idea che la Calabria avesse dato nessun contributo alla Resistenza? Ed invece…

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di Maria Lombardo E’ impensabile che la Calabria non dette nessun contributo alla Resistenza ed alla Liberazione! Bisogna, a questo proposito, ricordare che anche durante la seconda guerra mondiale la Calabria fu regione di transito, attraversata la prima volta dalle colonne militari dell'Asse che accorrevano in Sicilia in previsione dello sbarco alleato e una seconda volta, a ritroso, dall'esercito tedesco in ritirata davanti all'avanzata anglo-americana che risaliva la penisola. Tutta questa convinzione parte dal fatto che il 10 settembre del ’43 i “crucchi” avevano abbandonato il suolo calabrese ma ecco che molte volte in questo ed in altri blog vi ho parlato dell’unica strage Nazista quella di Rizziconi e dei bombardamenti alleati che portarono morte e distruzione a queste terre.   Ma recenti studi storici hanno dimostrato che  un'alta percentuale (30%) delle formazioni partigiane era composta da meridionali e che circa settemila furono i meridionali che

Il mare rosa della Piana di Sibari (CS): primavera in Calabria.

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di Maria Lombardo Uno dei tratti più suggestivi dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria è quello compreso tra Basilicata e Calabria in cui il nastro d’asfalto si insinua tra le montagne del Parco Nazionale del Pollino toccando i 1015 metri di quota al valico di Campotenese, il punto più alto dell’intera tratta e anche uno dei più interessanti di tutti i 495 km. Qui i profili innevati dei monti del Pollino appaiono e scompaiono attraverso un gioco infinito di gallerie in cui le peculiarità ambientali si sommano alla visione di antichi borghi ricchi di storia, vecchie case patronali spesso sviluppate in articolati complessi dalla ricca architettura rurale e poi ancora torri di guardia e abbazie spesso in rovina. Superato il valico di Campotenese, l’autostrada inizia la sua lunghissima discesa verso i paesi di Morano Calabro e Castrovillari fino a toccare la grande piana di Sibari, chiusa a est dall’altopiano della Sila e ad ovest dagli oltre 70 km. della lunga catena Costie

Le Grotte di Sant'Angelo, a Cassano all'Ionio (Cs)

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di Maria Lombardo Ebbene si la Calabria non smette mai di stupire! Nelle viscere del Monte S. Marco in Cassano All' Ionio, si snoda uno dei complessi carsici più importante di tutto il Meridione. Questo grazie alle sue infinite gallerie, che tagliano la roccia nella parte settentrionale della città e dopo mezzo chilometro si uniscono alle Grotte di Follea. Grotte abitate dagli uomini primitivi durante il periodo litico.Le Grotte di Sant’Angelo ci regalano straordinari giochi cromatici, nonché interessanti sorprese, non solo dal punto di vista esplorativo, quanto per la varietà dei fenomeni che si possono riscontrare grazie alle campagne di scavi condotte, a più riprese, tra il 1978 ed il 1983, dal gruppo speleologico “ E. Boegan” di Trieste, recentemente riprese dal gruppo speleologico dello “Sparviere”, splendida realtà locale di Alessandria del Carretto. Il Sistema carsico di S. Angelo (2563 metri di sviluppo planimetrico) e la Grotta dello Scoglio (1340 metri), costitu

Pitta Chicchiulata: ricetta calabrese di mare.

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di Maria Lombardo Ingredienti per 4-6 persone: 500 gr di farina, 25 gr di lievito, 50 gr di strutto, 500 gr di pomodori pelati, 150 gr di tonno sottolio, 50 gr di acciughe sotto sale, 100 gr di olive nere snocciolate, 2 cucchiai di capperi sotto sale, 1 spicchio di aglio, 1 ciuffo di basilico, (facoltativo), olio extravergine d'oliva, sale, pepe. Procedimento: sciogliete il lievito in 200 ml di acqua tiepida; a parte setacciate la farina, inseritela  in una ciotola, aggiungete lo strutto, un pizzico di sale e amalgamate il tutto. Versate l'acqua con il lievito e impastate per alcuni minuti, durante la lavorazione, incorporate altri 50 ml di acqua, un po' alla volta e procedete a fasi alterne, sbattendo energicamente la pasta e stirandola con le mani fino a ricavare un impasto liscio, morbido ed elastico. Occorrerà lavorarlo per almeno 20 minuti. Raccogliete l'impasto a palla e adagiatelo in una ciotola infarinata, praticate sopra un taglio a croce e coprite

Sapevate che nella “parure” di fidanzamento delle ragazze calabresi non poteva mancare “A SUNNACCA”?

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di Maria Lombardo Un tempo, alla festa di fidanzamento ufficiale, dove partecipavano entrambe le famiglie dei futuri sposi, si usava regalare non solo l'anello, ma un'intera parure di gioielli. Collana, orecchini, anello e chi poteva permetterselo, anche una spilla e un bracciale. In alcuni paesi del Cosentino si usava regalava "a sunnacca".Una collana con perle di solito a forma di oliva con un pendente. La grossezza delle perle indicava le possibilità del fidanzato. Piú erano grosse, piú stava bene economicamente e poteva permettersela. Era il desiderio delle ragazze cosentine! Era d‘uso che la collana “Sunnacca” la portasse in regalo il fidanzato alla sua futura moglie, accollandosi il costo ed impegnando tutti gli spiccioli risparmiati in un anno di lavoro. A “Sunnacca” era composta da grani aurei di forma e lavorazione diversa a seconda del maestro orafo che la realizzava. C’era quella detta a “cuacciu e olive” a grani interi, vuoti al loro interno, de

Sapevate che durante l’epidemia di colera a Verbicaro( CS) il governo Borbonico identificò come untori i liberali?

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di Maria Lombardo  Verbicaro come ho spiegato in altri articoli è un borgo del cosentino non rimase immune a nessuna ondata di colera. Nel 1855 morirono 408 persone dal 16 ottobre al 31 dicembre su una popolazione di circa 4.000 abitanti. I morti registrati a Verbicaro nel 1855, nel Liber mortuorum della Chiesa, furono in totale 644. In media quasi 2 morti al giorno nell’arco dell’intero anno; mentre nei 76 terribili giorni del periodo acuto dell’imperversare del morbo i morti furono oltre 5 al giorno. La gendarmeria arresta e la magistratura condanna. Era iniziata una rivolta il popolo inferocito arrivò a linciare il Sindaco, storicamente il 1855 è un anno caldo. In quel periodo storico Verbicaro è nel Regno delle Due Sicilie e l’Italia e la Calabria in particolare è scossa da ricorrenti moti risorgimentali che concluderanno nel 1860 con la spedizione dei Mille e l’Unità d’Italia. Il colera è, a quell’epoca, una malattia sconosciuta dal punto di vista scientifico   e

Il 13 aprile 1562 gli Ugonotti forzano la tomba del Santo Calabrese Francesco da Paola.

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di Maria Lombardo Quando gli Ugonotti “ aprirono” la tomba del Santo Calabrese trovarono le spoglie mortali del famoso taumaturgo intatte ed incorrotte e gli diedero fuoco senza ritegno. A causa di quell’incendio rimasero poche reliquie che vennero conservate nei conventi che il mocaco fondò. A Paola (CS) la cittadina natale di Francesco è possibile pregare di fronte a molte reliquie del Santo! Con il “Quod Sanctorum Patronatus",   Pio XII lo proclama "Celeste Patrono dei Marittimi d'Italia". Nel breve si dice che viene proclamato Confessore, speciale Patrono Celeste presso Dio delle associazioni proposte alla cura della gente di mare, delle società di navigazione e di tutti i marittimi della Nazione Italiana. Ma torniamo a quella profanazione si salvò un alluce mummificato che finì nelle “mani” di Caterina De’ Medici regina di Francia ed   a sua volta cugina cugina di Donna Fulvia Gattinara consorte di Marcello Pignone, marchese di Oriolo che ne fece dono

Sapevate i giovanotti calabresi la mattina di Pasqua venivano chiamati “maffiusi i Pasca”?

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di Maria Lombardo   In Calabria la “Pasca” era nel vissuto religioso popolare che non muore mai e la Chiesa ufficiale poco o nulla poteva fare per quei riti che davano e danno luogo a forme di teatralizzazione che risalgono alla notte dei tempi. Quello che sto per raccontarvi succede anche ai giorni nostri ma con misure contenute! In tempi passati i giorni di festa specie quelli primaverili o estivi si smettevano gli abiti quotidiani da lavoro nei campi per divenare per qualche ora “baruni”. Diceva mia nonna Maria “vestiti pistuni ca pari baruni”! Ed ecco che la mattina della festa i paesi brulicavano di “ Maffiusu i Pasca” era inteso (e forse lo è ancora) colui che con eleganza esagerata alla domenica mattina di Pasqua per la messa o alla sera della stessa giornata andava in giro odoroso di lavacri e rifulgenti di “panni novi di Montalauni” coi capelli inchiodati all’indietro sulla testa cosparsa di brillantina “Linetti”. Si faceva a gara a chi era meglio agghindato in barba a