Sapevate i giovanotti calabresi la mattina di Pasqua venivano chiamati “maffiusi i Pasca”?

di Maria Lombardo



 In Calabria la “Pasca” era nel vissuto religioso popolare che non muore mai e la Chiesa ufficiale poco o nulla poteva fare per quei riti che davano e danno luogo a forme di teatralizzazione che risalgono alla notte dei tempi. Quello che sto per raccontarvi succede anche ai giorni nostri ma con misure contenute! In tempi passati i giorni di festa specie quelli primaverili o estivi si smettevano gli abiti quotidiani da lavoro nei campi per divenare per qualche ora “baruni”. Diceva mia nonna Maria “vestiti pistuni ca pari baruni”! Ed ecco che la mattina della festa i paesi brulicavano diMaffiusu i Pasca” era inteso (e forse lo è ancora) colui che con eleganza esagerata alla domenica mattina di Pasqua per la messa o alla sera della stessa giornata andava in giro odoroso di lavacri e rifulgenti di “panni novi di Montalauni” coi capelli inchiodati all’indietro sulla testa cosparsa di brillantina “Linetti”. Si faceva a gara a chi era meglio agghindato in barba ai precetti pasquali un po’ come succede oggi, ma ai nostri giorni non abbiamo abiti nuovi delle feste indossandoli ogni giorno nuovi puliti e di buona fattura ma si corre all’abito nuovo di zecca per un giorno dimenticandosi dei molteplici già posseduti.

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