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Visualizzazione dei post da gennaio, 2023

La ricetta delle graffe crotonesi con crema, tipica del periodo di carnevale

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 di Maria Lombardo  C’è da dire – le graffe morbide e fritte, ripiene di golosa crema, si consumano tutto l’anno, a patto   che non si abbiano troppi problemi con la bilancia. Sono molto simili alle graffe napoletane e si possono gustare farcite con crema o marmellata, oppure cosparse semplicemente di zucchero semolato. Il loro nome deriva quasi sicuramente da “krapfen”, un dolce di origine tedesca molto simile – per forma e preparazione – alle graffe napoletane e a quelle calabresi. Non è da escludere, infatti, che questa preparazione risalga ai tempi della dominazione sveva di tutto il meridione italiano. Gustosissime sia calde che fredde, semplici o con la tipica farcitura di crema, le graffe calabresi sono una vera tentazione per il palato e somigliano – per l’impasto con cui sono realizzate – alle tipiche crespelle. In Sicilia, ad esempio, si usa farcirle con ricotta di pecora zuccherata, mentre sia quelle napoletane che quelle calabresi vengono riempite solitamente con crema past

La Rota carnevalesca di Roccella Jonica (RC): Vi consiglio una volta di osservala

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 di Maria Lombardo In occasione del carnevale, a Roccella Jonica, un gruppo di attori dilettanti inizia a girovagare per il paese, richiamando l'attenzione dei passanti con un campanaccio. Una volta ottenuta una discreta audience gli attori iniziano a recitare la cosiddetta "rota", una farsa scherzosa, a sfondo satirico, declamando versi nel dialetto di cinquant'anni fa. Pur partendo da una base data, ed utilizzando personaggi, sono fissi, come "carnevalari" e "a veccja", la storia della rota si sviluppa in maniera sempre diversa e divertente. Insomma è l’equivalente delle farse del vibonese che hanno smesso di esistere negli anni ’50. Il nome rota deriva dal fatto che gli spettatoti si disponevano a cerchio i testi erano scritti in endecasillabi raccontano fatti accaduti veramente ma a lieto fine dando insegnamenti moraleggianti. La rota viene inscenata su un testo del rotaro roccellese per eccellenza ossia Giuseppe Mazzaferro detto 'U Cimbulu

‘A pasta chjina, la mitica pasta calabrese per il Carnevale

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 di Maria Lombardo  In Calabria la pasta al forno, in dialetto ‘a pasta chjina, è il classico piatto delle feste. I giorni di Natale, Pasqua, Ferragosto e naturalmente le domeniche sono da sempre segnati da questa preparazione antica e gustosa, un vero scrigno che contiene il tesoro dei mille sapori della nostra terra. Ogni famiglia ha la sua ricetta ma ‘a pasta chjina è un piatto simbolo, da preparare con pazienza fin dal giorno prima, da mangiare in numerosa compagnia e ovunque, facile da trasportare a casa di amici e parenti o nelle gite fuori porta, segno dell’unità della comunità e della famiglia, abbondanza che propizia altra abbondanza come nei banchetti comunitari e le cerimonie religiose della tradizione magno-greca. ‘A pasta chjina è da considerare tra l’altro un must del Ferragosto e dell’estate in Calabria, periodo in cui, tra sagre e feste patronali e grazie all’arrivo di turisti ed emigranti, ogni occasione è buona per cucinare e mangiare insieme. Ingredienti ri

La città dell'amore Belvedere Marittimo (CS) e le reliquie di San Valentino

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 di Maria Lombardo Belvedere, infatti è Città dell’Amore! Nel convento in provincia di Cosenza i francescani conservano alcune importanti reliquie del santo degli innamorati. Le reliquie di San Valentino il 24 maggio 1700 vennero date in dono, per volontà del Papa, dal cardinale Gaspare del Carpine, Vescovo di Sabina, al sig. Valentino Cinelli, contenute in un’urna. Il 27 maggio 1710 il sig. Francesco Cipollina consegnò a Padre Samuele del convento dei Padri Cappuccini di Belvedere un’ampolla con sangue e frammenti di ossa di San Valentino. Il reliquiario è stato poi rinvenuto nel Convento nel 1969 da Padre Terenzio Mancina in seguito alla rimozione delle tele di San Francesco e San Daniele che si trovavano nella pala centrale. L'autenticità delle reliquie è confermata dalla lettera inviata dagli uffici papali dal cardinale Gaspare del Carpine datata 26 maggio 1700 inviata al sig. Valentino Cinelli. La storia di Belvedere e dei francescani si intreccia da secoli. E' ben anteced

Quando con “ la Canzone di Zesa” i Napoletani durante il Carnevale ridicolizzavano i calabresi

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 di Maria Lombardo Non è la prima volta che vi parlo di questi temi! Quando il Carnevale Napoletano raggiunse il periodo di maggiore splendore, che la “Canzone di Zeza” iniziò a diffondersi per le strade della città, recitata da attori improvvisati e accompagnata dal suono del trombone.   La storia è quella dell’amore tra la figlia di Pulcinella, Tolla (o Vicenzella) con Don Nicola, studente calabrese, le cui nozze sono fortemente contrastate dal padre di lei che teme di essere disonorato, mentre sua moglie Zeza, che è di ben altro avviso, vuole far divertire la figlia "co’ ‘mmilorde, signure o co’ l'abbate". Pulcinella sorprende gli innamorati e reagisce violentemente, ma, punito e piegato da Don Nicola, alla fine si rassegna. Anche se si tratta di un testo “popolare”, si affrontano comunque, seppure in chiave grottesca, tematiche universali quali il conflitto tra le generazioni, la ribellione all’autorità paterna - rappresentata da Pulcinella - e la risoluzione dello sc

Involtini catanzaresi: "i vrascioli"

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 di Maria Lombardo  Gli involtini catanzaresi, una ricetta molto antica che ora vi spiegherò. Ingredienti : 8 fettine di vitellone molto sottili 4 fettine di prosciutto crudo 4 fettine sottilissime di lardo 100 gr. strutto/lardo battuto erbe miste pepe noce moscata in polvere mezzo bicchiere di uvetta ammollata in acqua formaggio fresco a dadini, cipolla steccata con due chiodi di garofano e una foglia di alloro sale 50 gr. burro mezzo bicchiere di vino rosso una manciata di farina brodo vegetale con l’aggiunta di poca passata di pomodoro spago da cucina. Preparazione : battere le fettine di vitellone e spalmarvi su ognuna un po’ dell’impasto preparato con lo strutto/lardo, le erbe e le spezie, l’uvetta e i dadini di formaggio. Arrotolare gli involtini e legarli con lo spago. Poggiare su una padella tutte le fettine di prosciutto e lardo, gli involtini, la cipolla steccata, il burro, poco sale coprire con il coperchio e cuocere fino a doratura degli involtini. A questo punto sfum

3 febbraio: festa di San Nicola Saggio da Longobardi (CS)

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 di Maria Lombardo Nacque a Longobardi (CS), il 6 Gennaio 1650. A 20 anni fu ammesso nell’Ordine dei Minimi ed un anno dopo ne professò l’austera Regola. Ben presto divenne modello di perfezione, e negli uffici più di cuoco, portinaio, sagrestano e questuante, rifulse oltre che la sua semplicità, anche una grande pietà, per cui il Signore lo investì dei sui carismi e spesse volte fu rapito in estasi. Ebbe il dono dei miracoli, delle profezie e della scrutazione dei cuori, ricevendo profonde rivelazioni sul mistero della SS. ma Trinità. La sua dimora nei conventi di Longobardi, Paola, Montalto e S. Marco, fu missione pacifica e benefica. Per circa due anni fu a Cosenza e vi operò prodigi strepitosi. È testimoniato nel processo canonico che fra le tante esperienze frà Nicola visse la “transverberazione” da parte di un angelo con dardo infuocato e si vide porgere da Gesù l'anello sponsale dei mistici. Nella positio si legge: "così come si presentava, umilissimo e discreto, e come

Giornata della memoria: il sacrificio di Teresa Gullace sparata dai nazifascisti

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 di Maria Lombardo   Cominciava un altro capitolo storico complesso quale fu quello della guerra di Liberazione italiana e della Resistenza al Nazifascismo. Cruciale fu il ruolo dei Partigiani. Tra questi, anche la cittanovese Teresa Gullace, passata alla storia come emblema della Resistenza romana. Avrebbe voluto avvicinarsi al marito arrestato in un rastrellamento la settimana prima. Non si fermò di fronte al divieto di un soldato tedesco che le sparò. Era il 3 marzo 1944 quando a Roma una donna italiana, calabrese, originaria di Cittanova in provincia di Reggio Calabria, venne freddata da un colpo di pistola mentre cercava di parlare con il marito Girolamo, prigioniero delle milizie tedesche nell’Italia della Seconda Guerra Mondiale da alcuni giorni. Era incinta del sesto figlio, aveva 37 anni ed era una partigiana e quella mattina del tre marzo si era recata presso la caserma dell’81º di fanteria in Viale Giulio Cesare, con altre mogli di altri prigionieri. Emblema della resistenza

La Giuncata calabra sempre più acquistata

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 di Maria Lombardo    E’ un formaggio fresco prodotto tutto l'anno da latte vaccino di razza mista nella zona di Morano Calabro altopiano della Sila, Piana di Sibari. La forma della Giuncata è ovale del peso dai 2 ai 4 etti; la superficie priva di crosta si presenta di colore bianco porcellana; la pasta è consistente e sono evidenti piccole cavità sierose. Il sapore della pasta è dolce acidulo. La lavorazione è la stessa della pasta filata ma effettuata in modo più accurato "a morbido" ovvero utilizzando maggior quantità di acqua. La pasta modellata a forma ovale viene poi sistemata dentro steli di giunco legata alla base e al vertice quindi salata in salamoia. La stagionatura non si effettua. E' un prodotto molto ricercato durante le feste natalizie. Un tempo le forme fresche avanzate venivano fatte stagionare e venivano usate come condimento. Il confezionamento all'interno degli steli di giunco o felce viene oggigiorno proibito dalle attuali normative sanitari

Le rupi di Canolo (RC)

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 di Maria Lombardo  La Calabria è una terra sorprendente. Ti colpisce per la sua caratteristica di condurti da un paesaggio all'altro nel breve volgere di pochi minuti. E' possibile, spostandosi di pochissimo, passare dalla collina al mare, dalla montagna alla pianura. Tanti paesaggi diversi si susseguono, tutti mozzafiato. Nella parte orientale dell'Aspromonte, e precisamente sui contrafforti, sui Dossoni della Melia, dai quali domina la locride, si trova Canolo. Il paese è situato al centro di due canyon scavati nella roccia dalle fiumare Novito e Pachina. Il monte Mutolo domina l'abitato con le sue caratteristiche vette dette "Dolomiti del sud" per le loro forme. Il borgo antico ha appena 783 abitanti, ma esiste anche una Cànolo Nuova nato in conseguenza dell'instabilità geologica del vecchio centro e si trova sui piani della Melia al centro dell'omonimo altopiano. Il nome Canolo proviene dal greco καναλος (canale o fonte; latino canalis). Sono rico

I mostaccioli arbereshe di San Demetrio Corone (CS)

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 di Maria Lombardo  Gironzolando dalle parti di San Demetrio Corone, ho incontrato, al forno, dei mostaccioli tondi e coperti di glassa che però erano lievitati e parecchio morbidi (mentre il mostacciolo tradizionale non lo è) e anche leggermente speziati. Li ho assaggiati e poi   ho sguinzagliato i miei informatori per la seguente ricetta, per la versione non lievitata. Poi ho aggiunto un pizzico di lievito e un’idea di spezie e voilà, mostaccioli leggermente lievitati e speziati non esattamente autenticissimi ma comunque molto buoni lo stesso.   Mostaccioli albanesi: far sciogliere a bagno maria 130g di miele (quello che preferite voi, personalmente eviterei il miele di castagno). Versare, sulla spianatoia, 220g di farina mescolato con 1 cucchiaino abbondante di lievito per dolci, una presa di chiodi di garofano in polvere e mezzo cucchiaino di cannella in polvere. Aggiungere, in mezzo, il miele tiepido e un’uovo (c’è anche chi usa solo il tuorlo), e mescolare delicatamente con una f

In Calabria venne impiccato dai Francesi il carbonaro Vincenzo Federici fomentatore di un moto liberale… era il 1813

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 di Maria Lombardo  Torrevetere 1813: l’antica caput Bruttiorum fu teatro di vicende umane sulla scena del Risorgimento Italiano, qui un palco di morte era stato preparato in un giorno di settembre, tra gli alberi acquatici che popolavano il colle. L’estate era appena terminata, ma non aveva ancora portato via i venti caldi delle sommosse del   Savuto. Un uomo, bianco di capelli, si avviava verso le forche innalzate durante il giorno, maledicendo la razza tirannide: “Che i Calabresi vendichino il mio sangue” e rivoltosi ai carnefice gli si offrì dicendogli: “Fate presto”. E così il suo volere fu fatto. Il Capobianco, giudicato ribelle e traditore, mai più avrebbe ‘cospirato contro il Governo della Provincia di Calabria Citra in unione di gente armata’. Per le strade della città né turbe, né moltitudini, ‘raro, ma non ignobile contegno del popolo’ dirà qualche tempo più tardi Luigi Maria Greco: nessuno aveva voluto assistere alla fine di un uomo che aveva rappresentato la lotta, la sper

Le origini dei "coltelli calabresi": il Nicoterese Raffaele Corso non riuscì a dare giuste spiegazioni

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di Maria Lombardo I coltelli e i pugnali Calabresi   da tempo collezionati, e considerati per il loro sapore 'brigantesco', i più ricchi e fascinosi del periodo borbonico ma   nessuno è stato in grado di precisarne le origini. Come quasi tutte le armi antiche la maggioranza non riporta marchi o indizi che   possano ricondurli ad un autore o a un centro produttivo cosicché non vi riuscì neanche il grande etnografo nicoterese Raffaele Corso   e suggerì, ma senza prove, come luoghi di produzione Sersale e Andali (CZ); e nemmeno il calabrese L. M. Lombardi Satriani che ne ampliò le indagini nel suo libro “Calabria 1908-1910. Lo stesso vale per oplologi come Boccia e i suoi seguaci che rifacendosi al catalogo ottocentesco dell'Armeria Reale di Torino dell' Angelucci assegnano le più preziose lame Calabresi alla Sardegna dove lo stesso Angelucci durante le campagne militari le vide usare (come i fucili) ma non produrre. Data la mole produttiva, la grande distribuzione dei