Post

Visualizzazione dei post da dicembre, 2023

Crostata di sanguinaccio

Immagine
 di Maria Lombardo  Il sanguinaccio è una crema dolce e speziata a base di sangue di maiale. È da sempre legato alla maialatura, un vero e proprio rituale di tradizione e socializzazione a cui partecipavano famiglie e amici, svolto ancora oggi nel mese di gennaio. La ricetta originale è ormai quasi del tutto scomparsa, a causa dei divieti di legge che dal 1992 proibiscono la vendita al pubblico di sangue di maiale per motivi sanitari. Numerose sono le varianti da famiglia a famiglia. INGREDIENTI Per la sfoglia:   800 g di farina bianca 00 200 g di zucchero 200 g di strutto (o in alternativa olio di semi) 6 uova acqua q.b. un pizzico di sale Per il ripieno:   1 lt di sangue di maiale pane raffermo macinato q.b. 200 g di cioccolato fondente 400 g di zucchero chiodi di garofano q.b. buccia grattugiata di 1 limone cacao amaro q.b. 2 cucchiai di uva passa cannella q.b. pinoli oppure noci una tazzina di caffè PREPARAZIONE Fate sciogliere e fi

L'Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore CS

Immagine
 di Maria Lombardo La splendida Abbazia Florense si erge nel centro storico di San Giovanni in Fiore. L'abbazia e l'attiguo monastero furono edificati tra il 1189 e il 1198 per volontà dell'abate Gioacchino da Fiore, fondatore dell'ordine florense, giunto in questi luoghi alla ricerca di una nuova fonte di spiritualità. Nonostante i numerosi rimaneggiamenti e manomissioni subiti nel corso dei secoli, il complesso conserva la severa austerità dello   stile romanico. La facciata si presenta mutila, priva dell'atrio, di cui rimangono gli attacchi laterali, con il campanile che sovrasta il corpo di fabbrica. L'abside è fiancheggiata da due cappelle laterali, con tre monofore a sesto acuto, sormontate da una grande rosa esalobata circondata da tre oculi quadrilobati. Anche l'interno, con pianta a croce latina e navata unica, ha subito considerevoli rifacimenti. Sull'altare barocco settecentesco è posta una pala a forma di fiore con l'antica statua lignea

L’arte della ceramica in Gerace (RC).

Immagine
 di Maria Lombardo Un’attività di “cretari” in Gerace trova già attestazione in era angioina (XIV sec.) ma fu a partire dal XV sec. e, cioè, in età aragonese, che si può parlare di una vera e propria fioritura di quest’arte legata alla presenza in loco di un’attiva e laboriosa colonia ebraica: operavano, allora, gli “argagnari” che, sia d’estate che d’inverno, accendevano all’interno delle mura della città i loro fuochi per la cottura delle “argagni”. Col tempo, però, questa attività divenne causa di preoccupazione non indifferente presso i Geracesi per via degli incendi che, fatalmente, potevano divampare all’interno dell’abitato. Si decise che l’attività si tenesse fuori dalle mura della città nel Piano di Santa Maria. Nacque così un quartiere artigiano, capace di   vantaggioso sviluppo economico sia a livello tecnologico che produttivo. Correva l’anno 1549 e già operavano in loco figuli di ampia rinomanza quali il maestro Bartolomeo Amellino e il maestro Domenico Cama. Le fornaci di

E poi ci sono pure i torroni di Delianova (RC):il croccante di pura mandorla Scutellà

Immagine
 di Maria Lombardo Restare in Calabria è difficile, eccellervi è un’arte! C’è riuscito Rocco Scutellà, il pluripremiato maestro pasticcere che con i suoi ricercati torroni, e non solo, brilla nel panorama internazionale dolciario da un piccolo paesino alle pendici d’Aspromonte.   Un bancone di dolci tipici e torroni in bustine colorate che hanno reso la pasticceria famosa in ogni dove. Tutto ebbe inizio nel 1927 fu il bisnonno Antonino a dare inizio a tutto. Una stirpe di pasticceri! Ha fatto una scelta di cuore e non imprenditoriale nell’aprire la sua bellissima pasticceria a Delianuova, un piccolo paese molto paesaggistico ma al contempo molto isolato. La frequente domanda “Ma perchè rimani lì?” non lo demoralizza, al contrario lo inorgoglisce, perchè emergere in questo territorio è più difficile rispetto a Firenze, Bologna, Milano o Brescia. Intanto usare la parola torrone è improprio, perchè nel torrone ci deve essere miele e albume montato all’interno. Questo invece è un mandorlat

La "pasta confetta" - dolce tipico natalizio - del cosentino

Immagine
 di Maria Lombardo  Ingredienti: 300 gr di farina 3 uova 1 pizzico di sale 250 gr di miele 50 gr di zucchero 1 cucchiaino di cannella in polvere codette colorate Impastare farina e uova ed il pizzico di sale e lasciare riposare per almeno un'ora. Poi su una spianatoia formare dei cilindri tipo grissini e tagliarli in tocchetti di circa 0.5 cm (lo stesso procedimento degli gnocchi). Friggerli in olio caldissimo e scolarli. In un pentolino sciogliere il miele con lo zucchero e la cannella e quando sarà bello liquido aggiungere le palline. Dividere nei pirottini di carta e cospargere di codette colorate. Ci vuole un pò di fatica a tagliarli piccoli piccoli però il risultato è ottimissimo!

La pacchiana di Castrovillari (CS)

Immagine
 Maria Lombardo Col termine “pacchiana” deve intendersi non solo la contadina, ma in genere la donna di modeste condizioni da cui si distingueva la signora, che vestiva secondo la moda del Regno di Napoli. Col passare del tempo, il gusto di perfezionare e rendere prezioso un abito originariamente   poco ricco, la varietà e la bellezza delle stoffe e dei colori utilizzati, e il fatto che finìper essere indossato in feste e cerimonie, determinò l’uso della parola “pacchiana” legandola ad una manifesta voglia di divertimento e di allegria, di canti e tarantelle che facevano pensare alla cosiddetta “pacchia”, etimologia ben diversa da quella del gergo corrente che sta ad indicare   un modo di essere e di vestirsi stravagante e appariscente. Oggi il   termine “pacchiana”, è comunemente utilizzato per il costume tradizionale femminile dei paesi meridionali. Bello e sfolgorante di colori, ritenuto uno dei più caratteristici costumi tradizionali del mondo, in mostra permanente al Museo di Brux

Il Sonetto di Garibaldi conservato a Mongiana (VV)

Immagine
 di Maria Lombardo Il Sonetto di   Garibaldi è uno scritto autografo, detenuto dalla famiglia   Tripodi di Mongiana e,di recente, reso pubblico dal Redattore. Fu ricevuto da Ferdinando Iorfrida che era l’uomo di fiducia di Achille Fazzari e per il quale gestiva la Ferdinandea. Si tratta di un componimento quasi   vergato su un cartoncino ingiallito dal tempo, scritto da una classica calligrafia ottocentesca con inchiostro nero, prodotta con un vecchio pennino metallico. La grana del cartoncino, le macchie, l’inesorabile logorio del tempo non lasciano dubbi sull’autenticità del documento e la firma, chiara e leggibile che l’autore ha mantenuto sempre identica fino alla morte, è senz’altro quella del condottiero più famoso d’Italia. Il sonetto che è datato Caprera 9 febbraio 1880 è stato scritto da Garibaldi ispirato dall’amicizia di Achille Fazzari il quale ne avrebbe dato prova allo stesso eroe dei due mondi in più circostanze. Il documento è stato preceduto da una lettera vera e propr

Racconti popolari “OHTT’IA I L’OVU” così la spiegava mio nonno Peppino

Immagine
 di Maria Lombardo Quando la squadra di zappatori si recava nei campi del datore di lavoro, capitava che all’oscuro degli altri, i singoli lavoratori venissero appartati dal padrone, il quale donava loro un uovo di gallina con la raccomandazione di non parlarne con gli altri, con l’obbiettivo di ottenere un ritmo di lavoro più rapido.Questi operai incassavano così un uovo ciascuno senza che tra di loro ne venissero a conoscenza. Quando il datore di lavoro notava un ritmo fiacco dell’intera squadra di zappatori li richiamava, urlando: "Ohtt’ia i l’ovu…, non vidi u lavuri…"; con questa espressione, destinata a colui che aveva beneficiato dell’uovo di gallina (praticamente tutti, ma incosapevoli fra di loro), otteneva un aumento vertiginoso del ritmo di lavoro.    

Vigilia di Natale con un piatto tipico di Miglierina (CZ): baccalà a schipiaggiu

Immagine
 di Maria Lombardo   A Miglierina il piatto prediletto è il baccalà, con pomodoro, olive nere e patate. Anche a Miglierina il menù della Vigilia di Natale è tradizionalmente composto da 13 portate, realizzati con ingredienti poveri ed essenziali e rigorosamente a base di pesce. Questo baccalà in umido con l’aggiunta di patate a pezzi e olive nere, sfumato con del profumato vino bianco e aromatizzato con dei tocchetti di peperoncino, aggiunto nel sugo al pomodoro, è una pietanza rustica proveniente dalla tradizione culinaria di Calabria ed il re della tavola sia al pranzo dell’Immacolata – l’8 dicembre – che alla vigilia di Natale. Ingredienti per 4 persone: 700 grammi di patate – 350 grammi di passata di pomodoro – 800 grammi di baccalà dissalato – 100 grammi di farina 00’ – una cipolla – olio extravergine di oliva – 30 olive nere – vino bianco – sale – peperoncino Iniziate con il mettere in ammollo in acqua fredda il baccalà, avendo cura di farlo stare in acqua per due giorni e

Sapevate Chi doveva assassinare Garibaldi: Giosafatte Talarico il brigante calabrese

Immagine
 di Maria Lombardo Ferdinando II, aveva già avuto a che fare con Giosafatte Talarico, che lo ha sfidato e battuto a lungo dal fondo della Sila, in Calabria. Si concordava che Talarico e i suoi uomini non solo avrebbero salvato la vita, ma anche la libertà; meglio ancora una pensione da re. Solo loro sarebbero confinati ad Ischia, l'isola più ricca e bella dove avrebbe una casa e uno stipendio." Questo calabrese, inviato da Napoli su una nave da guerra, è stato sbarcato di notte. Ha promesso di fare il necessario a tutti i costi”. La stessa notte, è stato visto tornare a nuotare a bordo, morto di freddo, confessando di non aver avuto il coraggio di colpire la testa Garibaldi, la cui vista lo ha affascinato, eppure Talarico è il brigante meridionale più famoso d'Italia e lo abbiamo avuto omettendo una ricompensa assurda. " (estratto dai Mille di Garibaldi).   Ecco i fatti! Nel maggio 1860, su proposta segreta del capo della polizia borbonica in Sicilia Salvatore M

LO STOCCO DI CITTANOVA (RC) NON SOLO QUELLO DI MAMMOLA

Immagine
 di Maria Lombardo Il pesce stocco è una conserva di stoccafisso (merluzzo essiccato) che costituisce la base di molti piatti tipici della cucina calabrese, rispettivamente diffuso nella provincia di Reggio Calabria. Il nome deriva dalla libera traduzione italiana di stock fish (pesce da "stoccaggio" essiccato su graticci di legno). Lo Stocco è un alimento concentrato e gustoso. Un chilogrammo di stocco ha un contenuto energetico equivalente a cinque chilogrammi di merluzzo fresco, è altamente digeribile e adatto a qualunque dieta, povero di grassi, è ricco di proteine, vitamine e sali minerali. La lavorazione, eseguita in maniera esclusivamente artigianale si divide in cinque differenti fasi, eseguite nell'arco di rispettivi cinque giorni:   - Vengono tranciate le pinne esterne ed il merluzzo essiccato si immerge in acqua corrente nella prima di una serie di vasche comunicanti;   - Il merluzzo viene aperto nella parte inferiore e superiore con la roncola;   -

IL CROCIFISSO SPARATO DELLA CATTEDRALE DI NICOTERA ( VV)

Immagine
 di Maria Lombardo Il 20 Giugno del 1638 fu un giorno di straordinaria violenza per la cittadina di Nicotera, infatti, subì un'incursione dal mare da parte dei Saraceni guidati da Alì Piccinnino, incoraggiato da un nativo della stessa città di nome Giovanni Andrea, con una flotta composta da 16 galee e 2 galeotte.Il Sorace nell’opera "Scritti vari su Nicotera" racconta cosa accadde in quelle ore: ”Alle ore 19 del 19 giugno, il torrista di Torre Parnaso scorse delle galee sospette ed accese il fuoco per avvisare la contea. Ma a mezzanotte una flotta di tunisini ed algerini sbarcarono alla Prejcciola e divisi in due colonne giunsero fuori le mura della città. Trovarono così la Porta Foschea aperta, probabilmente per incuria, producendo un sacco senza eguali. Il mattino seguente, la gente dalla vicina Motta Filocastro, attratti dal fuoco e dal fumo giunsero a Nicotera per cacciare gli infedeli, ma spinti da una forte sete di cupidigia finirono anch'essi per depredarla&qu

Castagne del prete vi insegno a farle!

Immagine
 di Maria Lombardo  Le castagne del prete   sono un prodotto tipico delle feste natalizie; anticamente venivano preparate nelle zone note per la coltivazione castanicola, utilizzando i forni presenti nelle abitazioni rurali. La loro tecnica di produzione è rimasta invariata: in locali detti "gratali", le castagne fresche ancora con il guscio, vengono disposte su graticci di legno, al di sotto dei quali si accendono i fuochi alimentati da legna di castagno. Il fuoco deve essere lasciato acceso per 15 giorni, in modo tale da fare seccare completamente le castagne, che dopo vanno tostate in forno per 30 minuti circa. A questo punto, per farle insaporire e reidratare, vengono immerse in cassoni di plastica pieni di acqua o di acqua e vino. Si dicono castagne "infornate" o "nfurnati", quando vengono sgusciate prima di essere poste sul fuoco. Quando, invece, le castagne sono caratterizzate da un'alta percentuale di umidità, nonostante la permanenza sui grati

Il panettone ‘Mpigliato: gusto autentico delle tradizioni silane

Immagine
 di Maria Lombardo   Il panettone ‘Mpigliato, un’opera culinaria natalizia di eccellenza dall’artigianato silano di alta qualità, unendo sapori autentici, raffinatezza e un omaggio alla storia dolciaria di Sangiovanni.L’atmosfera natalizia raggiunge la sua massima espressione solo quando si assapora l’inconfondibile impasto soffice ideato dalla giovane pastry chef silana, Denisia Congi. Celebre per la sua maestria nel reinterpretare i sapori tradizionali, quest’anno ha dato vita a un’opera culinaria straordinaria: il Panettone ‘Mpigliato, una vera eccellenza gustativa che ha fatto il suo debutto durante la cena del Premio Internazionale Città di Gioacchino da Fiore. Il Panettone ‘Mpigliato di Denisia Congi è diventato subito l’indiscusso protagonista della serata, conquistando i palati dei presenti con la sua innovativa interpretazione del dolce più celebre della Sila. La creazione della giovane pasticcera, già acclamata da coloro che hanno avuto il privilegio di assaggiare in antepr

I ditteri per Santa Lucia

Immagine
 Maria Lombardo Sappiamo che la riforma gregoriana ha fissato il solstizio d’inverno, e quindi il giorno con le minori ore di luce, nella giornata del 21 dicembre. Nella tradizione popolare, però, questo giorno viene ancora mantenuto nella giornata del tredici dicembre (Santa Lucia) “A Santa Lucia, u jornu cchiu’ curtu chi ci sia” (Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia). In questo giorno dice pure: “ Da Santa Lucia a Natali ‘u jornu s’allonga quantu nu passu di cani” (Da Santa Lucia a Natale il dì s’allunga quanto un passo di cane.) Ed ancora “Pe’ Santa Lucia e pe’ Natali, ‘u massaru ammazza ‘u maiali !” (Per Santa Lucia e per Natale, il contadino ammazza il maiale.). Ed ancora  : 'E Santa Lucia a Natali trìdici juorni ci ha, ma si buonu cuntu ti fa' mancu dùdici ci nn'ha.          

FRATEL COSIMO: IL MISTICO DELLO SCOGLIO CHE CONSOLA CON L’ASCOLTO

Immagine
 di Maria Lombardo   «Trasforma questa valle in un centro di spiritualità»: è il compito che la Madonna affida nel 1968 a un giovane contadino calabrese. E lui ha mantenuto l’impegno: oggi in migliaia salgono al santuario di Nostra Signora dello Scoglio per un colloquio spirituale e per affidare alla Vergine speranze e sofferenze. A fratel Cosimo, mezzo secolo fa fu chiesto di costruire un santuario, di aprire un centro di spiritualità nelle aride colline della Locride. E lì si fece eremita, ma da allora decine di migliaia di persone, con i loro problemi, dolori e malattie lo cercano: il santuario di Nostra Signora dello Scoglio in cinquant’anni è diventato un faro di spiritualità. Tutto comincia l’11 maggio del 1968 a Santa Domenica di Placanica, in provincia di Reggio Calabria. Un giovane contadino torna a casa, con gli occhi bassi, curvo, portando sulle spalle un fascio d’erba. Un bagliore gli fa alzare gli occhi e vede una gran luce su uno scoglio di pietra arenaria. Sente una

“Schiaffettoni” ripieni alla calabrese: i cannelloni per il pranzo di Natale

Immagine
 di Maria Lombardo   Un piatto tipico delle feste in Calabria, preparato in particolar modo a Natale o a Pasqua e in poche rare occasioni importanti, soprattutto in passato quando anche gli ingredienti genuini del territorio, o della casa, erano così pochi, considerate le famiglie numerose, che venivano conservati per le occasioni più importanti. Il nome del piatto schiaffettoni, è nel dialetto la traduzione di schiaffoni, pasta simile ai paccheri, ma rigata. Nell’uso comune il piatto è preparato anche con i cannelloni, che sono forse più pratici, in particolar modo quelli che possono andare direttamente in forno. Gli schiaffettoni sono un primo di pasta ricco, pasta farcita con un ragù misto di carne e salumi con formaggi che li rendono dei cannelloni speciali per gusto. Carne Di Suino (o bovino tritata) 300 g •           Salsiccia (fresca) 100 g •           Salame (Salsiccia calabrese stagionata) 50 g •           Passata Di Pomodoro 500 ml •           Provola q.b. •