Il Sonetto di Garibaldi conservato a Mongiana (VV)


 di Maria Lombardo

Il Sonetto di  Garibaldi è uno scritto autografo, detenuto dalla famiglia  Tripodi di Mongiana e,di recente, reso pubblico dal Redattore. Fu ricevuto da Ferdinando Iorfrida che era l’uomo di fiducia di Achille Fazzari e per il quale gestiva la Ferdinandea. Si tratta di un componimento quasi  vergato su un cartoncino ingiallito dal tempo, scritto da una classica calligrafia ottocentesca con inchiostro nero, prodotta con un vecchio pennino metallico. La grana del cartoncino, le macchie, l’inesorabile logorio del tempo non lasciano dubbi sull’autenticità del documento e la firma, chiara e leggibile che l’autore ha mantenuto sempre identica fino alla morte, è senz’altro quella del condottiero più famoso d’Italia. Il sonetto che è datato Caprera 9 febbraio 1880 è stato scritto da Garibaldi ispirato dall’amicizia di Achille Fazzari il quale ne avrebbe dato prova allo stesso eroe dei due mondi in più circostanze. Il documento è stato preceduto da una lettera vera e propria, sempre del condottiero all’ex garibaldino, e che è datata Caprera 6 febbraio 1880, nella quale Garibaldi definisce una “fortuna” l’amicizia con l’ex deputato del regno unitario. Garibaldi esprime una profonda amicizia nei confronti di Fazzari con toni alti e commossi ;tema che viene riproposto nel testo  poetico dedicato al fraterno amico. Si tratta di un sonetto, in forma metrica classica .Da una prima impressione sulla tessitura espressiva, emerge un ritmo rotto da frequenti incisi, con  un tono che tende all’enfasi. Il testo, per tanto, non presenta particolari pregi poetici; L’amore di Garibaldi per la poesia non si tramuta in autentica vena poetica, ma  rimane un messaggio intimo che si intreccia nelle vicende personali di carattere storico e si esprime  nella semplicità narrativa, come nella sua opera in versi “Poema autobiografico”. La struttura metrica dimostra come Garibaldi si ispiri alla tradizione classica e la scelta della composizione in sonetto, ne è una prova. Il sonetto stesso  non ha titolo, evidentemente  proprio perché il destinatario non è un pubblico estraneo ma una  singola persona con cui egli  ha un rapporto quasi familiare al punto da decantarne il forte rapporto amicale.


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