FRATEL COSIMO: IL MISTICO DELLO SCOGLIO CHE CONSOLA CON L’ASCOLTO
di Maria Lombardo
«Trasforma questa
valle in un centro di spiritualità»: è il compito che la Madonna affida nel
1968 a un giovane contadino calabrese. E lui ha mantenuto l’impegno: oggi in
migliaia salgono al santuario di Nostra Signora dello Scoglio per un colloquio
spirituale e per affidare alla Vergine speranze e sofferenze.
A fratel Cosimo, mezzo secolo fa fu chiesto di costruire un
santuario, di aprire un centro di spiritualità nelle aride colline della
Locride. E lì si fece eremita, ma da allora decine di migliaia di persone, con
i loro problemi, dolori e malattie lo cercano: il santuario di Nostra Signora
dello Scoglio in cinquant’anni è diventato un faro di spiritualità.
Tutto comincia l’11 maggio del 1968 a Santa Domenica di
Placanica, in provincia di Reggio Calabria. Un giovane contadino torna a casa,
con gli occhi bassi, curvo, portando sulle spalle un fascio d’erba. Un bagliore
gli fa alzare gli occhi e vede una gran luce su uno scoglio di pietra arenaria.
Sente una voce e intravede una ragazza bellissima e splendente, della sua stessa
età. Questo colpo di luce gli cambia la vita: «Non aver paura, vengo dal
Paradiso, io sono la Vergine Immacolata, la madre del Figlio di Dio; sono
venuta a chiederti di costruire qui una cappella in mio onore. Io ho scelto
questo luogo, qui voglio stabilire la mia dimora e desidero che da ogni paese
si venga qui a pregare». È il primo messaggio che Cosimo Fragomeni riceve dalla
Madonna.
L’apparizione si ripete per quattro giorni: «Non ti
mancheranno tribolazioni e sofferenze; non ti scoraggiare, io sarò con te e ti
sosterrò con la mia mano; il Signore vuole farti strumento del suo amore, per
la salvezza delle anime», così il secondo giorno. E il 13 maggio aggiunge: «Ti
chiedo il favore di trasformare questa valle; qui desidero un grande centro di
spiritualità, dove le anime troveranno pace e ristoro. In questo luogo, Dio
vuole aprire una finestra verso il cielo; qui per la mia mediazione, vuole
manifestare la sua misericordia».
La quarta apparizione del 14 maggio scende in concreto,
sembra di sentire un’eco dei messaggi ai pastorelli di Fatima: «Se gli uomini
si convertiranno, si pentiranno dei loro peccati, si confesseranno a Dio e lo
ameranno con tutto il cuore, Dio si avvicinerà a loro e li accoglierà nella sua
casa». E il ciclo di incontri si conclude con l’impegno di una vita: «Ecco il
mio rosario, esso sia la tua preghiera quotidiana, offrilo al mio Cuore
immacolato per la conversione del mondo, il trionfo del Regno di Dio, la pace delle
nazioni e la salvezza dell’umanità». Questi messaggi li troviamo nel “diario”
che Cosimo puntualmente scriveva dopo ogni incontro, per richiesta esplicita
del parroco di Placanica, don Rocco Gregoraci, con cui il giovane (che
frequentava la parrocchia ogni domenica facendosi a piedi due ore di cammino)
si era confidato, timoroso e perplesso.
«All’inizio», dice ora fratel Cosimo, «arrivavo a dire fino
a 30 rosari al giorno di cinque misteri, adesso al massimo tre di cui uno in
comune con gli altri». La Madonna chiedeva una cappella e la trasformazione
della vallata. Cosimo, uomo del fare avvezzo alla fatica, comincia a disboscare
con le sue mani togliendo rovi e arbusti, spianando con la zappa e portando
terra con la carriola per fare un terrapieno. A martellate incide la roccia
ricavando la nicchia dove pone la madonnina di marmo comprata a Carrara e
pagata col piccolo patrimonio di famiglia.
Intanto attorno allo “scoglio” si moltiplicano i fenomeni
inspiegabili: campane inesistenti che suonano a stormo, torrenti d’acqua che
scorrono rumorosi senza apparire, arcobaleni luminosi e colorati senza nuvole
né pioggia; un terremoto apre nel terreno una grossa crepa segnando il limite
del fondo acquistato per il santuario e rendendo così inutili i picchetti
spostati per frodo dai vecchi padroni. E poi le guarigioni improvvise e quelle
in due tempi: c’è chi lascia la carrozzella dove per anni era costretta da
paralisi, come il caso di Rita Tassone che ha narrato il suo calvario e la sua
guarigione in un libro testimonianza del 2005.
Padre Rocco Spagnolo, superiore dei Missionari dell’evangelizzazione
e delle suore Missionarie del catechismo, confessore di fratel Cosimo,
raccoglie 50 di questi fatti e storie e li racconta in un libro che titola I
fioretti di frate Cosimo (Effatà Editrice, 2016). Il religioso attribuisce
giustamente ogni grazia a Dio per intercessione della Madonna dello Scoglio. Delle
parole di Maria, Cosimo ha fatto il suo programma di vita. Il suo silenzio è
diventato il muro di cinta del suo eremitaggio spirituale. Della sua umiltà si
è vestito cantando ogni giorno il Magnificat. Lo testimonia nelle parole e
negli incontri coi pellegrini che lo cercano per confidarsi e pregare insieme.
Ogni settimana fissa 200 incontri, metà al mercoledì e metà al sabato.
Pratica con fedeltà da quasi cinquant’anni questa sua
pastorale dell’ascolto e dell’intercessione, dopo essersi consacrato da laico
come terziario francescano. Saggezza, buon senso, edificazione, devozione
semplice e buona accoglienza: verità e misericordia. Questo cercano i
pellegrini andando allo Scoglio e questo trovano. Ogni tanto la Madonna si fa
presente con i suoi “segni”. Qualcuno parla di luce, qualcuno di profumo di
fiori o di fragole di bosco.
Fratel Cosimo non si allontana quasi mai da Santa Domenica
di Placanica: si ricorda un viaggio a Milano per cercare una statua della
Madonnina, un pellegrinaggio in Terra Santa e a Lourdes, e il 22 maggio 2013
l’incontro con papa Francesco insieme al suo vescovo di allora, monsignor
Giuseppe Fiorini Morosini, per fare benedire la “prima pietra” dell’erigendo
santuario. Il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, ha
riconosciuto lo “Scoglio” come santuario diocesano. E di fratel Cosimo dice:
«Ha consacrato la sua vita al Signore nel servizio di ascolto di tanti fratelli
e sorelle che presentano a lui le ferite di una vita travagliata e difficile.
Un servizio che svolge in umiltà e semplicità rispondendo alla missione che il
Signore gli ha affidato ed in obbedienza al proprio vescovo».
Padre Spagnolo spiega che sono 900 mila i pellegrini che
arrivano ogni anno al santuario. Con punte di 70-80 mila nei giorni dei grandi
appuntamenti liturgici: l’11 febbraio (Madonna di Lourdes e Giornata del
malato) e l’11 maggio (anniversario della prima apparizione).
Ufficialmente fratel Cosimo non dà interviste, però negli
incontri individuali accoglie con intensa umanità e si racconta anche con
piacere, in amicizia.
Dal santuario Nostra Signora dello Scoglio passano pellegrini
di ogni estrazione sociale. È un universo eterogeneo, accomunato dalla fede. Il
via vai è crescente e inarrestabile. La notorietà internazionale del luogo
mariano fa sì che vi accorrano anche migliaia di ammalati. È sempre presente il
mondo della disabilità. Arrivano persone attraversate dalla sofferenza,
afflitte da varie patologie, anche psichiche. Alcune sperano nella guarigione,
altre, angosciate, chiedono conforto. Ci sono, insomma, tutte le molteplici
miserie che affliggono l’umanità: i peccati, le malattie, gli errori, i dubbi,
le ansie, le disgregazioni familiari, la povertà, la solitudine,
l’emarginazione, la droga, l’alcol, l’illegalità… Fratel Cosimo accoglie tutti
con cuore compassionevole. Non si presenta come guaritore, ma fratello tra i
fratelli. Non si sostituisce ai medici a cui spettano diagnosi e terapia. Si
adatta a ciascuno con grande naturalezza. Parla cuore a cuore usando parole
semplici e comprensibili. È il mistico degli ultimi: vede nei fratelli colpiti
dalla malattia le membra di Cristo sofferente. Possiede il dono-carisma
dell’ascolto. Prega per loro. Non spiega la sofferenza, ma ne addita il senso.
Abbraccia amorevolmente quest’umanità sofferente rendendosi solidale.
Condividendo con Cristo, per amore, fa propri i loro pesi e le loro malattie.
Un plauso va anche ai componenti della “Fondazione Madonna dello Scoglio”,
istituita da fratel Cosimo e riconosciuta giuridicamente nel 2000. Sono
volontari provenienti da varie diocesi della Calabria. Testimoniano che nel
cuore di Dio ciò che conta è il servizio d’amore. Sanno profondere energie per
l’accoglienza, per il servizio d’ordine, per la raccolta di testimonianze
scritte, di referti medici, di cartelle cliniche (allo stato attuale,
nell’archivio della Fondazione ve ne sono circa 15 mila). Questo non va mai
dimenticato, lui ha il merito di aver fondato un luogo intriso di prossimità e
di profezia, una “finestra verso il cielo”, dove si impara a vivere il Vangelo.
Anche i giovani sono attratti e lui li ama col sentire materno della Madonna.
Non li indottrina, ma li coinvolge in un’esperienza di Chiesa. Anche per questo
è ricercato e seguito.
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