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Visualizzazione dei post da 2018

La notte di San Silvestro come la festeggiavano nel mondo agro-pastorale calabrese.

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di Maria Lombardo La Vigilia di Capodanno di un tempo non era proprio come la festeggiamo oggi. La tradizione non prevedeva sontuosi banchetti come facciamo ora, il menù prevedeva un solo piatto di lenticchie con o senza carne.   Si favorivano inoltre le occasioni d’incontro intorno alle “fhocare”. Inutile dire che quest’occasione ha origini antichissime gli uomini preistorici per esempio il momento del cambio dell’anno, era un avvenimento importante, segnalato da monumenti quali i megaliti. Nel mondo agro-pastorale calabrese usanza giunta fino a noi si sceglieva la carne di maiale  è sicuramente tra le più nutrienti, proprio per questo, mangiare lo zampone e il cotechino a capodanno promette un anno ricco e fortunato. La tradizione vuole, poi, che si consumino cereali simbolo di ricchezza, abbondanza e prosperità. Già i Romani pensavano che la lenticchia, simboleggiava l’abbondanza, il denaro. Ogni lenticchia è una moneta, quindi più ne mangeremo e più soldi avremo. Nemmeno l

Superstizioni e riti di Capodanno. I calabresi li praticano?

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di Maria Lombardo Tra pochi giorni anche la Calabria si appresta a festeggiare il nuovo anno, anche tra superstizioni e riti.   Quasi tutti sono legati a riti scaramantici per l’auspicio di un futuro prospero, sereno, ricco   e la maggior parte deriva da antiche tradizioni pagane. Fu Giulio Cesare, nel 46 a.C., a creare quello che ancora oggi è conosciuto come il calendario Giuliano, che fissava l’inizio del nuovo anno il primo gennaio . In quel giorno i Romani usavano invitare a pranzo gli amici e scambiarsi il dono di un vaso bianco con miele, datteri e fichi, il tutto accompagnato da ramoscelli d’alloro, detti “strenne” come augurio di fortuna e felicità. Insomma quello che facciamo noi! Le usanze che caratterizzano la notte di Capodanno sono tutte legati alla eliminazione del male, fisico e morale, accumulatesi nell’anno trascorso. Bruciare, strappare, lanciare sono i termini che ricorrono nei vari rituali, mirati a cancellare i ricordi sgraditi, le amarezze, i rimorsi, le

I "buffeddi" della Calabria Grecanica: la cucina tradizionale dei contadini.

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di Maria Lombardo Fin ’ ora vi ho parlato dei dolci tradizionali natalizi che venivano preparati nelle famiglie benestanti fatti con spezie e frutta secca. Oggi però sposto l ’ attenzione sui dolci natalizi dei poveri che non volevano rinunciare alla tradizione. Pare infatti che un tempo, fossero uno dei piatti preferiti delle famiglie meno abbienti, per via della loro preparazione abbastanza semplice e dei loro ingredienti nutrienti. I “ buffeddi ” sono dei panzerotti dolci, di pasta sfoglia a forma di mezzaluna, farciti con patate dolci e fritti nell'olio. Ecco cosa serve per confezionarli Ingredienti per la pasta : 300 gr di farina tipo “0”,   3 uova,   50 gr di zucchero,   olio di oliva o strutto, 1 pizzico di sale ,   1 bustina  di lievito o ammoniaca per dolci , 1 bicchiere di vino bianco liquoroso. Ingredienti per il ripieno : 500 gr di patate dolci,   2 cucchiai di vino cotto,   1 pizzico di cannella e chiodi di garofano. Procedimento

Dalla catastrofe del terremoto del 1908 “ all'intervento Russo” a Messina per portare aiuti.

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di Maria Lombardo Da un po' di tempo girano sul web notizie “storiche” di ruberie territoriali eseguite da truppe governative nei confronti dei cittadini di Messina e niente di meno su questi fatti il racconto spetta in uno dei “libretti” del giornalista Pino Aprile. Cerchiamo di fare chiarezza con cognizione storica ho visto molta gente prendere per vero quanto sostiene Aprile senza citare fonti. Intanto chiariamo il fatto che nessuno ha mai occultato notizie storiche si è sempre conosciuto tutto. Gli storici meridionalisti quando vigeva un meridionalismo sano scevro da enfasi e demagogia hanno sempre discusso di questi temi a qualche “storico” sfugge davvero qualcosa negli studi. Sfugge l'onestà intellettuale! Sfugge anche la consapevolezza di affermare che fino a Nicotera non funzionava nessun telegrafo ne ho già discusso ampiamente in questo blog. L'articolo ben corredato di note farà luce sul perchè i russi arrivarono prima o magari erano già sul posto. Ma l&#

Il primo più “gettonato” del cenone di Natale Calabrese: “spaghetti, alici e musjica atturrata”.

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di Maria Lombardo La vigilia di Natale in Calabria è stata sempre ricca nella sua povertà! Chiedo scusa per il gioco di parole ma è proprio così che vorrei descriverla. Cenone “di magro” 13 pietanze per ricordare i 12 apostoli e Gesù oppure   9 per ricordare la gravidanza di Maria. Il piatto preferito dai Calabresi restano gli spaghetti con alici e mollica abbrustolita nata per volere delle classi povere che di pesce avevano solo i filetti di alici sotto sale. Un piatto di recupero pensando al pane raffermo “atturrato”. Inoltre tradizione vuole che si mangi pasta lunga spaghetti, bucatini basta non divagare.  Questa tradizione della pasta con la mollica fa parte della storia di quasi tutto il Sud d’Italia, non per niente anche in Sicilia è molto famosa la pasta ammuddicata. Ma è la tradizione della pasta in sé che nasce nel Sud con la venuta degli Arabi nel periodo della Reconquista. Furono infatti proprio loro che la portarono nel nostro Paese!  Eccovi cosa serve per 4 perso

Frittelle dolci calabresi alle castagne: Rigorosamente farina di castagne di Sersale!

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di Maria Lombardo Eccovi un paio di dolci adatti per questo periodo: l’inverno calabrese dove spopolano i derivati della castagna di Sersale. Non posso dimenticarmi di decantare le lodi di questa farina che in tempi di magra era davvero l’unico mezzo per sfamare. Pane, pasta e dolci in tutte le case si potevano fare con questa farina e dopo l’essiccazione e la molitura veniva stipata “ntò casciuni” come polvere magica. Qualche bambino biricchino riusciva a rubarne qualche manciata e mescolata con l’acqua dava una deliziosa pappetta. Ricordi di mio padre! I dolci fatti con questa farina erano attesi e sfiziosi: frittelle dolci calabresi e gnocchi fritti alle castagne! Si tratta di una ricetta dolce ma povera e contadina, oggi è uno sfizio per il palato. La farina di castagne si usava con parsimonia come ogni cosa un tempo poiché le castagne erano libere ed ogni famiglia andava per monti a coglierle. Vi indirizzerò con una quantum per 10 frittelle e 20 gnocchi fritti, queste mi

La Giurgiulena il torrone dei calabresi

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di Maria Lombardo Realizzato in quasi tutta la Calabria   non intendo identificarlo come un dolce natalizio di una determinata zona. Il suo nome deriva dalla denominazione dialettale del sesamo, che, come è facile intuire, non può che essere l’ ingrediente principale. L a sua origine è araba  e  conosciuta anche in Sicilia con il nome di Cubaita , si differenzia da quest’ultima per l’impiego di miele di fichi. L’aspetto di questo dolce è di un torrone forse “ante litteram” ma nemmeno può essere confuso con la “ cupeta” di Montepaone nel catanzarese. Quindi   attenzione! Il sesamo viene lavorato con miele e zucchero e quindi indurito. Nello specifico, la Giurgiulena si ottiene tostando il sesamo circa dieci minuti in una pentola antiaderente; il suo inebriante profumo d’arancia la sua forma a rombo e poi adagiato su foglie di arancio lo rende accattivante.Ecco a Voi gli ingredienti: 500 gr. di sesamo 250 gr. di zucchero 250 gr. di miele di fichi (si può usare anche il miele

Quando tutti i bambini calabresi scrivevano la letterina ai genitori.

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di Maria Lombardo Un rito bellissimo e dolcissimo che si è perso. La cara letterina di Natale   quei luccicanti cartoncini colorati con presepi, renne e Babbi Natale ricoperti di fine porporina poi soppiantata da quelle meravigliose di carta stampata che compravamo in edicola. Dopo molti anni in fondo ad un cassetto di mia nonna   ho ritrovato la lettera che in prima elementare avevo scritto ai miei genitori. Quanti buoni propositi si affidavano a quei preziosi biglietti, scritti con grafia incerta e infantile innocenza! Servivano molte ore di lavoro per quella letterina, si stava attenta ai dettagli e prima si affidava alla brutta copia il duro esercizio per non sbagliare. Nulla era lasciato al caso, non si poteva sbagliare, sarebbe stata letta durante il pranzo natalizio davanti a tutti gli invitati. La maestra che ci seguiva passo passo per facilitarci il lavoro e soltanto dopo infinite correzioni e ripensamenti, li ricopiavo sul rilucente cartoncino, cercando di non scrosta

Un tempo in Calabria i bambini ricevevano come dono “ i turduni”

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di Maria Lombardo Prima di “catapultarvi” nei dolci ricordi dell’infanzia devo rammentarvi che questo prodotto è ormai introvabile.  Dolci e morbide, le castagne essiccate lentamente e non completamente vengono poi sapientemente affumicate e infilate una a una a formare una collana. Trovare l’antica ricetta è stata una vera caccia al tesoro ormai solo qualche bottega di quartiere sa produrle. Era un prodotto dei paesi montani dove i centri erano immersi nei castagneti. La castagna per queste zone era una vera fonte di sostentamento! Le castagne una volta consumate fresche venivano essiccate ( la procedura per fare le pastille è in questo blog quindi eviterò di parlarne in questa sede), il profumo delle castagne   nei mesi autunnali si sente in ogni angolo, tra “le varole” fatte al fuoco nel “varolaru”, una padella con buchi, e “i vallani”, che altro non sono che castagne bollite. Ma ora vi spiego come venivano prodotti e poi confezionati “i turduni”. In genere alcune mamme le

Focare Decembrine: riti natalizi calabresi.

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di Maria Lombardo Una cosa è sicura questo rito molto antico di accendere i fuochi la sera di ogni vigilia comandata si sta davvero perdendo in molti centri di Calabria. Il progresso ormai ed un diverso galateo ci impone che i festeggiamenti per la Vigilia dell’Immacolata per la Vigilia di Natale e di Capodanno avvengano in casa a tavola coi parenti. Un tempo non era così, specie nei centri collinari e montani! Il rito “partiva” con la ricerca della legna già dalla mattina, in tarda serata poi si accendeva la grande focara in una strada designata o nella piazza del paese. Ed ecco il grande falò scoppiettare ed accogliere la gente che si ritrovano per raccontare le loro storie, per divertirsi, davanti ad un “caldo grande camino” di tutto il paese. Ma ora vediamo un po’ dove resiste questa tradizione in Calabria. Si svolgono un pò ovunque (in alcune zone del cosentino vengono chiamate Carcare); nel Reggino Ionico Luminare nel Catanzarese Fhocare. La fòcara del 24 dicembre, come

Dolci della tradizione natalizia di Diamante (CS): “Chinole”.

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Crediti foto:  https://www.lucianopignataro.it/ di Maria Lombardo Ho già presentato la scorsa stagione questo tipo di dolce che si trova con nomi diversi in tutta la Calabria. Questo Natale non riproporrò le solite ricette ma ho voluto parlarvi delle “chinole” Diamantine poiché il suo ripieno   viene fatto con le castagne e non con i ceci. Partiamo dal ripieno! Ingredienti per la crema del ripieno: 500 gr di castagne secche 200 gr. di cioccolato fondente 3 tazzine di caffè Zucchero a piacere assaggiate la crema e aggiungete lo zucchero nella quantità da voi desiderata un bicchierino di liquore   Si può personalizzare la ricetta aggiungendo frutta secca tritata tipo nocciole o mandorle,ma in modica quantità Ingredienti per l'impasto : Due mestoli olio e 4 di vino dolce(zibibbo) Una buccia di mandarino o arancia Una stecca di vaniglia Un kg di farina Cannella Ora vi spiego come lavorare il tutto! Mettete in una pentola antiaderente, le castagne

Il culto dell’Immacolta Concenzione in Calabria.

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di Maria Lombardo Con l ’ 8 dicembre la Calabria entra nel vivo dei riti natalizi e spolvera le più belle tradizioni. Molti poi sono i paesi di Calabria che hanno la Vergine come patrona, ed i festeggiamenti molto sentiti. Ed ecco un breve excursus nelle zone che festeggiano questa ricorrenza . L’Immacolata Concezione è patrona di Catanzaro.Nel 1641, i catanzaresi invocarono la protezione della Madonna Vergine e Immacolata contro la peste e la città fu risparmiata. Ogni anno presso il Santuario si riuniscono non solo i catanzaresi ma anche i paesi limitrofi per ascoltare la Novena.  L’8 dicembre, giorno della festa, ha inizio con la Messa dell’aurora che, per tradizione ormai consolidata, richiama migliaia di fedeli che sostano sul sagrato fin dalle tre del mattino.Il culto dell’Immacolata fiorisce anche a Diamante dopo che un bastimento che trasportava l’attuale statua della Madonna in Sicilia, si bloccò misteriosamente proprio davanti al paese nel 1928. Il bastimento riuscì a

Fritti per Natale di baccalà in pasta lievitata alla Calabrese.

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di Maria Lombardo Questo piatto della tradizione natalizia è diffusissimo in tutto il Mezzogiorno, ma in Calabria non si cucina passando il fritto semplicemente nella farina. Nemmeno si prepara come farina  le zeppole   con un po’ di baccalà all’interno, questa versione è un mix tra le due   ricette, e cioè pezzi di baccalà impastellati…. buonissimi, farete un figurone! Ecco a voi gli ingredienti, ovviamente io metterò delle dosi minime voi poi userete le quantità che vi aggradano. Ingredienti: - 700 g di filetto di baccalà dissalato - 300 g di 220 g di acqua - 80 g di lievito madre (in alternativa 6/8 g di lievito di birra) - 1 cucchiaino di miele - 1 cucchiaio d'olio evo - olio di arachidi per friggere - 10 g di sale La ricetta va iniziata la sera prima del Cenone della Vigilia sciogliamo il lievito nell'acqua   con lo zucchero. In una ciotola uniamo il composto alla farina e all'olio e amalgamiamo bene gli ingredienti. Aggiungiamo il sale. Sarà un

Dalla tradizione natalizia Reggina : I petrali.

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di Maria Lombardo  Ecco l’altro dolce famoso nel Reggino sotto Natale, naturalmente come” i nacatuli” veniva offerto al fidanzamento. L’origine etimologica del nome indicava "le offerte prenuziali" portate al tempio dai genitori della promessa sposa. Effettivamente nell’antica Grecia esisteva una festa ateniese detta protelia. Ebbene la tesi quindi è suffragata abbondantemente. Inoltre vi era la gamélia, che cadeva nel mese di gennaio, il mese delle nozze. Protélia: È questo il nome del giorno in cui i genitori conducono alla dea sull'acropoli la fanciulla in procinto di sposarsi, e compiono dei sacriflci . Chiaro che questi riti sono giunti fino a noi con la scoperta di frutta votiva in terracotta, le raffigurazioni di dolci antropomorfici che hanno per soggetto bambini, nonché la cerimonia misterica del “corredo della sposa” nelle pìnakes locresi. Ecco che questi dolci diventano il simbolo del Natale cristiano. Per la preparazione di questo dolce serve: Per la

Un prodotto tipico Natalizio della Riviera dei Cedri: I PANICELLI CALABRESI

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di Maria Lombardo Il giorno di Natale nella Riviera dei Cedri Calabrese il pranzo alquanto luculliano si conclude con i “panicilli i San Nicola”, dolcetti tipici intensi e profumatissimi. Profumato di cedro, il profumo di questo agrume era conosciuto fin dall’antichità. E proprio quest’ultimo è l’ingrediente principale impiegato in uno squisito dolce tipico calabrese preparato durante i mesi autunnali Ottobre-Novembre, poiché è questo il periodo della potatura e quindi della raccolta delle foglie. Le foglie infatti vengono conservate poi per l’utilizzo sotto Natale. I Panicelli piacevano molto a D’Annunzio che li descrisse minuziosamente nella Leda senza cigno, e perciò molti li chiamano Panicilli di D’Annunzio. Di per sé, l’aspetto dei Panicelli è molto semplice: cinque foglie di cedro, disposte in modo tale da formare un fagottino legate da un filo di ginestra selvatica, contenenti uva passa e scorza di cedro. Per fare i panicilli ci vuole innanzitutto la materia prima, l’uva

Un formaggio della tradizione calabrese: “a filicèta”di Morano Calabro ( CS)

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di Maria Lombardo La felciata di Morano Calabro è un prodotto solo del comprensorio di Morano, quindi per assaggiarla dovete fare come me, recarvi in questo borgo meraviglioso. Questo sublime prodotto viene chiamato “ Pane degli Angeli” come dare torto! Ha origini remotissime che sono legate alla tradizione della locale pastorizia che solevano consumare il formaggio appena fatto e caldo. Prende il nome dalle felci nel quale viene avvolto e da cui ne prende gli aromi, la sua pasta resta umida morbida e prelibata. Questo prelibato formaggio, fresco e tenero, con superficie liscia, è stato sempre presente sulle tavole dei contadini e delle famiglie nobili del luogo.Si racconta, inoltre, che gli artigiani del legno usavano barattare con i pastori locali un caratteristico secchiello fatto con legno di gelso (specifico per la felciata) in cambio del gustosissimo formaggio. La sua tipicità è nella lavorazione prodotta con l’80% di latte caprino e solo il 20% ovino, la Felciata viene

Leggende Nicoteresi : U fujeiettu!

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di Maria Lombardo Che la Calabria sia la terra del mito e della leggenda oltre che della storia questo è risaputo. Esistono così tanti miti tramandati da generazioni in generazioni da poter riempire pagine e pagine di libri. Alcuni sono davvero singolari. Tra le tante leggende che hanno popolato i racconti fatti dai calabresi davanti al focolare, quella più incredibile riguarda il “Fajettu”, ovvero un simpatico e burlone omino che abitava le nostre montagne e che durante le notti di pioggia s’introduceva furtivamente nelle stalle, dove si dilettava a intrecciare le chiome ai muli e ai cavalli. Si dice però che l'esserino non facesse solo questo, che viveva in nutrite comunità difficili da vedere perché attive esclusivamente durante le ore notturne. Uomini e “fajetti” vivevano, quindi, in un mondo separato da una sottile barriera diacronica. Una barriera che delimitava non solo il giorno dalla notte ma il mondo della realtà da quello della fantasia. A parlarci di loro sono s

LA MARMELLATA DELLE NONNE CALABRESI: CONFETTURA DI NESPOLE SELVATICHE E MELE.

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di Maria Lombardo Le mie ave sapevano davvero fare tutto in cucina!Trasformavano i prodotti della terra in delizie luculliane.  La  marmellata di nespole selvatiche e mele   era una di quelle cose che si aspettava di mangiare nella crostata.    Il nespolo selvatico (Mespilus germanica) che fiorisce in maggio e perde le foglie all’arrivo dell’autunno, mentre maturano i frutti. Le nespole vanno raccolte entro la fine di ottobre con grande cura, vista la facilità con cui la polpa si ammacca. Non sono immediatamente edibili: devono   maturare, in una cassetta al buio e al fresco. Come dice il proverbio: “col tempo e con la paglia, maturano anche le nespole”. Per preparare la marmellata con questo frutto antico ecco cosa urge: dalle 5 ai 10 kg di nespole per ottenere circa 3 kg e mezzo di polpa 5 mele 1 kg di zucchero  2 bicchieri d’acqua 2 limoni Procedimento: Dopo un breve lavaggio alle nespole e dopo aver pelato le mele e tagliate si metteteno nello  schiacciapatate e

PRODOTTI CALABRESI: LA PATATA DELLA SILA.

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di Maria Lombardo Prodotta in 13 comuni della provincia di Cosenza e Catanzaro, dagli anni ’50 c’è un sistema forte economicamente e ben 200 aziende producono questa meraviglia di Calabria.La patata della Sila possiede una percentuale maggiore di amido è questa la caratteristica che rende unico il tubero silano. Nutriente e soprattutto più saporito delle altre patate italiane! A conferirle questa caratteristiche è l'area di produzione situato sopra i 1000 metri di altezza dal livello del mare. È una patata di alta qualità con forti connotazioni organolettiche, caratteristiche date dall'essere l'unico prodotto di alta montagna coltivato nel centro del Mediterraneo. Un vero primato non c’è che dire. Inoltre la coltivazione di questo tubero  è da sempre un'attività tradizionale e ha un ruolo importante nell'economia locale. A metà degli anni ‘50, per porre un certo ordine nella coltivazione del tubero, venne fondato il "Centro silano di moltiplicazione e s

Quest’autunno vi porto in visita in Aspromonte.

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di Maria Lombardo  Perché parlare di Aspromonte solo in termini storici visto che l’acroco ospitò alcuni episodi del Risorgimento o parlarne solo con parole dispreggiative e cariche di pregiudizi fino a ricordare questo luogo come “santuario della malavita”. Nulla di più sbagliato! Questa meravigliosa montagna non ha nulla da invidiare ai parchi più belli del mondo. Oggi l’Aspromonte si fregia del titolo di “parco nazionale”. Posto al centro della punta estrema della Calabria si può godere la vista dei due mari calabresi sul mar Tirreno ad ovest e sullo Jonio ad est, una notevole varietà di paesaggi partendo dai 1950 metri di Montalto fino a giungere sulle incantevoli spiagge. Certamente è ancora un’area poco conosciuta quindi per fare trekking in queste zone urge una guida ben preparata. Il suo nome sicuramente non deriva dall’asperità del luogo come cata la vulgata ma dal greco Monte Bianco per via di alcune rocce bianche visibili nella parte orientale. . Dal punto di vis

Un liquore calabrese inusuale:rosolio ai funghi porcini.

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di Maria Lombardo Ci sono davvero molti modi per assaporare i funghi calabresi. In Calabria è cosa certa li assaporiamo in moltissimi modi, cucinati, in deliziose conserve ed anche in u n delizioso liquore. In annate come questa dove i funghi porcini abbondano da Nord a Sud è possibile “sacrificare” senza però pentirsene qualche chilo di porcini delle montagne di Calabria.   La ricetta come detto in calce è originale ed accattivante. Ecco a Voi cosa serve:   200 g. di porcini;   1/2 litro di alcool puro; 200 g. di zucchero;   2 bicchieri di vino bianco secco. Preparazione: vi ricordo sempre di usare solo esemplari giovani e freschi e possibilmente molto profumati. Scelti gli esemplari dovremo pulirli bene e tagliarli a fettine sottili. Attenzione non lavateli pulite i funghi con un panno bagnato. Fatto questo bisognerà metterli in infusione nell’alcool puro per almeno 40 giorni, preferibilmente al buio. Passato questo periodo, filtriamo l’alcool e prepariamo lo scir

Almeno sette i capolavori del Bernini da vedere in Calabria.

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di Maria Lombardo  Il Parco Nazionale del Pollino non smette mai di stupire, bellissimo posto da visitare in ogni periodo dell’anno. Morano Calabro uno dei Borghi che dal 2003 è nell’ elenco dei Borghi più belli d’Italia ed è Bandiera Arancione del Touring Club Italiano per la sua pittoresca posizione geografica oltre che per la pregevolezza delle opere d’arte custodite. Niente di cui meraviglarsi la Calabria è ancora una terra da scoprire! Di indiscussa bellezza le sue chiese incastonate in questa terra benedetta, due le chiese dove sono presenti delle opere di uno dei maggiori scultori italiani del periodo fra XVI e XVII secolo, il toscano Pietro Bernini (1562-1629) padre del celebre Gian Lorenzo il cui nome immortale è noto in tutto il mondo. Una scoperta sui generis la presenza di queste opere proprio a Morano la cui esistenza fu portata alla ribalta grazie alla tesi di una giovane ricercatrice. Ma come mai Bernini si trovò in Calabria? La risposta è molto semplice a Napol

Tra poco è tempo in Calabria di nespole selvatiche: il nespolo comune.

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di Maria Lombardo  Il nespolo comune e uno dei frutti dimenticati anche di Calabria. Appartenente alla famiglia delle  Rosacee ,la sua origine è incerta: secondo alcuni, pare sia stato introdotto in Italia dalla Germania, secondo altri pare sia originario della regione caucasina a nord della Persia, da dove fu importato in tutta Europa nel 200 a.C. I  Greci e i Romani  lo conoscevano e lo coltivavano: è infatti raffigurato negli affreschi dell’antica Pompei, mentre la sua prima descrizione è dovuta a  Plinio il Vecchio , nel 1° secolo dell’era cristiana. Nel  Medioevo , invece, le nespole comuni erano utilizzate per le proprietà febbrifughe e antidiarroiche. Conosciamo le nespole come frutti dolci e primaverili.  Al momento della maturazione il nespolo selvatico trasforma i tannini in zuccheri e diviene dal sapore dolce e gustoso. Un frutto ipocalorico; sono  ricche di acido citrico, vitamine del gruppo B, potassio, magnesio e caroteni , per questo consigliate agli sportivi ch

Resti di una Villa Romana a Comerconi frazione di Nicotera (VV)

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di Maria Lombardo Che Comerconi, oggi piccolo borgo agreste posizionato sulle pendici del Poro abbia origini antiche è cosa ben nota. Ma che le sue origini oscillano tra il periodo Greco o Romano è da convalidare. E' vero che sono stati compiuti scavi che hanno fatto rinvenire dei resti di una villa Romana. Nel 1832 si cominciò a parlare e poi a mettere in pratica una campagna di scavi voluta dal Conte Capialbi, amico e ospite del conte Monteleonese fu Theodor Mommsen, a cui fece visitare Nicotera e gli fece allacciare amicizia con Diego Corso medico ma anche noto archeologo Nicoterese. Gli scavi nell'agro comerconese portarono a galla in località Chiesola un antico sigillo bronzeo che fu poi trafugato perdendone le tracce. Il Lenormant scrisse in un numero delle Memorie del Deutsches Archäologisches Institut di Roma del rinvenimento a Comerconi di un antico sigillo in bronzo; mentre alla fine di quello stesso secolo, un contadino che arava il suo podere trovò monete

Olivocoltura calabrese dai Borbone fino ai giorni nostri.

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di Maria Lombardo   La presenza dell’ulivo questa pianta secolare che tinge di verde le campagne calabresi pugliesi e campane per dirla tutta rappresenta da secoli la peculiarità delle terre calabre e dell’intero Mezzogiorno. È cosi forte la loro presenza nei nostri territori, che ci si immagina che si tratti di vegetazione spontanea,nulla di più errato! L’ ulivo da secoli e secoli necessita di cure affinchè cresca rigoglioso e produca il suo frutto. Da millenni infatti il lavoro della piantumazione degli olivi ed inoltre dell’annesso raccolto coinvolge intere famiglie calabresi effettivamente la raccolta delle olive era una festa. Le infinite distese di terreni ulivetati sono il risultato di secoli di trasformazioni del territorio e del come i calabresi siano legati a questa pianta. Il territorio calabrese è stato, almeno sotto l’aspetto botanico, plasmato dalle sapienti mani dei contadini i quali con abnegazione si dedicano a questa millenaria attività. Quanto fin qui detto,