Dalla catastrofe del terremoto del 1908 “ all'intervento Russo” a Messina per portare aiuti.





di Maria Lombardo



Da un po' di tempo girano sul web notizie “storiche” di ruberie territoriali eseguite da truppe governative nei confronti dei cittadini di Messina e niente di meno su questi fatti il racconto spetta in uno dei “libretti” del giornalista Pino Aprile. Cerchiamo di fare chiarezza con cognizione storica ho visto molta gente prendere per vero quanto sostiene Aprile senza citare fonti. Intanto chiariamo il fatto che nessuno ha mai occultato notizie storiche si è sempre conosciuto tutto. Gli storici meridionalisti quando vigeva un meridionalismo sano scevro da enfasi e demagogia hanno sempre discusso di questi temi a qualche “storico” sfugge davvero qualcosa negli studi. Sfugge l'onestà intellettuale! Sfugge anche la consapevolezza di affermare che fino a Nicotera non funzionava nessun telegrafo ne ho già discusso ampiamente in questo blog. L'articolo ben corredato di note farà luce sul perchè i russi arrivarono prima o magari erano già sul posto. Ma l'articolo spiega anche con cognizione il perchè del ritardo dell'intervento tempestivo dello Stato. Tutto ebbe inizio all'alba il 28 dicembre 1908 una scossa di 37 minuti rade al suolo le due città dello Stretto 120 mila caduti sotto le macerie e relativo tsunami. E' certo che gli atti di sciacallaggio furono sempre esistiti perpetrati persino nei sismi moderni ( vedesi L'Aquila o Amatrice) e sopratutto che in questi casi urge l'intervento per salvare vite. I Russi non fecero nulla di straordinario ma fecero il loro dovere accorrendo al salvataggio dei Messinesi. Nelle acque dello Stretto navigavano navi battente bandiera russa la Bogatyr” e “Cesarevic la“Slava” il cui equipaggio dovette giustificare il perchè dello sbarco a Messina qui entra in gioco la corrispondenza diplomatica con il consolato Russo. Entrano in gioco rapporti, relazioni, resoconti fin nei minimi dettagli di quanto fatto dai marinai, da ogni singola squadra di soccorso. Routine di una flotta e umanità molta umanità verso quel popolo. I Bersaglieri che nessuno dei neomeridionalisti rammenta che tra quelle file c'era anche la migliore gioventù meridionale, certo calabresi, siciliani, campani, pugliesi e via dicendo furono costretti ad eseguire ordini affinchè l'ordine venisse ripristinato presto. I Bersaglieri guidati dal Generale Mazza che di certo non era settentrionale il cognome lo testimonia dovette aprire delle poste mobili riservate ai militari italiani tra cui molti meridionali ricordiamolo! Inoltre ricordiamo ancora che oltre i 40 km da Messina ed oltre i 60 da Reggio era impossibile inviare notizie. Bisognerà aspettare le 17;35 quando il telegramma n° 30.504 giungerà nella mani dell’on.Giolitti a firma del Comandante Belleni della torpediniera Spica. La nave giunse nella località vibonese di Nicotera Marina(VV) a 80 km da Reggio. Nicotera come Tropea e Scalea vissero lo tsunami in forma marginale con qualche piccola inondazione. I veri disagi li spiega Saverio di Bella nel libro Le terre bianche di Rombiolo::”danneggiamenti pesanti l’ebbe il villaggio di Comerconi di Nicotera da non potersi più abitare”. La torpediniera del Bellini, sostava quella mattina nello stretto e assistette inerme al cataclisma, così risalendo in fretta la costa calabra partì per lanciare i soccorsi. Il telegramma fu inviato alle 14:50 (ben 9 ore più tardi) e recitava così: “Ore 5,20 terremoto distrusse buona parte Messina-Giudico morti molte centinai-case crollate sgombro macerie insufficienti mezzi locali-urgono soccorsi per sgombro vettovagliamento assistenza feriti-ogni aiuto sarà insufficiente”. Congiutture dei drammi quel telegramma giunse a Roma 5 ore dopo forse perchè le linee telegrafiche a Nord di Nicotera erano danneggiate, purtroppo fino ad oggi non si è stato in grado di capirlo. Analogo telegramma viene inviato alla Marina:”« Oggi la nave torpediniera Spica, da Marina di Nicotera, ha trasmesso alle ore 17,25 un telegramma in cui si dice che buona parte della città di Messina è distrutta. Vi sono molti morti e parecchie centinaia di case crollate. È spaventevole dover provvedere allo sgombero delle macerie, poiché i mezzi locali sono insufficienti. Urgono soccorsi, vettovagliamenti, assistenza ai feriti. Ogni aiuto è inadeguato alla gravità del disastro. Il comandante Passino è morto sotto le macerie”. Giungerà a Roma alle 18,50 un altro telegramma simile da Milazzo(ME), 40 km di strada da Messina, il messaggio inviato dal comandante della torpediera Piemonte, delineerà definitivamente anche nella capitale la tragedia avvenuta. Erano trascorse ben 12 ore! Eppure quando la storia parla e con dati alla mano bisogna tacere. Siccome è tutto documentato e quando scoppiò il roboante sisma la Spica corse velocemente a chiedere aiuti nel posto più vicino tramite il telegramma citato in calce se sfortunatamente avesse sostato in quelle acque la nave italiana sarebbe stata travolta dallo tsunami. Mi permetto di contestare Antonio Petrone che cita queste parole :” Nella relazione si legge (6 Gennaio 1909)del vice-console di Catania “bisogna notare anche l’opera dei marnai inglesi delle navi “Sutley” e “Minerva” che in accordo hanno aiutato i nostri. Invece nonostante la presenza a Messina di tre sue navi militari italiane, il Governo Italiano, fino al 1 Gennaio, non ha fatto nulla per prestare soccorso alle vittime e non ha neanche adottato alcuna misura per la lotta allo sciacallaggio…. I nostri marinai non hanno subito per fortuna alcuna perdita e i marinai dispersi dell’unità Imperiale “Cesarevic” sono stati ritrovati. Per quanto è dato sapere a Messina non erano presenti residenti russi ad eccezione del figlio del nostro Console a Nissa (Serbia) Tchakhotine con la moglie e il bambino. Lievemente feriti e trasportati all’”Ospedale di Catania” Vittorio Emanuele. Nonostante accertamenti fatti, non risulta sapere nulla sul destino del nostro viceconsole messinese, ma il suo ufficio e la sua casa risultano distrutti.” Il Petrone probabilmente è in buona fede ma prima di scrivere deve conoscere i fatti in toto, le navi italiane c'erano ma si premurarono di avvertire cosa avrebbero potuto fare da soli? Inglesi, Tedeschi e Russi hanno fatto il proprio dovere di fronte ad un cataclisma. Avrò ancora modo di smentire Aprile e Perrone nei prossimi articoli. SEGUITEMI!

Commenti

Post popolari in questo blog

Le paste Gioiosane un dolce tipico di Gioiosa Jonica: venite a gustarle in Calabria!

LIMBADI (VV). MOTTA FILOCASTRO: IL SANTUARIO DELLA SANTA CROCE.

La Riganella è un dolce del rituale pasquale, tipico delle comunità d'origine albanese